45 lanterne (e 4 unghie dei piedi)
… e dopo 5 anni
consecutivi in testa alla classifica, perde il primo posto in hit parade “Levagli
quel ramo dalla gamba” di Johansson-Gueorgiou-Nordberg-Smola! La nuova hit
della classifica delle scene più pulp dell’orienteering internazionale èeeeee…
“Strappati le unghie dei piedi dalla carne viva” di Stegaaaaaallll!!!
E poi non venitemi a raccontare di SuperQuark, di Corradini
e della sua soglia di sopportazione del dolore, che se Piero Angela avesse
visto le scene che sono successe nello spogliatoio di Monticello Brianza, allora Kill
Bill e Machete e quelle altre fanfaluche avrebbero avuto il bollino di
“spettacolo per tutti”! (se Quentin Tarantino vuole i diritti d’autore, può
contattarmi in privato… vengo via con poco… il numero di telefono personale di
Uma Thurman potrebbe bastare).
Monticello Brianza. Finale di stagione 2014. Una annata
sportiva che credo sia cominciata nello stesso posto, ma che mi caschino le unghie
dei piedi se mi ricordo qualcosa dei vari “Prova l’O” besaninici che trovo
nella lista delle gare messe in saccoccia durante l’anno. La “50 lanterne” è
l’ultima (forse…) ma è anche la più dura (di sicuro!) di tutte quelle fatte
quest’anno. Una gara che promette (o minaccia?) di diventare un classico dei
finali di stagione lombardi e sulla quale, perché volenti o nolenti siamo
lombardi, è aleggiato a lungo lo spettro della “regolamentite”, ma stavolta
tutto è andato decisamente a buon fine.
Riepilogo delle puntate precedenti.
L’anno scorso la “50
lanterne” è andata in scena per la prima volta con un regolamento che a
qualcuno (a me, per esempio) ha lasciato un po’ di amaro in bocca: 50 lanterne
a sequenza libera, con punteggi “score” variabili a seconda della distanza
della lanterna da partenza e arrivo, e bisogna essere di ritorno entro 90
minuti. Chi sfora il tempo è fuori classifica. Punto. No penalità sul
punteggio, no serie di flessioni per punizione. Fuori classifica. Nemmeno la
soddisfazione di essere citati in scarsultima posizione! L’anno scorso, che io
me lo sentivo che sarebbe finita così, dopo essere andato a prendere le
lanterne a maggior bottino di punti, le energie erano venute a mancare proprio
nel finale. In zona arrivo, tutte quelle belle lanterne attorno a me, seducenti
come Blanka Vlasic mentre sta per saltare i 2.03 a Valencia, si erano mostrate altrettanto
irraggiungibili della spilungona croata… così il tempo perso per mettere in
saccoccia qualche misero punticino in più mi aveva irrimediabilmente mandato
fuori tempo massimo, ed esposto al pubblico ludibrio degli amici che
aspettavano sul traguardo scandendo i secondi che mancavano allo scoccare del
tempo massimo (io non dimentico!).
La mia “50 lanterne” 2014 era cominciata proprio l’anno scorso
sulla salita verso il traguardo: mi ero ripromesso che non sarei caduto
nuovamente nello stesso errore, ma che avrei anche esposto i miei suggerimenti
per variare la modalità di gara. Capiamoci: i più bravi già l’anno scorso
avevano fatto il pieno di lanterne, ma solo loro! Quelli scarsultimi come me si
erano ritrovati a stare in giro 90 minuti (che se impiego 90 minuti per finire
una qualunque gara long di Coppa Italia posso solo dirmi contento) per poi
dover tornare alla base quando ancora c’erano un sacco di lanterne attorno con
cui giocare all’orientista. Mio parere personale: tavanata galattica! Così
quando Ivano Benini ha cominciato a parlare di una gara il cui tempo massimo
sarebbe stato di TRE ORE, mi sono detto: “Ok, sarà più lunga dell’anno scorso,
sarà una bella mazzata… ma almeno per tre ore c’è da divertirsi!”. E qui è
scattato forte il virus della regolamentite, di cui già si è parlato su questo
blog. Regolamento numero 1 (mi pare, vado a memoria, sono vecchio): bisogna
fare tutte le 50 lanterne entro le tre ore, chi rientra oltre il tempo massimo
o senza averle fatte tutte è fuori classifica. ‘Stica! Va bene che adesso mi
dai tre ore, ma son sempre 20 chilometri di orientamento! Perché diamine
abbiamo tutta ‘sta voglia di mettere la gente FUORI classifica? C’è stato anche
un regolamento numero 2… che non ricordo bene perché son vecchio e c’era Blanka
Vlasic sull’altro canale che stava saltando … ma c’entrava qualcosa col fatto
che si accettavano fino a due punzonature errate, insomma ho glissato via
subito perché le istruzioni del cubo di Rubik ci avevo messo meno tempo a
capirle. Infine è uscito il regolamento numero 3, quello definitivo: ci sono 50
lanterne, vince chi le fa tutte (o il maggior numero) nel minor tempo. Che a me
sembra di poter scrivere così “carissimi, ci sono 50 lanterne con cui giocare:
tornare entro tre ore ed in quel lasso di tempo fate quel cavolo che vi pare!”.
