Stegal67 Blog

Monday, August 22, 2011

Pare che per me non ci sia modo di scrivere (magari un po’ per interposta persona) sui Campionati Mondiali senza scatenare l’ennesimo vespaio... Allora adesso provo a riannodare il filo del diario, così il protagonista della storia tornerà ad essere un impiegato panzottello senza macchia, senza paura e senza soprattutto senza vergogna. WOC 2011 e Festival ERDF di contorno, come li ho vissuti, sudati, imprecati, maledetti e rimpianti!

Domenica 14 agosto – prima tappa del festival

Insomma pare proprio che anche stavolta sono andato a mettere il sederone sulla pedata; tutti coloro che incontriamo sul Massif des Bauges tra Chambery e Aix-les-Bains hanno un solo pensiero in testa: quanto sono dure, toste e terribili le carte del Mondiale 2011, e di conseguenza anche quelle della 6 giorni di Francia, visto che i 4000 impiegati panzottelli ivi convenuti ci corrono il giorno dopo che i campionissimi “hanno aperto le tracce”. Il primo impatto con la gara long di Saint Francois de Sales conferma le premesse: trattasi di autentico merdaio! Sassi affioranti ovunque che sembra di essere a Kaberlaba, disboschi ovunque con rami piccoli medi e grossi per terra che sembra di essere in Scozia, pendenze sensibili che sembra di essere in Ticino... solo che stavolta è tutto quanto INSIEME! Sassi, disboschi e salite! Così la prima tappa a Les Goulles diventa una specie di piccolo calvario che affronto con Attilio, partito solo qualche minuto davanti a me e che raggiungo nella tratta verso il secondo punto (e già il saldo tra quanti mi hanno chiesto lumi sulla loro posizione e le indicazioni che ho chiesto io hanno assunto proporzioni da Italia-Germania.... quella del ’70!). In un mezzo inferno di cadute sui legni bagnati o sulle rocce, Atty ed io raggiungiamo la zona del punto 6 dove rimaniamo clamorosamente alti rispetto al punto. Ognuno convinto del fatto suo ci separiamo in due direzioni diverse... entrambe altrettanto clamorosamente sbagliate! E quando riusciamo, ognuno per conto proprio, a raccapezzarci (ma è passato un quarto d’ora) finiamo per arrivare al punto 6 insieme e da due direzioni opposte; non ci resta quindi che continuare a collaborare fino al traguardo, siamo in fondo alla prima puntata di “Survivors”, in una tappa che ha le ultime 8 lanterne in un fazzoletto di 3 x 4 centimetri, così che la cosa difficile è capire quale cerchietto color magenta segua il precedente nella sequenza corretta!

Poiché la fatica è stata tanta, ci asteniamo dall’assistere alla qualificazione middle (nel frattempo si mette anche a piovere e fa davvero freddo), d’altra parte non avevamo visto nemmeno le qualificazioni long del giorno prima... le qualificazioni sono roba per poppanti!

Lunedì 15 agosto – seconda tappa del festival

Se c’è un modo assurdo di passare il ferragosto, l’ho scoperto: il mio orario di partenza della seconda tappa è molto vicino alle 9.00 a.m., fa freddo (tanto) e piove a dirotto. E sono di nuovo a Saint Francois de Sales per gareggiare su una carta che stavolta si chiama “La Grande Teppe”... dove “Teppe” probabilmente è una parola occitana che significa... merdaio al quadrato! La carta di gara è divisa da un grosso sentiero in due parti: a sud, dove ci sono i punti da 1 a 6 e da 11 a 15, un disbosco sassoso e rognoso peggio di quello del giorno prima. A nord... pascoli aperti con difficoltà orientistica pari a zero! Stavolta parto io 10 minuti prima di Attilio, ma sbaglio qualcosina al punto 1 (dove trovo una signora spagnola in lacrime che cerca il suo punto 2 da 45 minuti) e sbaglio di bestia il punto 2, da dove finalmente esco sulle code di Atty che nel frattempo con una andatura più controllata ma più giudiziosa tecnicamente mi ha raggiunto. Facciamo una scelta diversa per la 3 e perdo di vista Attilio: penso che sia rimasto indietro e invece lui mi ha già staccato.

