Dalla MiPa a Bergamo, fino all’oblio
Nell’ultima parte dell’anno 2019 non ci sono più lunghi spostamenti
autostradali che mi portano da una gara all’altra. Novembre si apre con la seconda
tappa di Milano nei Parchi al Parco Lambro, incredibilmente assistita dallo
stesso sole che ci aveva accompagnato a Peschiera e Bardolino. Ne viene fuori
una bella mattina con parecchi agonisti che si cimentano sul percorso e tante
ragazze e ragazzi che cercano con più o meno successo di venire a capo delle
insidie del percorso
Poi viene il turno di ReMOO Madella di muovere il calendario
degli appuntamenti agonistici, con la prima tappa del MOO Notturno: la corsa di
svolge al Parco Nord e per riscaldamento occorre camminare di buon passo per un
paio di chilometri dalla fermata della metro di Affori fino al ritrovo (facendo
anche un po’ di orientamento con GoogleMaps all’interno del parco stesso). Venire
a capo dei percorsi disegnati da Remo è sempre divertente, e le soste ai punti
di controllo per punzonare con l’ausilio dei QR Code aiutano a riprendere fiato.
Di mio ci metto il fatto che, dopo una giornata intensa di
lavoro, le energie cominciano a calare a due terzi del percorso e quindi faccio
uno svarione dietro l’altro alla lanterna 10 (dove ho cercato invano di inseguire
Anastasia Trifilenkova), poi alla 11 dove non leggo bene la descrizione punto,
alla 12 raggiungo in modo fin troppo “sul sicuro” stando solo sui sentieri. La
14 la affronto attraverso l’area grezza a nord e sbagliando completamente
direzione con la bussola, con il risultato che ad un certo punto non capisco
più dove sono finito e devo chiedere (ad un paio di ragazzi che stano
pascolando i cani) dove si trova la punta del laghetto: ero ritornato, inspiegabilmente,
a metà strada tra la 13 e la 14! Infine la 16 è una specie di Triangolo delle
Bermude che inghiotte tutti i partecipanti, che avranno il loro bel da fare per
trovarla.
Però è proprio l’uscita serale del giovedì che mi mette le
gambe in condizione di affrontare al meglio la bi-sprint di Arona della
domenica successiva. Si gareggia sotto una pioggia continua e con pochissimi
gradi di temperatura, con la platea che si divide tra coloro che dicono “beh…
però a Millegrobbe era peggio…” e quelli che rispondono “Perché? A Millegrobbe
com’era?” venendo immediatamente schifati dai primi. I tracciati di Maurizio
Todeschini sono sempre molto intriganti, e mi aiutano a mantenere davvero
contenuto il distacco dai primissimi dell’Elite.
E’ qui che, dopo l’arrivo, mi sento dire da uno dei giovani
torelli lombardi ““Ehi Stegal! Hai picchiato anche tu duro oggi!”, senza
riferimento ad una eventuale caduta sull’asfalto o sul porfido o sui marmi del
centro storico. Continuo a fare fatica appena la mia corsa affronta una
qualsiasi curva di livello, ma cerco di compensare anticipando le scelte appena
posso e senza commettere errori rilevanti.
Da Arona esco così rinfrancato che, la domenica successiva,
mi spingo fino a Colorno (territorio della famiglia Allodi e Greci) per la
finale del trofeo Emilia Romagna. Gara dalla quale esco invece letteralmente
massacrato… la partenza è mass start (ho già detto che…?) e, nonostante io mi
ritrovi fin da subito in fondo al gruppo, riesco nella impresa mai riuscita
prima di fare le lanterne in questa sequenza:
1 (e fin qui…), poi 23 (ventitre!) meravigliandomi che non ci
sia più nessuno in giro, poi 3. Alla 3 mi accorgo del casino che sto facendo
perché dal cerchietto “3” escono due righe magenta e nessuna delle due conduce
al punto da cui sto arrivando. Dalla 3 vado alla 2 ma, preso da un momento di
pura follia, corro lungo la strada, non prendo né la prima né la seconda a sinistra
e proseguo fino al fiume, e poi sul ponte, portandomi così verso la 15! A
questo punto decido di rinsavire, ripercorro il ponte, arrivo finalmente alla 2
e poi torno alla 3, continuando ad incrociare sempre gli stessi passanti che mi
guardano come se io fossi matto, non sapendo che non sono poi così lontani
dalla realtà. Ormai ultimissimo del gruppo, riesco anche nell’impresa di
correre le lanterne più a sud nell’ordine 5-7-6-8, solo che questa volta non me
ne accorgo fino al momento in cui, allo scarico del chip, Alice Talignani mi
guarda con un sorriso compassionevole annunciando la mia squalifica per
punzonatura errata.