Chiaro, preciso, senza fraintendimenti. Ci voleva la commissione regolamenti
per arrivarci? Forse, però bravo Ivano (Benini) che hai avuto il coraggio di cambiare in corsa!
La mia “50 lanterne”, quindi, comincia circa un anno fa.
Sapevo che ben difficilmente sarei riuscito a completare tutto il percorso nel
tempo limite, ma la mia sfida era soprattutto quella di rimanere mentalmente
ben vigile, per evitare di ritrovarmi ancora una volta fuori tempo massimo per
pochi secondi per il solo viziaccio di andare a “raccattare anche quell’altra
lanterna che è lì vicina”; perché dopo tre ore, anche le lanterne che sono a
100 metri e magari si vedono da lontano nel campo possono costare un minuto, se
la strada la si deve fare avanti e indietro. E magari quel minuto diventa la
monetina di troppo che fa sprofondare nel baratro il deposito di Zio Paperone.
Oh! Mettiamoci d’accordo su un’altra cosa. Ci sono due tipi
di gare che non mi piacciono: le gare con partenza di massa e le gare a
sequenza libera. I motivi? Innanzitutto io sono l’orientista più lento del
mondo a trovare il triangolo rosso della partenza sulla cartina! Appena divento
presidente dell’IOF, la prima cosa che faccio (dopo aver riassunto Bjorn
Persson per togliermi la soddisfazione di licenziarlo) è nominare vice
presidente Alessio Sabbadini, poi introduco le categorie per peso, abolisco le
commissioni internazionali COSciOMtbOTrailOeMappO (troppi italiani su quelle
poltrone!… che se ne stiano a casa a sistemare le cose in casa nostra, prima!)
e poi obbligo gli organizzatori a disegnare il triangolo di partenza BELLO
GROSSO E FLUORESCENTE, possibilmente con una freccia che lo indica chiaramente.
In secondo luogo sono l’orientista più lento del mondo… più lento del mondo e
basta! Quando ci sono le partenze mass start, persino Carlo Sassi risorge dalla
tomba per celebrare la mia andatura “a moviola”. Infine ci sarebbe quel
discorso sulla sequenza libera, che io sono venti anni che cerco di indovinare
il giro giusto ma non ne sono capace neppure se mi mettono i punti tutti su una
circonferenza perfetta! Quindi si capisce che la “50 lanterne” non è proprio il
mio format di gara preferito (la mia gara perfetta sarebbe una long con 50
lanterne a Nova Ponente, in estate, possibilmente terza di sei tappe della Sei
giorni del Sud Tirolo 2016… se possibile, grazie!).
Come è andata a finire? (questa battuta è per quelli che
leggeranno Azimut)
Intanto domenica scorsa fa un freddo cane e viene giù dal
cielo una leggera acquerugiola gelata. Alle ore 10 in punto, attorno a me si
schierano i più forti della compagnia, perché un frangivento come me dietro al
quale ripararsi non lo trovi neanche sul molo Audace di Trieste. Appena Ivano
Benini pronuncia la celebre frase “Potete guardare la cartina!”, i miei occhi
corrono veloci su tutta quanta la superficie del lenzuolo che ho in mano, e che
venga un accidenti a Blanka Vlasic se per una volta nella vita becco il
triangolo rosso della partenza! (credo che Blanka avrà una lunga vita, se
aspetta che io trovi il triangolo rosso…). Dopo 30 secondi passati a guardare
il lenzuolo pure in controluce, mentre il neurone del cervello che non si è
ancora congelato suggerisce che forse nel regolamento è scritto che il
triangolo rosso è stato abolito, sento un’altra voce dal gruppo che esclama “Ma
dov’è la partenza?”. Allora non sono l’unico! Poi un’altra voce ancora, e
un’altra… finché Tommy Civera (mi pare, o è stato Marco Widow’s?) dice “AH!
Eccolo!”. Immediatamente abbandono la mia posizione nella griglia per andare a
chiedere dove cavolo sta il triangolo, e non sono mica l’unico… tutti voti per
la mia futura candidatura a presidente IOF!!!
