Stegal67 Blog

Tuesday, August 09, 2011

O-Marathon 2011

“Verrà il giorno in cui non sarò più in grado di concludere la OMarathon degli Altipiani nella categoria Elite... ma quel giorno NON E' OGGI !!!”

Più che un grido di battaglia è la sintesi di un fine settimana perfetto, che ha racchiuso timori e speranze, passione e dolore e sudore, momenti di autentica follia e momenti di euforia, che ha alternato pensieri di fallimento alla gioia di aver portato a termine ancora una volta quella gara che ogni anno alza l’asticella delle mie possibilità. Quella gara che da 4 anni di chiama O-Marathon degli Altipiani.

Intendiamoci. Almeno metà dei tesserati FISO sarebbero in grado di fare quello che ho fatto io, ed in un tempo inferiore. Tra questi, ci metto anche la maggior parte di coloro che hanno gareggiato nelle altre categorie su percorsi più brevi di quello MElite: ci vuole tanta follia per imbarcarsi in una avventura come la O-Marathon, ed ognuno ha il diritto e dovere di intraprendere una avventura che deve rappresentare qualcosa di appagante e di gratificante... il massacro masochistico non fa parte delle nostre tendenze orientistiche, e non sono le quasi 5 ore di gara fatte domenica sull’Altopiano a fare del sottoscritto un eroe moderno.

Il risultato finale, se quella deve essere la summa di una gara tramandata ai posteri, mi vede all’ultimo posto e... e... e... E ALLORA??? La dico tutta: non esiste un solo motivo per il quale mi verrebbe facile pensare che una gara come la MElite della O-Marathon è nelle mie possibilità; 99 su 100 sono i modi possibili per non arrivare al traguardo o per mollare a metà strada. Ed ogni anno che passa, ogni anno in cui divento più vecchio, ed ogni chilo in più sul groppone (e quest’anno erano davvero tanti) non fa altro che diminuire quell’unica possibilità di arrivare fino alla fine.

Una possibilità che si concretizza in un unico pensiero, che nell’edizione 2011 ho avuto ben chiaro in uno specifico tratto della gara dal punto 14 al punto 15, quando il percorso color magenta riportava nuovamente lontano dal Forte Cherle (un allontanarsi che diventa spietato anche dal punto di vista mentale) e la lancetta delle energie cominciava ad immergersi nell’area rosso=pericolo; un pensiero che mi ha accompagnato anche negli anni scorsi e che nel mio immaginario fa parte della gara come la meravigliosa frase di Luigi Girardi “non una gara più lunga ma un avventura lunga un giorno”.

Il mio pensiero è “Non ci si può ritirare, e non si può nemmeno pensare che ci si può ritirare”.

Prima, durante e dopo, fino al traguardo e fino al grido di battaglia finale, c’è stato di tutto. Perchè per rimanere agganciato al quell’unica possibilità sono stato disposto a scendere a patti con la carta tecnica regionale in bianco e nero, ad orientarmi con il rumore delle macchine in lontananza, a cantarmi per 5 ore “Hide in your shell” dei SuperTramp “Well let me show you the nearest signpost \ To get your heart back and on the road” (tanto che ce l’ho nella testa ancora adesso, e non va via!)... e a parlare alle mucche! Si, se Robert Redford era l’uomo che sussurrava ai cavalli, Stegal da domenica è “l’uomo che parlava alle mucche”! Nella O-Marathon MElite succede anche questo...

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With a little help from a friend... riesco anche a pubblicare le carte di gara: quella del girone dantesco di Forte Cherle, il retro con la discesa su carta tecnica verso Carbonare, la farfalla di Nosellari, la risalita oltre Virti verso i comuni di Lavarone e l’arrivo.

Quello che non riesco a far vedere sono invece le immagini della partenza: come se la gara non fosse impegnativa, come se non avessi addosso tutti i timori e tutte le ansie del giorno della O-Marathon, ci si mettono anche le nuvole basse a rendere “dantesca” la zona di partenza, con una visibilità che al momento della chiamata non è superiore ai 10\15 metri (sento distintamente la voce di Marco Bezzi a pochi metri da me, ma non riesco nemmeno a vederlo...). Luigi Girardi, Mr. O-Marathon ora et semper, dà il primo colpo di grazia alludendo ad una lanterna svedese “distante 600 metri”... tutti aggratis ovviamente rispetto alla già impegnativa distanza riportata in carta!

