Coliche, collisioni e colpi di testa
Correva
il giorno 21 aprile 2018 quando scrivevo l'ultimo pezzo per il blog. Io
già correvo molto meno. Davanti
a me si stava spalancando un periodo di impegni che avevo definito
"infernali" per continuità e gravosità, ma che immaginavo ricchi di soddisfazioni personali e di sorrisi. Non
sapevo ancora, avrei cominciato ad accorgermene solo nei giorni immediatamente
successivi, che
un po' di inferno personale si stava spalancando davvero davanti a me: il mondo
dal 21 aprile è andato avanti quasi 3 mesi, ed
io nello stesso periodo di tempo mi sono sentito invecchiare di almeno 15 anni
in un colpo solo.
Provo
a scrivere il blog per riportarmi alla pari con un racconto che in oltre 10
anni ha avuto alti (pochi) e bassi (molti), un racconto che ho scoperto
essere letto da tante persone che poi, quando mi vedono alle prese con la
tastiera, si danno di gomito con il vicino
o la vicina e dicono "guarda... guarda... sta scrivendo IL BLOG!". Ho
collezionato mappe, meno di quante avrei voluto e soprattutto che non daranno
molte soddisfazioni a coloro che le scaricano per guardare i percorsi. Ho
collezionato foto, parecchie. Ho continuato a collezionare ricordi, spesso
annebbiati dalla fatica, dall'ansia, dai dolori fisici e dalla confusione
mentale. Ma fino a questi giorni non sono riuscito a radunare la forza per rimettere su tastiera il tutto.
Cerco di portarmi in pari con la linea temporale, associando ad ogni
mappa e ad ogni foto qualche impressione veloce che mi aiuterà in futuro a
ricordare meglio cosa è successo e cosa sta succedendo in questi lunghissimi
mesi.
***
L'inizio: 28 e 29 aprile - Vittorio Veneto e Cansiglio
Avrei
dovuto saperlo: Cansiglio non perdona! Mi viene da piangere, pensando che nel
settembre 2017 ero in grado di concludere appena sopra le tre ore di gara uno
dei campionati a lunga distanza più faticosi e appassionanti del secolo, ed ora
non sono in grado di affrontare il vialetto di casa in leggerissima salita
senza essere preso dal fiatone. Il
fatto è che nel fine settimana di fine aprile non mi ha perdonato neppure la
sprint di Vittorio Veneto! Sarà stato il caldo, sarà
stata la precognizione di tutto ciò che mi sarebbe arrivato addosso... A
Vittorio Veneto do la colpa al caldo, il primo improvviso caldo afoso di
stagione.
(partenza
Vittorio Veneto - la pancia non c'è più, ma non per merito di allenamento ben
fatti...)
Posso
solo addossare a me la responsabilità per aver mancato la strada giusta per
andare in partenza (ci arrivo già bollito e disidratato) e per
aver completamente mancato la lanterna 8 pur avendo scelto di correre il più
possibile lungo la strada: quando mi sono trovato all'imbocco della galleria
(in grigio chiaro) ho capito che non c'ero più con la testa e non posso nemmeno
dare la
colpa al fatto che le gallerie mi attirano sempre (Brescia docet...). Il loop
finale è una sofferenza di caldo ed afa che mi
lascia in testa tante tossine, come capiranno tuttti coloro che avranno la
ventura di ascoltare la confusa cronaca dello speaker, il quale non ha nemmeno
la decenza di cambiarsi tra la propria gara e l'inizio di quella di tutti i
concorrenti (poi sono proprio io che vado a fare le pulci ai sindaci che alle
premiazioni si presentano vestiti in modo improbabile...).
