Stegal67 Blog

Tuesday, February 04, 2020

Più bello del MOO, c’è solo il prossimo MOO!



Gennaio 2020. Per chi, come me, da tempo non si allena nemmeno in previsione delle multidays estive, magari da affrontare sfrontatamente in una velleitaria categoria Elite, il periodo invernale dovrebbe essere sinonimo di grandi poltrite sotto il piumone, ad attendere le luci del giorno che bucano la cortina di smog solo verso le 9 del mattino della domenica.

Non quest’anno. Da quando il Comitato Regionale Lombardo ha cominciato a spalmare gare regionali già a febbraio e marzo, al “Genio di Via Neera” non è rimasto che piazzare l’evento dell’anno nel gelido mese di gennaio. Perché è di questo che sto parlando: l’evento dell’anno. A mani bassissime, direi, il MOO si merita questa definizione.

E’ una gara, perché c’è una classifica, perché c’è competizione, perché ci si svena e si soffrono sette fatiche e c’è tensione e c’è adrenalina e ci sono rimorsi e rimpianti a classifiche pubblicate. Perché ci sono i crampi alle gambe o anche solo una piccola contrattura. Perché ci si marca a uomo, o talvolta a donna, o a vista. E ci si studia in gara, ci si maledice, ci si saluta e ci si scambia un high five su una banchina della metropolitana. Ma che il MOO lo si affronti in tuta termica e scarpette da corsa oppure in giubbotto\giaccone da vasca in centro domenicale, basta vedere qualcuno aggirarsi in strada con un foglio di carta in mano, pensoso o pensosa, con la concentrazione a mille, e scatta un senso di fratellanza che non si vede tanto spesso nelle nostre gare di orienteering.

E’ il MOO. Noi siamo quelli del MOO, siamo quelli che sono partiti da qualche parte di Milano una, due, tre magari quattro ore prima e ci siamo sparpagliati per tutta la metropoli per ritrovarci a 5 ore di distanza, con il cervello bollito a fuoco lento nei quesiti, con le gambe a pezzi dopo chilometri di asfalto d gradini a centinaia, ma con il sorriso stampato a 64 denti. Noi siamo quelli del MOO, e Remo è il nostro vate. Punto. Più bello del MOO appena passato, ci sarà solo il prossimo MOO. Perché sono sicuro che Remo ci sta già pensando…



Anche questa volta avremmo dovuto registrare gli ultimi 10 minuti prima della partenza. Da qualche parte nella spiegazione introduttiva, Remo ha parlato se non sbaglio di “deriva psicogeografica”, di una città in evoluzione che è continua ma spesso non si sviluppa con una linea retta dalla situazione A alla situazione B, bensì attraverso un disegno che si accartoccia, diventa un arabesco, torna sui suoi passi a metà di un percorso ancora non del tutto compiuto… ehi! Ma sto descrivendo la traccia di un mio classico percorso di orienteering.


Non sono sicuro di aver capito proprio tutto quello che Remo stava raccontando, e non posso nemmeno chiederlo al mio compagno di squadra perché si era allontanato all’improvviso per correre in bagno. Quello che so è che il mio primo pensiero, sentendo Remo, è stato “quest’anno sarà una autentica mazzata!”. Da lì al pensiero dei (pochi) chilometri macinati in allenamento, alle volte in cui avrei fatto meglio ad uscire prima dall’ufficio per allenarmi in fascia serale anziché stare lì seduto alla scrivania, il passo è stato breve.

D’altra parte il mio compagno di squadra sostiene che il MOO mi fa rendere al meglio delle mie possibilità, persino oltre le mie possibilità, prima di cominciare a dire che sono sicuramente dopàto (non lo sono!). In ogni caso in questi anni ho dimostrato che in un modo o nell’altro riuscirò a tenere il suo passo e contemporaneamente a tenere acceso il cervello (perché il MOO solo con le gambe o solo con il cervello non lo si dòma), e a pochi minuti dalla partenza mi sono detto che anche quest’anno ci sarei riuscito.
Ma questo importa fino ad un certo punto: alle 10 (quasi) in punto, non importa che tu sia tutatermicato o giubbottato o giacconato, perché Remo pronuncia “habemus papam”… anzi no! “Le carte sono là dietro” e il MOO 2020 ha inizio!

