Ultimo post dell'anno
L’ultimo post dell’anno, come tradizione vuole, dovrebbe
essere dedicato ai ricordi della stagione appena trascorsa. Una tradizione,
quella di rimembrare fiaschi – nel senso di sconfitte – e bottiglie di vino –
che di solito rappresentano il classico premio per la vittoria in una categoria
master - che è stata iniziata qualche anno fa dal massimo esponente dell’orienteering
bloggato, il grande Dario P., e che ha visto accodarsi tutti gli altri blogger
di minor spessore (non considerando tale chi si occupa di tabelle Fiso…) come i
bambini che seguono il pifferaio di Hamelin nel tragico finale della storia. A
vantaggio del giovane Dario P., la possibilità di raccontare duelli al calor
bianco con i più forti orientisti Elite e Master della scena nazionale ed
internazionale, l’abilità nel mostrare cartine dalle quali si evince
chiaramente la dote del Nostro nell’attaccare il limite di vegetazione poco
accentuato avendo come unico riferimento una curva ausiliaria a 500 metri di
distanza.
Quando ci provo io, i risultati non sono altrettanto
notevoli. I miei duelli nel 2015 sono stati:
- contro il cronometro, con il concetto di “fuori tempo massimo” che è stato reintrodotto nei regolamenti al solo scopo di evitare che nella stessa classifica si possano vedere risultati tipo “1° = 41 minuti, ultimo = 119 minuti”
- contro il buon senso, vedasi ad esempio la scellerata decisione di provare (seppure in modalità “sequenza libera”) il percorso Elite del più duro campionato italiano Long degli ultimi anni
- contro l’incolumità personale, e come monito mi resta ben impresso il tentativo velleitario di venire a capo del bosco di Pietranera – campionato italiano a staffetta – alle prime luci dell’alba
- contro la dignità mia e del movimento orientistico in generale, vedi alla voce “performance alla finale di Coppa Italia di Gallio”
Atterro nuovamente sulla pista del mio diario personale,
direttamente sulla pagina del “meno peggio” e del “peggio di così è
impossibile”, dopo aver sommato nelle ultime uscite le seguenti performances:
Giussano – ritirato, Angera – non partito, Briosco – ritirato, “50 lanterne” –
non partito. Questo fil-quattro di prestazione costituisce la prima pietra
miliare del mio personale peggio stagionale.
La gara di Giussano, organizzata in giusta memoria
dell’amico Pippo Tealdo, è ancora sub-judice se entrare come sesto episodio del
racconto “Yes! I’m a world record holder in orienteering”; non ho voluto
verificare le cartine degli altri concorrenti del percorso Lungo e non mi posso
arrogare il diritto di avere avuto in dotazione l’unica cartina con una
percezione del colore più marcata rispetto alle altre: fatto sta che, dopo
essermi fatto largo fino al primo posto nella fila dei partenti – partenza
senza griglia predefinita - perché a causa brutti motivi personali avevo
bisogno di tornare a casa presto, quando ho preso in mano la mia cartina (la
prima della pila, appunto) ho esclamato ad alta voce “Minkia! Ma è una unica
area privata!”. Così facendo ho ottenuto lo scopo di avere un testimone di
quanto vado dicendo, e di distrarlo pure dal fare la scelta di percorso
migliore sul percorso Medio. La mia carta, spero di riuscire a trovarla ma non
garantisco, è verde privato ovunque, fatte salve le strade in marrone e gli
edifici in nero. Una specie di Bronx senza nemmeno lo spazio per una aiuola o
un giardinetto nel quale far pascolare i cani (quando Grilli dice “si capiva che era tutto giallo e non tutto verde
perché si intravedevano i pallini degli alberi”, gli rispondo che “verde su
verde” non si vedeva proprio una cippa di mulo).
