Stegal67 Blog

Monday, October 27, 2008

E arrivò anche il giorno della staffetta al Parco della Pellerina. Ieri sera, dopo aver scritto il commento per il sito Fiso http://www.fiso.it/04_notizie/dettaglio.asp?id=3172 , mi sono accorto di aver esaurito le cartucce e di aver descritto la giornata in termini più “bloggosi” rispetto a quanto ho fatto in passato per altre gare. Ho cercato in tarda serata di switchare sul blog per descrivere a caldo (a tiepido) le sensazioni più personali, ma ero troppo stanco!

Questa della Pellerina è una gara che… Il solo fatto che, nei giorni precedenti la gara, io abbia pensato spesso a che cosa avrei potuto scriverne (ed io so che invece quello che scrivo viene spesso fuori di getto e senza preavviso, basta vedere il pezzo sul sito Fiso…) vuol dire già di per se che questa gara la sentivo in modo particolare. Non perché ci fosse dietro (come narra la leggenda) una sorta di sfida iniziata quando noi dell’UL abbiamo fatto insieme la squadra per i campionati italiani 2008, ma perché secondo me invece questa gara è iniziata più di un anno fa a Marcesina.

Nel giugno 2007, a Marcesina, credo di aver corso la due giorni al più alto livello che ho mai messo nelle gare di orienteering (sulla gara singola penso a Val di Nos 2008, ma sui due giorni…). Il fatto che una delle due gare fosse la staffetta regionale delle regioni del nord-est, il fatto di averla corsa con Rusky, il fatto che dopo la metà della seconda frazione ero ancora in testa appena prima del punto spettacolo… tutti fattori che ci hanno portato a dire (più a Rusky che a me) che prima o poi avremmo fatto insieme una staffetta anche in Lombardia. Due + due fa sempre quattro e così eccoci alla Pellerina a correre insieme il campionato regionale 2008.

Adesso voglio cercare di staccarmi da tutti i pensieri del pre-gara, sia dei giorni precedenti che dei momenti che hanno preceduto la staffetta. Dico una sequenza di cose che potranno essere giuste, sbagliate o equivoche:
1) Marco probabilmente è, oggi, uno degli orientisti master più “intoccabili” d’Italia; poiché non sbaglia mai una gara e poiché in questi ultimi anni ha messo su una condizione atletica invidiabile, era ovvio che lui fosse il favorito della gara. Non ho fatto i conti esatti, ma sono sicuro che alla fine avrebbe vinto la gara in coppia con chiunque degli altri compagni di squadra, ed anche con qualche “straniero” delle altre squadre (penso a Remo Ravasio che ha cambiato con me, penso a Giovanna “la Varoli”
2) credo che se solo io fossi stato in grado, oggi, di fare una gara decente, Marco sarebbe arrivato al traguardo in testa senza tanti patemi. Ma la mia gara è andata come è andata, ed il fatto di aver commesso l’unico errore (in un parco dove non era praticamente possibile farne) proprio alla lanterna 100 mi ha messo addosso parecchio scoramento. Mi sono convinto che avevo buttato via ogni speranza proprio con quell’errore… (lasciamo perdere considerazioni del tipo “dovrei allenarmi di più” o anche “dovrei riposarmi di più”).