Il bosco è un vero inferno, gli impiegati panzottelli come me viaggiano attorno ai 18-19 al kmsf... trovo la 4 perchè alla fine ci girano attorno 20 persone, la 5 perchè attorno al punto ronziamo in 30 mosconi, uno più perso dell’altro. Alla 6 vorrei ritirarmi ma entro nel punto mentre ne esce Attilio. Da lì in poi, fino alla 11, diventa una corsa sui pascoli o sulla costa di una montagna di argilla: fangosa e viscida e impregnata di acqua come se stessimo correndo sul sapone! Il punto 9 su tutti: si vede da lontano ma bisogna affrontare la discesa sull’argilla; la mia scelta è a destra di un boschetto ma lì comanda l’argilla... che fa precipitare me e altri due verso sinistra. Poco male, perchè io riesco ad accorgermi appena in tempo che un metro prima della lanterna c’è un filo spinato non segnalato; ma i due dietro di me lo centrano in pieno! L’uscita da quel punto, in risalita sul fondo di argilla, è la cosa più faticosa e penosa che ho fatto quest’anno... Pascoli significa però anche fili elettrificati. Non segnati. Due “stringhe” una dietro all’altra che mi fanno tirare giù i santi del Paradiso! Nel finale riesco quasi a rimettermi sulle code di Attilio, ma in distacco da lui rimane attorno agli 11 minuti ed io comincio a pensare (e non sono il solo) che se va avanti così la Francia non mi vedrà più nemmeno dipinto.

Per i Campioni è giorno di riposo. Meglio così (per loro) perchè all’arrivo la voglia di andare a vedere le gare del Mondiale è pari a zero...

Martedì 16 agosto – quella piazza di Chambery

Stavolta è giorno di riposo per noi, e mai fu così sospirato e meritato. Il programma dei Mondiali prevederebbe le qualificazioni sprint a Aix-les-Bains al mattino e la finale a Chambery al pomeriggio, ma anche il Day1 del Mondiale di trail-O al mattino. Poiché le qualificazioni “sono per i poppanti” PLab ed io decidiamo ai andare a vedere il trail-O, così almeno potrò fare qualcosa per giustificare il mio press-pass (in my humble opinion lo giustificherò molto di più nel finale di settimana... ma non voglio sollevare altri casini!).

Tralascio di raccontare le mie peripezie con i vari marshall che gestiscono la presenza di stampa e fotografi sul percorso di trail-O; dico solo che riesco ad “emanciparmi” (e far capire che qualcosa ci mastico pure io quindi non è il caso che mi spieghino ogni volta quale lanterna è A, B, ecc...) quando arriva il Gran Mogol Uwe Fredholm che si ricorda del mio bronzo a Cavalese.

Rientro alla base GOK di La Feclaz e rapida discesa verso Chambery dove finalmente è scoppiato il caldone e la piazza di anima per una finale sprint emozionantissima, con partenza in piazza, primo punto spettacolo su un terrazzino del castello a picco sulla piazza, secondo punto spettacolo ai piedi del suddetto castello in mezzo agli spettatori e corridoio finale tra due ali di folla urlante. Il tutto con commento di Per Forsberg e maxischermo a mostrare impietoso il missing point di Jerker Lysell lanciato verso la medaglia d’argento.

Mercoledì 17 agosto - al peggio non c’è mai fine, dicono...

Col caldone ormai consolidato sul Massif des Bauges, la terza tappa a Le Pleurachat si propone nei racconti dei Campioni che ci hanno già corso come peggiore delle precedenti.

Sarà... però è middle e non più long distance, e poi un paio di punti del percorso H40 sfuggono alla sado-commissione dei tracciatori riuniti, perchè quei due punti (3 e 4) sono raggiungibili passando per una serie di aperi e semi-aperti che sembra finalmente di essere tornati in un bosco umano! Qualche patema a metà gara prima dell’increscioso “episodio della 55”: tale lanterna sembra essere cercata, quando arrivo in zona (per cercare la 79 cui seguirà la suddetta 55), da una trentina di pazzi che si urlano di tutto da una parte all’altra del bosco. Quando qualcuno finalmente trova il punto, o lo intravede, o c’è qualcun altro che gli dice dove si trova, parte una serie di richiami come nemmeno una scolaresca di liceali assatanati che scoprono che nell’hotel di fronte alloggia un collegio di ragazze svedesi! Il casino è tale, in tutte le lingue, che qualcuno urla “Silence!” nel bosco...

Il mio aplomb si rifiuta di arrivare con questi matti alla 55, fare il punto, trovare la 79 e ritornare alfine alla 55; e pagherò caramente questo snobismo, girando per qualche minuto senza testa in un bosco assurdo... Trovo infine un (ennesimo) punto che non è mio, e commetto la buona azione di giornata indicandolo ad una delle sorelle Brandi che in totale completo arancione-lanterna gira a vuoto da più tempo di me. La buona azione viene subito ricompensata con la comparsa in scena di Simone Gambini, che mi arruola nelle truppe Er-Team dicendo “Dai Stegal! Facciamo un po’ di cool-orienteering!” o forse voleva dire “cul”... comunque l’una o l’altra che sia riusciamo a trovare il punto 79, e da lì la 55 è cosa fatta.

