Il mio Tuscania Five Days - prima parte
Una delle avventure più gustose della stagione 2015 è stata
rappresentata dalla prima partecipazione del gruppo GOK al Tuscania Five Days
dell’organizzazione PWT. Per l’occasione il GOK è tornato alla formazione “the
originals”, dopo aver avuto in passato qualche mutamento all’organico come si
confà alle grandi squadre come l’Inter,
i cui giocatori immagino si trovino nello spogliatoio pre-partita a capire chi
in settimana è stato venduto o comprato, i Vendicatori
della Marvel che vengono schierati tra i buoni o i cattivi a seconda del
regista hollywoodiano di turno, o gli Inti
Illimani la cui evoluzione della formazione ha costretto la Microsoft ad
elaborare nuove e più potenti versioni del tool Project per sviluppare i gantt.
Tutto avviene a cavallo tra il mese di settembre e di
ottobre, quindi non è che il “diario di
bordo” sia proprio sulla notizia; in quel periodo il tempo per coprire gli
eventi era davvero poco e le gare si susseguivano a raffica: 12 gare in 23 giorni,
di cui 6 come speaker – e che gare! Campionati Italiani, Arge Alp e finali di
Coppa Italia. Il mio Tuscania Five Days cade tra il 28 settembre ed il 3
ottobre, quando la coincidenza tra ferie residue, compleanni dei membri del GOK
e astinenza da gare ci catapulta a Marina di Cecina per una settimana di gare-gare-gare dalle quale non sappiamo bene cosa
aspettarci, ma che immaginiamo inframmezzate da qualche puntata in spiaggia, qualche
buona mangiata e qualche visita culturale in una regione che, per motivi
ancestrali, non ho quasi mai avuto tra le mie mete di viaggio.
Prima di buttarmi anche io sul Tuscania Five Days, però,
devo smaltire la pratica Campionati Italiani Long e Relay. Così, mentre il GOK
scende in auto lungo la litoranea, io risalgo i mille milioni di tornanti che portano a Rovegno, affronto i
boschi ed i percorsi di Rudy e Raus all’alba o con il buio, ed infine rientro a
Milano domenica sera bollito come un
cotechino. Il mio viaggio verso sud del lunedì mattina, sulle buone
vecchie ferrovie dello stato, sarà allietato dalla permanenza fino a Portofino,
nello stesso scompartimento, di una famiglia di neozelandesi venuti in Liguria
durante una pausa della Rugby World Cup. Tra Portofino e Cecina, da solo in
tutto il vagone, c’è lo spazio ed il
tempo per andare a rileggere le pagine
storiche degli ori-blogger italiani: uno Zonori che faceva le pulci ai
cartografi ed ai tracciatori, un Rusky che metteva insieme più medaglie di
Phelps ed un giovane ed inesperto Pedrotti che si allontanava dall’HC per
entrare nell’inesplorato mondo dei master.
Lo sbarco a Cecina è confortato da un mega pezzo di focaccia
per calmare i morsi della fame. Indi trasferimento in zona balneare a Marina di
Cecina ed è quasi già arrivato il momento di calzare le scarpette, indossare i
pantaloncini da corsa ed andare a piedi fino alla Pineta di Gorette per la
prima gara. Un rapido passaggio dalla segreteria gara per dare una occhiata
alle griglie di partenza e trovare alcuni
nomi inattesi: il britannico Nick Barrable “Mr. Compass Sport” con la sua
signora Sarah Jane, poi Checo e Daniela Guglielmetti con Tiziano Boiani dal
Canton Ticino, infine uno sfracello di norvegesi giovani e master che
approfittano della concomitanza con le festività scolastiche in Norvegia per
farsi un giretto ad una latitudine alla quale il sole sorge ancora. Il tutto
per più di 200 partecipanti che, ai miei occhi, rappresenta il numero giusto
per evitare di soffrire di solitudine al ritrovo e per dare l’impressione di un
bel gruppo di atleti senza essere troppo invadenti. Un gruppo di atleti nel
quale spicca il fatto che i 4 del GOK sono gli
unici 4 italiani e che il 90% dei partecipanti è norvegese; come logica
conseguenza, alla partenza della prima tappa, la crew del PWT fornisce le indicazioni
dell’ultimo minuto (e la chiamata degli orari di partenza…) in norvegese stretto,
dialetto di Mo I Rana: una lingua che alle mie orecchie suona musicale e
comprensibile appena un epsilon di più
dell’ungherese! Dopo i primi minuti di totale incomprensione nei dialoghi
tra la capa del team di partenza ed i pochi che non appartengono alla nazione
che ha dato i natali alle medaglie d’argento della staffetta 4x10 diLillehammer, arriva anche il mio turno e con esso l’inizio ufficiale della mia
