5 giorni di Per e di me (senza per forza scomodare Baglioni...)
Per la mia seconda settimana di orienteering del 2018 non ho bisogno di attraversare il
confine di stato: mi basta arrivare a Madonna di Campiglio per la 5 giorni
d'Italia. Mi sono iscritto con ampio anticipo, un po' spaventato (e forse anche
"incentivato") dal numero chiuso posto dall'organizzazione a 1500 iscritti. Dopo aver valutato le mie forze, per una volta consapevolmente, ho optato per una iscrizione in una saggia categoria over-45; poi, improvvisamente, mi
arriva dalle terre scandinave la richiesta di affiancare Per Forsberg come
speaker in italiano. Ho pensato: "Vabbé... già che sono lì..."
La questione-speaker assume, mano a mano che ci si avvicina
alla gara, una connotazione che prende la piega di una sorta di dualismo tra le due persone che dovranno condividere il microfono. Io sono sempre felice di
poter commentare le gare, di poter dare una mano ad una organizzazione
nostrana: d'altra parte o faccio lo speaker o faccio il parcheggiatore di auto… lo dico con il massimo rispetto che provo per tutti coloro che sacrificano giornate di ferie e tempo per immolarsi in ruoli che non hanno una visibilità e non trovano un riconoscimento immediato, ma che rivestono tutti una notevole importanza per garantire la riuscita di una manifestazione sportiva. D’altra parte nessuna persona sana di mente mi affiderebbe un
ruolo tecnico, e diciamo pure che dopo tanti anni sono arrivato persino io a
convincermi che come speaker non sono malaccio.
Ovviamente sono rimasto fin dall'inizio molto perplesso per via del fatto che le
presenze italiane alla gara di Madonna di Campiglio rimanevano molto limitate nei numeri, con gli scandinavi a farla da
padrone: appare evidente che l'evento ha un appeal maggiore per i nordici,
nonostante i costi calmierati per i tesserati FISO, ed è altrettanto evidente
che uno speaker come Per Forsberg costituisce per tutti gli stranieri non sono una fonte di richiamo ma anche una
ulteriore garanzia del livello dell'organizzazione. Nel momento stesso in cui Forsberg viene annunciato come speaker, so che il mio
ruolo non potrà che essere quello di spalla-tuttofare: in effetti
nel corso di 5 intensissimi giorni farò da commentatore televisivo, da intrattenitore, da autista... darò la caccia alla carta igienica
per i toi-toi quando rimangono senza, procaccerò metri di nastro adesivo per
fissare al tavolo dello speaker le classifiche, cercherò di rubare al ristoro
le casse di acqua necessarie per alzare il livello dei monitor a disposizione dello speaker
al livello giusto, gestirò anche un incidente avvenuto in parcheggio tra due
auto di svedesi. La postazione speaker costituisce sempre un polo di attrazione inevitabile
per tutti coloro che devono segnalare qualcosa, o che vogliono lamentarsi per
qualche situazione strana (ma anche per fare complimenti ed apprezzamenti): quando succede qualche imprevisto, Forsberg prende nota, di solito dopo aver ascoltato
l’interlocutore in qualche lingua a me ignota, e poi si gira verso di me come a
dire “io sono lo speaker e da qui non mi
muovo, tu hai capito cosa sta succedendo e quindi tocca a te trovare qualcuno che risolva il
problema”. Di episodi di questo tipo se ne verificano sempre parecchi,
d’altra parte la postazione speaker alle nostre gare non è “blindata” come all'O-Ringen.
(... il guardiano del corridoio di arrivo alla quinta tappa...)
Credo
a questo punto di potermi permettere, visto che sono alla terza esperienza come
spalla del grande Forsberg (e avendo "testato" anche altri speaker
internazionali) un parere personale sul personaggio, sull'uomo e sul suo ruolo.
