Garette Estive. Capitolo 6: Mondiali Master (finale long)
Prima del gran finale dei WMOC,
arriva il turno della seconda gara di qualificazione Long, che si disputa
ancora sulle sponde del lago Delsjon. Rispetto al giorno precedente, ci sono
alcune novità sostanziali: innanzitutto la giornata è asciutta e non si vede
una nuvola in cielo; in secondo luogo non viene riproposto lo stesso arrivo
nell’oceano di fango del giorno prima, perché si arriva sempre nella solita
arena stenterella ma da un’altra direzione; infine il tipo di terreno viene
descritto come veloce, privo di paludi, molto dettagliato. Proprio quello che
piace a me!
Peccato, sono incontentabile lo
so, che io abbia finito stremato la gara del giorno prima alle 16.30 e mi tocca
ricominciare alle 9 del mattino dopo… la notte non basta a riportare nelle
gambe le energie con le quali vorrei affrontare la gara, e non è nemmeno
sufficiente a ripulire la testa dalle tossìne del giorno prima. Eppure la
partenza è proprio facile: la prima lanterna si vede dal sentiero che fa da
linea di arresto, e da quel punto è abbastanza facile arrivare a prendere anche la 2 (che è la prima lanterna di Attilio, per dire…). I guai cominciano per
andare alla 3, quando confondo la riga nera perfettamente dritta della pista da
sci di fondo con la piega della carta: risultato prevedibile, mi butto a destra
a prendere il sentiero (unico di tutto il Mondiale, penso) e allungo la strada.
La 4 è banalmente un punto di “rimbalzo” e per arrivare alla 5 posso giovarmi
della compagnia, alla mia destra, del mitico antennone di Skatos.
La tratta 4-5 è l’emblema delle
capacità dell’impiegato panzottello: innanzitutto mi faccio un bel tuffo nel
fiume che incontro appena uscito dalla 4 (tuffo ben visibile nel video), perché ad
attraversare il fiume facendo equilibrismo su un tronco fradicio e
scivolosissimo era capace solo quello del Cirque du Soleil con l’imbragatura!
Per scollinare di fianco al recinto dell’antennone, i casi sono due: o si
avanza a fatica nell’erba alta, ma ci vuole la forza di Hulk, oppure si rimane
sui lastroni di pietra in costa, scivolosi e precedentemente trattati con il
sapone di Marsiglia. Il numero di scivolate e di mosse che farebbero la
felicità di un programma come “Torta di riso” è paragonabile a quello di un
intero campionato mondiale di calcio saponato! Ovviamente la 5 la sbaglio perché finisco
sul sasso sbagliato (ce ne sono mille in zona) e mi tocca scendere sul sentiero
e risalire dal bivio per arrivare al punto. Dopo la 6, trovata più per culo che
per anima, vado a giocare sull’isolotto che separa il piccolo Delsjon dal
grande Delsjon. Il terreno è compatto, bellissimo, le paludi quasi invisibili, è un festival di piccoli movimenti del terreno… ma in tutto questo Paradiso, la mia
lanterna sta da un’altra parte rispetto a dove la cerco! Arrivo alla X nera tra
la 7 e la 9 prima di capire che qualcosa non va.
Da lì in poi nulla di eclatante
ma tanto “divertiLento”, anche se la lanterna 12 affrontata in modo
assolutamente pusillanime dal sentiero a sud, giusto per vedere da dove escono
gli altri concorrenti. Per la 14 si corre sul sentiero grande fino ad arrivare nella zona della 16, poi sul sentiero piccolo verso sud finché le gambe dicono di avere
ancora forze sufficienti per affrontare le curve di livello e le rocce. L’ultima
insidia è alla 16, che è la buchetta più infida del mondo, fino al finale nel quale
le gambe non ce la fanno proprio più a spingere perché la benzina è finita. In
generale, una gara in un posto fantastico e velocissimo nel quale tutti fanno
segnare tempi più alti rispetto al giorno prima… perché le lanterne sono in numero
doppio e oltre a correre bisogna anche trovarle! It’s orienteering, honey!
