Stegal67 Blog

Wednesday, December 30, 2015

Il mio Tuscania Five Days - prima parte

Una delle avventure più gustose della stagione 2015 è stata rappresentata dalla prima partecipazione del gruppo GOK al Tuscania Five Days dell’organizzazione PWT. Per l’occasione il GOK è tornato alla formazione “the originals”, dopo aver avuto in passato qualche mutamento all’organico come si confà alle grandi squadre come l’Inter, i cui giocatori immagino si trovino nello spogliatoio pre-partita a capire chi in settimana è stato venduto o comprato, i Vendicatori della Marvel che vengono schierati tra i buoni o i cattivi a seconda del regista hollywoodiano di turno, o gli Inti Illimani la cui evoluzione della formazione ha costretto la Microsoft ad elaborare nuove e più potenti versioni del tool Project per sviluppare i gantt.

Tutto avviene a cavallo tra il mese di settembre e di ottobre, quindi non è che il “diario di bordo” sia proprio sulla notizia; in quel periodo il tempo per coprire gli eventi era davvero poco e le gare si susseguivano a raffica: 12 gare in 23 giorni, di cui 6 come speaker – e che gare! Campionati Italiani, Arge Alp e finali di Coppa Italia. Il mio Tuscania Five Days cade tra il 28 settembre ed il 3 ottobre, quando la coincidenza tra ferie residue, compleanni dei membri del GOK e astinenza da gare ci catapulta a Marina di Cecina per una settimana di gare-gare-gare dalle quale non sappiamo bene cosa aspettarci, ma che immaginiamo inframmezzate da qualche puntata in spiaggia, qualche buona mangiata e qualche visita culturale in una regione che, per motivi ancestrali, non ho quasi mai avuto tra le mie mete di viaggio.

Prima di buttarmi anche io sul Tuscania Five Days, però, devo smaltire la pratica Campionati Italiani Long e Relay. Così, mentre il GOK scende in auto lungo la litoranea, io risalgo i mille milioni di tornanti che portano a Rovegno, affronto i boschi ed i percorsi di Rudy e Raus all’alba o con il buio, ed infine rientro a Milano domenica sera bollito come un cotechino. Il mio viaggio verso sud del lunedì mattina, sulle buone vecchie ferrovie dello stato, sarà allietato dalla permanenza fino a Portofino, nello stesso scompartimento, di una famiglia di neozelandesi venuti in Liguria durante una pausa della Rugby World Cup. Tra Portofino e Cecina, da solo in tutto il vagone,  c’è lo spazio ed il tempo per andare a rileggere le pagine storiche degli ori-blogger italiani: uno Zonori che faceva le pulci ai cartografi ed ai tracciatori, un Rusky che metteva insieme più medaglie di Phelps ed un giovane ed inesperto Pedrotti che si allontanava dall’HC per entrare nell’inesplorato mondo dei master.

Lo sbarco a Cecina è confortato da un mega pezzo di focaccia per calmare i morsi della fame. Indi trasferimento in zona balneare a Marina di Cecina ed è quasi già arrivato il momento di calzare le scarpette, indossare i pantaloncini da corsa ed andare a piedi fino alla Pineta di Gorette per la prima gara. Un rapido passaggio dalla segreteria gara per dare una occhiata alle griglie di partenza e trovare alcuni nomi inattesi: il britannico Nick Barrable “Mr. Compass Sport” con la sua signora Sarah Jane, poi Checo e Daniela Guglielmetti con Tiziano Boiani dal Canton Ticino, infine uno sfracello di norvegesi giovani e master che approfittano della concomitanza con le festività scolastiche in Norvegia per farsi un giretto ad una latitudine alla quale il sole sorge ancora. Il tutto per più di 200 partecipanti che, ai miei occhi, rappresenta il numero giusto per evitare di soffrire di solitudine al ritrovo e per dare l’impressione di un bel gruppo di atleti senza essere troppo invadenti. Un gruppo di atleti nel quale spicca il fatto che i 4 del GOK sono gli unici 4 italiani e che il 90% dei partecipanti è norvegese; come logica conseguenza, alla partenza della prima tappa, la crew del PWT fornisce le indicazioni dell’ultimo minuto (e la chiamata degli orari di partenza…) in norvegese stretto, dialetto di Mo I Rana: una lingua che alle mie orecchie suona musicale e comprensibile appena un epsilon di più dell’ungherese! Dopo i primi minuti di totale incomprensione nei dialoghi tra la capa del team di partenza ed i pochi che non appartengono alla nazione che ha dato i natali alle medaglie d’argento della staffetta 4x10 diLillehammer, arriva anche il mio turno e con esso l’inizio ufficiale della mia 5 giorni…