Finale lento in un altro pezzetto di bosco impestato, col pensiero alla volata in discesa.... errore! La volata è, sì, in discesa negli ultimi metri, ma per arrivarci dovremo sorbirci una specie di Muro di Grammont sconnesso sul quale gli incitamenti degli amici italiani mi impediscono di fare quello che le mie gambe vorrebbero (camminare fino in cima... invece tocca correre!).

Pomeriggio dedicato alla finale long, nella quale assistiamo alla prima vittoria del Roi Gueorgiou; Gonon commette un errore al quarto punto e viene ripreso dal compagno di nazionale, ed a questo punto non c’è più nulla da fare per un incredibile Pasi Ikonen che esce da quel bosco senza bussola (già solo per questo è un mito al cubo!) ma con l’argento al collo. Tra gli errori da paura che il maxischermo propone impietoso grazie ai GPS messi sulle spalle degli atleti, il più incredibile è la “kauppata” di Minna che esce dalla traccia giusta con mezzo chilometro di anticipo, gira o ricartografa una vasta area della mappa per 15 minuti circa e poi prende la strada di casa, lasciando la medaglia d’oro senza nemmeno aver trovato un solo punto di controllo... e su quella carta ci dobbiamo correre noi l’indomani!

Giovedì 18 agosto - ... e quelli che pensano al peggio spesso sbagliano

Un caldo assurdo, una gara long che mi attende, una carta sulla quale molti Elite non hanno trovato la strada di casa se non dopo molte difficoltà. Ma oggi non è una giornata come le altre. La carta di gara non si chiama “La Croix de Nivolet” come quella della finale long, ma è come se lo fosse: perchè noi partiamo dai pascoli bassi vicini a La Feclaz ma i percorsi arrivano veramente in cima alla montagna, alla Croix che sta a picco sulla valle con Chambery ed il lago di Aix-les-Bains!!! Certo, il fatto che devo scalare la montagna fino in cima mi diventa palese alla 6, quando dispiego la carta e mi accorgo fin dove arriva il tratto magenta che porta al cerchietto numero 7... ma se “impresa” deve essere, che impresa allora sia! Dalla lanterna 2 alla 6 in pratica è una ascesa continua per quasi 200 metri di dislivello, ma le difficoltà tecniche sono invece tutte nelle tratte in discesa. La mia laurea orientistica arriva alla 11, dove stacco il gruppone di ispanici, lusitani e francesi leggendo come punto di attacco una collinetta grossa come mezza cacca di mosca... una gara che finisce per me dopo 2 ore e 26 minuti di fatica (mentre taglio il traguardo gli infermieri stanno rianimando un concorrente letteralmente vitreo) ma che mi lascia abbastanza adrenalina per andare subito dopo con PLab a gareggiare nella prova Open dimostrativa di Temp-O (con risultati perlomeno da rimanere perplessi...).

Venerdì 19 agosto – Chi non ha testa abbia gambe... tutte e due le cose no, eh?!?

Se pensavo di aver lasciato tutte le energie alla Croix de Nivolet, la quinta tappa mi smentisce positivamente, nel senso che questa volta sulla middle di Creux de la Cavale le gambe girano bene e, soprattutto nel finale, mi scoprirò capace di affrontare in corsa disinvolta persino la salita. Il problema di oggi è che la testa latita... A parte il fatto che, per equivoco generalizzato, pensavo di correre con la 1:7.500. Non ho controllato in partenza e sono rimasto clamorosamente corto su tutti i primi punti, fino al sesto punto quando ho cominciato a maneggiare la carta preso da un dubbio amletico, ho letto “1:10.000” e immediatamente ho mandato un accidenti ad Attilio... La carta di gara, dopo i deliri dei primi due giorni, è fattibile a livello di terreno-dove-poggi-i-piedi, ed in fondo non vado neppure male o malissimo visto che Simone Gambini mi prende al primo punto ma poi al 7 e al 10 lo trovo ancora dietro; ma gli errori al punto 8 (8 minuti per fare un punto di 80 metri) e 10 (dove vago a casaccio in una zona che non c’entra niente) mi portano ben oltre l’ora di gara quando invece avrei potuto stare per la prima volta sotto l’ora. Pecà...

In questa giornata nella quale Gueorgiou ottiene il settimo titolo mondiale middle in carriera, gareggiando a velocità ed abilità che saranno irreali per molte molte generazioni ancora di orientisti, vorrei parlare del cigno ma anche del brutto anatroccolo. Tante cose restano di una finale mondiale middle, la disciplina più tecnica e temuta dell’intero lotto; l’errore iniziale di Minna e la sua rimonta rimasta lontana dal bronzo per un cedimento finale rispetto alla più fresca Wyder (ma Minna l’ha presa con moooolta filosofia, assai più di quanto ha sintetizzato Illarietti nel suo pezzo); la felicità di Helena Jansson e la sua risposta bruciante “Come è possibile che dopo aver raggiunto le tre alte partite prima di te, tu ti sia fatta staccare?” “Perchè preferisco correre da sola!”.