***

Il prologo si svolge nel quartiere Primaticcio attorno al centro sportivo Tuberose, tra Via Primaticcio, viale Legioni Romane e Viale San Gimignano. La carta di gara è una nuova genialata di Remo: si tratta infatti di un estratto di un vecchio Tuttocittà, con i pallini magenta a rappresentare la posizione dei quesiti. La fredda cronaca di una gara direbbe che al primo punto di controllo siamo in testa, perché Marco è stato rapidissimo ad impadronirsi della carta di gara e a lanciarsi verso il primo punto. Siamo secondi all’uscita dal centro sportivo Tuberose, e poi cala un po’ la nebbia perché tra i vari compiti nei quali ci dobbiamo disimpegnare c’è:

  • la ricostruzione di un QR code di cui ci è stata data una parte prima del via, con la parte rimanente attaccata ad un muro però in una scala diversa (quindi sono obbligato a ricostruire il QR code e decodificarlo con il cellulare tenendo il foglio di carta in mano ad una certa distanza dal muro e lavorando “di prospettiva”…)

  • l’identificazione di due punti di controllo attraverso le vecchie pubblicità che comparivano a lato delle mappe, sul bordo pagina: non essendo indicate dai buoni vecchi cerchietti color magenta di stampo orientistico, ce ne “dimentichiamo” e siamo costretti a recuperare i punti facendo un giro supplementare


Mentre succede tutto questo, la gente del quartiere si accorge che sta succedendo qualcosa, perché c’è gente di ogni tipo (=vestita in ogni modo) che corre avanti e indietro per le strade. I più sorpresi immagino che siano stati i due ragazzi in divisa mimetica appartenenti allo schieramento “strade sicure” che magari al passaggio dei primi hanno puntato i mitra e poi dopo averci visto fare avanti e indietro più volte si sono messi a ridere pure loro.
Alla fine del primo giro, si recuperano finalmente le mappe dell’intero MOO e si può dare una occhiata allo sviluppo del percorso:



La nostra prima strategia prevede di affrontare il percorso in senso orario, il che vuol dire correre nella zona del Portello, a nord di Piazzale Lotto. Il modo più veloce per arrivare a Lotto sarebbe prendere la linea rossa da Primaticcio, cambiare a Pagano e ritornare verso la periferia fino a Lotto appunto. Ma bisogna trovare due treni e alle 10.30 del mattino il rischio di attendere minuti e minuti in banchina non è bassissimo. Marco quindi opta per il piano B: correre lungo viale delle Legioni Romane fino a Piazzale Bande Nere e vedere se riusciamo a prendere una 98 al volo; è la prima “rasoiata” nelle gambe perché a tutti gli effetti stiamo correndo lungo la linea della metropolitana. Il fatto che non siamo stati tra i primi ad uscire dal prologo è testimoniato dal fatto che attorno a noi si muovono, già con tutte le mappe a disposizione, alcuni team in giaccone e giubbotto…
Marco avrebbe anche un piano C: se l’autobus 98 non fosse disponibile, si potrebbe correre fino alla prima cerchia della circonvallazione per prendere un filobus della linea 90… ma le mie gambe si rifiutano subito di prendere in considerazione una possibilità del genere. Per fortuna da Piazzale Bande Nere vediamo spuntare in lontananza la sagoma del bus 98 ed io posso tirare un sospiro di sollievo. Il bus è abbastanza pieno, ma possiamo sederci per cominciare a mettere meglio a punto la nostra strategia e per provare a decifrare, miopi e 53enni come siamo, la mappa recuperata dal QR code che ha sfondo nero, rete stradale in grigio evanescente e approssimazione della presunta posizione del cerchietto pari ad un intero isolato. Il bus 98 è anche un’altra cosa: è lento! Becchiamo pure il cambio turno dell’autista e, all’arrivo in Piazzale Lotto, ci vediamo passare davanti il filobus che ci avrebbe risparmiato qualche centinaio di metri a piedi.
Poco male (per Marco, ma meno per me): si corre! All’altezza di Piazza Stuparich veniamo superati dal terzetto dei favoriti Donadini-Grilli-Mattiroli (in rigoroso ordine alfabetico). La mappa del Portello è lì che ci aspetta, e con essa i primi quesiti e le prime squadre che incrociamo lungo la rete di punti:


Tra i quesiti, rimarchevole quello sul costo annuale della sottoscrizione a qualcosa del Milan: il cartello che dobbiamo leggere riporta infatti il costo quadriennale! Il cervello tiene botta per capire che dobbiamo fare un rapido calcolo, ma si tratta di quel genere di quesiti che affrontati dopo 4 ore di gara mandano in pappa i neuroni. Tra i commenti sentiti in zona, notevole quello di “Whites” Bianchi che riprende il leitmotiv di Marco confermando il mio status di dopàto… il tutto solo perché sto correndo al massimo della velocità consentita dalle mie gambe!