Domenica
mattina all'alba il meraviglioso Ercole Pin mi porta a Valsalega, uno dei tanti
ineffabili travestimento con i quali il Cansiglio Stanislao Moulinski si
presenta agli orientisti. L'impatto
con le pendenze che si vedono da bordo strada è pesante. Ancora di più lo è il
consiglio del tracciatore Roland Pin in partenza: "Stefano, prendi la
carta M40... ti diverti di più che con quella dell'Elite". Mi
fido di Roland, ma sarà sofferenza e dolore lo stesso. Non entro MAI veramente
in contatto con la carta di gara: in un bosco nel quale cervi e cinghiali la
fanno da padroni, le tratte dalla 4 alla 8 mi vedono appoggiato SEMPRE alla
strada forestale che corre parallelamente alla linea rossa da ovest ad est, con
un dislivello che sale oltre la soglia del sopportabile. Arrivato
al punto 8, decido di salire verso nord-ovest fino al tornante della strada
forestale (la stessa di prima!) e per ingraziarmi i favori del bosco raccolgo
un bottiglione di vetro lasciato lì da chissà quale viandante per portarlo
almeno fino alla strada... la fatica mi fa venire da piangere. Viaggio
tranquillo per 3 lanterne, ma poi l'effetto bottiglione svanisce e impiego 22
minuti per venire a capo della 12, completamente perso: quando penso di dover
salire, sto scendendo; quando perso di dover scendere, ho davanti a me la
montagna.
Riesco
ad arrivare al traguardo pochi minuti prima che arrivino i primi atleti veri,
minuti che trascorro praticamente boccheggiante e sdraiato a terra nella
(GIUSTA!) totale quasi indifferenza del resto del mondo.
Alla
postazione speaker si avvicenderanno con me Federico Venezian, Edoardo Tona e
soprattutto Elia Vettorel. Purtroppo, dopo 3 ore circa di commento con le gambe
anchilosate sotto il tavolo, faccio un movimento brusco e partono ad entrambe
le gambe quel genere di crampi che ti cambiano la vita! Notare
che, mentre mi contorco a terra, Elia continua a smanettare sul computer per
darmi gli aggiornamenti ed io tra uno spasmo e l'altro continuo ad impugnare il
microfono e riferire gli arrivi. Colgo
distintamente un commento che giunge dall'altra parte delle transenne, zona
pubblico: "Ma guarda quel poveretto! Deve continuare a commentare
nonostante il dolore!!!".
Brinzio 1° maggio
Incredibile
ma vero. Nonostante i crampi ed il viaggio eterno di ritorno, ho voglia di
salire a Brinzio (carta che NON amo) due giorni dopo per il Trofeo Lombardia. Non
amo la carta, ma adoro il tracciato realizzato da Roberto Pompele. Gareggio sul
percorso Nero e mi godo i passaggi degli Elite stranieri che dopo qualche
giorno saranno al via ai Campionati Europei. Nonostante
tutti mi passino come se io fossi (e lo sono) un paracarro, ogni tanto riesco a
raccapezzarmi meglio in zona punto finendo per ripartire prima di qualche
celebrato campione arrivato in zona a velocità da Frecciarossa. Tutto
questo fino alla 16: quando penso di aver ormai superato le difficoltà più
grosse, faccio un errore madornale che mi fa perdere parecchi minuti e
qualche posizione in classifica.
Campionati Europei 5 - 12 maggio
Avevo
preso da un anno e mezzo un impegno: essere al microfono dei Campionati
Europei in Canton Ticino. Come spalla "locale" (italian speaker) di
Per Forsberg: lavorare con lui è come fare un corso accelerato sul campo di
"master in orienteering speakerage", ma talvolta
il compito risulta parecchio impegnativo. Quando arrivo sabato in Ticino, ho il
tempo di andare a fare il model event di Comano e poi quello di Cademario,
prima di partecipare alla prima riunione
tecnica degli Europei...
Qui
scopro ciò che già sapevo: in pratica per tutta la settimana sarò il
taxista-tuttofare di Forsberg.
