Fallimento totale
Sono troppo vecchio per queste cose.
Sono troppo stanco per queste cose.
Sono troppo impreparato per queste cose.
Forse sono anche troppo stupido per QUESTA cosa in particolare. Anzi, devo correggere, forse sono abbastanza stupido per QUESTA cosa. Perché se non sei preparato, se non sei allenato, se non hai l'età per QUESTA cosa, allora rimane solo la stupidità a giustificazione di QUESTA cosa.
Ma non è una bella situazione.
L'età avanza, non ci posso fare nulla.
Sull'allenamento si potrebbe fare qualcosa di più', magari pensandolo in prospettiva a QUESTA cosa, magari ponendosi come obiettivo QUESTA cosa che capita una sola volta all'anno e non arriva all'improvviso che puoi dire "eh! Ma non ero ancora preparato!".
Invece da 5 anni penso: "Ma l'anno prossimo arriverò allenato..."; solo un folle può pensare che le ultime 6 gare corse in 10 giorni (le 3 in Val Badia e le 3 a Lavarone) possano rappresentare un allenamento: dovrei sommare le lunghezze di tutte e 6 per arrivare a QUESTA cosa.
La preparazione logistica è quella che è, e mica da oggi: da sempre, ovvero nulla! Quante volte ho pensato "ok... L'anno prossimo arrivo con le barrette, il carbogel, la banana, gli integratori, gli aminoacidi ramificati, la bomba, il doping, la coca..."; quando ho preparato la borsa, l’altra sera, ho scoperto di non avere in casa nemmeno un sacchetto di Vicentini...
"E poi l'anno prossimo con le scarpe tecniche, le calze resistenti, le pomate da spalmare sui piedi e nelle parti intime, i cerotti per i capezzoli...!"; penso alla borsa che ho portato in metropolitana, prima tappa della trasferta: è già tanto se ho preso la termica con le maniche! Per le gambe ci sarà la solita protezione, quasi nulla, della tutina Trimtex...
Sono troppo vecchio per queste cose.
Sono troppo stanco per queste cose.
Sono troppo impreparato per queste cose. E poi basta con il forse: sono troppo stupido per QUESTA cosa. Ecco perché la faccio? Perché sono stupido... Ed è una prima risposta. La faccio perché ci provo da 5 anni, da quel giorno in cui per scommessa Marco ed io la provammo per la prima volta; ci riuscimmo, e da allora non abbiamo (e poi, una volta rimasto solo, non ho) più' smesso di tentare. QUESTA cosa é sempre lei. E' il muro contro cui vanno a sbattere gli stupidi, quelli che non sono abbastanza intelligenti o modesti da capire che non é cosa per loro. E' lei. La O-Marathon degli Altipiani, categoria Elite.
***
E’ la mia sesta edizione. Per quanto io non sia sempre risultato classificato, ho sempre cercato di onorare al meglio la gara. Nella classifica della terza edizione risulto PM: mi ero malamente infortunato al tendine d’Achille due giorni prima e, dopo essermi trascinato per una ventina di lanterne lungo l’altopiano zoppicando, mi risparmiai l’ascesa al gran premio della montagna sulla “carta bianca” per poter fare almeno gli ultimi 12 punti di orienteering. L’anno scorso la PM più clamorosa, dopo 20 km e 1000 metri di dislivello: io ed altri saltammo un punto, il ventesimo mi pare, al ristoro dopo aver soccorso Julia, aver dato una mano con il trasporto dei rifornimenti idrici e aver fatto una foto attorno al punto che non venne punzonato; l’unica PM certificata con tanto di foto! La gara del 2012 non è mai stata PM nella mia mente.
Quest’anno il menu ha proposto un allungamento dei chilometri: 24 con quasi 900 metri di dislivello, tutti sulla terribile carta di Passo Coe con 3 cambi cartina ed il “cancello” delle 4 ore e mezza per arrivare all’ultimo cambio. Il tempo, previsto brutto, ha tenuto almeno per buona parte della mattinata. E le cartine dei primi giri, previste terribili, si sono mostrate più abbordabili del previsto.
Sono andato via tranquillo, con il mio passo. Sempre in coda al gruppo ma per il primo giro sempre a contatto visivo con gli ultimi vagoncini. Qualche incrocio fugace alle “farfalle” con chi stava già concludendo quella parte di percorso ed era 3 o 6 lanterne davanti a me. Nel secondo giro devo affrontare la prima ascesa alla cima della cartina delle Coe; è una tratta davvero lunga di puro orientamento, ed una volta in zona punto bisogna rallentare e cominciare a cercare. Perdo circa 6\7 minuti trovandomi spostato di circa 200 metri in una zona di rocce, ma riesco a raccapezzarmi ed a trovare il punto 10. Da lì un’altra tratta più breve, anch’ essa tecnica, per il punto 11. Arrivo sul punto insieme ad una coppia di fungaioli ed improvvisamente si materializzano intorno altri orientisti: Guasina, Ponteri, Dal Follo, Zanon ed un altro ancora. Guardo “Klaus” e con una certa invidia gli chiedo come sta andando il terzo giro, e lui mi risponde che tutti loro sono ancora al secondo giro, come me! Da lì in poi, per un paio di ore di gara almeno, sarà un tira e molla con i ragazzi, qualche volta avanti loro e qualche volta avanti io. Il terzo giro è abbordabile anche se nel finale restiamo solo in tre perché Ponteri e Zanon allungano il passo. Al cancello dell’ultimo cambio ci arrivo in circa 4 ore, in anticipo di mezz’ora sullo stop previsto dall’organizzazione.