Caracollando con il mio passo impiegatizio, ho raggiunto le
prime tre lanterne tenendomi ben bene adéso al marrone delle strade, unica
strisciolina di mappa percorribile in un oceano di aree private. Al terzo punto
sono stato raggiunto da Metka, la quale purtroppo ha visto le sue tattiche di
gara sconvolte dall’orrido panzone che le si è dapprima parato davanti, e che
poi è ripartito in una direzione che nulla c'entrava con il quarto punto… il
quarto punto, ai miei occhi e sulla mia cartina, è apparso infatti un
tantinello strampalato: posizionato di poco all’interno di un area privata, al
termine di una strada a zig zag senza uscita e, quindi, da ripercorrere in
senso contrario per andare al punto successivo. Mentre l’orrido panzone procede
secondo i propri piani (piani che l’invasione degli Stati Uniti da parte del
Ducato di Grand Fenwyck è un capolavoro di strategia), Metka si affianca e,
nonostante gli sfuffi e gli ansimi provenienti dai miei polmoni, riesco a
percepire chiaramente le sue affermazioni di disappunto e di fastidio per la mia scelta di percorso, che a me continua ad apparire come unica.
Dopo qualche
decina di metri, Metka allunga, invano inseguita dall’omino Michelin… il quale
pensa di essere entrato in una dimensione parallela quando, appena girato un
angolo, si accorge che Metka è scomparsa! Va bene che la velocità della atleta
che rappresenta la Slovenia ai Campionati Mondiali è ben superiore a quella del
Rikishi di Baravalle, ma a tutto c’è un limite! All’occhio attento del Rikishi
di Baravalle, nel frattempo, non sfugge il fatto che la strada a zig zag per
arrivare al punto, e unica da rifare al contrario per andare al punto
successivo, è circondata non da aree private ma da prati e parchetti.
Raggiungo il punto e, pur avendo davanti a me una distesa di
prati (e pur NON avendo incrociato Metka che avrebbe dovuto venirmi incontro in
senso opposto), mi attengo al piano originale: strada strada strada e nelle
zone verde scuro non si entra. Il punto successivo è di nuovo in centro a Giussano.
Quando arrivo in zona trovo una specie di adunata sediziosa - e per nulla silenziosa - che comprende a prima vista
tutti i concorrenti del percorso Lungo che sono partiti nei 10 minuti
successivi al mio, e che sembrano fare una specie di danza dentro e fuori dai
cortili che si affacciano sulla piazzetta di Giussano. Quello che succede negli
istanti successivi è molto caotico, e comprende la visione extracorporea del
sottoscritto che
- entra ed esce anche lui (io!) dai porticati
- rientra per la seconda\terza\quarta volta in uno dei suddetti cortili per andare a vedere proprio fino in fondo se per caso la lanterna è nascosta dietro ad una catasta di macerie
- si prende (giustamente) su da uno degli abitanti delle abitazioni che si affacciano sul cortile, che urla e chiede perché siamo lì a fare tutto quel casino
Sulla gara di Angera, poco da dire. Mi dispiace non esserci
stato, non mi devo certo scusare per la mia assenza con chi nei giorni
successivi mi ha scritto che “peccato
che fai le polemiche sulla collocazione delle gare vicine e lontane, poi però
quando ci sono le gare vicine non vieni”… purtroppo nel momento in cui
stava partendo la gara di Angera (dove spero di poter gareggiare in futuro), io
stavo firmando un foglio che autorizzava i chirurghi a fare un tentativo
abbastanza estremo per salvare la vita di mio padre. Il fatto che il papà sia
ancora tra noi è il più bel successo del 2015. NON PARTITO NUMERO 1
Avrei voluto rifarmi a Briosco, carta sulla quale non avevo
di certo brillato nella prima edizione del Trofeo Lombardia corso lì due anni
fa. Essendo gara middle, ed essendo l’ultima della stagione (ed io un po’ in
astinenza da lanterne), mi sono iscritto in M21 tanto arrivo ultimo lo stesso
in qualunque altra categoria. Il comunicato gara parla di un bosco meraviglioso
da far girare la testa, la quale tuttavia è sempre altrove coinvolta in più
neri pensieri… il risultato è che, raggiunto in qualche modo il primo punto, mi
scontro violentemente con il primo rovo del percorso e rovino a terra
(avvenimento registrato anche dai sismografi dell’Istituto Geofisico e quindi probabilmente
anche da una delle 51 slides presentate in Consulta – da un noto geofisico! - sullo
stato del movimento orientistico lombardo): ne risente la spalla, già
dolorante, ma soprattutto prendo una gran capocciata che mi rintrona.
