Stegal67 Blog

Saturday, December 24, 2022

Top avanti tutta: ascensori sulla mia strada

Con l’avvicinarsi del nuovo anno, fioccano i premi assegnati per il migliore e la migliore orientista, i premi Oscar, la “course of the year” (fondamentale la “o” in “course”), l’orienteering mistake dell’anno, vengono assegnate le stelle di vari metalli e altri ricchi premi e cotillon.

Mancherebbe una categoria, ma quella manca da tempo. Parlo del premio per la tratta di percorso più imprevedibile, più anticlimatica, meno pronosticabile dal tracciatore. Quella a cui nessuno in gara mai avrebbe neppure pensato. Ma il motivo è chiaro: non ha senso assegnare un premio quando si sa fin dall'inizio che il vincitore, da parecchi anni e negli anni futuri, sarà sempre l’Impiegato Panzottello a nome Stegal.

Attenzione: non sto parlando di scelte di percorso dettate da quegli errori grossolani o dalle strambate cui seguono ovvie correzioni di rotta che portano oltre i confini della nazione (a me è successo) o a correre lungo la tangenziale o in buie gallerie (a me è ovviamente successo, come ben noto a tutti). Parlo invece di quelle scelte di percorso che denotano una sagacia, un savoir faire, uno sprezzo della dignità orientistica che non verrebbe mai in mente al tracciatore o alla tracciatrice di una gara Elite di alto livello (i quali ovviamente sono spesso Elite a loro volta). E che, ovviamente, nessuno iscritto in Elite per merito personale e non per follia farebbe mai. Tranne Stegal.

Perché sono capaci tutti in Elite di percorrere la tratta migliore correndo sul limite di vegetazione appena accennato, prendendo poi la curva di livello ausiliaria, l’avvallamento poco profondo, il bordo della palude e la sesta roccia a destra per giungere senza indugio alla lanterna. Tutti tranne Stegal. Il quale deve ovviamente appoggiarsi a soluzioni che non verrebbero mai in mente agli altri. Ad esempio, ripassare dalla partenza (talvolta anche dai vari cancelletti della partenza) perché rappresenta un punto ben preciso ed identificabile in mappa. Fatto? Più volte, anche in questo anno di grazia 2022. Oppure dall’arrivo, se non addirittura dal parcheggio, per raggiungere un’altra zona della mappa. Fatto? Si, anche in questo 2022.

Ma a nessuno è mai capitato di pensare, davanti a certe pendenze che sembrano messe lì apposta da Michele Caraglio “qui mi servirebbe proprio un ascensore!”. Ho detto proprio ascensore?

Ancona. Che bella gara! Pound for pound, una bellissima urban race che ha unito tante diverse caratteristiche di una gara di orienteering. Va dato merito agli organizzatori (ed al tracciatore Emiliano Corona) di aver realizzato una gara urbana più lunga dei soliti canonici 12 minuti che talvolta obbligano i tracciatori, soprattutto per alcune categorie master, a rimandare atlete ed atleti al traguardo lungo la linea più diretta, poco importa se in pratica le\li si manda a correre su vialoni dritti o in mezzo alla zona industriale.

Ad Ancona il vincitore della gara Elite (quella degli atleti che non si sono qualificati il giorno prima a Recanati per i quarti di finale del campionato italiano knock-out) impiega 19 minuti e mezzo, ma si tratta di Giacomo Zagonel che quando corre sembra Speedy Gonzales. ed io ci metto pochissimo meno di 39 minuti (quindi poco meno del doppio, obiettivo raggiunto!), di conseguenza il tracciatore può permettersi di farci partire dalla Cattedrale di San Ciriaco con il suo bel dedalo di scalette, ci fa passare dal faro di Ancona e quasi a picco sul mare (un gran premio della montagna di prima categoria), ci fa scendere verso i quartieri residenziali con delle scelte di percorso per nulla banali. Viene poi il turno dei condomini della zona del Tribunale, dove non si può fare altro che perdere la testa e qualche diottria e infine, prima di precipitarsi verso il traguardo posizionato in Piazza Roma, occorre domare il quartiere multilevel con le mura greche, con altre centomila scalette da fare in salita ed in discesa.

