Stegal67 Blog

Saturday, October 13, 2018

Dalla terra al cielo, passando per Civertaghe


Il lasso di tempo tra i Campionati Italiani individuali in Puglia e quelle a staffetta sprint di Mezzano si era prospettato privo di appuntamenti nel bosco. Guardando il calendario, non avevo visto nulla di così eclatante da farmi rinunciare alla monotona routine del fine settimana senza gare, con spesa + visita alla mamma + passaggio dal centro commerciale + sbadigli post-prandiali: sarebbe stata una lunga serie di ponti grigi tra le due settimane lavorative, con il classico rimpianto del lunedì mattina di non aver approfittato abbastanza della pausa del week-end per ripulire un po' la testa dalle tossine.

La telefonata che mi fa preparare lo zaino per andare ad una gara che non avevo messo in calendario giunge all'improvviso: "Perché non vieni a Sighignola?". Già. Perché? Nello specifico, Sighignola significa Campionato lombardo a media distanza, in quella zona della alta Val d'Intelvi che non ho mai amato molto sia per la distanza da casa (*) sia per le pendenze stratosferiche di cui sono ricche le carte della zona. Per motivi di concomitanza con un'altra manifestazione sportiva, la gara si svolge di domenica pomeriggio, il che mi evita una levataccia che non ho proprio voglia di fare; inoltre, disponendo ancora del bollino autostradale svizzero acquistato per i Campionati Europei in Ticino, ho l'opportunità di salire in quota partendo dal Lago di Lugano lungo la ripidissima e strettissima Val Mara, evitando di ingorgarmi lungo la statale del Lago di Como con tutti gli altri milanesi imbruttiti in gita domenicale. Così sabato mattina recupero al volo una iscrizione in straritardo (grazie Beppe ed Alessio!), pagando la relativa sovratassa, e mi presento a Sighignola.

(*): lo so. E' una mia tara mentale, una delle tante. Sono disposto a fare centinaia di chilometri per fare una gara, con ore di autostrade e statali, ma quando la gara è "regionale" mi aspetto sempre di poterla trovare ad un massimo di poche decine di minuti di auto da casa. Ripeto: è solo un mio problema mentale. Questo inciso serve solo per rispondere a chi mi ha già accusato più volte di rinunciare talvolta alle gare regionali (soprattutto quando si disputano in Piemonte (**) o in Liguria o sull'Appennino piacentino), quando poi sono il primo ad andare a gareggiare in Trentino...

(**) Non è del tutto vero… aspettare per vedere!

La condizione fisico-mentale alla partenza di Sighignola è riassunta nella nuova tabella di facile consultazione qui allegata:

PESO
DIMINUITO MA NON ABBASTANZA
STATO DI ALLENAMENTO
HO CORSO PER NON PERDERE IL TRAM
SALUTE
STANCHEZZA
 
ANSIA
RUOLO
CONCORRENTE IMPIEGATO PANZOTTELLO
CATEGORIA
M45
STATO D’ANIMA PRE GARA
MA DAI PROVIAMO E VEDIAMO COME VA
SONO PASSATO
DA TUTTE LE LANTERNE
 
DALL’AMBULANZA

Dal punto di vista meteorologico la giornata è molto bella: nonostante l'altitudine e l'autunno appena iniziato si può correre in maglietta. L'iscrizione tardiva mi posiziona in fondo alla griglia di partenza, dietro di me partono solo le ultime ragazze della categoria under-18, e quando prendo il via capisco subito che la gara sarà soprattutto una questione di come andrà la sfida tra me e le curve di livello tipiche delle carte di stampo ticinese (anche se in questo specifico caso siamo ancora un paio di chilometri entro i confini nazionali); la cattiva notizia la conosco già: di solito in questo genere di sfide sono le curve di livello ad uscire nettamente vincitrici

L'inizio non è difficile. La carta ci viene data nel tratto di sentiero a sud dell'area privata color verde oliva, ma mi accorgo subito che la risposta del fisico è un po' balbettante: il triangolo rosso di partenza sembra non arrivare mai, così come il tornante del sentierone (che ora non si vede più in carta) dal quale entro nel bosco. Dopo essere venuto a capo senza problemi delle prime due lanterne, a coefficiente di difficoltà basso, affronto senza una idea chiara la terza lanterna e finisco sulla carbonaia più a sud, proprio di fianco al numero "3": qui c'è una lanterna di un altro percorso, ma anche un paio di concorrenti che purtroppo hanno avuto in sorte una carta con la categoria sbagliata e che stanno cercando di raccapezzarsi. Mi raccapezzo anche io, che la carta ce l'ho giusta, e dopo aver finalmente trovato il mio terzo punto mi accingo ad affrontare la serie di lanterne "andata e ritorno”.