La prima gara è divertente e, considerando che questo sarà il format di tutto il Tuscania Five Days, sento che ci sono ottime prospettive perché il divertimento di propaghi per tutta quanta la settimana. Ma è anche faticosa per parecchi motivi: il fondo del terreno è costituito da sabbia mista ad aghi di pino marittimo, e credo che nessuno scienziato al mondo sia ancora riuscito a trovare una superficie sulla quale incedere è più estenuante! Le partenze sono ogni minuto, ed i miei avversari master norvegesi (nella categoria M40 c’è anche Tiziano Boiani, e sarà difficile persino PER LUI emergere in classifica…) sono tutti dei maledetti lupi da corsa: alcuni hanno un filo di pancetta, non che io non ce l’abbia, ma corrono come dei dannati! Dovrei anche ammettere che, rispetto a me, corrono TUTTI come dei dannati, senza bisogno di andare a scovarli nei fiordi norvegesi, ma giusto per dare una idea dei personaggi che sostano nei dintorni, segnalo che nella mia categoria corre (no: vola!) il signor Kjetil Bjørlo: ora… per tutti coloro che si mettessero in visione e all’ascolto in questo momento (= Dario P.), segnalo la seguente voce di Wikipedia:

Kjetil Bjørlo (born 27 March 1968) is a Norwegian orienteering competitor, individual bronze medalist in the classic course at the 1997 World Orienteering Championships in Grimstad.  He received a bronze medal in the relay event in 1997, together with Håvard Tveite, Bjørnar Valstad and Petter Thoresen… and anche sticazzi vorrei dire!


Giusto sempre per dare una vaga idea, un altro dei contendenti è questo bel tipo qua:

Lasse Arnesen (born 18 January 1965) is a Norwegian alpine skier. He was born in Oslo, and represended the club IL Heming. He competed at the 1992 Winter Olympics in Albertville. From the 1. November 2014, he is the secretary general of the Norwegian Orienteering Federation, succeeding Bjornar Valstad

… che sarebbe come dire che domani mattina il presidente della Fiso è Kristian Ghedina (tra l’altro Mr. Arnesen si rivelerà una persona proprio a modo ed alla mano, addirittura mite e quasi timido nella sua estrema cortesia).

Ma torniamo alla Pineta di Gorette. I percorsi non possono ovviamente essere challenging quanto Loco di Rovegno o Pietranera; occorre per lo più di correre veloci, senza farsi venire la nebbia nel cervello con il rischio di mancare un bivio o un sentierino, e poi occorre fare il giusto azimut quando si sbarca nelle zone “bianche” della pineta alla ricerca di piccole buche e depressioni insidiosissime. Cosa ancora più importante, però, è evitare di sottovalutare la pineta e le zone verdi di macchia mediterranea che la pervadono… Quest’ultimo comandamento me lo dimentico nell’andare dalla 3 alla 4: potrei scendere a sud ed entrare nella macchia dal sentierino oppure (scelta già perdente) risalire verso nord-ovest e fare il giro del fullo per prendere lo stesso sentierino. Se fossi dotato di ghette di adamantio ed armatura da antico cavaliere medievale, potrei andare dritto per dritto nella macchia più soft… Ma io sono Stegal! E io corro nei tunnel della tangenziale di Brescia! DI conseguenza la mia scelta consiste nel correre lungo il sentiero e cercare di attraversare la parte più rognosa di rovi… tanto cosa saranno mai? 20 metri al massimo?

Purtroppo sono 20 metri di inferno, ed io sono in braghette corte. Nonostante il tentativo di “sfondare il muro” come se fossi Ma’a Nonu davanti alla difesa degli Aussies, i miei cento chili non passano il muro di spine, non vengono nemmeno respinti ma vengono letteralmente avviluppati dai rovi. Per un tempo che mi pare infinito (credo onestamente si sia trattato di un solo minuto, ma di un minuto completamente perso!), ho solo la visione degli atleti più furbi di me, o molto meno scemi, che corrono lungo il sentiero… ho solo la percezione di essere stato catturato dalle tele dell’Uomo Ragno… e sento solo il dolore dei brandelli di pelle che sto lasciando attaccati a tutte le spine della pineta. Quando, finalmente, riesco a liberarmi dando un ultimo strattone di pelle e con esso liberarmi in direzione nord verso il sentiero che avevo lasciato poco prima (nemmeno in direzione del punto!), comincio a fare il giro del fullo sommando errori su errori.