Al via, la processione dei “tori” si scatena sul bordo strada; vedo distintamente il “Truffa” ed un paio di tute dell’Erebus che prendono già il comando della situazione, mentre io resto in coda al gruppo con “Bro” Guasina ed Alice cercando di correre almeno fino alla svedese (visto che è previsto un attraversamento strada presidiato è meglio stare adesi al gruppo per non indispettire troppo gli automobilisti), finché questi ultimi si stufano di sentire uno che già sbanfa ad inizio gara e prima “Bro” e poi Alis allungano lasciandomi da solo nei primi metri del pascolo (e sicuramente pensano a come diavolo questo panzone può pensare di finire la gara...).

C’è un segreto per avere qualche chance di finire la O-Marathon: non bisogna perdere tempo in errori tecnici, pena troppe energie spese per guadagnare pochissimi metri lungo la linea immaginaria che porta al traguardo. Quel segreto non lo faccio mio sicuramente alla prima lanterna (peraltro in mezzo alle ortiche!) che trovo risalendo lentamente la lunga fila dei compagni di avventura che già attaccano il secondo punto. Se prima ero in fondo al gruppo, ora sono proprio ultimissimo! Arrivo bene o male al centro della prima farfalla e distinguo ancora le sagome di Daniele Guardini, di Kristian, di Eugenio impegnati nel pascolo... il “segreto” continua a rimanere tale, visto che per fare la sequenza 4-10 (dove 4, 7 e 10 sono lo stesso “punto K” al centro della farfalla) riuscirò nella seguente impresa: 4 – 5 (indicata da Kristian) – cerco la 6 e non la trovo – torno al punto K – 6 – 7 – 8 – cerco la 9 e non la trovo (e si che mi sto orientando con il rumore delle macchine sulla strada) – torno al punto K...

Questo ritorno al punto K coincide con il primo attacco di pura follia. Nel pascolo non c’è più nessuno salvo due mucche, una grigia ed una pezzata tipo “mucca Carolina”. Ed ecco che Stegal, tanto non lo vede nessuno, si ferma e comincia ad apostrofare le due quadrupedi: “Dunque... visto che sta arrivando il nebbione ed il telo tra un po’ non lo vedo più, voi due restate vicino alla lanterna che vi trovo di sicuro più facilmente! Ok?!?”.

Giuro che è vero...

Rassicurato per aver messo questo punto fermo sulla mappa, arrivo alfine a trovare la 9 e torno per l’ultima volta al punto K (10), dove uno dei due quadrupedi si è spostato di un paio di metri mentre l’altro sta mangiando il telo della lanterna... ma almeno non si sono spostati!

Nella lunga tratta verso la 11 comincio a guardare l’orologio: sono passati quasi 100 minuti per un tragito che non è nemmeno un terzo del percorso totale, sono già stanco e demoralizzato, ed il peggio deve ancora arrivare. Al ristoro, Rosella mi accoglie in piena fase di sbaraccamento, ma con qualche zucchero in più nelle gambe riesco a venire a capo della 11 e del lungo trasferimento alla 12. Le scelte, visti gli svarioni precedenti, cominciano a diventare “alla Bobby Fischer”: non importa fare la scelta migliore ma importa trovare una scelta appena decente ma sicura. Mentre il tempo passa inesorabile e le gambe si trascinano, arrivo alla 13 percorrendo l’equivalente di chilometri su sentiero.

La 14 è un nuovo incubo. Cerco per almeno 5 minuti tra le rocce sbagliate, pensando che forse sono già passati a ritirare i punti, e quando infine mi sposto nella zona giusta e scorgo il telo gli mando una serie di maledizioni che dovrebbero essere rivolte più alla mia imperizia che al povero prisma bicolore. E’ qui che arriva il pensiero del ritiro (sono in gara da 2 ore e 20 minuti) ed è qui che scatta la molla che quel pensiero non deve nemmeno essere preso on considerazione.

