Breve riassunto delle puntate precedenti… (parte 1 - Cansiglio)
La notizia non era ufficiale prima di oggi, ma credo che
almeno fosse nell’aria. Questa settimana uno dei più grandi atleti espressi
dalla storia dello sport italiano “aggiorna” la sua posizione, passa di ruolo,
lascia di fatto il suo ruolo predominante in cima alle classifiche ed ai ranking
per andare ad occupare una posizione diversa, non meno defilata ma
semplicemente non più così agonistica.
Il bello del 21° secolo è che queste cose non vengono
annunciate sulla Gazzetta dello Sport, o con una bella conferenza stampa, ma su Facebook. E’ stato Facebook il
primo social network a far trapelare la notizia, a lasciare il primo brivido
nelle vene dei tanti tifosi, a scatenare l’onda dei ricordi dei tanti successi
passati che ormai fanno parte della storia. No, non sto passando dell’addio
alle competizioni di Valentina Vezzali (che considero la più grande atleta che
l’Italia abbia mai espresso, e se fosse stata tedesca a quest’ora avrebbe una
statua dedicata sulla Unter Den Linden di Berlino). Non sto nemmeno anticipando
quella che potrebbe rappresentare l’ultima pagina della carriera di Francesco
Totti, lui come pochi altri “nemo
propheta in patria” soprattutto nell’ultima parte della sua carriera (sono
solo i tifosi di tutte le altre squadre a pensare a “come sarebbe stato se
avesse giocato per noi…”?); una ultima parte di campionato che avrebbe potuto
essere celebrata in tutti gli stadi nello
stesso modo in cui è stato celebrato Kobe Bryant ovunque abbia giocato le
sue ultime partite. D’altra parte il connubio “Italia + calcio” non sempre è
foriero di eventi di cui andare fieri…
No. Sto parlando di ben altro tipo di sport, di ben altra
caratura e spessore di atleta. Un autentico atleta di peso che ha attraversato
come un tornado gli ultimi 20 anni di attività sportiva nazionale ed
internazionale: sto parlando di orienteering e sto parlando di me! Anche se non potevo saperlo prima, le ultime
gare hanno costituito un autentico “rito del passaggio”, e la cosa è diventata
palese dopo uno scambio di pareri (dal vivo sul campo di gara e poi su
facebook) che la dicono lunga:
Sul campo di gara di Cansiglio:
- “Ciao Stefano, ci sarai alla gara Tal dei tali del giorno X?”
- “Certo che ci sarò, anzi non vedo l’ora!”
Dopo qualche giorno su Facebook…
- “Ciao Stefano, mi hanno detto che sarai speaker alla nostra gara. Volevo ringraziarti…”
- “Speaker? Vengo volentieri ma… nessuno me lo ha chiesto…”
- “Ah… mi dispiace per l’equivoco ma, quando mi hanno detto che saresti venuto alla gara Tal dei tali, davamo tutti per scontato che sarebbe stato come speaker, non come concorrente”.
Tum! Tum!
Tum! Tum! TUM! TUUUMMM!!! Il rumore dei chiodi che chiudono la bara delle mie velleità di partecipare alle gare nelle vesti di
mega-super-grande-atleta (cosa che non sono mai stato, a scanso di equivoci). Ovviamente
tutto questo preambolo serve a confermare che, da parecchio tempo, nessuno
fosse pure il più scrauso degli Esordienti avrebbe paura di me in una classifica
finale. Tuttavia… tuttavia la soddisfazione nel prendere parte ad una gara di
orienteering sta nel fatto che in ogni occasione, fosse anche solo per una
tratta del percorso. C’è una risicata speranza di poter fare una scelta
migliore del campione più decorato (vero Marco Giovannini che ti ricordi di Pasi Ikonen?), di poter strappare un tempo
migliore del nazionale più medagliato, di riuscire anche solo a vedere una sola
“mossa” o una strategia più valida di quella del fenomeno più celebrato.
Io non sarei in grado di correre più veloce di un maratoneta
keniano nemmeno se quest’ultimo fosse sul lettino del massaggiatore! Ma nel
corso degli anni, rimanendo sempre ben aderente alle ultime posizioni del
gruppo, qualche volta (e dico solo qualche volta in 20 anni) una lode ben
pronunciata da parte di un affermato campione è stata la mia medaglia da
portare a casa e tenere nel baule dei ricordi.
