Da Montevecchia a Bardolino, una staffetta tira l'altra
Dopo aver dissipato inutilmente energie e dignità in quel di
Giussano, le giornate sempre più corte annunciano una stagione che volge verso
il termine. So di essere rimasto indietro con il blog, e quindi comincio già a
pensare se e quando scriverò un pezzo sulle mie migliori (un post vuoto…) e
sulle peggiori performances del 2019. Ma dalle nebbie del tempo ricompare a
cavallo la sagoma di Marco “Rusky” Giovannini, già tesserato per l’Unione
Lombarda fino al 2012, poi passato tra le fila dell’Erebus nel 2013, nel Padova
Or. nel 2014 e infine migrato oltre confine nell’OK Trzin.
In mezzo ai periodici annunci del suo ritiro dalle scene
agonistiche nazionali, Marco rimane sempre uno di quelli che appena si mette ad allenarsi lo
fa sul serio, e la tecnica orientistica non gli è mai mancata. Di conseguenza,
quando Marco mi dice “Corriamo insieme le staffette sprint relay regionale e
nazionale? Tanto sono ad una settimana di distanza l’una dall’altra”, io comincio a tremare
al pensiero di fare squadra con uno dei master più forti dello stivale. E’ vero
che in passato avevamo vinto insieme il campionato regionale a staffetta (ma
solo perché lui l’avrebbe vinto, tempi alla mano, con chiunque altro fosse
stato nella stessa squadra quel giorno), è vero che avevamo fatto una bella figura
anche al campionato trentino-veneto (dove ero rimasto in testa fin quasi a metà
gara dell’ultima frazione, e mannaggia a me che mi sono messo ad indicare ai
miei avversari dove stava il punto più nascosto del tracciato), ma quei tempi
sono ormai passati (solo per me) e la staffetta rimane un altro ennesimo format
di gara che non apprezzo, insieme alle mass start, alle notturne e alle
sequenze libere e score.
Però sono anche un dirigente dell’Unione Lombarda:
gareggiare con Marco è un modo per rimarcare una bella amicizia, e la prospettiva di portare Marco a tesserarsi nuovamente con
noi, fosse anche solo per due gare, è allettante e convincente. Così decidiamo
di iscriverci alle staffette, e come prima frazionista prendiamo in squadra
Roberta che quando è in giornata può tenere il passo di tutte le sue pari età.
Andremo quindi alla partenza con Roberta in prima frazione (la frazione “solida”),
Marco in terza frazione (la “certezza”) ed il sottoscritto in mezzo come in un
panino (la frazione “salame”).
Nei giorni precedenti la gara, dato che Marco è
effettivamente molto forte e che nella nostra società ci sono atlete ed atleti
più forti di me, mi era stato richiesto di “cedere il passo” in seconda
frazione in modo da costruire una staffetta più competitiva. Marco però nelle
clausole del contratto aveva espressamente inserito la clausola che avrebbe
corso la staffetta solo con me. Il che peraltro mi aveva messo addosso una certa
pressione…
Il primo atto è a Montevecchia, sulla carta del Rio Curone,
per il campionato regionale lombardo. Dopo un sabato passato al Parco Trotter a
prendere acqua per la Milano nei Parchi, un cielo plumbeo ci accoglie alla
partenza. Io continuo ad avere tutti i dubbi del mondo perché so di essere
lento e poco abituato a gareggiare spalla a spalla. Alla partenza, le ragazze
si lanciano nel bosco ed io non posso fare altro che abbozzare un po’ di
riscaldamento e poi mettermi ad aspettare i passaggi e vedere in che posizione
prenderò il via. Roberta in effetti tiene il ritmo delle migliori e mi da il
cambio in quarta\quinta posizione: davanti c’è la Punto Nord, poi altre due
squadre dell’Unione Lombarda, poi noi con la besanese favorita. E’ il mio
momento e cerco di dimenticarmi della possibilità di mandare tutto quanto a
gambe all’aria.