Per Forsberg è incredibile! Sarà che c’è una
certa compatibilità di ricordi perché, viaggiando entrambi verso i 55 anni,
abbiamo vissuto più o meno le stesse imprese sportive (talvolta lui le ha viste
da vicinissimo come tv-commentator o come spettatore dal vivo, mentre io posso
rammentare solo qualche immagine televisiva dello stesso evento). Ma assicuro
che passare una sera con Forsberg a sentir raccontare storie sportive che
risalgono fino agli anni '70 è qualcosa di impagabile. Tra l'altro sembra che
disponga di una sorta di "memoria totale", e con quella può
cominciare a snocciolare aneddoti conditi da risultati, prestazioni, tempi, piazzamenti...
l'unica volta che l'ho visto in difficoltà è stato quando ho citato Heini Hemmi
e le Olimpiadi del 1976 di Innsbruck (ma, bisogna capirlo, quella volta Hemmi e
Good misero nel sacco un certo Ingemar Stenmark... e quindi forse Forsberg ha intenzionalmente
rimosso l’evento dalla memoria). Quando mi è capita di dargli il "go"
su qualche ricordo del passato, vedo i suoi occhi fissare nel vuoto per un paio
di decimi di secondo... il tempo di recuperare il file dalla memoria totale..., e
poi quegli stessi occhi si spalancano e la voce che tutti gli orientisti
conoscono benissimo inizia il suo racconto, dal vivo e non su uno streaming scalcagnato!
E’ come il pifferaio di Hamelin: starei ad ascoltarlo per ore.
Cosa potrei mai insegnare io ad uno così? Forse solo di andare a
provare il percorso prima delle gare, che è quello che faccio da più di 10 anni a questa parte? Beh... non so da quando Forsberg si
cimenta anche in questa veste, ma a Madonna di Campiglio lo ha fatto: si è messo la tuta e le scarpette, ha preso su la sua cartina e la sua bussola ed è andare a testare il percorso H55 in modalità-gara. Avendo visto i suoi tempi ed i suoi percorsi, posso
assicurare che dal punto di vista tecnico ed atletico darebbe la paga a tanti
master nostrani!
Poi c'è il Per Forsberg al microfono. La sua professionalità
raggiunge livelli inimmaginabili, da autentico numero 1 del ranking: non può che essere così, visto che è il suo
lavoro. Sono convinto che una settimana a fianco
di Forsberg costituisca per qualunque aspirante speaker una sorta di dottorato
da mettere nel curriculum: l’attenzione nell'allestimento passo dopo passo della
postazione (ne ha fatto una scienza in fatto di ergonomia… cosa indispensabile
quando ci si prepara ad una cronaca che dura alcune ore), la preparazione della
gara fatta di ricerche certosine dei risultati precedenti, dei medaglieri degli
ultimi anni, degli orari di partenza dei favoriti e dei potenziali tempi di
passaggio ai punti radio ed al traguardo degli stessi favoriti. E poi la verifica
sulla carta di gara della posizione dei punti radio; oppure ancora
l'allestimento di quei “pre-punti radio” che costituiscono uno dei segreti di
Forsberg: punti che restano invisibili al pubblico che segue dal vivo o su
internet ma che gli danno la possibilità di anticipare e dare la giusta enfasi
a quello che potrebbe succedere... e che ovviamente poi succede veramente! Chiaramente
tutto questo è funzionale al commento di una gara a beneficio di un pubblico
pagante, che vuole trovare nel commento competenza e ufficialità.
In queste situazioni emergono tutte le differenze tra un
professionista, che rimane tale anche quando la gara è un po' più rilassata
(come nel caso della 5 giorni), ed il cazzaro rappresentato da me medesimo, visto
che io tenderei a mantenere il mio consueto registro anche al commento del campionato
del mondo. Nel mio mondo da speaker non sempre (anzi quasi mai) ci sono i punti
radio, anche se posso contare ormai sempre più spesso dell’ausilio di un computer (contrappasso: non
sempre posso avere gli aggiornamenti on line) e quindi il mio registro è tutto
dedicato a tenere chi mi ascolta “attaccato all’evento”, in attesa che si
verifichi qualcosa di imprevisto, di memorabile o semplicemente di strano; sono diventato lo “speaker
del popolo" che nelle prime ore di gara dedica un filo di voce ed un annuncio
un po' a tutti, senza dover pesare il rango, i quarti di nobiltà, le medaglie
vinte. Questo è il mio mondo. E lo sarà finché me ne sarà data la possibilità o
finché avrò le forze ed il tempo per girare in lungo ed in largo per
frequentare le gare di orienteering.