Quando arrivo al punto 12, sono ancora leggermente shockato dalle difficoltà incontrate al punto 11, sto cercando di fare del mio meglio per tenere il mio tempo di gara nei limiti della decenza ma al tempo stesso mi sto divertendo davvero tanto. Ma so che davanti a me c'è quella zona dei punti 13 e 14 e 15 rischia di mandarmi in crisi. Di cercare di “anticipare” le scelte ormai non se ne parla, quindi mi accontento di passare dal punto 12, e poi si vedrà.

Al punto 12 avviene uno dei dialoghi più surreali della mia carriera di orientista-apripista: una signora sta pascolando il cane proprio in prossimità del punto, io arrivo in discesa correndo, il cane si spaventa e la signora si lamenta con me. Giusto per tenere buono il vicinato, mi scuso e faccio presente che di lì a poco da quello stesso punto passerà una gara di corsa “lo vede il punto di passaggio?”, ma la signora mi risponde con fare perentorio che è impossibile, che proprio non se ne parla, che niet! Vietato! Verboten! A me non mi sembra che quell’area incolta sia un giardino provato e lo faccio notare, ma la signora è categorica: “non potete passare da qui! Qui è dove viene a giocare il mio cane!”.

Ho ancora in mente la scena del cane quando arrivo al livello inferiore, sulla strada, e nel tentativo di capire dove devo andare per arrivare al punto 13 entro in uno stretto portico. Stretto e profondo un paio di metri.

Solo che non è un portico. E’ un ascensore. Impiego davvero poche frazioni di secondo per prendere la mi decisione: se è il destino che mi ha portato qui dentro, chi sono io per andargli contro? E schiaccio il tasto “T”. Pianterreno. Non so dove sto andando, non so cosa mi troverò di fronte all’uscita, ma l’occasione è troppo ghiotta. L’ascensore passa dapprima da un livello “biblioteca”, poi al livello di un “drink bar” e, quando le porte di aprono, sono in fondo alla zona multilivello: esco da un altro piccolo portico, svolto a destra, e in fondo al sottopasso vedo la lanterna del punto 13.

Se non si tratta della scelta di percorso più brillante del 2022, non so quale altra potrebbe esserlo. Una scelta in perfetto stile MOO, tra l'altro. Trovo la cosa così assurdamente incredibile che, per andare al punto 14… riprendo l’ascensore (questa volta sono in compagnia di un paio di turisti) per andare a prendere il punto 14 dall’alto.

Da quel momento in poi, il percorso continua a rimanere piacevole e a farmi passare da altre zone pittoresche di Ancona, fino al traguardo dove continuerò a ridere per un po’ e a raccontare agli amici di una mia scelta di percorso “particolare” (senza scendere nei dettagli). So per certo che almeno un paio di persone hanno visto quell’ascensore, ed hanno pure pensato di servirsene!

Nelle ore successive arriveranno altre immagini a sovrapporsi a quelle della mia gara urbana di Ancona: la finale della knock-out maschile con l’incredibile e paradossale risultato finale, le prestazioni maiuscole di Silvia Di Stefano e Paride Gaio nei quarti di finale. Soprattutto, il mio urlo “NON CI CREDO!”  nel veder arrivare dal fondo di Corso Garibaldi la più impronosticabile delle finaliste, Stella Cignini, che si qualificherà con una prestazione superlativa e che farà scattare sulle sedie tutti i ragazzi del Friuli Venezia Giulia presenti. So di aver alzato “leggermente” il volume della voce quando ho pronunciato quel “non ci credo!”, e di questo ne ha fatto le spese un malcapitato, seduto al tavolino del bar a fianco, che per lo spavento ha lanciato in aria il bicchiere pieno di birra e si è fatto una doccia da capo a piedi.

Il passaggio della finale MElite al punto spettacolo, con il gazebo dello speaker gremito come nemmeno la postazione di Luigi Necco a "Novantesimo minuto"

Come direbbe qualcuno: “E’ anche per cose come queste che faccio lo speaker”

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