Dalla zona del Portello si corre fino alla omonima fermata della metropolitana linea lilla: seconda rasoiata alle gambe con annessi sorpassi ad alcuni podisti della domenica, in un perfetto remake de MOO 2019. Con la lilla raggiungiamo un classico del MOO di questi anni (anche in notturna): stazione Garibaldi ed il centro commerciale sotto a piazza Gae Aulenti.


Dopo aver scalato i gradini che portano in superficie (altra rasoiata nelle gambe! 5 piani!!!) cercando di tenere il passo dell’Elite Cesare Mattiroli, approdiamo al labirinto dove Marco si disimpegna da par suo, mentre io cerco di tenere il passo cimentandomi sui quesiti. Poi via di corsa nel sottopassaggio che congiunge Garibaldi a Gioia (oh che gioia per i polmoni correre nei duecento metri più inquinati di tutta Milano…). Dopo esserci disimpegnati con un quesito intrigante sugli orari di passaggio delle metropolitane per Abbiategrasso, balziamo sul vagone della linea verde diretti a Piola per affrontare la metà mappa “Gabrios” (un collage delle piazze intestate a “Gabrio Piola” e “Gabrio Rosa”, con quest’ultima però che si trova a chilometri di distanza) e da lì la mappa “Città Studi” che ci porterebbe fino a Porta Venezia, da dove potremmo prendere la linea rossa per andare a fare i punti in centro e poi ancora a linea gialla per andare nella zona sud-est e poi…

Questo diceva la nostra strategia. Ma arrivati a Stazione Centrale… STOOOOOPPP!!!

Plin plon! Avvisiamo i passeggeri che i treni della linea verde sono momentaneamente bloccati per soccorrere un passeggero colto da un malore. La circolazione dei treni riprenderà appena possibile”.
Pensieri sparsi:

  • Ma porc…!!! (un pensierio non del tutto da buon samaritano nei confronti del poveretto \ della poveretta che sta male, faccio outing qui: me ne pento e me ne dolgo)
  • “Adesso mando un messaggio a Remo per dirgli che NON SONO IO quello che sta male”
  • E ora che si fa?

I messaggi via altoparlante che confermano lo stop della linea si susseguono. Sullo stesso vagone c’è un’altra squadra che non sa chiaramente che pesci pigliare, e guarda noi. Noi guardiamo loro. Cominciamo a pensare ad un piano B che ci farebbe perdere comunque parecchio tempo: saltare giù dalla linea verde, correre a prendere la metropolitana sulla linea gialla e spostarci verso la zona sud-est di Milano per fare le mappe di Symbiosis e Gabrio Rosa, infine cercare un modo per ritornare verso nord a Città Studi.

Potrebbe essere un uovo di Colombo ma potrebbe anche essere una rovina, se la linea verde ripartisse proprio mentre stiamo correndo verso la linea gialla. Quando ogni secondo di attesa si trasforma in un nuovo pensiero “… e intanto gli altri chissà dove stanno correndo…”, quando ogni annuncio dell’altoparlante conferma che la linea è ancora ferma, la decisione diventa facile:

SI VA!

E via che si parte di corsa verso la linea gialla, con un occhio buttato dietro per vedere se il treno della linea verde parte proprio sotto i nostri occhi. Altre scale, altro labirinto sotterraneo e approdiamo sulla banchina della linea gialla, dove leggiamo che il primo treno verso sud è atteso in sette minuti.

E ci accorgiamo che abbiamo perso due mappe di gara!

E’ un momento dramMOOtico! Il primo pensiero è che le abbiamo lasciate sui seggiolini del treno della linea verde. Marco riparte come nemmeno Bolt ai blocchi di partenza, ed io gli corro dietro. Se sono davvero rimaste sui seggiolini e qualcuno le ha raccolte o il treno è partito, siamo fatti. Se sono cadute a terra e sono state raccolte o non le ritroviamo, siamo fatti lo stesso. Cerchiamo nel labirinto tra le stazioni di correre con un occhio a terra ed uno a rifare la strada dell’andata, e finalmente ritroviamo le mappe. E ritorniamo in banchina in tempo per veder arrivare il treno della linea gialla! Tempo perso zero, ma che spavento!