Da sportivo, auguro a tutti i veri sportivi ed appassionati di
poter passare almeno una serata in compagnia di Per Forsberg per apprezzarne le
competenze, lo humour, il senso della storia e dei ricordi: tutte cose che
vanno a costituire la trama su cui poi intesse le storie sportive che racconta
al pubblico. Allo stesso modo, da speaker auguro a chiunque abbia voglia di imparare
come si fa davvero questo mestiere, ma impararlo in modo professionale intendo,
di poter affiancare Forsberg durante una cronaca diretta.
(la premiazione per i miei 25 anni di orienteering)
***
Iscritto in M45 senza alcuna velleità di classifica, al mio
arrivo a Madonna di Campiglio con incarico di speaker ho pensato che avrei
potuto operare qualche variazione sul tema, soprattutto in considerazione del
fatto che ci sarebbero state due gare sprint (a mio parere ne sarebbe bastata
una: due gare sprint cittadine su cinque tappe sono una percentuale un po’
troppo sbilanciata…).
Martedì mattina il mio primo impegno è stato sul percorso di
Madonna di Campiglio, in veste di apripista sul percorso Elite maschile. Dopo
essermi recato alla partenza sotto gli occhi di metà degli stranieri partecipanti
alla gara, ho avuto la fortuna di rantolare tra una lanterna e l’altra proprio
nell’orario in cui tutti quanti erano probabilmente più impegnati a mangiare in
albergo che a passeggiare in zona gara
(… con Marco Bezzi, che il cielo ce lo conservi a lungo…
in fase di controllo di un paio di passaggi che avevo trovato chiusi lungo il
percorso…)
Per la seconda tappa si sale finalmente nel cuore della 5
giorni, al rifugio Boch ai piedi della Pietra Grande, ovvero sul Grosté. La
carta è praticamente quella della Luna e sfido chiunque a trovarne un'altra simile! Trovo il primo punto praticamente “per
grazia ricevuta”, seguendo i rilievi una buca dopo l’altra, ma per arrivare al
punto 4 devo appoggiarmi al posatore Maurizio Ongania, che mi indica letteralmelmente
la posizione della lanterna. In caso contrario sarei ancora lì a cercarla!
(la zona di arrivo vista dal penultimo punto: un piccolo spettacolare avvallamento che meritava la foto)
(il punto 9 visto dalla cima della discesa)
(il punto 9 visto dalla fine della discesa... fatta sul mio onorevole posteriore!)
Tappa 3. Ancora Grosté, ancora un posto benedetto dal Geometra dell'Universo. Questa volta si gareggia dalla
parte opposta, verso le malghe. Rispetto alla “Luna” del giorno prima, il terreno sembra un parco
cittadino ed i rilievi si leggono benissimo, ma la fatica del rientro al traguardo in salita è una sofferenza indicibile.
(la mia panza in posa per un fotografo d'eccezione: Denny Pagliari. D'altra parte anche il mio punto 9 è stato eccezionale, ed una foto la meritavo proprio)
(terzo punto del percorso, con panorama sulle malghe)
(quarto punto del percorso: non è proprio lo sfondo di cui posso godere ad ogni gara)
(decimo punto: qui Denny non era ancora passato... in questi punti il mio orienteering stava diventando "gueorgiouiano" - si può dire così?)
(con la lingua tra i denti - come Michael Jordan - al punto 17: la salita comincia a farsi sentire)
(il punto 12: uno scherzo dopo aver trovato tutti i precedenti... e quelli del giorno prima!)
(si vedono bene le curve di livello, vero???)
