Di notte e poi di dì
Regola aurea numero 1 del blogger: ci sono cose che non
bisognerebbe mai scrivere sul proprio blog. Mai. Anche se ci credi, anche se ci
tieni, anche se ti sembra la cosa più giusta e più bella da scrivere. Mai
farlo! Ad esempio… MAI scrivere “ho vinto la tal gara con un vantaggio di 5
minuti sul secondo… però no, non ditemi troppe volte che sono figo, che sono il migliore e
che Robert Downey Jr. sembra la mia controfigura brutta”. Altro esempio… MAI
scrivere “ho tracciato un percorso fantastico che se ci fosse stato Sgiorsgiù
avrebbe apprezzato anche lui… pur essendosi perso!”. Non lo scrivo mai, e mica perché
io non sia più bello di Robert Downey Jr. e più tecnico di Sgiorsgiù: solo
che non si fa.
Solo che ogni tanto ci casco! E, sempre ad esempio, quest’anno
avevo scritto che nel mese di gennaio mi ero allenato come poche volte prima di
allora, che avevo perso di netto una decina di chili e che per questo motivo mi
sento più in forma e più tonico. Non avrei dovuto farlo! Chi ha letto, deve
aver pensato che tra le righe io stavo dicendo “quest’anno non ce ne è più per
nessuno! Adesso vengo lì e vi faccio il c…o!”. Ma non era questo che volevo
dire. Solo che le mie parole sul blog non devono essere venute fuori tanto
bene, e infatti me ne sono accorto subito.
Che “subito” vuol dire “prima ancora del primo clear&check
della stagione. Mancavano ancora 5 minuti alla partenza della notturna al Lago
Nord, ed un tale mi si è avvicinato in compagnia di un paio di tizi che non ho
identificato perché era già buio pesto anche ben al di qua della siepe (in
memoriam di Harper Lee, una delle più grandi scrittrici di sempre, forse la più
grande). La frase che è seguita sarebbe piaciuta ad Harper Lee, ma anche a
Groucho Marx: “Beh..? Non gli fate i complimenti per tutti i chili che ha perso
e per quanto è allenato??? E pensare che se non lo avesse scritto sul blog, a
vederlo non mi sarei nemmeno accorto che si è messo in forma!”
SBADABEM! Come buttare alle ortiche tutta la fatica di
questi mesi… Del mio interlocutore dirò solo che risponde all’appellativo di “Mr.
President”, che ha vinto oro argento e bronzo in staffetta M35 negli ultimi tre
anni, e che è il terrore degli addetti stampa che non ricordano mai se c’è o
meno la “i” nel suo cognome! Fatti questi convenevoli, la gara in notturna al
Lago Nord è iniziata in un clima di grande elettricità, tensione e
concentrazione come nemmeno Schwarzenegger quando va a dare l’assalto da solo
all’isola dei cattivi. Concentratissimi a tal punto che ad un certo momento,
prima del lancio degli MA, si è sentito qualcuno dire “Se a voialtri non
dispiace, saremmo quasi pronti per dare il Via! E accendete quelle luci…!
Almeno per la Vostra sicurezza!!!” perché eravamo in generale tutti quanto
talmente scaxxati che la metà di noi manco avevano acceso ancora la luce frontale.
E pensare che qualcuno è riuscito nell’impresa di non riuscire ad accenderla
nemmeno dopo (ma non sono stato io).
La mia gara è stata senza infamia e senza lode, ma almeno sono arrivato al traguardo sano e salvo nonostante la mia luce frontale facesse competizione a malapena con la proverbiale candela sul piattino. Nonostante tutti i miei supposti allenamenti, mi sono trovato subito in coda al gruppo e solo per caso mi sono accorto che già alla seconda lanterna ero impegnato nel “phi-loop” e quindi che dovevo guardare bene dove dovevo andare. Mi sono impigliato in qualunque ramo vagante si frapponeva tra me e la lanterna successiva, ed è stato con una certa sorpresa che dopo il passaggio sopra la tangenziale mi sono accorto di essere superato di gran carriera da qualche ritardatario che evidentemente si era perso sulla sequenza del phi-loop.
Al cambio carta, mi sono trovato da solo nelle tenebre ma con una scelta (penso) azzeccata, cioè passando tra i due laghetti, ho recuperato terreno almeno sul gruppetto dei penultimi in modo da avere compagnia nel fare le lanterne posizionate sul pendio. Scelta azzeccata… in modo del tutto casuale! Infatti il ponte sul lago con le successive scalette non l’ho neppure visto!!! Sono poi rimasto di nuovo da solo nel trasferimento verso l’ultimo loop, dove ho mancato clamorosamente l’attacco alla 23 il che mi ha costretto a vagare per un minuto abbondante, senza riferimenti e con la pila frontale al lumicino, nei prati vicino agli oggetti particolari. Chiudo la gara in circa 43 minuti abbondanti, ma sono contento perché sono rimasto appena al di sotto del doppio del tempo di super-Tobia. Il che, pensando alle condizioni nelle quali ho chiuso la stagione agonistica scorsa, è roba da quasi miracolo.
Dopo sole 15 ore era prevista la gara long distance di Calò,
che sarebbe sempre uno dei paesini che si affacciano sulla carta delle Valli
Pegorino e Cantalupo… stavolta però la carta era quella dei “boschi di Calò”.