Il percorso di Mik Caraglio, ma non poteva che essere così, è stato velocissimo: si corre in una specie di Parco Lambro… c’è anche il fiume, ci sono anche i due ponticelli, manca invece (e per fortuna!) la ripida salita del Parco Lambro. Il percorso è veramente piatto che più piatto non si può: un buon motivo, quindi, per soffrire anche le curve ausiliarie sull’equidistanza a 2,5 metri. L’incognita del Labirint-O da affrontare al punto spettacolo si dimentica subito: è il momento del via. Oscar (UL1) prende subito la testa del gruppone… infatti è l’unico che riesce a tenere il passo degli MA che hanno lo stesso percorso. Commetto una piccola indecisione sul primo punto andando dritto verso una lanterna che non è la mia (è infatti la prima del percorso di Rusky): qualche istante di sbandamento e di panico poi riprendo a corricchiare ed arrivo alla mia lanterna (la 2 di Rusky). A questo punto “sono in carta” e devo solo far andare un po’ le gambe.
Nel prato che porta alla 2 vedo davanti a me Giorgio Gatti e Andrea Battelli (UL2): limando anche i centimetri riesco a mantenermi a qualche metro da loro anche se comincio a maledire sia il fiume che i laghetti che si frappongono lungo la linea rossa tra me e la lanterna successiva. La bandana di Osca è già un miraggio in lontananza e mi vengono in mente le parole di Rusky prima della partenza: “Qui recuperare anche un solo minuto diventa quasi impossibile…”.
Sulla farfalla, mi trovo ad avere praticamente lo stesso giro di Andrea e di Gianni Faetanini; perdo di vista Giorgio, il quale non ha come pensavo in squadra Michela Titoli ma Roberto Arosio (altri avversari, quindi) e non vedo più Oscar che chissà dove è già volato. Su ogni punto Andrea e Gianni allungano di qualche metro ma io continuo a limare anche i millimetri per rimanere nel trenino: loro tendono ad andare sempre un po’ verso sinistra, in uscita dal punto, il che mi consente con scelte veramente dirette di mantenermi a contatto. Mi scopro a pensare che se la gara forse un po’ più tecnica il treno dovrebbe per forza di cose rallentare, ma qui stiamo praticamente correndo una campestre alla quale non sono pronto!
A fine farfalla, al trenino si aggancia anche Remo Ravasio: mi scopro a pensare che Rusky non avrebbe problemi a staccare l’amico GianBattista, quindi mentalmente cerco solo di tenere Ravasio a tiro, di non farmi staccare troppo anche da lui. Paradossale l’uscita dal loop e l’attacco al punto 11: Andrea e Gianni vanno molto a sinistra rispetto alla linea ideale, io da lontano vedo i due limiti di vegetazione e la lanterna, e sarei in grado di tirare una linea dritta fino al punto, ma piuttosto che farmi vedere sulla direzione giusta (vedo che davanti loro rallentano, un po’ incerti) mi metto a camminare per rimanere sulla linea ideale ma dietro la loro visuale… per rifiatare. Andrea ed io arriviamo infatti alla lanterna da due direzioni opposte.
La gara procede e, incredibilmente, il treno si ingrossa: sono i fuggitivi della prima ora Alberto Valli e Denis Shutkovsky, che corrono in MA, ad essere raggiunti. Di fatto il treno è ora di 6 concorrenti: io sono sempre il sesto vagoncino, sempre appena staccato, sempre impegnato a limare anche i decimillimetri e ad approfittare del minimo rallentamento e indecisione del gruppo quando una lanterna che non è del nostro percorso si inserisce nella corsa… Il fatto di essere con Alberto e Denis, che corrono tanto più di me, dovrebbe essere indice del fatto che le cose non stanno andando così male… invece in gara penso che Andrea e Remo R. riescono a stare sul ritmo meglio del sottoscritto, il che non è un buon segnale.
La tratta lunga 17-18 è cruciale: Remo R. punta a nord del laghetto, tutti gli altri a sud. Denis cede di schianto a metà tratta, Gianni F. non lo vedo più. Cerco di guardare davanti sperando di vedere Giorgio G. e soprattutto Oscar ma lo sguardo è già annebbiato: in realtà Giorgio è dietro due minuti, mentre Oscar sta volando lontano verso il successo. La tratta lunga mi prosciuga le energie: avrei voluto continuare a colpi di “stop and go” ma adesso devo proprio mollare il treno… un duro colpo per il morale. Alberto V. intravede la possibilità di sganciarsi e si lancia avanti a tutta velocità, Andrea B. è l’unico che riesce a resistere (bravissimo!) ed il distacco da UL2 comincia a crescere, anche perché il treno si giova ora dell’arrivo di Leonardo Curzio che avanza come un proiettile da destra. Con me resta solo Remo R.
Alla 20 è tempo di pensare alla soluzione del Labirint-O. So di aver già perso molto tempo, ma vorrei concludere la prova dignitosamente. Rallento vistosamente nell’ultimo boschetto prima del punto spettacolo (sono staccato da Remo e raggiunto da Denis) e studio ingresso, movimenti e uscita dal Labirint-O. Arrivo sul prato: entro nel labirinto di fettucce col mio piano in testa e sento la voce di Rusky: “4 minuti (cacchio!... n.d.r).. va bene! Va bene!” Un’altra voce: “Insomma, mica tanto… un bel distacco…” Ancora Rusky “No no, va bene così!”.
Mi sento un po’ rinfrancato dalle parole di Rusky: il Labirint-O vola alle mie spalle e quella sosta nel boschetto mi ha ridato energie. Punto dritto alla zona della 22 e raggiungo, e poi sorpasso di gran carriera, Remo R. Addirittura riesco a prendere qualche metro di vantaggio su di lui alla 23, poi la 24 anticipando una scelta fatta andando alla 23. Poi la 25, forse un minimo insidiosa ma davanti a me c’è Julia Shutkovskaya (che lascio sempre punzonare per prima). La 26 è a pochi metri, la 27 mi porta verso il traguardo… So che sono andato molto bene nell’ultimo giro e devo solo raggiungere il traguardo: magari Oscar ha sbagliato qualcosa, magari anche Andrea ha dovuto rallentare, magari Giorgio non è tanto avanti… Buio! Nebbia! La linea rosso chiaro, quasi rosa, che porta dalla 27 alla 28 (codice 100) si interseca con altre linee. Vedo un cerchietto proprio davanti a me e, accanto, il numero 28. Possibile che sia già l’arrivo? Non vedo gente vicino, non vedo la struttura del Labirint-O… controllo ancora la mappa. Cerchietto e “28” sono lì. Non mi resta che andare a quella che credo essere la mia 100… leggo il codice 51. Non capisco più niente. Mi sembra di essere in uno di quei video nei quali la telecamera comincia a girare su se stessa impazzita: vedo i recinti, la mega-piazzola di cemento, il bosco. Credo di essere al centro del cerchietto “100” ma leggo solo un codice 51, e non vedo le fettucce dell’arrivo, non vedo proprio l’arrivo. E sono fermo.
Ma l’arrivo non è lì. Mi convinco che deve essere più avanti, anche se non ci capisco più nulla, ed automaticamente ricomincio a correre. Poi una voce alle mie spalle: “Quella l’abbiamo già fatta prima! E’ quella… $%&£%*& della 51!!!”. Capisco l’equivoco ma mi crolla il mondo attorno. Quanto tempo avrò perso? Possibile che dopo aver tenuto, o quasi, per tutta la gara ho ceduto proprio a pochi passi dal traguardo? Quei 30 secondi (di tanto si è trattato) detteranno la sconfitta della mia staffetta, e sarà solo colpa mia!
Cerco di accelerare ancora. Ecco la 100, sento gli incitamenti, affronto le fettucce e trovo in prima fila il volto di GianBattista Ravasio che aspetta il cambio da Remo che mi è rientrato a pochi metri. Mi aspetto di vedere Marco e non lo vedo, percorro tutta la fila e Marco non c’è… Due pensieri in un microsecondo: Marco ha preso il cambio da qualcun altro, oppure si è stufato di aspettarmi e se ne è andato. Stringo la cartina di Marco tra le mani, quasi appallottolandola… Invece Marco arriva di gran carriera (era andato a concordare il passaggio della borraccia a metà gara), gli passo quella palla di carta e non ho nemmeno la forza di dargli qualche indicazione.