Eppure ce l’ho sempre messa tutta, soprattutto nelle ultime
gare di aprile alle quali sono arrivato spesso in debito di ossigeno già alla
partenza, sbarcando da aerei e imbarcandomi su treni che diventavano passaggi
in auto. Prendiamo ad esempio la gara di
Coppa Italia al Pian del Cansiglio… no, non comincio dalla gara di Coppa
Italia per copiare la prosa memorabile di Dopolavori, che ha iniziato a scrivere
del fine settimana del 16 e 17 aprile dalla fine. Parto dalla gara di domenica perché
è stata la prima che ho corso: di venerdì pomeriggio. La storia di questi
ultimi mesi, come si è arrivati al venerd’ della mia gara, narra di una long
distance di Coppa Italia a Pian del Cansiglio annunciata come troppo lunga e troppo impegnativa per le
mie possibilità di “quasi cinquantenne”. Ovviamente non tutti sanno che, se
voglio fare una cosa, non c’è che da ripetermi “non ce la puoi fare!” per darmi
qualche motivazione in più. Però era palese il fatto che sarebbe stata una gara
da oltre tre ore di percorrenza nel bosco, e con il successivo impegno come
speaker, probabilmente non ci sarebbero stati i tempi tecnici per completare il
percorso.
Mi vengono però in soccorso l’Orienteering Tarzo (Ercole
Pin) in primis, e la Forestale (Carlo Pilat in primis) ed improvvisamente
davanti a me si apre la possibilità di salire a Cansiglio venerdì e di provare
il percorso come apripista, nel primo pomeriggio. Le informazioni dicono che il
crepuscolo arriverà solo alle ore 20 circa, e quindi se riesco a prendere il
via alle 15 potrei avere tutto il tempo per tentare di portare a casa la long
distance del Cansiglio, proprio su quella cartina che ai Campionati Italiani di
parecchi anni fa mi respinse a calci nel
culo e soprattutto a tuoni e lampi sulla testa. Nelle previsioni pre-gara,
annunciate via mail, speravo (senza crederci troppo) di fare un tempo attorno a
Pi Greco: 3 ore e 14 minuti.
Ora non starò a ripetere per l’ennesima volta quanto mi
piaccia il bosco di Vallorch. Quello, come scritto sempre da Dopolavori, l’ho
ripetuto allo sfinimento (di palle per chi mi ascoltava) dalla postazione dello
speaker. Diciamo che è un “Bedolpian Mille Pini” ancora più pulito e finiamola qui. Mi sono fidato ad entrare nel
bosco in calzoncini corti e, come previsto, ne sono uscito senza nemmeno un
graffietto sulle gambe: l’unica cosa con la quale ci si può scontrare a Vallorch
sono i tronchi degli alberi! Non starò ovviamente a fare un resoconto lanterna
per lanterna del mio percorso, perché ai lettori non basterebbero le ferie per
terminare il pezzo ma una catastrofe atomica che obblighi tutti a stare chiusi
in un bunker per anni.
Mi limiterò a dire che al punto 4 il mio pensiero è stato:
qui gli Elite veri (ah si! Perché sto facendo anche io il percorso Elite)
viaggeranno a 4 minuti al chilometro sforzo! Questa la visibilità nel bosco dal
punto 4:
(però che Vallorch sia un bosco da Esordienti me lo viene a
dire solo chi era lì,
non chi stava sul divano di casa…)
E’ stato a questo punto, mentre ingurgitavo il primo
carbogel del pomeriggio, che ho pensato che, se fossi riuscito a cavarmela
nella zona delle rocce, il più sarebbe stato fatto: da lì in poi avrei solo
dovuto avere pazienza e resistenza nelle gambe per terminare il primo giro,
cambiare carta e poi completare la mia personale impresa. Già ma… come arrivare
in sicurezza (orientistica) nella zona delle rocce? La soluzione la racconta il
campione europeo e pluri campione italiano Misha Mamleev che, credo unico oltre a me, ha fatto questa
scelta:
Si, poi lui a vinto VOLANDO letteralmente a 4 minuti al
chilometro sforzo… ma volete mettere la soddisfazione di aver fatto la stessa
scelta di Misha? (si… ok… io alla 5 sono arrivato un po’ a ovest, alla
depressione, e da lì mi sono spostato ad est… ma era una cosa voluta!)