Ovviamente in mezzo a tutta questa baraonda arriva il
momento di partire. Come uno sciame di api sputate fuori da un’arnia colpita da
una cannonata, partono gli orientisti! La mia esperienza ed il mio acume
tattico mi consentono di mettere subito assieme due caxxate perle di
sicura efficacia: parto alle calcagna di Luigi Giuliani, che sarebbe giusto il
favorito della gara e parte come una fionda e quindi le mie pulsazioni vanno da
70 a 180 in epsilon secondi netti; poi non mi accorgo che la scala del lenzuolo
è (pure!) 1:15.000, e quindi la stradina che porta al primo punto non è “lì
dietro” ma è “là in fondo” (vedi a tracciare sulla 1:4.000 che si perdono i
riferimenti?). Sul terreno, il fango sembra che lo abbiano sparato con i
cannoni come alla coppa del mondo di sci… ma alla libera di Kitzbuehl, perché
ne hanno sparato proprio tanto; sulla strada per il primo punto il “gruppetto
Giuliani” perde già qualche pezzo: quelli che rallentano (io) perché oltre le 240
pulsazioni al minuto l’assicurazione non risarcisce i beneficiari della mia
polizza vita, e quelli che perdono una scarpa nel primo mare di fango delle “50
lanterne”.
Poiché la mia tattica di gara in partenza è “non ho uno
straccio di tattica e mi limito ad andare dove vedo che va il resto del gruppo”,
lascio indietro una prima lanterna (24) del gruppetto di tre (le altre sono 36
e 37) che stanno nella zona “lago di fango”; poi, per non saper né leggere né
scrivere, ne lascio indietro altre due (42 e 28) del secondo grappolo perché non
vedo alternative alla possibilità di fare dei pezzi di strada avanti e
indietro. Come risultato, dato che i più forti invece le lanterne le stanno
facendo proprio tutte e gli tocca fare quegli avanti e indietro che dicevo
prima, Giuliani, Todeschini, Grassi e Della Vedova passano i primi 20 minuti di
gara a sorpassare continuamente il sottoscritto, domandandosi a voce alta l’un
l’altro “ma come??? Noi stiamo qui a scannarci e questo orrendo panzone è
sempre davanti a noi???”. Ah… chiedo scusa… mi arriva un aggiornamento dell’ultimo minuto
dalla regia… il commento dei protagonisti si ferma a “orrendo panzone” e non
prosegue oltre… cioè: è chiaro fin da subito anche a loro che me ne sta andando
in giro senza una meta precisa, e che quindi non costituisco un pericolo per le
posizioni alte della classifica.
Alla fine del secondo grappolo resto finalmente da solo
(fatta eccezione per quelli che mi sorpassano, tipo Tommy Civera e Pinna) e
posso cominciare la mia “50 lanterne di dolore”: corricchio per i campi ed i
sentieri cantandomi qualche canzone, penso un po’ ai fatti miei cerco di farmi una idea del lavoro che mi
aspetta in settimana… la prima preoccupazione, riguardo alla gara, è quella di
non attraversare i campi coltivati anche se questo mi costa un giro dell’oca
alla terzina 32-29-30.
Qualche altra lanterna dietro le spalle, e qualche
maledizione lanciata alla cartina (che non per niente è MTB-O oriented, cioè
per quelli che stanno sui sentieri) che mostra con un bel bianco addirittura “bedolpianesco”
delle zone nelle quali i rovi prosperano rigogliosi da generazioni e generazioni:
i primi brandelli di pelle delle cosce li lascio alla lanterna 31, alla quale
perdo due minuti nel vano tentativo di arrivarci tagliando per il bianco.
Il grappolo di lanterne tra Oriano e Torrevilla è il più
divertente di tutti: si tratta di una zona nella quale passano le varie
tapasciate che si corrono in questi luoghi, e che conosco abbastanza bene. E’ in
questo grappolo che un campione italiano vince il premio “faccia di bronzo
della 50 lanterne”, quando si gira verso di me e chiede prima di punzonare “è
la 2 questa, vero? Cazzarola… manca il codice!”. Si, è vero, peccato che il
codice manchi SU TUTTE le lanterne, e lo sappiamo già da più di un’ora di gara,
per aggiungere un minimo di difficoltà orientistica alla tenzone… Giunto alla
46, è il momento di consultare l’orologio e scoprire che manca ancora un’ora e
mezza allo scoccare del tempo massimo, e che quindi c’è tutto il tempo (le
forze no, ma il tempo si) per andare a fare il grappolone di lanterne a nord
della cartina. Attraversando il paese di Cremella, sulla rotonda vengo
raggiunto da una coppia di atleti del lancio delle 10.10; ovviamente è solo una mia impressione la voce che sento “Che
sega che sei! Ti abbiamo già preso 10 minuti!!!”. Ah no… scusate… un nuovo
aggiornamento dalla regia: questo l’ho sentito davvero! La mia autostima
vorrebbe girare i tacchi e tornare a casa, la mia memoria invece si ricorda di
quando (sulla stessa cartina, e ne è rimasta traccia sul blog) venni accolto al
traguardo dalle parole di un esordiente che diceva “ancora 50 metri e arrivavo
davanti a quello grasso!”… e quello grasso ero io! I casi sono due. O sono
grasso davvero, o ‘sta cartina mi porta sfiga. Non è un poll, astenersi dal
rispondere grazie!