Domenica
6 fa caldo, molto caldo. Già al mattino presto per la qualificazione sprint si
boccheggia nella piazza che ospita l'arrivo, ai piedi della fortezza. Di fare
il giro-speaker non se ne parla... ma
è giusto così perchè il tempo è poco e c'è la postazione speaker da preparare. Ma
cosa preparo, se manca l'impianto audio??? Per qualche minuto Forsberg rivive
la situazione di Burano - qualificazione Mondiali 2014: anche lì mancava
l'impianto audio, anche lì c'ero io come spalla. Per fortuna non è necessario
cercare microfoni volanti e badanti rumene per l'allacciamento alla corrente:
il camion della Rivella viene recuperato a Lugano e possiamo cominciare la
cronaca in tempo.
Il
commento di una qualificazione sarebbe una passeggiata di salute, assistita dal
fatto che gli italiani vanno pure forte!, se non fosse che mi salta un dente
all'annuncio dell'arrivo di Scalet. Un dente davanti, esploso proprio!
Al
termine della gara cominciano i miei problemi con i cervelloni dell'IOF, già
ampiamente vissuti nel 2014 (le lezioni io non le imparo mai). Nello specifico
il mio problema si chiama Caroline Gjotterup, ignota (a me) concorrente danese
che PER ME è qualificata per la finale e che PER IL RESTO DEL MONDO non è
qualificata per la finale. Poiché
sono bastian contrario, mi impunto nello spiegare perché a norma di regolamento
ho ragione io. La risposta che ottengo è che le informazioni ufficiali le da
Forsberg: io sono lì soltanto per dire due parole ai "minus habentes"
che non riuscissero a capire l'inglese dello speaker. Se lo capisco, bene. Se
non lo capisco, quella è la porta (leggi: il valico di Brogeda che mi riporta a
casa).
(Forsberg, l'assistente tuttofare che ha già gli occhi neri, e l'IOF alle spalle che controlla cosa faccio e cosa
dico...)
Quello
stesso pomeriggio, a Mendrisio fa ancora più caldo: asfissiante. Con un dente
in meno e una ferita aperta in bocca, mi chiedo cosa altro possa andare male
mentre arranco sul difficile e bellissimo percorso MElite della finale sprint
Ciò
che può andare male è la gara di Elena Roos, mia carissima amica e beniamina del pubblico
ticinese, che "salta" nelle prime tratte del percorso passando
all'intermedio oltre la ventesima posizione e, di fatto, uscendo dal radar di
Forsberg. Dopo le varie caxxiate del mattino, i miei interventi al microfono sono ridotti alle sillabe, ed ho quindi la possibilità
di seguirne la gara e la rimonta che la portano prima in quindicesima posizone,
poi in settima. Il radar di Forsberg ha la caratteristica che di essere sempre
più stretto mano a mano che ci
si avvicina al traguardo. Io invece decido che qualche soddisfazione al
pubblico ticinese bisogna pur dargliela, e di fatto alzo il volume della mia
radio mentre Elena vola le ultime tratte che la portano in sesta posizione
finale: di fatto sul podio lungo delle premiazioni. Risultato?
Ennesimo ca$$iatone al sottoscritto. In sostanza "devo essere felice del
fatto che al settimo posto c'è Sarina Jenzer (altra svizzera) altrimenti
avrebbe potuto esserci un bel reclamo per via delle parole dello speaker in
italiano".
Mentre
il cielo sopra di noi diventa nero come il carbone, mentre i
reclami e controreclami veri si susseguono in campo maschile fino a far
rimandare ad altro giorno le premiazioni, la tempesta comincia ad infuriare
anche nel mio cervello: grandine o non grandine, strade allagate o non strade
allagate, decido di prendere davvero la strada di casa e dormire una notte nel
mio lettino. Ne approfitterò per sbollire e magari per farmi mettere una toppa
al dente spaccato di netto.
La
sera successiva sono di nuovo a Lugano, deciso almeno a vendere cara la pelle.