Adesso però cominciano i problemi, quelli seri. Uno di questi è che la schiena fa sempre più male: sono volato sulle pietre un paio di volte e devo aver irrigidito i muscoli dorsali (nonostante l’ampio strato adiposo, da qualche parte in profondità ci devono ancora essere dei muscoli), cosicché sono stato costretto a correre un po’ più rigido e adesso fa male anche la zona addominale. E’ venuto giù il freddo, e la maglietta è congelata sulla pelle: la termica non basta più a proteggermi e le nuvole basse, la pioggia gelata ed il vento cominciano a fare danni sul mio scarso fisico.
Ed infine la cartina con l’ultimo giro è la più terribile di tutte: più di 9 km, quasi 400 metri di dislivello, ed un percorso di livello tecnico Elite che spara più volte da una parte all’altra della carta. Senza linee conduttrici (almeno per me), senza punti d’arresto evidenti (almeno per me), senza una sola speranza di concludere un giro come quello in meno di 3 ore, neppure se la mia gara partisse in questo momento. E’ uno shock. Arrivo pochissimo fiducioso al primo punto: mi fermo a 3 metri dal punto, una buca dietro un mucchio di sassi, e me lo deve indicare Aaron. Il secondo punto è lontano ma facilissimo, eppure capisco che la testa è in cortocircuito perché faccio fatica a trovare pure quello: devo perlustrare con lo sguardo tutto il rudere prima di vedere la lanterna che occhieggia a pochi metri da me. Per andare al terzo punto, che comunque troverò mettetendoci circa 35 minuti (solo perché devo rifare la strada percorsa in precedenza per andare alla 10 del secondo giro), che Kristian - eroico - troverà dopo un’ora di ricerca e che tanti altri non troveranno mai, incrocio altri ritirati: il segnale che arriva dalla testa è che tra freddo (che aumenterà), fatica e terreno devo davvero mettere nel mirino altre 3 ore di gara. Inutile proseguire.
Sono troppo vecchio per queste cose.
Sono troppo stanco per queste cose.
Sono troppo impreparato per queste cose.
Ma ho dovuto faticare invano per quattro ore e mezzo per scoprirlo. Perché sono troppo stupido per capirlo da solo.
Negli ultimi 5 anni, come nei 15 anni precedenti, il mio piedone numero 50 non ha lasciato una grande impronta sull’orienteering italiano. Non sono uno che vince le gare, più spesso sono uno di quelli che le classifiche le guida a partire dal fondo. Però negli ultimi 5 anni avevo sempre concluso la stagione agonistica con la soddisfazione di aver tagliato il traguardo in una gara che è sempre stata al limite, oltre il limite, delle mie possibilità. Forse per 5 edizioni sono stato solo fortunato, avrei potuto sbattere la testa su questo muro in ciascuna delle prime 5 edizioni.
Quello che so, è che quest’anno non avrò nemmeno la soddisfazione di raccontare di aver terminato la O-Marathon. La borsa con le cose dell’orienteering è sul balcone, con tutte le cose sporche e sudate che ho portato a casa da Passo Coe. Prenderò qualcosa solo per andare al Rome Orienteering Meeting, dove sarò speaker, e poi vedremo…
Sono troppo vecchio per queste cose.
Sono troppo stanco per queste cose.
Sono troppo impreparato per queste cose.
Adesso lo so.
7 Comments:
Beh mi sembra di capire che sei in buona compagnia, quindi perchè buttarsi giù. E pensa che molti non hanno avuto nemmeno il coraggio di presentarsi: nell'ardire sei un ragazzino ciao Mike Trent-O
al "troppo vecchio" non ci sarebbe rimedio, se fosse vero
alle altre invece puoi tranquillamente rimediare!
per altro e stavolta
Per come mi hai insegnato a leggere le classifiche tu e a calcolare il valore dei risultati tu, essendo che ti sei iscritto e che ci hai provato, hai battuto:
- quelli che eventualmente si sono ritirati prima;
- quelli che si sono iscritti, ma all'ultimo non sono venuti;
- quelli che volevano iscriversi, ma poi non lo hanno fatto;
- quelli che hanno visto il tenore della gara e non hanno mai avuto la minima intenzione di iscriversi.
... o no?
Sei stato fortissimo, ma posso darti un consiglio: fa' 'na lavatrice prima di andare a Roma, altrimenti è una strage.
Concordo pienamente con Larry, in particolar modo con il fattore lavatrice :)
Per il resto non so se sia più stupido uno che vede i propri limiti e decida di preservarsi o uno che fa finta di non vederli e per evitare un secondo ritiro stagionale decide di portare a termine una gara facendo registrare un disastroso 4 ore nell'ultima frazione e faticando dolorosamente a deambulare l'indomani...
Sei troppo tenace per non provare queste cose. ;-)
Ma dai, che il prossimo anno ci ritroveremo insieme;...la solita auto-commiserazione della razza italica...Come si dice a Udine, mandi e si viodin...
Mmmm, ma cosa succede?
L'Orienteering, passati gli enta, deve essere prima di tutto un divertimento! Come tutti gli Sport del resto. Nessuno ci impone di soffrire così tanto. D'accordo la competizione, la sfida con se stessi, ma entro limiti ragionevoli, katso! (come dicono dalle parti di Tampere). In condizioni come quelle descritte il pericolo della nausea da lanterne è sempre in agguato. Impariamo a scegliere luoghi, format e sforzi che ci appaghino mentalmente e che non ci ammazzino di fatica!
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