Quanto accaduto non mi scoraggia. La prima domenica di
dicembre sono al via della ormai classicissima di fine autunno “50 lanterne”,
solo che questa volta la Polisportiva Benanese per festeggiare il trentennale
raddoppia e le lanterne diventano 100. Si corre al Parco di Monza, sotto l’acquq
gelida (ancora!) e spesso nel fango. La formula di gara è ovviamente mass start
a sequenza libera, e la possibilità che io azzecchi il giro più efficace (che
dovrebbe portarmi comunque a correre quasi 20 km) è nulla.
L’obiettivo è quello di riuscire a coprire almeno una
novantina di lanterne, su uno schema di gara che sembra proprio il vecchio
giochino “Che cosa apparirà?” della Settimana Enigmistica. Anche questa volta
bastano pochi minuti per ritrovarmi in coda al gruppo, ma dopo una breve coda
per punzonare la 7, già alla 5 il distacco tra i vari concorrenti è sufficiente
per consentire a tutti di punzonare uno dei quattro cartellini di cui
disponiamo senza perdere tempo. Per non incasinarmi troppo, cerco di seguire un
giro orario delle varie zone del parco e di non farmi troppo condizionare dal
fatto che il regolamento prevede che non si possa utilizzare la bussola. Il
passaggio più intricato del percorso 60-62-61 lo faccio abbastanza bene, ed è
qui che incrocio Riccardo Rossetto in veste di fotografo
…che riesce nell’impresa di fotografarmi anche la terza
gamba!
Al traguardo, la conta delle punzonature dice “91”: obiettivo
raggiunto e commento “Ma come fai? Non ti alleni mai! Sei grasso!!! Come ci riesci?” che mi fa diventare alto tre metri.
Sono però gli ultimi fuochi della stagione. A metà dicembre
la tappa del MOO Notturno alla Biblioteca degli Alberi mi vede al via in
condizioni fisiche rivedibili, nonostante il sorriso a 32 denti sfoggiato alla
partenza
La penultima avventura è quella di Bergamo, dove partecipo
per la prima volta alla O-Christmas Race made by Agorosso. Raggiunto il ritrovo
dopo una interminabile scalata da Bergamo bassa a Bergamo alta, in partenza sono
piazzato un minuto dietro a Stefano Maddalena e al punto uno sono a pochi metri
da lui! Solo che Lui (con la L maiuscola) è dalla parte giusta del recinto, ed
io sono da quella sbagliata…
In gara mi sento davvero lento, se non addirittura bolso: non
so dove lascio secondi ad ogni lanterna, visto che non mi sembra di fare grossi
errori, ma la posizione in classifica finale sul percorso Nero risulterà
davvero deficitaria.
Non resta che l’ultimo episodio, perché quest’anno ho capito
che la corsa podistica di Moncucco di Vernate è quella che chiude davvero le
fatiche dell’anno. Con il panettone e le 10 portate dei pranzi di Natale e Santo
Stefano ancora nella pancia, domenica 29 dicembre alle 6.30 salto dal letto
direttamente nei vestiti per andare ad affrontare il percorso anche quello
ormai classico, con un nebbione da Coppa Cobram fantozziana ed una temperatura
da 2 a 5 gradi sopra lo zero. La nebbia fagòcita i concorrenti uno ad uno ed è
solo con i ricordi delle StraMoncucco passate che cerco di ricordare le curve
che avvicinano ai due cavalcavia che fanno da gran premio della montagna alla
corsa.
Cronometro alla mano, la mia corsa del 2019 risulterà di
almeno 6 minuti più lenta di quella 2018. Al contrario Marco va come una
scheggia, parte parecchio dietro di me e mi “bussa” al km 8,5 sparendo
rapidamente alla mia vista.
Al traguardo la stagione 2019 è ufficialmente finita. E,
forse, per tutta la fatica fisica e mentale e nervosa che quest’anno si è
portato dietro, è meglio così
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