Martedì è prevista la qualificazione middle a Carona, con arrivo davanti alla
Madonna d'Ongero in mezzo al bosco.
L'arrivo
è un po' "sacrificato", ma in fondo è una gara di qualificazione ed
il pubblico che arriverà nel pomeriggio per la prima tappa della 5 giorni non è
quello delle gradi occasioni. Mentre la nazionale svedese perde tocchi da ogni
parte, subendo una debacle, io decido di perdere un altro tocco (caviglia)
andando a fare la gara del pomeriggio in Open
Il
bello (brutto?) della faccenda è che non mi sono nemmeno accorto di dove ho
preso la scavigliata, ma di sicuro c'è che torno a casa con una articolazione
grossa come un melone: il mitico Patrik Rossetti mi vede ogni giorno sempre più
infortunato e dolorante, e si chiede se non sia meglio un bel viaggio a
Lourdes...
Il
risultato è che il giorno dopo, a Monte San Giorgio, dove nel lontano 1999 ho
vinto la mia prima gara di orienteering e dove negli anni successivi ho vinto
per tre volte di fila al TMO, devo limitarmi a zoppicare tra la postazione
speaker e gli immediati dintorni. Con me zoppicano anche Tove Alexandersson,
che si infortuna mentre perde una chiara medaglia d'oro, e Marika Teini, che si
infortuna pure lei ma la medaglia d'oro insperata la vince dopo che la svizzera
Julia Gross viene squlificata per aver saltato un punto di controllo.
A
me però stanno facendo effetto le miracolose cure della farmacia di Vezia:
venerdì riesco addirittura a schierarmi al via del Campionato Svizzero sprint
che si disputa a Tesserete: gareggio in Open ed il percorso è decisamente
carino tra i vecchi borghi di Vaglio
Mi
sento persino in grado (camminando) di andare a provare una delle frazioni
della staffetta sprint relay che si disputa a Tesserete nel pomeriggio, e che
vedrà tra le protagoniste anche la nazionale italiana (il che mi consentirà di
prendere un po' di spazio al microfono). La vittotia finale della svizzera, con
Elena Roos in quarta frazione, mi regala persino una intervista finale in
italiano, in diretta per la televisione, con la protagonista.
Si
arriva al venerdì, ua giornata che per molti altri versi sarà molto molto
complicata. Il mio impegno orientistico si limita alla partecipazione alla
rapidissima "VIP race" che si disputa ancora a Vaglio quasi sullo
stesso terreno della gara sprint del giorno prima
Il
sabato si corre la staffetta "boschiva". Se la caviglia va meglio, le
forze sono al lumicino ed il cielo promette disastri. Però il bosco di
Tesserete è uno dei miei preferiti ogni epoca, e quindi riesco a fare il giro
di una delle frazioni maschili in poco più del doppio del tempo che
impiegheranno alcune staffette impegnate negli Europei
Visibilità
ampissima, fondo del terreno in perfette condizioni, passaggi ravvicinati nella
zona della Torre di Redde... è la mia ultima fatica nei boschi del Ticino: il
giorno dopo è prevista la long-ultra-long a Capriasca e non ho intenzione di
mettere il naso fuori dalla postazione speaker; alcuni anni fa ho deciso che
"io Capriasca la voto" (nel senso che ci ho messi una croce sopra) e
per evitare altri guai decido di rimanere ben adeso al piano originale.
Durante
la gara si scatena il sole, il diluvio, il di-tutto-di-più. Le premiazioni sono
interminabili ma la regia è impeccabile come l'abbiamo avuta per tutti i giorni
dei campionati Europei
(schema
premiazioni - mi sembra di ricordare qualcosa che avevo scritto sui Mondiali 2014...)
Ne
posso approfittare quindi per girare nel parterre e dimostrare ancora una volta
che non sono il campione del mondo dei selfie...