Da lì in poi, sarò molto più attento e circospetto. Commetto un ultimo errore per andare alla 20, con quei maledetti sentierini che si confondono nel macchione di rovi (e trascinando dietro di me due ragazzotti norvegesi che, non trovando il punto, escono urlando nei miei confronti qualcosa come “men faen!”) e sono pronto per arrivare al traguardo…


nuovo errore: non ho letto bene il comunicato gara! C’è infatti una seconda parte di gara da correre dentro e fuori il complesso della “Buca del gatto” che ospita i concorrenti. La carta è 1:2000 cioè “tutto quanto è segnato in mappa mi viene addosso a velocità assurda!”. Raggiungo Attilio al punto 4, provo a staccarlo alla 5 e me ne pento quando mi incasino alla 6, con il solito “verde 4”delle siepi non attraversabili che mi frega sempre fin da quel dì al Campionato Italiano Sprint al Parco delle Cascine (che sempre Toscana è!). All’arrivo a bordo piscina il colore predominante è il rosso sangue… e NON E’ NEPPURE QUELLO CHE ZAMPILLA DALLE MIE GAMBE. Due concorrenti donne ed un concorrente uomo, nella gara più amichevole dell’universo alla Pineta di Gorette, sono riusciti nell’impresa fantascientifica di aprirsi in due la testa con un taglio profondo da qui a lì (ma questa ha preso a testate un albero?), procurarsi una specie di commozione cerebrale (ma anche quest’altra ha preso a testate lo stesso albero?) e infine l’ultimo è riuscito a scarnificarsi il mento al punto da arrivare al traguardo completamente lordo di sangue come un maiale sgozzato. Ribadisco il concetto: quando sarò presidente IOF, la prima cosa che faccio è obbligare tutti a correre con gli occhialoni protettivi… ma per i norvegesi potrei spingermi ad imporre la famosa suddetta armatura (tanto Bjorlo correrebbe lo stesso più veloce di me!).

Guardandomi in giro durante la gara, avevo colto alcuni concorrenti alle prese con difficoltà orientistiche superiori alle loro possibilità. Persino nella Pineta di Gorette! Sfiga: evidentemente nessuno di questi corre nella mia categoria, oppure corrono talmente forte da potersi permettere qualsiasi sfondone orientistico ed arrivare lo stesso davanti a me. Per tutte le 5 gare, non è che riuscirò sempre a mettere il naso davanti ad un norvegese (almeno uno!): solo i PM ed i non partiti saranno dietro di me in classifica. Tuttavia, quella sera, prima che Nick Manfredi prenda posto al microfono per uno dei suoi concerti, riesco ad assicurarmi  che tutta quanta la cumpa di norvegesi abbia ben chiaro da quel momento in poi CHI SONO IO e chi sono loro (da pronunciarsi alla Marchese del Grillo, o alla Chevy Chase in una delle sue performance al Saturday Night Live); durante la cena conviviale, infatti, mentre i ticinesi cenano in un tavolo a parte ed i quattro italiani scompaiono, sommersi nella massa di norvegesi, lascio cadere inavvertitamente ma anche con una certa nonchalance sulla tavolata del ristorante tre cartine: sono, ovviamente, le due cartine dell’individuale ELITE di Loco di Rovegno e della staffetta di Pietranera.

Non esiste e non è mai esistito un (serio) orientista che si lasci sfuggire l’occasione per sbirciare una cartina nuova, nemmeno se nei dintorni in quel momento passa Uma Thurman vestita di giallo come in Kill Bill ma con la tutina abbondantemente aperta sul davanti… E’ un attimo e le cartine, che sono palesemente TROPPO DIVERSE da quelle della gara di Gorette, passano di mano in mano (anche tra quelle di Kackmarcik, che alla staffetta non aveva assistito) e tutti chiedono chi le ha portate fin lì. Non oso pensare che qualcuno si sia chiesto quale razza di super-atleta avesse potuto portare fin lì quelle cartine, ma posso pensare che una scritta su quelle cartine abbia sollevato più di altre l’interesse: perché su quelle cartine compare evidente la scritta “Men Elite”!


(… continua …)

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