Per mia fortuna, parto insieme a Sbrambi, che si lancia verso
la delayed start ed il primo punto con quella decisione che io mai e poi mai
avrei avuto. Sul secondo punto riesco ancora ad avvalermi della sagoma di
Stefano che si allontana a gran velocità, e quando rimango da solo ho la
fortuna o l’abilità di andare a sbattere dritto sul punto 3 e sul punto 4. Al
punto 5 Stefano ancora non è sparito del tutto alla vista, ma la salita al
punto 6 ed una indecisione che mi fa finire nell’avvallamento a fianco (dove c’è
un’altra lanterna) mi fa stacca definitivamente. Qui incrocio però un altro
compagno di viaggio, ovvero JMax che è della mia stessa società ed è anche più
veloce di me. Cerco di limare tutti i centimetri che posso, di usare tutti i
trucchi del mestiere sia fisici che mentali, di distrarlo con facezie e
racconti di gare lontane, e bene o male quando passiamo dal punto spettacolo
dopo la 13 siamo ancora insieme: lui corre che è una bellezza, io sono pronto
per la rianimazione. Il nostro duello si decide dopo la 17, quando io mi butto
nel fiume a cercare la piccola traccia di sentiero che mi porterà sulla strada
e JMax… semplicemente scompare in un’altra direzione, avendo girato male la
carta di gara. Sulla salita che porta al traguardo, cerco di non farmi uccidere
da quelle maledette 5 curve di livello ma le foto dell’arrivo sono impietose:
(qui sembra che stiamo ballando un twist… nevvero?)
All’arrivo di Marco mi accorgo che non ho nemmeno ancora scaricato
il chip! Riprendo la carta di gara e comincio a scrutarla terrorizzato “questa
l’ho fatta, questa pure… qui c’era JMax, qui ci sono andato…”. Il responso è
positivo, tutte le punzonature fatte, e in classifica finale Marco ha tenuto la
terza (***) posizione in classifica, dal momento che il distacco accumulato da
me non gli consentiva di andare a prendere né la Besanese né la Punto Nord.
(***) Nota dello scrivente che si può saltare a pié pari
(come tutto il resto, peraltro). In classifica finale Roberta, Marco ed io risultiamo
secondi, medaglia di argento. Accade infatti che Cristina, prima frazionista
della Punto Nord, sia incorsa in una di quelle situazioni “strane” che ogni
tanto accadono in gara: ha punzonato la stazione, la stazione ha registrato il
suo passaggio come un “errore di scrittura”, il suo chip non ha registrato il
passaggio e la sua squadra è stata squalificata per punzonatura mancante.
Questo a norma di regolamento. Bene: per me questo regolamento è una boiata
pazzesca, e se è stato partorito da qualche scienziato nucleare svedese alla
Bjorn Persson allora è una boiata pazzesca di più. Da ex informatico, mi rifiuto
di credere che Cristina non sia passata da una lanterna se la stazione ha registrato
il suo passaggio come “errore di scrittura”. La Punto Nord quest’anno ha perso
medaglie nazionali e regionali per eventi come questo, che a mio parere
potrebbero essere risolti in modo più easy, evitando che possa sorgere il
benché minimo dubbio che il controllare o meno il log di una stazione e il lasciar
stabilire ad una giuria se, a controllo effettuato, un atleta va tenuto o meno
in classifica possano dipendere dal “peso” (inteso non come chilogrammi ma come
importanza\notorietà) dell’atleta o della società che rappresenta: è vero che le
stazioni da controllare possono essere in capo al mondo rispetto al centro gara.