Quando domenica sera rientro a casa sono sfinito, distrutto nel fisico e nel morale; le cose cominciano ad andare a catafascio ma ancora non mi rendo conto di quanto sta diventando profondo il pozzo.
Campionati
italiani a Passo Lavazé: 19 e 20 maggio. Non pervenuti.
Dopo
tantissimi anni, devo rinunciare ai Campionati Italiani. Ci sarei ansato
ovviamente anche senza essere speaker: il GS Castello mi aveva annunciato il
fatto che sarebbe stato Mario Broll, lo speaker di alcune delle mie gare da
concorrente tanti anni fa, a condurre la cronaca live dal campo gara. Ho
rinunciato per le mie pessime condizioni fisiche, unite al fatto che il 19
maggio era il primo anniversario della scomparsa di papà.
Coppa
Italia e Relay of the Dolomites 25-26-27 maggio
In
un dei momenti peggiori di queste settimane arrivo a Mezzolombardo per il
"Trofeo Carlo e Franco" del venerdì sera. Le mie condizioni fisiche
mi consentono di fare solo una breve passeggiata lungo il percorso: l'anno scorso avevo fatto tutti i 4 giri da solo... C'è folla
di orientisti tedeschi, che ovviamente non riconosco il che rende un calvario
(per chi mi sta a sentire) la cronaca della gara con i continui
cambi tra le 4 frazioni della staffetta.
Il
giorno dopo, sabato, si sale a Costalovara-Wolfsgruben per una delle gare che
stavo aspettando da più di un anno. Ovviamente non sono in grado di fare quasi
nulla, e mi accontento di fare una passeggiata sul percorso Esordienti,
beandomi di passare in un bosco bellissimo e silenzioso.
Quando
il giorno successivo si prosegue il tour per andare alla Relay of the
Dolomites, la salita per arrivare alla zona di partenza (1,5 km + 150 metri di
dislivello) risulta troppo per le mie condizioni. Niente foto, niente mappe,
niente di niente per una giornata che anche come speakeraggio si dimostrerà
molto lunga e faticosa (probabilmente troppo per il mio stato).
Gare
lombarde - 2 e 3 giugno
Nonostante
i giorni che passano, lo stato generale non migliora. La cosa migliore da fare
sarebbe stare a letto e recuperare energie fisiche e mentali. Spinto dagli
amici, scivolo fuori dal letto per andare a gareggiare in una bi-sprint a
Loreto-Longuelo. Si tratta di una gara di Trofeo Lombardia tracciata in un
quartiere nel quale le siepi che delimitano le case formano una specie di
labirinto. I percorsi di Maurizio
Todeschini, già testato come coursesetter, risultano davvero avvincenti al punto che
riesco persino a non arrivare ultimo in classifica nella prima manche
nonostante il pessimo stato di forma. Devo ancora scoprire il segreto per poter
affrontare le seconde manches, però: la mia testa ci mette del suo, regalandomi
una partenza nella quale sbaglio di quasi 180° la direzione da prendere
(finendo dritto al punto 7); il caldo ancora una volta asfissiante mi da la
mazzata finale, facendomi barcollare persino per i pochimetri che separano il
ritrovo dal luogo in cui ho
parcheggiato l'auto. Bellissima gara, però: percorsi divertenti e complimenti
per il coraggio mostrato dagli amici dell'Agorosso nel portare una gara di
Trofeo Lombardia in un luogo fuori dal comune.
Domenica
ci sarebbe un'altra gara di Trofeo Lombardia, ma la Liguria mi appare lontana
come Shangri-la. Su una pagina facebook compare l'annuncio di una gara
promozionale a Moltrasio, sulle sponde del Lago di Como. E' organizzata dai
ragazzi del locale Liceo Sportivo che si sono appoggiati all'Orienteering Como
per realizzare una carta di gara, un percorso,
una gara promozionale: come si fa a non avere voglia di andare a sostenere con
la propria presenza una iniziativa come questa? La gara risulta essere una
specie di remake della bella promozionale dell'anno prima a Sueglio-Vestreno
organizzata dal Nirvana Verde: il paese sulla sponda del lago è praticamente
"in piedi" e le curve di livello si macinano a decine andando su e
giù per le scalette ed i gradini che costellano il paese.