Venerdì è il giorno di riposo, ma
noi ne approfittiamo per un piccolo allenamento nella enorme carta di Botaniska,
quella che inizia al meraviglioso giardino botanico di Goteborg: in pratica è
la carta che separa i quartieri di Goteborg Majorna da Goteborg Frolunda, e se
per caso avete sentito parlare delle squadre di orienteering di Majorna e di
Frolunda, no: non è un errore! Se una ragazza di Majorna telefona al fidanzato
di Frolunda e gli dice che i genitori ono fuori a cena e la casa è libera, ecco…
il fidanzato fa prima ad armarsi di
carta, farsi un attraversamento del bosco tipo Mondiale Long Distance per
difficoltà tecnica e arrivare a Majorna. Poi dicono che gli svedesi di
orienteering ci capiscono…
Sabato 1° agosto è l’ultimo
giorno di questa campagna svedese. Sarebbe anche tanta altra roba: è il giorno
del mio compleanno, è il giorno della finale Long Distance dei Mondiali Master,
è il giorno nel quale si corre proprio sulla carta di Skatos ed io sto
aspettando da 11 anni di tornarci! Ma è anche il giorno nel quale dobbiamo fare
valigie, check-out, gara, trasferimento in aeroporto e prendere l’aereo. E
infine è un’ultima cosa: è il giorno nel quale io sono completamente sfinito, a
pezzi, distrutto. Faccio fatica già ad arrivare alla partenza, e le sensazioni
che ho mentre affronto la salitella per uscire dalla zona di partenza sono tutt’altro
che positive.
Ma, incredibile almeno per me, la
prima lanterna è anche forse la migliore di tutta la mia 10 giorni: dritto come
un fuso fino al punto senza sgarrare di una virgola dalla linea rossa; infatti
raggiungo un paio di svedesi, uno svizzero ed un giapponese che erano partiti prima
di me, e tutti quanti si accodano a questa locomotiva italiana per andare alla
2, visto che l’italiano è panzottello e pure un po’ impiegatizio ma dimostra di
sapere il fatto suo. Da lì, il buio! Un buio nel quale i vagoncini dichiarano
la loro fiera indipendenza molto presto: per arrivare al punto 2 devo scendere
due volte al ristoro, la seconda volta con il dubbio di essere sceso ad un
ALTRO ristoro… ma anche quando trovo il punto per caso, visto che in pratica
sto rimappando la zona (25 minuti di ricerca), tutta l’orografia attorno a me
mi torna come un boomerang lanciato da uno che uno è capace di farlo rientrare
alla base! Trovo al 3 perché mi accodo ad un danese che mi ha già rimontato 15
minuti, ma sulla 4 che sarebbe anche facile impiego 27 minuti nonostante il
sentiero e la canaletta. Sono cotto, bollito, non ce la faccio più e sono molto
demoralizzato; soprattutto, non c’è modo di far salire l’indicatore della
benzina dal livello zero che più zero non si può. Impiego un’altra quarantina
di minuti abbondante per trovare 5 e 6, ed alla 6 non sono più in grado di
pensare razionalmente: sono in gara da 1 ora e 40 minuti e non ho energie per
finire la gara; arriverei, forse, in tre ore… ed il “forse” non è legato al
fatto che potrei impiegarci di meno, ma al fatto che forse mi ritroverebbero
stecchito nel bosco.
I miei compagni di squadra mi
aspettano per andare in aeroporto, e decido di mollare. Una vocina del cervello
mi dice che non è da questi particolari (un ritiro nella gara che stavo
aspettando da tanto tempo) che si giudica un orientista. Un’altra mi dice che è
da questi particolari (la decisione di ritirarsi in tempo) che si giudica una
persona razionale e dotata di senno. Con lo sconforto nel cuore, casco dritto
sulla 10!, ma il fatto che il ritiro sia l’opzione migliore lo capisco al
ristoro: la persona che è lì mi viene letteralmente incontro per aiutarmi, poi
io passo 5 minuti a cercare a terra la sicard che credo di aver perso, finché la stessa
persona (scuotendo la testa) mi avvisa che ce l’ho al dito! Credo che sia stata
una gara molto divertente… per chi ce l’ha fatta!
Sono stato respinto da Skatos,
proprio alla decima gara, e impiego un paio di giorno per recuperare dalla
delusione. Una delusione che, per mia fortuna, viene sopraffatta da un
desiderio più forte di rivincita: una settimana dopo Skatos, infatti, è in
programma LA GARA! La O-Marathon degli Altipiani! Ed io sono molto combattuto
ascoltando la vocina prudente che mi dice che non ho più l’età e le forze per
farla in Elite, e quindi non otterrò altro risultato che un nuovo ritiro e una
nuova delusione, e la vocina intrepida che mi dice che, usando la testa, ce la
posso fare ed uscire orgoglioso dalla mia estate di gare.
Alla fine, la decisione è presa:
si va alla O-Marathon degli Altipiani. In Elite! ‘Co can!!!
1 Comments:
A Ste', Ok la o-marathon degli Altopiani, ma due righette sul ritiro dalle competizioni di Rouva Santapukki, alias Minna Kauppi non le vogliamo scrivere?
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