Stegal67 Blog

Friday, December 27, 2019

Da Montevecchia a Bardolino, una staffetta tira l'altra


Dopo aver dissipato inutilmente energie e dignità in quel di Giussano, le giornate sempre più corte annunciano una stagione che volge verso il termine. So di essere rimasto indietro con il blog, e quindi comincio già a pensare se e quando scriverò un pezzo sulle mie migliori (un post vuoto…) e sulle peggiori performances del 2019. Ma dalle nebbie del tempo ricompare a cavallo la sagoma di Marco “Rusky” Giovannini, già tesserato per l’Unione Lombarda fino al 2012, poi passato tra le fila dell’Erebus nel 2013, nel Padova Or. nel 2014 e infine migrato oltre confine nell’OK Trzin.
In mezzo ai periodici annunci del suo ritiro dalle scene agonistiche nazionali, Marco rimane sempre uno di quelli che appena si mette ad allenarsi lo fa sul serio, e la tecnica orientistica non gli è mai mancata. Di conseguenza, quando Marco mi dice “Corriamo insieme le staffette sprint relay regionale e nazionale? Tanto sono ad una settimana di distanza l’una dall’altra”, io comincio a tremare al pensiero di fare squadra con uno dei master più forti dello stivale. E’ vero che in passato avevamo vinto insieme il campionato regionale a staffetta (ma solo perché lui l’avrebbe vinto, tempi alla mano, con chiunque altro fosse stato nella stessa squadra quel giorno), è vero che avevamo fatto una bella figura anche al campionato trentino-veneto (dove ero rimasto in testa fin quasi a metà gara dell’ultima frazione, e mannaggia a me che mi sono messo ad indicare ai miei avversari dove stava il punto più nascosto del tracciato), ma quei tempi sono ormai passati (solo per me) e la staffetta rimane un altro ennesimo format di gara che non apprezzo, insieme alle mass start, alle notturne e alle sequenze libere e score.
Però sono anche un dirigente dell’Unione Lombarda: gareggiare con Marco è un modo per rimarcare una bella amicizia, e la prospettiva di portare Marco a tesserarsi nuovamente con noi, fosse anche solo per due gare, è allettante e convincente. Così decidiamo di iscriverci alle staffette, e come prima frazionista prendiamo in squadra Roberta che quando è in giornata può tenere il passo di tutte le sue pari età. Andremo quindi alla partenza con Roberta in prima frazione (la frazione “solida”), Marco in terza frazione (la “certezza”) ed il sottoscritto in mezzo come in un panino (la frazione “salame”).
Nei giorni precedenti la gara, dato che Marco è effettivamente molto forte e che nella nostra società ci sono atlete ed atleti più forti di me, mi era stato richiesto di “cedere il passo” in seconda frazione in modo da costruire una staffetta più competitiva. Marco però nelle clausole del contratto aveva espressamente inserito la clausola che avrebbe corso la staffetta solo con me. Il che peraltro mi aveva messo addosso una certa pressione…
Il primo atto è a Montevecchia, sulla carta del Rio Curone, per il campionato regionale lombardo. Dopo un sabato passato al Parco Trotter a prendere acqua per la Milano nei Parchi, un cielo plumbeo ci accoglie alla partenza. Io continuo ad avere tutti i dubbi del mondo perché so di essere lento e poco abituato a gareggiare spalla a spalla. Alla partenza, le ragazze si lanciano nel bosco ed io non posso fare altro che abbozzare un po’ di riscaldamento e poi mettermi ad aspettare i passaggi e vedere in che posizione prenderò il via. Roberta in effetti tiene il ritmo delle migliori e mi da il cambio in quarta\quinta posizione: davanti c’è la Punto Nord, poi altre due squadre dell’Unione Lombarda, poi noi con la besanese favorita. E’ il mio momento e cerco di dimenticarmi della possibilità di mandare tutto quanto a gambe all’aria.
Per mia fortuna, parto insieme a Sbrambi, che si lancia verso la delayed start ed il primo punto con quella decisione che io mai e poi mai avrei avuto. Sul secondo punto riesco ancora ad avvalermi della sagoma di Stefano che si allontana a gran velocità, e quando rimango da solo ho la fortuna o l’abilità di andare a sbattere dritto sul punto 3 e sul punto 4. Al punto 5 Stefano ancora non è sparito del tutto alla vista, ma la salita al punto 6 ed una indecisione che mi fa finire nell’avvallamento a fianco (dove c’è un’altra lanterna) mi fa stacca definitivamente. Qui incrocio però un altro compagno di viaggio, ovvero JMax che è della mia stessa società ed è anche più veloce di me. Cerco di limare tutti i centimetri che posso, di usare tutti i trucchi del mestiere sia fisici che mentali, di distrarlo con facezie e racconti di gare lontane, e bene o male quando passiamo dal punto spettacolo dopo la 13 siamo ancora insieme: lui corre che è una bellezza, io sono pronto per la rianimazione. Il nostro duello si decide dopo la 17, quando io mi butto nel fiume a cercare la piccola traccia di sentiero che mi porterà sulla strada e JMax… semplicemente scompare in un’altra direzione, avendo girato male la carta di gara. Sulla salita che porta al traguardo, cerco di non farmi uccidere da quelle maledette 5 curve di livello ma le foto dell’arrivo sono impietose:

(qui sembra che stiamo ballando un twist… nevvero?)
All’arrivo di Marco mi accorgo che non ho nemmeno ancora scaricato il chip! Riprendo la carta di gara e comincio a scrutarla terrorizzato “questa l’ho fatta, questa pure… qui c’era JMax, qui ci sono andato…”. Il responso è positivo, tutte le punzonature fatte, e in classifica finale Marco ha tenuto la terza (***) posizione in classifica, dal momento che il distacco accumulato da me non gli consentiva di andare a prendere né la Besanese né la Punto Nord.

(***) Nota dello scrivente che si può saltare a pié pari (come tutto il resto, peraltro). In classifica finale Roberta, Marco ed io risultiamo secondi, medaglia di argento. Accade infatti che Cristina, prima frazionista della Punto Nord, sia incorsa in una di quelle situazioni “strane” che ogni tanto accadono in gara: ha punzonato la stazione, la stazione ha registrato il suo passaggio come un “errore di scrittura”, il suo chip non ha registrato il passaggio e la sua squadra è stata squalificata per punzonatura mancante. Questo a norma di regolamento. Bene: per me questo regolamento è una boiata pazzesca, e se è stato partorito da qualche scienziato nucleare svedese alla Bjorn Persson allora è una boiata pazzesca di più. Da ex informatico, mi rifiuto di credere che Cristina non sia passata da una lanterna se la stazione ha registrato il suo passaggio come “errore di scrittura”. La Punto Nord quest’anno ha perso medaglie nazionali e regionali per eventi come questo, che a mio parere potrebbero essere risolti in modo più easy, evitando che possa sorgere il benché minimo dubbio che il controllare o meno il log di una stazione e il lasciar stabilire ad una giuria se, a controllo effettuato, un atleta va tenuto o meno in classifica possano dipendere dal “peso” (inteso non come chilogrammi ma come importanza\notorietà) dell’atleta o della società che rappresenta: è vero che le stazioni da controllare possono essere in capo al mondo rispetto al centro gara. Però è anche vero che di situazioni di questo tipo se ne verifica una ogni tanto (quattro quest’anno?). Quindi, dato che ormai anche le medaglie d’oro olimpiche o i Tour de France vengono assegnati “ex post”, se qualche atleta ha il dubbio di essere passato da un punto la cui stazione non ha lasciato traccia sul chip, non deve fare altro che effettuare il reclamo e versare la cauzione prevista: se la gara è nazionale, e obbligatoriamente solo per le categorie Elite, allora in caso di reclamo l’organizzazione deve andare a recuperare la stazione e provvedere alla lettura del log prima del termine delle premiazioni (e c’è tempo, oh se c’è tempo visto quanto durano le nostre premiazioni). Le gare nazionali vengono organizzate da signori team che riescono sicuramente, ad arrivi terminati, ad andare a riprendere una stazione in tempo utile. Negli altri casi il controllo del log della stazione si fa con calma anche a premiazioni effettuate: credo che chi sia incorso in questo tipo di problema avrebbe preferito di buon grado un giudizio ex post, anche il giorno dopo e senza aver avuto la possibilità di fare la foto sul podio, ad una squalifica senza appello. Fine nota (***)