Non potendo rischiare di farmi male, aggravando una
situazione che a casa ci vede già entrare ed uscire dagli ospedali con una
certa continuità, proseguo camminando e tenendomi la spalla in stile Franz
Beckenbauer durante Italia Germania 4-3, al solo scopo di arrivare al traguardo
del percorso “top dell’anno”. Purtroppo nei primi punti non trovo traccia del
bosco scorrevolissimo e da favola descritto nel comunicato (ci sarà stato, ma io
non ci sono arrivato); quello che sento distintamente, invece, sono le
bestemmie che arrivano dal mio campo sinistro di visuale… apparentemente c’è
qualcuno nel bosco che non è troppo contento di quello che sta succedendo.
Cacciatori distratti dal passaggio dei concorrenti? Contadini che si trovano il
campo vieppiù arato dai tacchetti dei più arditi? Le voci che si rincorrono
sembrano scandire frasi smozzicate tipo “ma no!... è qui ti dico!... ma non
c’è!... ma neanche quella di prima c’era!...”. Tutte cose che non posso capire
perché, arrivato credo al mio settimo punto, la testa fa troppo male per
proseguire e le energie mentali residue sono sufficienti solo ad attraversare
il campo gara per la via più diretta ed arrivare al traguardo. RITIRO NUMERO 2.
Su internet la gara di Briosco viene indicata come gara al top, ma alcune scene viste nel dopo gara mi consentiranno di vergare la frase
di apertura del pezzo sul bollettino annuale dell’Unione Lombarda:
(“Legge di Eastwood”): Quando l’uomo con la pistola
incontra l’uomo col fucile, l’uomo con la pistola è un uomo morto.
(“Corollario”): Quando l’uomo con la pistola e
l’uomo col fucile incontrano Adele, che si è appena ritirata dopo aver vagato
un’ora tra i rovi in cerca di due lanterne mai posate, l’uomo con la pistola e
l’uomo col fucile se la danno a gambe prima di essere disintegrati dal solo
sguardo!
Dopo tali strambate, restava solo la “50 lanterne”, da
affrontare senza alcuna velleità agonistica e al solo scopo di lasciare la
stagione 2015 con un ricordo quantomeno positivo. Devo anzi ammettere che, da
circa un mesetto, avevo ricominciato con le uscite di allenamento da 10-12 km
(due o tre volte alla settimana) che mi portano ad attraversare il Parco del
Ticinello, la zona delle Terrazze, fino a spingermi attorno al Ronchetto delle
Rane e talvolta fino ai confini di Milano città. Ho persino trovato un “dente”
dietro la zona delle Terrazze (nulla di eclatante, saranno 15\20 metri di
dislivello!) sul quale fare le ripetute in salita!
Ma alla fine tutti i dentro
e fuori dagli ospedali, agli orari più assurdi, hanno avuto come risultato il
fatto che sabato sera, proprio mentre era in svolgimento la festa di fine anno
dell’Unione Lombarda, io ero a letto con la febbre… niente “50 lanterne” per me,
e come unica panacea il fatto che il carbogel che avevo tenuto da parte come
riserva di energia per la seconda parte della gara di fine stagione brianzola è
diventato l’unico tipo di cibo che sono stato in grado di assumere mentre stavo
a letto a smaltire le linee di febbre in più. NON PARTITO NUMERO 2
3 Comments:
ma come "ultimo post dell'anno" al 14 dicembre????
e poi mancano le perle 2015: ci saranno pure state quelle giornate di esaltazione più o meno agonistiche che ti hanno fatto gioire come un bambino!?!?!
ssshhh... gli altri post con le "perle" sono già stati scritti. Sono lì per i momenti bui. D'altra parte non vivo mica in una zona di Italia nella quale si possono fare gare anche in pieno inverno! :-)
La citazione su Kaiser Franz non ti si addice. Tu quella notte dormivi nel tuo caldo lettino mentre noi, giovani calciatori quindicenni, eravamo lì a chiederci come fosse possibile giocare quei supplementari senza un braccio.
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