Però è anche vero che di situazioni di questo tipo se ne verifica una ogni
tanto (quattro quest’anno?). Quindi, dato che ormai anche le medaglie d’oro
olimpiche o i Tour de France vengono assegnati “ex post”, se qualche atleta ha
il dubbio di essere passato da un punto la cui stazione non ha lasciato traccia
sul chip, non deve fare altro che effettuare il reclamo e versare la cauzione
prevista: se la gara è nazionale, e obbligatoriamente solo per le categorie
Elite, allora in caso di reclamo l’organizzazione deve andare a recuperare la
stazione e provvedere alla lettura del log prima del termine delle premiazioni
(e c’è tempo, oh se c’è tempo visto quanto durano le nostre premiazioni). Le
gare nazionali vengono organizzate da signori team che riescono sicuramente, ad
arrivi terminati, ad andare a riprendere una stazione in tempo utile. Negli
altri casi il controllo del log della stazione si fa con calma anche a
premiazioni effettuate: credo che chi sia incorso in questo tipo di problema
avrebbe preferito di buon grado un giudizio ex post, anche il giorno dopo e
senza aver avuto la possibilità di fare la foto sul podio, ad una squalifica
senza appello. Fine nota (***)
Il fine settimana successivo si va a Peschiera e Bardolino per
il finale di stagione nazionale, dove riprendo a vestire i panni dello speaker.
Dopo un anno passato a prendere acqua spesso e volentieri, il weekend si veste di
tutti i colori del sole, ed io letteralmente mi sciolgo. A Peschiera, complice
il fatto che non sono riuscito a nutrirmi tra il viaggio in auto e la
partenza-speaker, i miei limiti tecnici emergono in tutta la loro limpidezza nella
prima parte di gara tra i bungalow…
… quelli fisici si palesano nelle (purtroppo non c’era
alternativa) pallosissime tratte tra il campeggio ed il centro storico…
… e quando infine nel centro storico “Venice style” mi
trovo a mio agio con i cambi di direzione continui (mi piace forzare le
caviglie come quando giocavo a pallacanestro) la gara è finita ed anche il
divertimento. Seguono, non per la gioia dei turisti occasionali e dei
ristoratori della zona della piazzetta, tre ore di cronaca ininterrotta di arrivi.
Le premiazioni, ormai è un classico delle gare del sabato pomeriggio di fine
stagione, si concludono con il buio.
Domenica mattina si gareggia a Bardolino, e si assegna l’ultima
medaglia nazionale: quella della sprint relay. Io sono in team ancora con
Roberta e Marco e la formazione collaudata a Rio Curone la settimana prima prevede
che io parta come terzo frazionista appena l’Erebus avrà finito di posare tutte
le lanterne, poi Roberta al lancio e Marco in seconda frazione per poter
prendere il cambio. Anche in questo caso c’erano state richieste di cambiare la
formazione di gara (in effetti, a conti fatti, il mio tempo in solitaria non
varrà quello di altri compagni di squadra), ma io sventolo il contratto firmato
con Marco…
(si, lo so che è una foto di Giussano)
Questa volta, visto che la gara è corta, riesco a fare
colazione decentemente in albergo, già vestito da gara per lo schifo degli
ospiti tedeschi che vestono calzoni alla zuava e infradito. Mi sposto a piedi
da Bardolino sud al parco per rompere il fiato, e a percorso posato prendo il
via.
Nonostante i miei sforzi, sento che la mia gara non è del
tutto positiva: nelle tratte lunghe come 2-3, 5-6, 11-12 e 13-14 il mio
cervello tende ad andare in pausa e a trascinarsi dietro anche le gambe. A
cronometri fermi, il mio team mette insieme tre frazioni che varranno un
settimo posto finale, ma non sono del tutto soddisfatto della mia fatica. Lo
sono invece molto di più per il commento under pressure della gara, nella quale
(forse per la prima volta in una sprint relay) riesco a non perdermi gli arrivi
più importanti nelle categorie più importanti. In fondo è proprio a Bardolino
che ho inaugurato la maglietta “Run fast, speak faster” di cui si parlava due
blog fa.
Una volta rientrati alla base da Bardolino, la stagione potrebbe
dirsi definitivamente archiviata. E invece no! E invece ci sarà ancora altra
acqua da prendere, altre lanterne da cercare, e nonostante un paio di svarioni
mica da ridere ci sarà modo anche per me per mettere a segno un paio di gare da
cui ricavare belle soddisfazioni.
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