Tappa 4. Passo Campo Carlo Magno. Non è una delle mie carte
preferite, ma credo che cominci a farsi sentire soprattutto la fatica dei giorni (e delle settimane)
precedenti. Un sacco di marmotte in giro, tanto bosco “sporco” nelle prime lanterne e la soddisfazione di aver trovato Forsberg perso vicino al punto 2!
L’ultima tappa è ancora cittadina, tra Carisolo e Pinzolo. In
partenza sono completamente bollito dalla fatica: la prima tratta che mi porta
fino al boschetto di Carisolo posso affrontarla solo camminando
***
Già che sono arrivato fino a qui... tanto vale che aggiungo anche questa (non breve) conclusione per un argomento che mi sta molto a cuore.
Sono stato speaker alla "5 giorni d'Italia" di
Madonna di Campiglio, così come in passato lo sono stato all'edizione di
Agropoli-Paestum-ReggiadiCaserta dei Mediterranean Open Championship (e, se
vogliamo mettere la ciliegina sulla torta, posso dire di essere stato uno dei
quattro soli italiani a partecipare alla 5 giorni di Toscana disputata dopo i
Campionati Italiani di Loco di Rovegno, la 5 giorni con l’indimenticabile –
almeno per me - kermesse finale sulla carta della "Buca del gatto"). L'organizzazione
di queste gare ha un comune denominatore nella società PWT.
Mai come quest'anno mi è capitato di
sentirmi definire "dalla parte
dell'uno \ dalla parte dell'altro" sulla base delle mie adesioni a
ricoprire il ruolo di speaker a questa o quella gara. Ad esempio, la prossima gara per la quale mi sono dato disponibile è il Campionato Italiano che si disputerà in Puglia il secondo fine settimana di settembre. A chi mi chiede “alla fine da che
parte stai?” essendosi costuito uno scenario plausibile sulla base delle gare alle quali partecipo o faccio lo speker, rispondo questo: finché qualcuno me lo chiederà ed
apprezzerà il mio contributo, nei limiti delle mie possibilità di tempo, di
energie e di ferie disponibili, cercherò di fare il mio meglio come speaker e,
in generale, come sportivo. E questo vale per tutte le organizzazioni e per tutti gli orientisti.
Mi accorgo che il mondo dell'orienteering è sempre più un
piccolo specchio della nostra società civile, con tutti i comportamenti, le
espressioni, le lotte e le polarizzazioni del caso (si, Marco: hai
perfettamente ragione quando dici, come stai facendo adesso "te ne accorgi solo ora? E ti meravigli pure?").
Mai come quest'anno mi è capitato di assistere ad una polarizzazione così forte
tra i due schieramenti che (se succederà davvero?) si confronteranno nella
prossima edizione della Assemblea Elettiva Fiso.
Per quanto possa sembrare strano a qualcuno, sarei davvero felice se tutte le anime della FISO che si stanno dilaniando in lotte ormai fratricide
potranno trovare spazio adeguato all'interno di un Consiglio Federale che ha la
fortuna di gestire, in un territorio tra i più scenografici del pianeta (mari,
montagne, laghi, città d’arte…), uno sport che rimane tra i più attraenti sotto
qualunque punto di vista. Pago la
mia quota di iscrizione alle gare, e ricevo in cambio la possibilità di gareggiare fianco
a fianco con tanti appassionati in un contesto nel quale difficilmente mi troverei in circostanze meno agonistiche: a me valutare se la spesa che ho affrontato è stata "value for money". Durante l'ultimo viaggio per andare a gareggiare alla Wolf-O si ricordavano le gare di Volterra,
meravigliosa sotto la pioggia. O quella di Vieste sotto il sole con il passaggio nella città alta e l'arrivo sul lungomare. Oppure il borgo di Castagneto Carducci nel quale
ci ha accolto un vento freddo da regata. I borghi dell'entroterra pugliese con i loro labirinti. Paestum! Ci sono orientisti che hanno
nel loro profilo facebook la foto di una lanterna a pochi metri da uno dei
templi! Una gara "once in a life" che, campassi 102 anni (perché devo
pur sempre vincere 2 volte l’O-Ringen in H100...), potrò citare in qualunque
consesso orientistico per dire "io
c'ero e voi no (suka!)". La stessa cosa vale ad esempio per le due
tappe della 5 giorni 2018 disputate al Grosté, la seconda e la terza. L’orientista
che è in me (uno dei molti orientisti, vista la stazza che mi porto in giro… ) si chiede se mai la
carta del Grosté potrà essere riutilizzata in una qualche manifestazione nazionale
o internazionale: troppo irraggiungibile senza l'ausilio dell'ovovia (che
costituisce un costo a parte da aggiungere a qualunque entry fee), forse anche
il Grosté ha rappresentato per me una "once in a life", ma è valsa la
pena andare a gareggiare su quel terreno.