Vado con calma tra le rocce, il crepuscolo arriverà molto
tardi… sbaglio la 7 perché cerco un naso e la lanterna è nell’avvallamentino
subito dietro. Sbaglio la 8 perché arrivo sulla carbonaia a sud, scendo di
corsa e quando arrivo alla carbonaia a nord del punto mi sembra di essere un cretino patentato. Per la 9 mi sposto ad est
e poi devo solo morire un po’ fino alla cima della collina, ma quando mi metto
a correre nell’avvallamento mi sembra di che l’unica cosa che manca è un
aquilone da trascinarmi dietro. La 11 non è sbagliabile (anche se arrivo alle
roccette appena a nord) e poi da lì fino alla 13 devo soltanto seguire i passi del posatori, che hanno
lasciato nella moquette del bosco una traccia impercettibile appena più lucida
del terreno attorno, cosicché arrivo alla 12 e poi alla 13 che mi sembra di
essere un incrocio tra il campione del mondo e Tiger Jack che segue le tracce con Tex Willer. Mi frega un po’ la
14 che cerco sul costone; non trovandola,
e non avendo pensieri del tipo “sto buttando via la gara”, decido di
scendere sul fondo della valletta per vedere bene il costone da sotto e… la
lanterna è proprio sul fondo.
Cambio carta. Prima di partire avevo lasciato una
bottiglietta d’acqua a Ercole Pin per avere un minimo di ristoro a metà gara.
Ercole aveva lasciato la bottiglietta nel punto preciso pattuito, ma poi sono
arrivati i ragazzi del Tarzo a montare la zona arrivo e… cosa fanno per prima
cosa ‘sti benedetti meravigliosi ragazzi?
Per prima cosa raccattano tutta la (rarissima) spazzatura presente in tutta l’area
dell’arena di gara, perché l’arena di Vallorch è un salotto con vista sul Paradiso
e come tale la dovremo lasciare. Ed ecco che anche la mia bottiglietta va a
farsi un giro… per fortuna al mio arrivo al cambio carta Ercole ha già fatto in
tempo a scendere a Cadolten a correre il model event, tornare e procurarmene un’altra!
Buco l’unica zona di colore verde che il tipografo ha dovuto
colorare… sassone e poi su fino alla buca: dritto! Poi ancora su (fatica e
gambe che urlano!) ma il re di tutti i cocuzzoli è lì che mi aspetta e lo vedo
da 100 metri di distanza. Da lì capisco che, se arrivo alla 18, poi è andata.
Salgo ancora con le gambe che urlano di più, cercando di sfruttare il più
possibile la costa salendo dolcemente: prima pista da sci, seconda pista da
sci, la collinetta a forma di uncino mi appare grande come una cattedrale! Il laghetto è mio amico, ed il sentiero
che verso ovest porta al ristoro e verso nord al Villaggio Cimbro è stupendo
(comincia la mia personale litanìa del tipo “se dovessi morire, seppellitemi qui… no lì! No meglio ancora lì!!!”.
Sentierino verso ovest “ma da qui non ero già passato per andare alla 12?
Allora sono proprio a casa!” e mi accorgo che c’è una specie di Mississippi che
fa da linea di arresto per me. Quando arrivo alle roccette, e comincio ad
essere davvero stanco, penso: “se la
lanterna e qua dietro, sono stato bravo…”. E’ lì dietro. Mi fermo il tempo
necessario per prendere il secondo carbogel e prendere fiato, e mandare un
messaggino a Tenani per dire dove sono e che sono ancora vivo, che sono “live”
dal bosco e che da adesso gli faccio la cronaca diretta!
La 19, dalla cima della collina, non è sbagliabile nemmeno
bendato, ed io comincio a pensare che potrei correre in questa parte di bosco a
piedi nudi senza pericolo. Anche la lanterna della 21 la vedo da lontano, e
poiché ho ancora un carbogel decido di ingurgitarlo e intanto faccio (e mano a
Teno) un’altra foto:
(questo sarebbe un
avvallamento???)