Il fine settimana successivo si va a Peschiera e Bardolino per il finale di stagione nazionale, dove riprendo a vestire i panni dello speaker. Dopo un anno passato a prendere acqua spesso e volentieri, il weekend si veste di tutti i colori del sole, ed io letteralmente mi sciolgo. A Peschiera, complice il fatto che non sono riuscito a nutrirmi tra il viaggio in auto e la partenza-speaker, i miei limiti tecnici emergono in tutta la loro limpidezza nella prima parte di gara tra i bungalow…
… quelli fisici si palesano nelle (purtroppo non c’era alternativa) pallosissime tratte tra il campeggio ed il centro storico…
… e quando infine nel centro storico “Venice style” mi trovo a mio agio con i cambi di direzione continui (mi piace forzare le caviglie come quando giocavo a pallacanestro) la gara è finita ed anche il divertimento. Seguono, non per la gioia dei turisti occasionali e dei ristoratori della zona della piazzetta, tre ore di cronaca ininterrotta di arrivi. Le premiazioni, ormai è un classico delle gare del sabato pomeriggio di fine stagione, si concludono con il buio.
Domenica mattina si gareggia a Bardolino, e si assegna l’ultima medaglia nazionale: quella della sprint relay. Io sono in team ancora con Roberta e Marco e la formazione collaudata a Rio Curone la settimana prima prevede che io parta come terzo frazionista appena l’Erebus avrà finito di posare tutte le lanterne, poi Roberta al lancio e Marco in seconda frazione per poter prendere il cambio. Anche in questo caso c’erano state richieste di cambiare la formazione di gara (in effetti, a conti fatti, il mio tempo in solitaria non varrà quello di altri compagni di squadra), ma io sventolo il contratto firmato con Marco…
(si, lo so che è una foto di Giussano)
Questa volta, visto che la gara è corta, riesco a fare colazione decentemente in albergo, già vestito da gara per lo schifo degli ospiti tedeschi che vestono calzoni alla zuava e infradito. Mi sposto a piedi da Bardolino sud al parco per rompere il fiato, e a percorso posato prendo il via.
Nonostante i miei sforzi, sento che la mia gara non è del tutto positiva: nelle tratte lunghe come 2-3, 5-6, 11-12 e 13-14 il mio cervello tende ad andare in pausa e a trascinarsi dietro anche le gambe. A cronometri fermi, il mio team mette insieme tre frazioni che varranno un settimo posto finale, ma non sono del tutto soddisfatto della mia fatica. Lo sono invece molto di più per il commento under pressure della gara, nella quale (forse per la prima volta in una sprint relay) riesco a non perdermi gli arrivi più importanti nelle categorie più importanti. In fondo è proprio a Bardolino che ho inaugurato la maglietta “Run fast, speak faster” di cui si parlava due blog fa.
Una volta rientrati alla base da Bardolino, la stagione potrebbe dirsi definitivamente archiviata. E invece no! E invece ci sarà ancora altra acqua da prendere, altre lanterne da cercare, e nonostante un paio di svarioni mica da ridere ci sarà modo anche per me per mettere a segno un paio di gare da cui ricavare belle soddisfazioni.

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