Mentre annaspo verso la 15, rapido cambio di scena: “Truffa” Dalla Valle, Diego Baù e Michele Franco arrivano al traguardo; poco dopo tanti altri completano la loro fatica. Non è nemmeno serio da parte mia paragonare i loro sforzi con i miei, pensando a dove mi trovo in quel momento. Complimenti a tutti i ragazzi della MElite! Complimenti davvero e non mettetevi nemmeno a leggere queste pagine... voi ed io facciamo proprio due sport diversi!

Dalla 15 in poi il percorso torna a puntare decisamente verso Forte Cherle, il che è un toccasana anche per il morale. I punti non sono difficili ma è solo allo scoccare delle 3 ore di gara che arrivo a lambire le lanterne 19 e 20 del Forte. Qui, mi aspetto di trovare il solo PLab (l’ammiraglio PLab, ovvero il dirigente accompagnatore che da 4 anni fa la spola sull’Altopiano per soccorrere i GOK-maratoneti), magari con un paio di bicchieri di the e chissà se c’è ancora la sicard con la quale dovrò affrontare la seconda parte del percorso... Errore! C’è PLab e c’è ancora l’organizzazione del Gronlait! Mi aspettano e in fondo in fondo non sembrano nemmeno così impazienti o scocciati. Cambio sicard, ristoro con calma e comincia la discesa verso Carbonare.

Interludio “carta tecnica”. Già alla partenza Girardi aveva detto “occhio che sulla carta bianca dovete interpretare bene il percorso”... la mia interpretazione è distinta in due parti. Prima parte: mi muovo “in carta” cercando di leggere i pochi dettaglio della carta, ritrovandomi così del tutto spostato ad est in corrispondenza del laghetto (e non sarò l’unico). Seconda parte: metto via la carta, metto la bussola a nord e dico “Vai!”. Non leggo più niente, non penso più a niente. E dopo attraversamenti vari di ortiche, discese in avvallamenti fangosi ed un bel chissenefrega se ci sono dei sentieri, sbuco dritto sul ponte che valica il torrente Astico a strapiombo! Non male... Accade così che dopo 20 minuti dall’abbandono di Forte Cherle arrivo al ristoro di Carbonare. Dove vedo ancora PLab...

Il morale. Il morale è quasi tutto in una O-Marathon condotta da un impiegato-panzottello. Ed ogni tanto bisogna dare fuoco alla miccia che accende il morale. Ed il piromane è PLab...

SG: “La tua faccia non mi è nuova...” (alludendo alla sua presenza in cima al Cherle)

PL: “Nemmeno la tua... ma dove sono le facce di tutti quelli che hai superato lungo la discesa?”

Eggiàggià... “Bussola a nord” unito ad una buona dose di fondoschiena (usato peraltro per scendere da un paio di valloni) aveva funzionato, ed improvvisamente mi accorgo di una serie di cose che fino a quel momento erano nascoste dietro un sipario di dolori muscolari e pensieri funesti: 1) che non sono più l’ultimo derelitto nel bosco; 2) che la gara praticamente si chiude al punto 24 che è l’ultimo veramente ostico fisicamente; 3) che se mi ci metto di impegno non chiuderò in 6 ore ma forse non arriverò nemmeno alle 5 ore!!!

Adesso però devo rimetterci del mio. Punto 24 in salita; ok, si soffre ma con un obiettivo ben preciso in mente: quelle 5 ore di gara che sarebbe stato quasi ridicolo pensare all’inizio e addirittura blasfemo ipotizzare al 14esimo punto. Farfalla 25-31: via per i sentieri Stegal! Scelte “alla Bobby Fischer”, non importa se si passa e ripassa per 4 volte dalla stessa collinetta. Ora via lungo la salita di Nosellari... le energie sono di nuovo al lumicino ma non importa più, non serve a niente tenere energie... per cosa? Per lo sprint finale? “Guarda Stegal! Il punto 32 è dove c’era un punto alla 5 giorni dei Forti” dice l’omino del cervello. Il punto 33 è banale. Il punto 34... nessun problema, si arriva fino a Chiesa di Lavarone e poco importa se in una gara normale sarei passato in mezzo al bosco. Sentieri, sentieri e ancora sentieri. La salita finisce e comincia la discesa, quella che porta a casa di Davide a Carbonare. Quella che porta verso l’arrivo. L’ultima trappola al 35esimo punto con il prato che invita a prendere il sentiero sbagliato, ma dopo quasi 5 ore di gara il cervello riesce persino a vedere la carta in 3 dimensioni!

