Sergio Grifoni (1938 - 2023)
Ci ha lasciato una persona proveniente da un tempo nel quale la Parola era quella che si dava, che fosse un complimento o una critica. Perché la Parola era genuina, senza secondi fini. Con lui ho discusso, scambiato pareri, qualche volta complimenti. Sergio Grifoni ha sempre creduto in quello che faceva e nel modo in cui lo faceva, perché questo è ciò che succede con le persone che mettono in gioco ogni grammo e centimetro della loro persona, ogni pensiero ed ogni azione. Una volta gli ho detto che era "polemico come Bartali"; posso chiudere gli occhi e rivedere il suo volto che guarda oltre la mia testa, elabora il messaggio e ne esce dicendo "ti rendi conto che mi hai appena paragonato a Bartali?". Un'altra volta per uscire dall'impasse è arrivato a ricordarmi che eravamo entrambi fisici (ma lui ha coltivato la Disciplina assai più a lungo di me), cercando quella complicità che derivava dall'avergli confidato una volta che il mio esame di Fisica Atomica era vertito su un pre-print dell'Enea preparato alla Casaccia.
Non ho trovato molte foto di Sergio Grifoni su internet.
Questa è presa da una sua intervista per il sito Fiso datata 2011. Purtroppo
quell’intervista non sembra essere più disponibile, forse persa nei meandri dei
databases
Così sono andato a rileggere la pagina internet della società dell’Enea Casaccia dedicata agli esordi del sodalizio laziale
“Nel 1966 Sergio
Grifoni, ricercatore dell'ENEA (che all'epoca si chiamava CNEN), è
responsabile, per conto del suo ente, di un programma nel quale sono coinvolti
anche i corrispondenti Enti norvegesi e svedese. Per seguire il programma
trascorre molti mesi in Scandinavia. Qui incontra Valerio Tosi, che per lo
stesso programma è appena passato dall'Ente norvegese, dove ha lavorato 7 anni,
all'ENEA. E' Valerio Tosi a portare Sergio Grifoni alla prima gara nell'aprile
del 1967: da quel momento, il virus dell'orientamento, che ha già ampiamente
contagiato Valerio, si trasmetterà anche a Sergio.
Tornato in Italia decidono di organizzare una gara
nei dintorni del centro nucleare della Casaccia, vicino a Roma. Tosi è un po'
scettico sulla possibilità di fare "orienteering" nell'agro romano,
forse per averlo fatto per tanti anni nelle stupende foreste norvegesi. Grifoni
è più deciso: d'altra parte o così, o mai più”.
E’ stato anche grazie a quel “o così o mai più” che oggi
siamo qui a praticare quello che in tanti consideriamo lo sport più bello del
mondo. Per questo motivo spero che Sergio sarà ricordato degnamente, sia da chi
gli è stato vicino e ne ha seguito gli insegnamenti per oltre 50 anni di
avventura sportiva, e anche da chi si è trovato a pensarla (spero non sempre) diversamente da lui.
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