Con
le mie condizioni fisiche sempre al limite, faccio alcune tratte del percorso
insieme ad un gruppetto di signore che evidentemente conoscono molto bene il
posto ma che si fanno su da sole quando è il momento di andare al punto 13:
"bisogna arrivare fino al molo!" dice la prima... "ma intendi il
molo o l'imbarcadero?" dice la seconda... la terza prende la testa del
gruppetto e si dirige verso... verso l'arrivo praticamente! Seguiranno
altri incroci con il trio di sciure: le sentirò a lungo smoccolare tra di loro
per essersi mandate in confusione da sole, e poi smoccolare nei miei confronti
perché "quello là aveva trovato la strada giusta e non ci ha detto
niente!".
Al
termine del percorso, il mio stato fisico mette fuori un conto salato, al quale
aggiunge come "mancia per il cameriere" un dolore al ginocchio che mi
seguirà per tante settimane.
Due
giorni di Coppa italia - 9 e 10 giugno
Arrivo
in condizioni più che pietose al termine del tour de force: nelle mie
intenzioni, avrebbe dovuto essere un periodo faticoso e ricco di impegni ma da
concludere con il sorriso sulle labbra. Fisicamente
sono uno straccio e mi reggo in piedi solo se non tira vento. A Merate, per la
gara sprint di sabato, avevo corso due anni fa in un campionato regionale
sprint sotto la pioggia ed il vento forte: una bella carta, un bel percorso, e
l'invito personale alla Polisportiva Besanese a proporre Merate per una gara
nazionale. La
Besanese prende atto, mette in atto e a due anni di distanza corriamo un'altra
bella gara che credo abbia soddisfatto soprattutto i concorrenti della Elite,
quella categoria alla quale avrei voluto prendere parte con l'unica velleità di
correre dal primo all'ultimo metro. Mi
devo accontentare di arrivare al ritrovo con ampio anticipo e prendere le due
carte del percorso Elite, da camminare dal primo all'ultimo metro perché i piedi
non mi consentono di fare altro. La
partenza è in discesa, nel parco dove tante volte da studente sono andato a
pranzare o fare merenda quando frequentavo l'Osservatorio, alla ricerca della agognata
laurea in fisica... parto con una lacrimuccia di commozione, che va a
confondersi presto con il sudore provocato dall'afa di questa fine primavera
brianzola.
Menzione
speciale della gara per il piccolo Mattia Vecsey che alla partenza anziché la
M12 prende la carta della M21, non si fa scoraggiare in alcun modo dal percorso
ed arriva al cambio carta di metà gara per il secondo giro. Purtroppo non sono
disponibili foto delle facce degli organizzatori al cambio carta!
Dopo
un trasferimento epocale attraverso la brianza lecchese, si approda in Valle
Imagna a Fuipiano. Si tratta del paesino che lo speaker aveva decantato durante
tutte le cronache primaverili "Fuipiano = Fui piano!" per i
dislivelli che i concorrenti avrebbero trovato in gara. Tutto
ciò che riesco a fare, prima di abbandonarmi alla cronaca della gara (senza mai
avere certezza del fatto che la mia voce stava raggiungendo o meno il luogo del
ritrovo dove stavano tutti gli atleti) è il percorso Esordienti-under12.
Riuscendo a perdermi anche su questo percorso...
Poi
arriva il momento di tornare a casa. Ho un fine settimana di riposo prima di
quello che avrebbe dovuto essere un altro degli appuntamento clou di questa
stagione: la
5 giorni d'Italia a Madonna di Campiglio.
Troverò le forze per scrivere anche di
questa?
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