Tra la 3 e la 4 c'è una orribile zona piena di alberi abbattuti, che supero a prezzo di notevole perdita di tempo e fatica (ma accetto tutto, pur di non fare dislivello!). Il punto 4 sta 60 metri più in basso rispetto al 3, il punto 5 ancora più in basso. Mi capita di incrociare i miei passi con quelli di concorrenti di altre categorie che stanno ritornando indietro e, dai loro volti, capisco che anche le mie lanterne di ritorno "a risalire" saranno decisamente faticose. Anche perché il terreno è morbido e in molti tratti, seppur cercando di correre in costa, devo tenere il peso a monte, mettere i piedi un po’ di traverso e fare forza sulle gambe come se stessi correndo in una perpetua salita, onde evitare di franare ulteriormente verso valle.

La prima scalata al punto 6 va via abbastanza in scioltezza, ma dopo il tuffo verso la 7 occorre affrontare i primi 70 metri di risalita, al termine dei quali comincio ad avere le allucinazioni come Fantozzi in cima alla salitella di Viale De Amicis (cit.). Rimpiango di non aver portato almeno un carbogel, perché a causa dell'orario "primo pomeriggio" della gara non sono riuscito a mettere insieme un pranzo, e la colazione estremamente risicata del mattino è diventato un lontano ricordo perduto nelle nebbie della digestione già avvenuta.

Dalla 9 alla 10 comincia il mio piccolo calvario: affrontati lungo la linea di massima pendenza sotto la linea magenta, gli ultimi metri di salita sono penosi, e la lanterna che si vede da lontano al termine del fossato sembra rimanere eternamente alla stessa irraggiungibile distanza. Poi è un continuo salire: fino al sentiero, usato per circumnavigare il vallone, e dalla pista di sci in lenta risalita arrivo al punto 11 (almeno sono preciso ed arrivo dritto alla lanterna). Da lì ci sarebbero altri 35\40 metri di risalita verso il punto 12, ma quando arrivo nelle vicinanze della carbonaia, semplicemente non ne ho più: non si tratta di uno di quei momenti nei quali mi posso limitare a camminare per riprendere fiato, o fermarmi del tutto per recuperare energie. Io mi sento proprio svenire! In un ultimo attimo di lucidità, mi viene in mente in fatto che potrei essere l'ultimo nel bosco e che quindi sarebbe meglio crollare una volta raggiunto il punto: da lì passerà di sicuro qualcuno a ritirare le lanterne!

Trovo la carbonaia più per culo che per anima e, prima ancora di aver punzonato, mi accascio sul terreno e resto lì un paio di minuti. In effetti qualcuno passa, ma è un cercatore di funghi (che si spaventa pure!). Di affrontare la strada per la linea di massima pendenza 12-15 (con conseguente ritiro) non se ne parla nemmeno; l'unica soluzione quindi è raggiungere il punto 13 stando in costa, poi la 14 cercando di fare il minimo dislivello possibile ed infine, arrivato sul rettilineo di arrivo in totale pendenza, camminare rantolando fino alla linea del traguardo e tornare ad accasciarmi per un paio di minuti sotto gli occhi esterrefatti di tutti quanti gli altri, che hanno finito la gara senza eccessivi problemi. Credo che sia stata una delle pochissime gare al termine delle quali mi sono avventato immediatamente sul ristoro e sul cibo, nel tentativo di recuperare un po' di energia. Comunque quello disegnato da Erika Ceresa è stato un campionato regionale middle davvero durissimo: Sbrambi, che una medaglia d'oro individuale quest'anno se la è messa al collo, termina in 50 minuti ed io, nonostante nefandezze tecniche, crolli atletici e svenimento ci metto poco meno di un'ora e mezzo...

***

Ce ne sarebbe abbastanza per prendersi effettivamente qualche fine settimana di riposo e rimettere in sesto testa e fisico, ma il dovere torna a chiamare la settimana successiva: era da qualche anno che non andavo più a gareggiare alla Due giorni del Primiero e, nonostante la concomitanza con la gara regionale al quartiere "Barona" di Milano (500 metri in linea d'aria da casa mia), non posso rinunciare all'invito a presentarmi al via laddove ancora si celebrano le mie gesta in qualità di speaker dei JWOC 2009 (la mia foto mentre impedisco che il tendone speaker voli via nella tempesta di Passo Rolle è ancora celebre in Norvegia…)
(… e qui siamo proprio sul prato del Lago Welsperg!)
… il giorno in cui abbiamo imparato a conoscere una certa ragazza svedese con il cognome lungo lungo, chiedendoci "ma diventerà davvero forte o sarà solo un fuoco di paglia?"...
… e infine apprezzando i gesti atletici e la leggiadria del campione del mondo Gustav Bergman!