5 giorni…
La prima gara è divertente e, considerando che questo sarà
il format di tutto il Tuscania Five Days, sento che ci sono ottime prospettive
perché il divertimento di propaghi per tutta quanta la settimana. Ma è anche
faticosa per parecchi motivi: il fondo del terreno è costituito da sabbia mista
ad aghi di pino marittimo, e credo che nessuno scienziato al mondo sia ancora
riuscito a trovare una superficie sulla quale incedere è più estenuante! Le
partenze sono ogni minuto, ed i miei avversari master norvegesi (nella
categoria M40 c’è anche Tiziano Boiani, e sarà difficile persino PER LUI
emergere in classifica…) sono tutti dei maledetti
lupi da corsa: alcuni hanno un filo di pancetta, non che io non ce l’abbia,
ma corrono come dei dannati! Dovrei anche ammettere che, rispetto a me, corrono
TUTTI come dei dannati, senza bisogno di andare a scovarli nei fiordi
norvegesi, ma giusto per dare una
idea dei personaggi che sostano nei dintorni, segnalo che nella
mia categoria corre (no: vola!) il
signor Kjetil Bjørlo: ora… per tutti coloro che si mettessero in visione e
all’ascolto in questo momento (= Dario P.), segnalo la seguente voce di
Wikipedia:
Kjetil Bjørlo (born 27 March 1968) is a Norwegian orienteering competitor,
individual bronze medalist in the classic course at the 1997 World Orienteering
Championships in Grimstad. He received a
bronze medal in the relay event in 1997, together with Håvard Tveite, Bjørnar
Valstad and Petter Thoresen… and anche
sticazzi vorrei dire!
Giusto sempre per dare una vaga idea, un altro dei
contendenti è questo bel tipo qua:
Lasse Arnesen (born 18 January 1965) is a
Norwegian alpine skier. He was born in Oslo, and represended the club IL
Heming. He competed at the 1992 Winter Olympics in Albertville. From the 1. November 2014, he is the secretary general of the Norwegian Orienteering Federation, succeeding Bjornar Valstad
… che sarebbe come dire che domani mattina il presidente
della Fiso è Kristian Ghedina (tra l’altro Mr. Arnesen si rivelerà una persona
proprio a modo ed alla mano, addirittura mite e quasi timido nella sua estrema
cortesia).
Ma torniamo alla Pineta di Gorette. I percorsi non possono
ovviamente essere challenging quanto Loco di Rovegno o Pietranera; occorre per
lo più di correre veloci, senza farsi venire la nebbia nel cervello con il rischio di mancare un bivio o un
sentierino, e poi occorre fare il giusto azimut quando si sbarca nelle zone
“bianche” della pineta alla ricerca di piccole buche e depressioni insidiosissime.
Cosa ancora più importante, però, è evitare di sottovalutare la pineta e le
zone verdi di macchia mediterranea che la pervadono… Quest’ultimo comandamento
me lo dimentico nell’andare dalla 3 alla 4: potrei scendere a sud ed entrare
nella macchia dal sentierino oppure (scelta già perdente) risalire verso
nord-ovest e fare il giro del fullo
per prendere lo stesso sentierino. Se fossi dotato di ghette di adamantio ed
armatura da antico cavaliere medievale, potrei andare dritto per dritto nella
macchia più soft… Ma io sono Stegal! E io corro nei tunnel della tangenziale di Brescia! DI conseguenza la mia scelta
consiste nel correre lungo il sentiero e cercare di attraversare la parte più
rognosa di rovi… tanto cosa saranno mai? 20 metri al massimo?
Purtroppo sono 20 metri di inferno, ed io sono in braghette
corte. Nonostante il tentativo di “sfondare il muro” come se fossi Ma’a Nonu davanti alla difesa degli Aussies, i miei
cento chili non passano il muro di spine, non vengono nemmeno respinti ma
vengono letteralmente avviluppati dai rovi. Per un tempo che mi pare infinito
(credo onestamente si sia trattato di un solo minuto, ma di un minuto completamente perso!),
ho solo la visione degli atleti più furbi di me, o molto meno scemi, che
corrono lungo il sentiero… ho solo la percezione di essere stato catturato dalle tele dell’Uomo Ragno… e
sento solo il dolore dei brandelli di pelle che sto lasciando attaccati a tutte
le spine della pineta. Quando, finalmente, riesco a liberarmi dando un ultimo
strattone di pelle e con esso liberarmi in direzione nord verso il sentiero che
avevo lasciato poco prima (nemmeno in direzione del punto!), comincio a fare il
giro del fullo sommando errori su
errori.