In campo maschile, l’urlo di gioia del gruppo lituano quando l’impronosticabile Vildas-nonsochi arriva un secondo prima di Gonon, gelando per un istante i tifosi francesi che rivolgono sguardi carichi di odio ai pochi lituani presenti in gruppetto. E poi un ricordo di Miskolc 2009: dopo il punto spettacolo, Gueorgiou ha 25 secondi di vantaggio su Hubmann e le telecamere lo inquadrano fermo nel bosco che si guarda in giro; Lidia, al mio fianco, dice che Hubmann potrebbe vincere... poi Per Forsberg annuncia “Il vantaggio sale a 42 secondi”. Da fermo! Se TG vince il mondiale middle da fermo come poteva sfuggirgli nel giorno in cui Matthias Mueller, campione mondiale sprint 2009, riporta “Mi ha preso e ho cercato di seguirlo, mettendo via la carta. Non riuscivo nemmeno così a stargli dietro...”. Oberg terrorizza in francesi per 7 minuti, passando al primo punto televisivo in 7’08” contro i 7’09” di Tero, poi Forsberg attacca: 19 secondi per Tero, poi 25.... 42... 1e12... 1e45... 2 minuti. Ogni annuncio è un affondo al resto del mondo; Oberg resta il primo degli umani, sostenuto da un tifo a squarciagola di Jansson (qualcuno sa se c’è un motivo diverso dalla semplice connazionalità? Giusto per sapere...).

E allora se il cigno è Gueorgiou, chi è il brutto anatroccolo? E’ Gonon, cui il pubblico riserva alle premiazioni l’applauso più scrosciante, più lungo di quello riservato sul podio a TG (che aveva già raccolto le ovazioni da stadio lungo il percorso). Perchè di TG ce n’è uno solo per generazioni, perchè uno così è addirittura irreale nel suo incedere nel bosco iper-tecnico di Lachat con quella sicurezza. Contro uno così, non ci puoi fare veramente niente. Ma forse in un caldissimo pomeriggio francese sono stati proprio gli orientisti transalpini a capire che è Gonon che rappresenta l’esempio di come con il duro lavoro e con l’applicazione quotidiana si può essere sempre lì a lottare con i primi. TG, per inciso, non sembra nemmeno aver sudato... Gonon, disfatto, rappresenta l’umanità di quelli che non sono superuomini dei boschi ma che ogni tanto osano pensarlo.

Sabato 20 agosto – per chi pensava solo alla sesta tappa.

L’ultima tappa del Festival sulla montagna Lachat è una specie di kermesse che Attilio ed io affrontiamo insieme; perchè al primo punto io spaglio e faccio rientrare Atty che mi parte 4 minuti dietro, perchè la carta è veramente tecnica e (stanchi come siamo) in zona punto 4 occhi vedono meglio di due, perchè siamo stanchi e dobbiamo pensare anche al viaggio di ritorno e poco importa che tra l’arrivo al traguardo e l’arrivo a casa ci siano due staffette mondiali da vedere: che cosa vuoi che possa dire una staffetta mondiale?

Beh! Quel che vedremo nella staffetta mondiale femminile sarà irreale, fosse anche solo per lo svolgimento dell’ultima frazione nella quale 7 nazioni si alternano al comando e 7 nazioni finiscono per fare degli svarioni (immortalati dal solito maxischermo) che fanno pensare che nessuna atleta sia in gara con la bussola o che tutte ad un certo momento abbiano girato la mappa di gara dalla parte opposta. Fino al finale con la volata Kauppi-Brozkova-Billstam che viene risolta da Minna anche grazie ad un trucco riguardo il quale i forumisti del sito AttackPoint stanno ampiamente dibattendo... ah! Se chiedessero al sedicente giornalista (anzi, fotografo) italiano che la domanda giusta a Minnona nostra l’ha veramente fatta ottenendo anche la risposta.

E dopo una staffetta così, come ci si può ancora emozionare nella gara maschile? Boh?!? Sarà che forse “qualcosa” è successo in quella staffetta maschile... ma a questo ho dedicato il post precedente, e per la mia capacità di reggere ulteriori vespai quel post basta e avanza!


14 Comments:

At 8:20 PM, Blogger Cosimo said...

mi impresti un cugino dell'impiegato panzottello?

 
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