Il fatto di correre una gara sprint\middle la sera e di ripetermi il giorno dopo
in MA su una distanza lunga non sarebbe stato proprio nelle mie corde (e nelle
mie gambe) solo qualche mese fa; tuttavia qualche allenamento deve essere servito
a darmi una carica sufficiente per almeno due uscite consecutive, e quindi è stato con una
certa punta di fiducia che al mattino di domenica mi sono alzato per recarmi al
Palazzetto di Besana Brianza per la seconda gara del weekend… dove sono stato
il primo in assoluto ad arrivare, accolto alle 8.40 dal “ma sei già qui?” di
Elena Poli. E’ ovvio che il concetto di “primo” me lo posso giocare quando si
tratta di qualunque cosa che non sia la gara in se stessa!
Indossate le ventose che mi tengono ben adéso all’ultima
posizione degli MA, ho affrontato la gara più con la curiosità di quello che
vuole vedere “se ce la può ancora fare a finire in un tempo decente” che con le
velleità di guadagnarmi lo scalpo di qualche giovincello appena approdato nella
categoria assoluta (sono tornati tutti a casa con i loro capelli…). Sotto un
cielo bigio e umido, la gara è cominciata con il primo problema di giornata,
che è sempre indovinare dove hanno cacciato il triangolo di partenza! Infatti
la mia partenza è stata così: prendo la carta, cerco un cerchietto con un
numero progressivo che non abbia due cifre, identifico il punto 6 in alto a
destra e mi metto a cercare il cerchietto lì intorno… arrivo alla 5 e cerco di
seguire la linea fino al punto precedente, ma poi mi convinco che sto cercando
a vuoto. Anche perché la tratta per un po’ si segue, ma poi il “4” è confuso in
un guazzabuglio di verdi privati, linee ferroviarie, simboli di cimitero ed
edifici. Dopo un po’ becco la “3”, risalgo per cercare la “2” che spicca in una
delle rare aree di bosco, incrocio gli occhi fino ad arrivare alla “1”… e da
lì? E da lì?? E da lì boh!!!
Più per fortuna che per anima, alla fine identifico un barlume di triangolo rosso di partenza e decido che il punto 1 è di una banalità sconcertante: scendo lungo il sentiero, quando si divide proseguo diritto come se niente fosse, mi butto sul nasone verso il bivio dei ruscelli e la prima cosa che vedo è la fettuccia bianca che identifica il punto, che pende per un buon 30 centimetri dal ramo di un albero. Ecco: avevo la curiosità di vedere, una volta pubblicati gli split times, di quanto io fossi già rimasto indietro rispetto a tutti gli altri dopo quel popò di ricerca sulla mappa e per arrivare al punto 1 che tutto sommato è proprio banale. Quando ho letto gli split sono caduto dalla sedia: tredicesimo tempo! In pratica, il mio punto migliore di tutta la gara!!! Mi resterebbe la curiosità, se qualcuno volesse essere così gentile da spiegarmi, di capire dove cavolo sono andati tutti quelli che hanno preso 1, 2, 3 e anche più minuti dal sottoscritto su quella tratta…
Il resto della gara non è complicato. Per lo più si tratta
di spostarsi lungo strada\sentiero fino al punto più comodo per arrivare al
punto, senza stare a farsi troppi problemi mentali per via del fatto che si sta
per il 90% del tempo su sentiero. Qualche difficoltà solo in uscita dalla 9, ma
perché il sentiero è ingombro di alberi caduti, e alla 14 dove non riesco
subito ad identificare una buca ben più camuffata di quel che può sembrare in
mappa. Arrivo al traguardo in 103 minuti circa, ben al di sotto del tempo
massimo di gara di 120 minuti che, solo a leggere il comunicato gara e la
distanza e ripensando alle mie ultime uscite del 2015, mi sembrava persino
irraggiungibile.
E sono persino stato baciato dal bosco, come si evince
chiaramente dalla foto scattata al traguardo!
Tutto sommato un weekend che non mi aspettavo e che non mi
ha lasciato particolari straschichi… si, ok, ho già perso 4 unghie dei piedi
(per gli amanti dell’orrido: secondo e quarto dito del piede sinistro, secondo
e terzo dito del piede destro) ma rispetto a certi inizi di stagione degli
ultimi tempi, posso baciarmi i gomiti e guardare con una certa fiducia ai
prossimi appuntamenti!
5 Comments:
che delusione, sei diventato uno qualsiasi
"dopo il passaggio sopra la tangenziale"
ai bei tempi saresti passato, "attraverso la tangenziale", al limite "sotto la tangenziale in un tubo di scarico", "da un'auto all'altra in tangenziale", "lungo la tangenziale fino allo svincolo successivo per poi rientrare nell'altro senso e tornare all'altezza del punto di ingresso"
ma mai e poi mai "sopra la tangenziale"
ti sei proprio imborghesito
Ok, due domande
1) "spostarsi lungo strada\sentiero fino al punto più comodo per arrivare al punto" non è lo scopo consueto del gioco?
2) non avevi altra settimana nella vita per dire "sono tornati tutti a casa con i loro capelli"
@Dario: hai ragione, mi sono proprio imborghesito, adesso sembro un master qualsiasi che corre per le medaglie... :-) Dopo anni di attraversamenti di tangenziali, pare che tutte le forze politiche si siano accordate per cancellare la parola "tangenziale" dal vocabolario, e solo per evitare che io le possa attraversare ancora!
@Larry: e io che ne sapevo che tu avresti aspettato questi giorni per parlare di capelli? Io me ne stavo bello bello sul treno per Zurigo a scrivere le mie ori-minkiate... poi arrivi tu con il post (e le foto) del secolo?!?!?!?
@Larry: gasp! Allora se non eri tu, chi era quello che somigliava a Zzi?
Gilberto
Zzi poteva anche essere Zzi.
La cicciona con le trecce che se lo limonava non ero io, perché io ho smesso (di avere le trecce, perché tutti mi scambiavano per Obelix).
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