La leggenda di papà Grassi
Questa mattina su whattsapp si è diffusa la notizia della scomparsa di Maurizio Grassi. Forse è un nome che non dice molto agli juniores di fuori Lombardia, o ai neofiti approdato all'orienteering in questi ultimi anni, ma si tratta di una delle persone più competenti e squisite che ho mai incontrato in 26 anni di cartine e bussole, ai cui sforzi dobbiamo la possibilità di poter praticare il nostro sport preferito ancora oggi.
Se chiudo gli occhi, mi sembra di vederlo o di sentire le
sue parole: la sua presenza e la sua voce mi hanno accopagnato fin da quando ho
cominciato a praticare l'orienteering. Una persona sempre gentile anche
con chi, come me, nei primi anni si faceva vedere davvero di rado; un viso sempre
solare e sorridente, sempre paziente, con una voce calma e pacata e soprattutto sempre positiva
quando si trattava di dare un piccolo incitamento prima di andare in partenza,
o persino nel bosco quando ci si incontrava lungo una tratta o in prossimità di una lanterna. Un Signore dei boschi.
Ricordo la sensazione all'arrivo nel prato alla "5
giorni del Portogallo" ad Aveiro. In mezzo ad un nugolo di stranieri
arrivati fino a lì da ogni dove, la prima persona che ho incontrato, seduta
all'ombra della veranda dell'onnipresente camper di famiglia, è stato proprio papà Grassi. Il solo vederlo, lì a 2000 km da casa come poi ad altre gare
internazionali, mi dava immediatamente l'impressione di essere a casa; anche se
quella volta, per sua stessa ammissione, le sue prime parole furono "di tutti i posti dove
pensavo di incontrarti, questo è sicuramente l'ultimo". Ma erano bastate
queste parole per farmi sentire protetto: dovunque io mi fossi perso nei boschi
del Portogallo, papà Grassi sarebbe comparso da dietro un albero per indicarmi la
strada per la prossima lanterna.
Non ci metto molto a trovare il pezzo del blog dove avevo
citato un particolare episodio:
"... affronto il mio percorso W16 “à la papà Grassi”.
Breve inciso: tutti gli orientisti lombardi che sono passati dalla categoria HC
hanno una leggenda da raccontare su papà Grassi. La mia
risale a metà anni ’90 in zona Sesto Calende: io, giovane ed inesperto, a correre a destra e a manca senza
testa; papà Grassi a camminare da un punto all’altro sullo stesso
percorso, arrivando sui punti ogni volta prima di me, o insieme a me, ma mai dopo. Questa leggenda l’ho sentita
raccontare anche da PLab, da Alessio, da altri. Bene: la mia W16 è stata una gara “à la papà Grassi”, con le
ragazzine scandinave che correvano attorno a me ed il sottoscritto, sulle rocce di Mala Lazna con le scarpe da passeggio, a fare
spesso da punto di riferimento".
Avevo collocato questo episodio "in zona Sesto
Calende", ma sono sicuro che la stessa cosa si è verificata anche a Meda (1993), o in qualche gara sulle carte della
Brughiera Nord o Sud. Posso cambiare la località, ma non cambieranno mai le ultime tre parole del brano che ho citato: "Punto di
riferimento". Papà Grassi (non sono mai riuscito a chiamarlo per nome,
Maurizio, in nessuna occasione) è davvero un punto di riferimento per me e,
penso, per tanti altri orientisti che hanno cominciato negli anni '90. Non scrivo "è stato" un
punto di riferimento, perché continuerà ad esserlo: lo cercherò con gli occhi ai ritrovi delle gare regionali e nazionali,
sono sicuro che il mio cuore mi farà vedere la sua immagine sorridente, ed io
continuerò a sentirmi protetto come quella volta in Portogallo.
Grazie papà Grassi per tutto quello che hai fatto per gli
orientisti. Ai nostri comportamenti ed ai nostri sforzi sportivi affidiamo il
compito di non disperdere tutto ciò che ci hai insegnato.
2 Comments:
Mi unisco a Stegal per ringraziare Maurizio, prezioso 'punto d'attacco' nel bosco e in Consiglio regionale. Nonno Mariano
Ciao Maurizio...
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