Sono quasi 5 ore di gara. “Quasi 5 ore” perchè la discesa mostra subito le fettucce dell’organizzazione, l’imbuto verso il finish. Un ultima balza del terreno e vedo l’arrivo e vedo i ragazzi dell’arrivo e loro vedono me e sento che (incredibile!) stanno dando il via alle premiazioni ed io sono lì! Chiuso la gara e bacio la stazione del finish davanti a Carlo Cristellon. L’ultimo patema è il controllo della sicard, ma l’”OK” è il suggello della O-Marathon. E mentre le premiazioni di tutti coloro che la O-Marathon l’hanno vissuta da protagonisti vanno avanti, improvvisamente mi rendo conto di una cosa che solo la sera prima, o in occasione del risveglio, o alla partenza mi sembrava quasi irrealizzabile:

“Verrà il giorno in cui non sarò più in grado di concludere la OMarathon degli Altipiani nella categoria Elite... ma quel giorno NON E' OGGI !!!”.

Ho capito solo in quel momento che ero veramente arrivato al traguardo!!! :-)

7 Comments:

At 8:38 PM, Blogger SILVAN said...

ciao Stefano,
spero di non averti fuorviato troppo con il mio "aiuto" alla seconda lanterna della prima farfalla (che da quanto ho capito poi ti ha riportato al punto K)... effettivamente non ero proprio convintissimo neanche io di dove fossimo...I'm sorry

 
At 10:24 PM, Blogger Stefano said...

ciao Silvan, io spero di non averti recato troppo disturbo ma in quel momento ero in pieno "delirio da tentativo di sopravvivere" (vedi episodio con le mucche).

A proposito... ricordo che dopo la prima edizione avevi commentato il mio blog dicendo che non ce l'avresti mai fatta a finirne una... e guarda un po' i casi della vita! C'eri anche tu domenica scorsa: e l'hai finita!!!

 
At 8:43 AM, Blogger Cosimo said...

This comment has been removed by the author.

 
At 8:44 AM, Blogger Cosimo said...

la citazionne iniziale mi ha fatto venire in mente questa scena del Signore degli Anelli, le parole non sono identiche ma lo è il contenuto...

http://www.youtube.com/watch?v=4bwJYvwFA0o

 
At 12:17 PM, Blogger Stefano said...

Bella lì Cosimo! Proprio bella!!!

Io avevo in mente Finlay Calder (qui il link ad una raccolta di frasi sul rugby, con la citazione originale)
http://www.civitavecchiarugby.it/detti_e_aforismi.html

Per Zonori se dovesse leggere queste righe: la carica di Calder che apre la Calcutta Cup del 1990 (quella giocata dopo che Mrs. Thatcher aveva introdotto la Poll Tax nelle sole contee scozzesi...) è al minuto 1:40
http://www.youtube.com/watch?v=3-vRGnGD-Gc&feature=related

 
At 2:52 PM, Blogger metka said...

ciao Ste, giusto per fartelo sapere, di gente strana ce n'é parecchia in giro... ;) anche la pikkola bimba vagante dall'est ha trovato la lanterna K per via di una mucca, ci ha discusso anche un po' su dove e quando. E poi.... ma nessuno ha notato quante fragoline e quanti lamponi c'erano sul percorso?? njami... ehm... atteggiamento poco pro... '-.-

 
At 9:13 AM, Anonymous Anonymous said...

Insomma vuoi proprio che cambi maglietta ... OK vedrò di accontentarti. Che ne dici di una felce argento al posto di una rosa rossa?

 

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