Con le roccette della 22 e la collina della 23 ormai ho
fatto un accordo pre-matrimoniale, la buca della 24… beh!... Ci sono due recinti a destra e un Mississippi
a sinistra! La 25 decido di prenderla da sentiero ad ovest, anche perché la
combinazione dei due fattori “vado lento come una tartaruga rovesciata” + “ho
appena bevuto due carbogel” mette improvvisamente il turbo ai miei poveri piedi…
e la sbaglio!!! Cioè: la sbaglio per gli
standard di questa gara! Non mi accorgo che scollino e, alle due rocce, mi
sembra di essere tornato un Esordiente. Torno indietro e punzono e, guardando
attorno a me, penso che manca poco per finire e lasciare questo angolo di
Paradiso (mi sfiorerà il pensiero di provare, domenica mattina, un altro
percorso… ma le gambe diranno “no!”); l’altro pensiero è che la visibilità qui
è di 200 metri e che domenica mattina a molti basterà tenere la testa alta, non
solo per evitare gli alberi ma anche per vedere dove va a punzonare qualcuno
che sta 1 o 2 minuti davanti…
Scollino di nuovo e vado a riprendere il sentiero che porta al Villaggio Cimbro, che è stupendo. Il
laghetto ormai è diventato mio cugino, il terreno è morbido che sembra di
correre su un tappeto, la 26 non la posso sbagliare nemmeno in stato di
ubriachezza molesta… ma mi sorprendo a pensare che se fosse un po’ più
difficile potrei sbagliarla e rimanere ancora qualche minuto in questo posto
bellissimo. Le rocce della 27 ormai non mi sorprendono più, ed io rido! Rido perché
l’orologio segna 2 ore e 34 minuti… altro che Pi Greco, e mi piacerebbe tanto
poter essere nel bosco domenica mattina a vedere passare gli Elite con la loro
velocità supersonica, e anche tutti gli altri: vedere le facce che fanno quando
sono nel bosco e scrutare se anche loro stanno pensando qualcosa del tipo “seppellitemi
qui”.
Arrivo alla 100, già posizionata, e per stanchezza sbaglio a
girare in laghetto e mi tocca fare un giro completo in senso antiorario per
rispettare il corridoio di arrivo che dovrà ancora essere posato. Finita.
Finita… ma il primo pensiero è: perché deve essere finita? Non posso tornare là
dentro a giocare?
(foto by Ercole Pin)
Cosa sta facendo quest’uomo?
- Crede di essere Papa Francesco e benedice i presenti
- Crede di essere un grande atleta e maledice il tracciatore
- Crede di essere una persona fortunata e racconta “sono andato via in costa…”
Domenica 17 toccherà agli altri divertirsi. Io mi dovrò “accontentare”
della postazione speaker…
… ma chiedo scusa a tutti se in qualche momento della mia
cronaca live, vedendo passare gli atleti, siano essi super-atleti o soltanto
amici orientisti di fondo classifica, il mio unico pensiero è stato “perché loro sono ancora lì dentro a giocare ed
io no?”.
Dedicato a tutti i ragazzi e ragazze dell'Orienteering Tarzo e del GS Forestale.
E dedicato a Misha, che ha davvero volato la gara a 4 minuti
al chilometrosforzo. Lo invidio tanto, ma anche io mi sono divertito tantissimo.
E poi adesso io e lui siamo “fratelli
di scelta lunga”… :-)
7 Comments:
Tu hai fatto la stessa scelta di Misha? O forse è Misha che ha fatto la tua stessa scelta??
Da fermo (da quasi fermo) io faccio anche le stesse scelte di Gueorgiou :-)
Fi ma che grandangolo c'hai? O l'ex Russo c'ha le braccia di Spiderman o il paletto della 100 è alto 1,70!
@Stefano: quando sei me e arrivi alla 100 di una gara del genere, il paletto è l'unica cosa che vedi... ci fosse anche seduta vicino Monica Bellucci! Quindi forse è davvero alto come dici :-)
@Rusky: "roba da esordienti" detto dal divano non vale. Dal divano erano facili anche i punti della gara che hai vinto il Portogallo, meritandoti la copertina in home page sul sito IOF! :-)
Nessuno può permettersi di dire una cosa del genere ad un nazionale francese! A meno che quel tizio sconosciuto, un panzottello?, ed il nazionale francese non si siano incrociati alla Croix de Nivolet.
E pensare che qualcun altro, su quella carta, trovò quella famosa collinetta con l'ausilio solo del paletto :-)
Bei tempi! Adesso il tizio sconosciuto parla e basta, mentre il "qualcun altro" è sulla home page dell'IOF! :-)
A onor del vero io un paio di colline le ho viste da 200 m. ... Ok, bisognava guardare nella giusta direzione, però ...
Diciamo che la prossima volta sarebbe meglio correre a Vallorch in giugno, allungare i percorsi, e i punti metterli DIETRO le colline e i cocuzzoli.
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