L’ultimo pezzo dell’attraversamento di Cremella vede le tre
tute color turchese dell’AGET Lugano farsi forza vicendevolmente: Gianni
Pettinari, io e Dodo Bisceglia ci alterniamo nel tenere alto il ritmo del
terzetto… ehmmm… questa è un po’ una licenza poetica … ho un ultimo sussulto di
orgoglio quando prendo la testa sulla discesa verso la 34, poi mi limito a
farmi portare da Gianni fino alla 12. Qui commetto un grave errore valicando inutilmente
per due volte il fiumiciattolo gelato che divide la 12 dalla 39. La conseguenza,
oltre ad un parziale congelamento dei piedi, è che in uscita dal grappolo alla
9 parte il crampo! Gianni e Dodo puntano a sud-ovest e li perdono di vista; io
vado verso sud-est per attraversare Barzanò e Dago ed arrivare alla 48, e da lì
cercare di fare l’ultimo grappolo per chiudere con un dignitoso “47” (nella
Smorfia napoletana: morto che scrive il blog).
Purtroppo nei successivi 20
minuti ne combino di tutte e di più…
Comincio con il perdere i cartellini, con il risultato che
altri due minuti almeno se ne vanno per risalire la strada alla loro ricerca.
Poi, in piena Barzanò, sbaglio una svolta e probabilmente finisco nel bel mezzo
di un’area privata di capannoni e officine: alla mia destra scorre un
fiumiciattolo di discrete dimensioni ma non sono in grado di trovarlo sulla
mappa. Dopo 2 ore e 30 minuti di fatica, ormai gelato e con i crampi, la mente
comincia a perdere lucidità e mi sembra quasi di essere stato trasportato da un
buco nero in qualche altra dimensione; qualche secondo di autentico smarrimento
e poi la decisione: bussola ad est e prima o poi ritornerò sulla strada
provinciale che mi riporterà a Torrevilla! Non so come, sbuco sulla provinciale
proprio all’altezza dell’incrocio delle linee elettriche. Da lì è solo l’ultima
fatica per sfruttare tutte le tre ore di gara: ripasso dalla partenza e
inanello 50, 20, 21, 49 e 38. La 23 la lascio a vista, sarebbe raggiungibile ma
non voglio rischiare di finire di nuovo fuori tempo massimo per una manciata di
secondi (mi sarebbe costata un minuto e mezzo o due…).
Al traguardo, in 2 ore e 58 minuti, sono abbastanza contento.
Sicuramente ho messo insieme una serie di errori da accapponare la pelle già
accapponata di suo: il giro sbagliato, qualche “lungo” di troppo, il tentativo
di tagliare troppo attraverso i rovi, non essermi portato un piccolo
rifornimento, i cartellini persi, l’errore a Barzanò per pura stanchezza… e un
minimo di “cattiveria agonistica” in più non guasterebbe. Senza questo
fardello, penso che sarei riuscito anche io a finire le 50 lanterne. Tutte
lezioni che valgono per la prossima edizione! Intanto ho imparato a stare nel
tempo massimo…
Negli spogliatoi, dopo la gara, i piedi presenteranno il
conto della fatica: 3 unghie venute via di netto (e meno male che l’acqua
gelata che abbiamo attraversato in continuazione ha anestetizzato tutto) ed un'unghia che sono stato costretto ad estirparmi a forza per evitare ulteriori guai, tra
schizzi di sangue ed il raccapriccio dei presenti. Quentin Tarantino ne sta già
facendo una sceneggiatura per il suo prossimo film: Kill Stegal. Sarà in tre
volumi perché altrimenti il cofanetto non è abbastanza grande da contenere
tutta la mia figura: pare che saranno Gerard Depardieu o James Gandolfini a
contendersi il diritto di recitare la parte di Stegal. Per la scena dell’estirpazione
delle unghie, la controfigura non potrà che essere Nicolò Corradini, ma ho il
sospetto che la cosa potrebbe essere un po’ troppo forte anche per “mister
soglia di sopportazione del dolore”…
4 Comments:
"Bussola ad est" .... qualcosa non torna!
Certo: ad est. Credo di essermi infilato in qualche area privata di Barzanò, e non riuscivo a venirne fuori :-(
eppotevi pure metterlo sto link al video della saltatrice, no? che uno perde un sacco di tempo a cercarlo...
Così impari a non fare la coppa Gaja
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