Prendo fiato, e ancora una volta sulla stazione di finish vengo superato in extremis da Remo R. (come all’Arge Alp con Giorgio Gatti). Vedo al ristoro Oscar già riposato, non oso chiedergli quanto distacco mi ha dato. Andrea B. è un po’ più sfatto, non deve essere arrivato da molto… ma non sono riuscito a stare dietro al suo passo e questo abbatte ancora di più il mio morale.
Quello che però più mi rattrista è il tempo perso proprio all’arrivo. La sceneggiatura della gara è già scritta: Marco è sicuramente il numero 1 in gara, ma sarà dura per lui limare il distacco da Sandro Serra e l’abisso da Remo Madella. Addirittura tra di noi primi frazionisti ci diciamo che ora i favori del pronostico sono divisi equamente tra Remo M. e Sandro S.: Marco potrebbe raggiungerne uno, due molto probabilmente no.
Penso che potrei andarmene dritto in stazione per tornare a casa. Prendo la mia borsa e vado a farmi una doccia negli spogliatoi: doccia gelata (mi merito altro…?) e poi mi distendo sulla panca degli spogliatoi a rilassare un po’ la testa e mi appisolo appoggiato al borsone.

Quando decido di uscire, alla chetichella, la prima persona che vedo è Mary che mi chiede: “Allora, sei pronto per la premiazione?” “Mah… non so… non è andata molto bene, sono veramente deluso della mia gara e di aver danneggiato Marco… magari non mi fermo…” “Ma scusa, avete vinto il campionato regionale e tu non ti fermi nemmeno per la premiazione?”

Ho sempre detto che l’orienteering italiano non è pronto (ancora) per “Stegal campione italiano” (non ci sono rischi…). Ma penso che l’orienteering lombardo non sia altrettanto pronto per “Stegal campione regionale”. Solo che adesso è successo.
Sono contento di quella foto, di quel podio tutto Unione Lombarda in M35. Sono contento dei miei compagni di squadra, ieri solo per alcuni secondi avversari.
Tutto merito di Rusky “Marco” Giovannini.

4 Comments:

At 2:06 PM, Blogger Pierlabi said...

Congratulazioni!!!
Un'altra cosa da togliere dalla lista delle cose da fare...
Aspettiamo la tua candidatura IOF....

 
At 7:43 PM, Blogger Galimba said...

Marco fa sempre il modesto...comunque lo avete meritato! Rinnoviamo la sfida per l'anno prossimo (ci saranno anche altre staffette UL a rendere la gara più avvincente!)

 
At 7:56 PM, Anonymous Anonymous said...

Quello che mi scoccia un pò è che sembra che io pecchi di falsa modestia.... in realtà io non mi sento così bravo rispetto agli altri... probabilmente perchè sono ancorato alla HB quando correvo contro Sali, Dipa, Gottardi e Remo ed altri nomi illustri dell'epoca. Da lì, osservavo i vari Di Stefano, Bozzola, Arduini, Biella, ecc.. pensando che non sarei mai arrivato ai loro livelli! adesso che ci sono vicino penso ai vari Baccega, Pradel, Corradini, ecc.. ed ancora cerco di inseguire!

 
At 8:32 AM, Anonymous Anonymous said...

Chi ti conosce sa che non pecchi di falsa modestia. Tu ti confronti da sempre con coloro che sono uno o due gradini più in alto di te, per cercare di migliorare e di raggiungerli.
Ma ormai, gradino dopo gradino, si scava un solco tra te e gli inseguitori...

 

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