Una estate tutta Gronlait
Come resistere al richiamo della O-Marathon, la gara promozionale più "mittica!!!" del calendario orientistico? Beh… Sarebbe sufficiente dare ascolto alle gambe che, durante la 5 giorni di Campiglio, si sono mosse a velocità-bradipo; o al cervello che ha mostrato di essere in totale cortocircuito durante la medesima 5 giorni. Anche i polmoni, svuotati da una bronchite cronica con complicazioni di altro tipo, potrebbero facilmente mettere il veto su una mia eventuale partecipazione alla gara. La quale è posizionata in calendario a due settimana di distanza dalla 5 giorni, e quindi troppo presto per sperare in un rigurgito di energie in quantità sufficiente da poterle spalmare sui non meno di 20 chilometri con non meno di parecchie centinaia di metri di dislivello che mi aspettano anche nella categoria di contorno.
Quindi è deciso: quest'anno la O-Marathon si salta! Non ci si va! Punto. E' ufficiale. Lo dico anche agli amici. Mentre lo dico, anzi ogni volta che lo ripeto, scorrono davanti a me le immagini degli amici che si troveranno nel parcheggio dell'Hotel Vezzena: si troveranno da una parte i pratoni delle malghe che portano verso il bosco, dall'altra la strada che sale dolcemente verso Forte Kerle, dietro di loro i boschi di Spiazzo Alto o quelli che partono dalla Scala dell'Imperatore.
Ma se ho deciso che non ce la posso fare, non ce la posso proprio fare! Il volantino parla addirittura di "Traversata del Monte Durer"! Non riesco neppure a salire un piano di scale a piedi... cosa voglio attraversare? Il fatto è che gli amici arrivati al parcheggio dell'Hotel Vezzena si sarebbero trovati davanti anche Dario Pedrotti (uno spettacolo quando corre, anche se non paragonabile alle bellezze di Passo Vezzena). Il quale alcuni anni fa aveva scritto: È ad una ora imprecisata fra le 7.30 e le 8.30 che ha inizio la o-marathon 2012, e il momento esatto è quello in cui al ritrovo di forte Cherle scende dall'auto Stegal. Può essere che il cappellaccio sgualcito, gli speroni, il sigaro smozzicato e il giubbotto in velluto con le frange me li sia immaginati io, ma lo sguardo alla Clint Eastwood, quello no. Lo sguardo che dice "tranquilli ragazzi, ci sono, si può cominciare anche questa volta”
Mmmmm…
E se invece ce la facessi? Ci provo, non ci provo, ce la posso fare, no non ce
la posso fare... mi iscrivo! Mi iscrivo e poi vediamo che succede. Insomma.
Parafrasando Andrea Castelli al cospetto delle stanghe del treno di Mattarello:
"Prima mi iscrivo... e poi con la
O-Marathon in qualche modo ci veniamo incontro!".
Alcuni
anni fa nel parcheggio dell'Hotel Vezzena di era svolta una strana cerimonia:
Matteo Sandri e Roberto Pezzé mi avevano consegnato il mio primo pettorale
over-45 della carriera. Gli anni passano... quest'anno per la prima volta mi
sono iscritto alla O-Marathon (mai fatto prima, mai fatto dopo... finora) in
over-50: troppo dura la over-35 per il mio stato di forma, ed in over-50 avrei
potuto fare la gara insieme ad Attilio. Credo che mai scelta fu più azzeccata!
Lo dico giudicando dalla faccia di Fabio Hueller (lui si ancora over-35) che è
100 volte più forte di me e che negli ultimi km del percorso era davvero
sfinito sia dal punto di vista fisico che da quello orientistico. Io di sicuro
non avrei mai potuto farcela. Forse.
Iscrivendomi
in over-50, tra l'altro, lancio una provocazione agli organizzatori del
Gronlait: dopo aver partecipato a N edizioni in Elite e ad una edizione in
over-35, sono il primo ed unico concorrente ad aver preso parte alla O-Marathon
degli Altipiani in tre differenti categorie! Annuncio anzi con fervore che, per
battermi, i ragazzini che in questi ultimi anni si sono iscritti in under-20
dovranno aspettare più di 30 anni per arrivare alla over-50 e fare meglio di
me! Quindi per 30 anni il mio primato
dovrebbe essere salvo. L'organizzazione del Gronlait, bonta sua, non chiama
l'ambulanza con la camicia di forza ma si limita ad una risposta via email:
"Hai ragione, abbiamo controllato,
sei il primo che riesce in questa impresa". Impresa... è sufficiente
invecchiare!
Forte del mio primato riconosciuto, arrivo al parcheggio dell'Hotel Vezzena intenzionato innanzitutto ad arrivare al traguardo in condizioni appena decenti. Attorno a me, in una splendida giornata di sole, ci sono tutte le bellezze naturali che conosco bene, c'è Dario Pedrotti ancora più magro del solito, e ci sono i ragazzi del Pavione che mi fanno diventare alto tre metri annunciando di fronte a tutti che, durante il viaggio tra Imer e Vezzena, avevano studiato sul mio blog le carte e le scelte di percorso e tutti i trucchi per venire a capo del percorso! Scusatemi se ancora adesso, al solo ripensare a quella frase, mi alzo di qualche decina di centimetri...
In
partenza si respira la solita belissima atmosfera del tipo "si ok è una
gara, ma diciamo che aspettiamo qualche chilometro prima di cominciare a
scannarci... la partenza è sempre una festa".