Quindi io partecipo alle gare organizzate da "questa" e da "quella" parte, e se qualcuno me lo chiede faccio pure lo speaker . Ascolto gli organizzatori di "questa" e di "quella" parte e costruisco i miei pareri personali. Tra questi, c'è il fatto che l’idea di una 5 giorni congegnata per portare gli orientisti
in luoghi sempre più scenografici a me piace: riconosco il fatto che ci sia un
chiaro fattore economico che muove l’evento, e spero che un evento di queste
dimensioni (anche proprio dal punto di vista del bilancio) possa continuare a
costituire un valore aggiunto per la FISO. Dopodiché sono il primo a dire che mi
dispiace (l'ho fatto presente anche durante la cerimonia di inaugurazione) che
sia molto lontana l’immagine di una FISO coesa, a partire dal
Consiglio Federale di cui sono note le vicissitudini. “Gens una sumus”, che sarebbe pur sempre il motto di un’altra
federazione, non sembra più essere tanto di moda dalle parti di chi si cimenta
con cartine e bussole. Ad esempio durante la cerimonia di inaugurazione sono stati citati e
ringraziati per la loro presenza gli ex consiglieri federali presenti di
"questa" parte e non di "quella" parte, sebbene io li
conosca tutti quanti come persone meravigliose che dedicano tempo, fatiche,
preoccupazioni al nostro sport: sia quelli che stanno da una parte che quelli
che stanno dall'altra.
Sono tutti atleti, dirigenti, tecnici pronti a darsi da fare nel fango o sotto la pioggia per posare
una lanterna, per combattere con la burocrazia fino a pochi secondi prima della
partenza di una gara nazionale, per trovare una soluzione alle mille incombenze di una
organizzazione sacrificando le ore di sonno tra una giornata lavorativa e
l'altra oppure la cura e l'attenzione verso la propria famiglia. Quando guardo e
parlo con gli orientisti, di “questa” e di quella” parte, vedo
tantissime qualità positive che superano di gran lunga gli aspetti negativi con i
quali ormai ci si accusa vicendevolmente di peccati imperdonabili. Quindi, lasciando da parte il microfono ed il ruolo di speaker e tornando a vestire i panni del semplice orientista quale
sono, vorrei chiedere perché non è possibile andare d'accordo e trovare una sintesi tra le diverse posizioni ed i punti di vista? Per favore spiegatevi, parlatevi, non lanciate agli orientisti messaggi del tipo "un giorno saprete la verità..." "se soltanto sapeste cosa sta succedendo realmente...". Perché sta succedendo tutto questo?
Talvolta trovare una lanterna in un sottobosco fitto, con qualunque punto di attacco lontano mille miglia dal centro del cerchietto color magenta, sembra essere diventato un gioco da bambini rispetto alla soluzione a questa domanda.
Ma si tratta di un gioco pericoloso, a causa del quale stiamo tutti rischiando di perdere qualcosa che ci sta molto a cuore: il nostro sport preferito.
1 Comments:
ciao, dovresti pubblicare l'ultimo pezzo di questo tuo post in un nuovo post, perché qui in fondo mi sa che ci sono arrivato solo io, ed è un peccato.
oppure te lo pubblico io
:-)
D
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