(… d'altra parte è iniziata da qui la sua fuga per la vittoria…)

Il menu prevede un arrivo a Transacqua nel primo pomeriggio di venerdì, dopo il classico passaggio dalla piazza centrale di San Pietro in Gu che, come sempre, è inondata di sole sotto un cielo blu che più blu non si può

Giunti a destinazione, si va subito a testare le gambe in un allenamento atletico che mi porta da Rifugio Caltena lungo i sentieri forestali fino al Lago di Val Noana, con dislivello a profusione. Sabato mattina, mettiamo insieme un ulteriore "richiamo atletico": si lascia la macchina poco sopra Siror per raggiungere lungo strade forestali e sentieri dapprima Malga Civertaghe (che sta diventando un gioiellino di ospitalità, provare per credere!), poi Malga Col, Malga Fontanelle e infine San Martino di Castrozza lungo un sentiero che prevede anche tratti di dislivello "da sbucciarsi il naso" (contro la pendenza). Da San Martino, si scende a riprendere l'auto lungo il sentiero che passa dall'Ecotermica,  sul cui piazzale durante la 5 giorni di contorno ai JWOC avevo messo insieme una delle migliori prestazioni da speaker della mia carriera, in una giornata nella quale avevo dapprima gareggiato in solitaria sotto la neve, poi avevo visto un sole caldo da invogliare a mettersi il costume (Helena Jansson lo ha fatto), e che si era conclusa in serata in preoccupata attesa di Attilio, il quale aveva affrontato la stessa gara a fondo griglia quando il cielo era tornato a farsi nero e le nubi avevano ricominciato a buttare giù grandine a profusione.

Venerdì sera passo dalla sede dell'US Primiero a vedere se c'è qualcuno... mi presento all'improvviso in casa altrui senza nemmeno aver avvisato prima. Nella ampia sala che ha fatto da segreteria per tante manifestazioni internazionali, e che ormai ho imparato a conoscere anche io, trovo un numero spropositato di campioni\campionesse ed ex campioni\campionesse italiani che, in una atmosfera serena e tranquilla, stanno finendo i preparativi per il giorno dopo: qualcuno controlla le cartine, qualcuno parla già delle prossime gare, altri guardano i mondiali di pallavolo sul laptop. Il tutto è gestito con competenza e parole appena sussurrate: quando vado a dormire, mi sfiora il pensiero di essere stato in visita in uno dei luoghi davvero sacri dell'orienteering italiano.

I chilometri messi assieme in poche ore sono davvero tanti e fanno temere per la tenuta delle gambe durante la gara promozionale del sabato, prima tappa della due giorni del Primiero, tracciata da Erik Nicolao e che promette di avere uno sviluppo ancora più lungo del campionato regionale middle del giorno successivo. Ma per qualche motivo mi sento assai fiducioso: se lunghezza e dislivello sono comunque inferiori a quelli di Sighignola, la carta del Lago Welsperg mi consentirà di sciorinare tutta la mia abilità tecnica (...) ed il cielo che fa da cornice alle Pale di San Martino ed alle Dolomiti tutte attorno a noi non è blu cobalto come il giorno prima, ma è sempre meraviglioso.
La condizione con la quale affronto il percorso è questa:

PESO
DIMINUITO MA NON ABBASTANZA
STATO DI ALLENAMENTO
MENO PEGGIO DEL PREVISTO
SALUTE
A POSTO
RUOLO
CONCORRENTE IMPIEGATO PANZOTTELLO
CATEGORIA
Percorso NERO
STATO D’ANIMA PRE GARA
MA DAI PROVIAMO E VEDIAMO COME VA
SONO PASSATO
DA TUTTE LE LANTERNE

Alla partenza mi suggerisco da solo di andare cauto, perché comunque si tratta di una carta nella quale posso fare grossi errori ad ogni punto. Tuttavia accade al triangolo di partenza mi trovo faccia a faccia con Roberto Pradel che mi sta riprendendo, il che mi induce a buttarmi fin da subito nel fitto del bosco (con una azione, per una volta, decisamente irruente) al solo scopo di sparire subito dalla sua visuale ed evitare quegli imbarazzanti momenti durante i quali mi fermo ad esaminare tutta la cartina in cerca del primo punto, indeciso sul da farsi come un M12 di città che è stato strappato dalla playstation per essere catapultato in un bosco sconosciuto.