Sulla linea gialla abbiamo il tempo di sviluppare il piano B: approderemo a Lodi TIBB, da lì di corsa lungo lo Scalo Romana fino a Fondazione Prada, di parchetto in parchetto sulla mappa “Symbiosis” fino a Via Quaranta. Se siamo fortunati, troveremo la 95 che ci porterà in Piazza Gabrio Rosa, altrimenti si corre.


A parte la conta degli alberelli che compongono un semiaperto “conta questi scarta quelli” che dobbiamo rifare sette volte, i parchetti vanno via uno dopo l’altro, della 95 in Via Quaranta nemmeno l’ombra e quindi si corre fino a Gabrio Rosa dove domiamo i punti in pochi minuti.



Ora si tratta di completare il giro tornando a nord, ma come? Il timing del passaggio del bus della linea 93 incida 13 minuti, ma andarci ad incasinare con altre strategie e mezzi alternativi non sembra la soluzione migliore, anche perché a me è appena partita una contrattura al quadricipite e ho bisogno di sciogliermi con un po’ di stretching.
La 93 è strapiena, ed è anch’essa abbastanza lenta. Quando scendiamo in via Bassini per andare a prendere uno dei punti della mappa sul QR code, vediamo con la coda dell’occhio le ragazze del team “Le sovversive” che si allontanano verso Gabrio Piola. Pit stop fisiologico a bordo corsia del tram, poi di corsa lungo via Bassini e la facoltà di Architettura.


Marco gestisce ancora in bello stile e punti del piazzale, limiamo qualche metro alle Sovversive e poi è ora di correre verso Porta Venezia lungo la mappa Città Studi.


Le ragazze del team davanti a noi danno il ritmo, spariscono dietro gli angoli delle vie, ricompaiono poco dopo e cerchiamo di limare qualche secondo “in zona punto” rispondendo il più velocemente possibile ai quesiti. Arrivati in Piazza Otto Novembre, riusciamo ad agganciarle e ci lanciamo nella stazione di Porta Venezia per tornare in centro e fare ancora un paio di punti della insidiosa mappa “Weak City” che continuo a tenere sullo smartphone.
Siamo ormai quasi a 4 ore di MOO, e mentre le gambe di Marco viaggiano che è un piacere, le mie cominciano a mostrare segni di decadimento fisico. Un primo punto dietro zona Cordusio va via facile, il secondo in Via San Maurilio correndo nella zona di Piazza Affari è pura fatica per me. Cerchiamo di tornare verso Largo Cairoli per vedere se per pura fortuna riusciamo a fare anche il punto fotografico con il tram “Atmosphere” (che però si deve essere dileguato almeno un’ora prima) e decidiamo che è tempo di tornare alla base, prendendo la linea rossa che ci riporta a Primaticcio


Gli ultimi 500 metri che ci riportano al Tuberose da Piazza Bande Nere non li sento nemmeno nelle gambe. Con noi sul treno c’era un’altra squadra, ma più tranquilla (con giubbotti e giacconi) e quindi quest’anno non è necessario fare uno sprint. Mentre corriamo lungo Viale San Gimignano, Marco ed io ci scambiamo una stretta di mano e ci ripromettiamo di essere di nuovo alla partenza e in forma per il prossimo MOO. Ci assolviamo l’un l’altro per l’episodio delle mappe perse e ritrovate, per non aver dato la caccia al momento giusto al tram ed ai riders con i quali dovevamo fare i selfie: abbiamo preferito giocare sulle mappe, al meglio delle nostre possibilità, e ci siamo divertiti tanto ma tanto tanto tanto.

E così sia.

Un ringraziamento finale da parte mia a:

  • A Remo: parafrasando Andrea Castelli “a un altro MOO, ancora più bello”
  • A chi è arrivato a leggere fino a qui: complimenti per la tenuta (nient’altro da fare in un giorno di ferie?)
  • A Marco che avrebbe senz’altro tenuto il passo del team vincitore, ma a cui va bene portare un giro un vecchietto come me
  • Al team “Le sovversive” (Federica e Laura) che hanno davvero dato il ritmo in quel momento, tra le 3 ore e 45 minuti e le 4 ore, durante il quale le gambe volevano proprio dare forfait

Ci vediamo al prossimo MOO!

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