Da lì in poi, sarò molto più attento e circospetto. Commetto
un ultimo errore per andare alla 20, con quei maledetti sentierini che si
confondono nel macchione di rovi (e trascinando dietro di me due ragazzotti
norvegesi che, non trovando il punto, escono urlando nei miei confronti
qualcosa come “men faen!”) e sono pronto per arrivare al traguardo…
… nuovo errore:
non ho letto bene il comunicato gara! C’è infatti una seconda parte di gara da
correre dentro e fuori il complesso della “Buca del gatto” che ospita i
concorrenti. La carta è 1:2000 cioè “tutto quanto è segnato in mappa mi viene
addosso a velocità assurda!”. Raggiungo Attilio al punto 4, provo a staccarlo
alla 5 e me ne pento quando mi incasino alla 6, con il solito “verde 4”delle
siepi non attraversabili che mi frega sempre fin da quel dì al Campionato
Italiano Sprint al Parco delle Cascine (che sempre Toscana è!). All’arrivo a
bordo piscina il colore predominante è
il rosso sangue… e NON E’ NEPPURE QUELLO CHE ZAMPILLA DALLE MIE GAMBE. Due
concorrenti donne ed un concorrente uomo, nella gara più amichevole dell’universo
alla Pineta di Gorette, sono riusciti nell’impresa fantascientifica di aprirsi in due la testa con un taglio
profondo da qui a lì (ma questa ha preso a testate un albero?), procurarsi una
specie di commozione cerebrale (ma
anche quest’altra ha preso a testate lo stesso albero?) e infine l’ultimo è
riuscito a scarnificarsi il mento al
punto da arrivare al traguardo completamente lordo di sangue come un maiale
sgozzato. Ribadisco il concetto: quando sarò presidente IOF, la prima cosa che
faccio è obbligare tutti a correre con gli occhialoni protettivi… ma per i
norvegesi potrei spingermi ad imporre la famosa suddetta armatura (tanto Bjorlo
correrebbe lo stesso più veloce di me!).
Guardandomi in giro durante la gara, avevo colto alcuni
concorrenti alle prese con difficoltà orientistiche superiori alle loro
possibilità. Persino nella Pineta di Gorette! Sfiga: evidentemente nessuno di
questi corre nella mia categoria, oppure corrono talmente forte da potersi permettere qualsiasi sfondone orientistico
ed arrivare lo stesso davanti a me. Per tutte le 5 gare, non è che riuscirò
sempre a mettere il naso davanti ad un norvegese (almeno uno!): solo i PM ed i
non partiti saranno dietro di me in classifica. Tuttavia, quella sera, prima
che Nick Manfredi prenda posto al microfono per uno dei suoi concerti, riesco
ad assicurarmi che tutta quanta la cumpa di norvegesi abbia ben chiaro
da quel momento in poi CHI SONO IO e chi sono loro (da pronunciarsi alla
Marchese del Grillo, o alla Chevy Chase in una delle sue performance al
Saturday Night Live); durante la cena conviviale, infatti, mentre i ticinesi
cenano in un tavolo a parte ed i quattro italiani scompaiono, sommersi nella
massa di norvegesi, lascio cadere
inavvertitamente ma anche con una certa nonchalance
sulla tavolata del ristorante tre cartine: sono, ovviamente, le due cartine
dell’individuale ELITE di Loco di Rovegno e della staffetta di Pietranera.
Non esiste e non è mai esistito un (serio) orientista che si
lasci sfuggire l’occasione per sbirciare
una cartina nuova, nemmeno se nei dintorni in quel momento passa Uma
Thurman vestita di giallo come in Kill Bill ma con la tutina abbondantemente
aperta sul davanti… E’ un attimo e le cartine, che sono palesemente TROPPO
DIVERSE da quelle della gara di Gorette, passano di mano in mano (anche tra
quelle di Kackmarcik, che alla staffetta non aveva assistito) e tutti chiedono
chi le ha portate fin lì. Non oso pensare che qualcuno si sia chiesto quale razza di super-atleta avesse
potuto portare fin lì quelle cartine, ma posso pensare che una scritta su
quelle cartine abbia sollevato più di altre l’interesse: perché su quelle
cartine compare evidente la scritta “Men
Elite”!
(… continua …)
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