(… notare lo sguardo terrorizzato…)
Infatti finisco subito lungo, una cinquantina abbondante di metri più a sud, su un altro cocuzzolo con lanterna. Curiosamente, era il punto di Roberta, che invece dalla partenza finirà sul mio punto... "Se il buongiorno si vede dal mattino...", mi sfiora il pensiero che potrei completare il percorso al tramonto. Invece i punti 2 e 3 vengono via bene. Il 4 è facile, e la ritrovata serenità mi consente di esibirmi in un attraversamento della strada decisamente aggressivo sotto gli occhi dei controllori del traffico Alessio Tenani e Francesca Taufer (e forse Elisa Lucian? Ma ero troppo concentrato per accorgermene...). Le successive lanterne non sembrano poi così difficili, ma forse è solo il fatto che devo comunque procedere con una certa cautela per evitare strambate, ed anche per evitare che le risalite dalla 6 alla 7, e poi quella tostissima dalla 8 alla 9, consumino non solo le energie fisiche ma anche quelle mentali.
Una volta arrivati al gran premio della montagna del punto 9, affronto il tuffo verso un'altra zona tecnica che presenta il loop 13-17. Prima del quale mi esibisco io stesso in qualche tuffo sul terreno, perché la vegetazione a tratti mi avvolge le caviglie e finisco un paio di volte lungo e disteso: solo la mia prontezza di spirito in una occasione mi aiuta ad afferrare gli occhiali che stanno cadendo ancora più lontano di me (e chissà se li avrei mai ritrovati)!

Il loop 13-17 è ovviamente divertentissimo, ed è con una certa dose di rammarico che esco da quella zona, indenne e senza pagare troppo in termini di ICI (Incapacità Chiaramente Innata) ed IMU (Immobilismo Motorio Umiliante). Il traguardo giunge, per una volta, troppo presto!

Al mattino della domenica, mi accorgo che se mai ci sono state preoccupazioni per lo stato con il quale le mie gambe avrebbero affrontato la seconda tappa, queste devono essersi perse il giorno prima nella "Norvegia del Welsperg".

PESO
DIMINUITO MA NON ABBASTANZA
STATO DI ALLENAMENTO
MENO PEGGIO DEL PREVISTO
SALUTE
A POSTO
RUOLO
CONCORRENTE IMPIEGATO PANZOTTELLO
CATEGORIA
M45
STATO D’ANIMA PRE GARA
OGGI BATTO ANCHE MARCO
SONO PASSATO
DA TUTTE LE LANTERNE

In più, le previsioni del tempo che danno la possibilità di pioggia sono clamorosamente smentite da questa foto:

(… eppure Roberto Barbiero, il "Bernacca" del TG regionale del Trentino, ha studiato fisica con me!)

Chiaramente abbiamo compreso tutti che la distanza tra il ritrovo e la partenza ci butterà sul costone ripido ad est della carta, ma per qualche motivo oggi non mi fa paura nemmeno quello. Arrivo a dire che l'unico momento di difficoltà è poco dopo la partenza, quando occorre trovare il punto più agevole per salire la rampa che dal sentiero forestale porta nel bosco. La costa non sembra così terribile (eppure è più ripida di quella che ho affrontato a Sighignola) così come non lo è l'unica salita del percorso, dalla 1 alla 2: non riesco neanche a capire dove era il dislivello indicato per il mio tracciato, da tanto che era distribuito!
E' vero che alcune parti di bosco le ho affrontate il giorno prima, ma è anche vero che mi sento bene e che penso di poter affrontare a viso aperto tutte le insidie tecniche; qualche volta sbaglio, mai di più di qualche manciata di secondi, e ricordo distintamente il mio pensiero una volta raggiunto il punto 11: "Ma come? E' già il momento di andare verso il traguardo???". In effetti chiudo la mia fatica in poco meno di 50 minuti, ma che 50 minuti sono stati!





Dopo la gara, la voglia di non tornare mai più a casa è fortissima. Solo un pensiero mi è di conforto: tra tre settimane (ormai ne resta solo una, nel giorno in cui scrivo questo pezzo del blog) sarà il momento di tornare in questa zona per il campionato Sprint Relay e la Coppa Italia. Spero con tutto il mio cuore che saranno giornate come quelle trascorse al Welsperg: indimenticabili!





































































































































1 Comments:

At 2:39 PM, Anonymous Anonymous said...

😇

 

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