E'
una partenza già vista: si evita (grazie!) il pezzo di carta noto come "la
Norvegia del Kerle", che reputo inutile in una gara come la O-Marathon, si
sale subito sulle malghe e si entra nel bosco
che ha ospitano decine e decine di battaglie orientistiche, e purtroppo
anche battaglie vere e proprie tra gli eserciti italiano e austroungarico
durante la prima guerra mondiale. Attilio ed io restiamo fin da subito in fondo
al gruppo, ma la zona di gara ci è famigliare e la presenza di una farfalla di
punti già nella prima parte di gara mantiene attorno a noi parecchi
concorrenti, il che crea sempre un effetto positivo del tipo "non sono
solo in questa foresta".
Non
sono solo, non lo resterò quasi mai perché Attilio ed io procediamo tenendoci
sempre a vista: ad un certo momento, sul terreno accidentato che porta al punto
13, il terreno cede sotto i miei piedi, rivelando che stavo corricchiando su un
enorme tronco cavo coperto di aghi di pino e terriccio. E' sufficiente però il
primo momento nel quale ci separiamo per gettarmi in un pozzo nero di fatica e
di ansia: io vedo passare Dario Pedrotti e decido di seguirlo in una autentica
scalata da free climber su una parete rocciosa, Attilio fa un giro più largo ma
poi non ci si ritrova più. Il risultato è prevedibile: quando la seconda tratta
mi porta sulla cresta di Monte Durer tra il Kerle e Passo Coe, la mia testa
decide di mollare il colpo: così faccio l'unica cosa che mi sembra plausibile
in quel momento (e che si rivelerà ovviamente la meno plausibile a conti
fatti): scendere per la linea di massima pendenza verso Passo Coe stando a
fianco della linea della seggiovia.
(tratta "Rocco Siffredi")
Dovrei
saperlo che le zone sotto le seggiovie sono sempre impervie, sconnesse, con il
bosco ai bordi poco curato e ricco di detriti. Al prezzo di tante piccole
cadute, rotolo (letteralmente!) fino a Passo Coe dove mi imbatto nelle lanterne
posizionate in quella zona dai partecipanti ad un corso della protezione
civile...
... praticamente a poche decine di metri dal laghetto delle Coe. Sono ovviamente rimasto indietrissimo rispetto al gruppetto di cui facevo parte, e mi tocca anche risalire un po' di dislivello per arrivare al Passo vero e proprio e infine al lungo sentiero che passa dalle rovine del Rifugio Camini, devastato qualche tempo fa da un incendio, e poi al Rifugio Stella d'Italia. Lungo il sentiero ritrovo Attilio, che mi ha aspettato per parecchi minuti, ed insieme procediamo con un buon ritmo fino al rifugio dove ci aspetta l'ultimo ristoro.
Ci
gettiamo sul buffet di integratori, the, cioccolato, biscotti e uvetta senza
pensarci due volte, anche se la parte finale di gara è molto più breve rispetto
alla strada che ci siamo già lasciati alle spalle: l'unica vera difficoltà
dell'ultima mappa (visto che siamo ancora abbastanza lucidi per trovare le
lanterne al primo colpo) è costituita dalla terribile discesa di 35 curve di
livello per andare al punto 15, che fa davvero esplodere le rotule.
Una
volta usciti dal bosco, è soltanto corsa: il biotopo, i campi da golf, le
solite suorine di Casa Santa Maria a passeggio ed infine la discesa fino al
traguardo a fianco dell'Hotel Bucaneve. E così anche quest'anno ci siamo messi
in saccoccia una bella e dura edizione della O-Marathon!
***
***
Il
racconto non sarebbe completo senza citare anche le due gare con le quali si è
virtualmente conclusa l'estate orientistica: ancora made by Gronlait, la
seconda edizione della Wolf-O, la notte del lupo. Rispetto alla prima edizione,
di cui avevo lungamente scritto
non
è prevista la gara in notturna (che, sono convinto, sarebbe stata disputata su
una distanza più consona e su un terreno più praticabile). Il tempo è perfetto,
le condizioni fisiche sono ancora rivedibili, ma il numero di partecipanti in
crescita e la presenza di qualche atleta estero rende l'arrivo al ritrovo di
Francolini davvero piacevole. La prima tappa, disputata nel tardo pomeriggio,
rende onore all'invenzione dello sport-ident ed alla possibilità di tracciare
un percorso piacevole con continui cambi di direzione anche in un francobollo
di cartina.Si riesce per la maggior parte del tempo a correre sotto la linea rossa, ed al traguardo sono abbastanza soddisfatto della mia gara. Non altrettanto deve esserlo il mio stomaco, che passa i 30 minuti successivi a svuotarsi progressivamente costringendomi a continue corse dietro alla casetta dell'arrivo per evitare quanto più possibile ai presenti uno scenario davvero pietoso.
Domenica
il ritrovo è a Fondo Grande per la partenza a caccia, con i distacchi
accumulati il giorno prima, il che è sempre una bella scossa di adrenalina. Dopo
la partenza in salita sulla pista da sci, le prime lanterne vanno via bene e
riesco a recuperare il distacco che mi seprara dai due concorrenti partiti
prima di me.
Ora
è tempo di partire: destinazione Martina Franca.
1 Comments:
😇
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