Stegal67 Blog

Friday, April 17, 2020

E stavolta c’è countdown! (semi-cit.)



Ogni tanto bisogna fare qualcosa di pazzo. Sennò non saremmo orientisti. Questa frase era anche il titolo di un pezzo uscito per il “Kilometro sforzo” di alcune decine di anni fa (“più di una decina” vale per scrivere “alcune decine”) nel quale Rudolf Ropek e Carsten Jorgensen, due tizi che a loro modo sarebbero entrati in qualche fase della mia vita orientistica, si raccontavano in modo semiserio le loro ultime pensate in fatto di allenamenti.

Io di sicuro non mi sto allenando molto in questo periodo, ma approfittando della contingente situazione di “stay at home” (non c’è di che, bastardo di un anno bisestile di merda!), sto mettendo in atto uno dei suggerimenti proposti anche da Alessio Tenani nel video comparso qualche giorno fa sulla home page della Fiso. Ovvero: mettere a posto dopo 28 anni il mio archivio di cartine. Considerato il fatto che questo archivio comprende ormai 1500 carte circa, l’impresa è da considerare a livello di “titanico” in una scala “da zero a Schwarzenegger”.

La situazione, a circa un terzo del percorso, è la seguente:

Si, quella in basso a sinistra destra sotto ad un paio di occhialini protettivi da Laboratorio di Fisica 1 è la copertina di Heart of Glass con il profilo e la lingua di Debbie Harry … non c’è di che amici che avete tra i 50 e i 55 anni).

Il percorso è ancora lungo, perché ogni tanto apro qualche cartelletta ed escono fuori delle cose, ma delle cose, davanti alle quali non posso fare a meno di commuovermi, di sorridere, di ricordare, talvolta di fare tutte e tre le cose insieme. E ne ho tratto alcune considerazioni:

  1. Montagne, laghi, mari, città d’arte. L’Italia è un paese meraviglioso. Punto.
  2. Al punto 1 non ho nemmeno menzionato l’orienteering! Perché poi noi vediamo queste bellezze anche nelle nostre cartine
  3. Sono fortunato, anzi fortunatissimo, ad essere un orientista. E non solo perché agli amici jogger posso dire che Matthias Kyburz è un orientista o che Minna Kauppi non è mica solo una fotomodella

Così ho deciso per una idea pazza. Visto che il blog latita, e visto che alla ripresa delle gare vorrei comunque mandare avanti il progetto del podcast https://anchor.fm/storiediorienteering, avrei voluto dedicare 10 puntate speciali del blog alle 10 più belle cartine nelle quali (a mio insindacabile giudizio) ho corso. Ben sapendo che la mia collezione di cartine comprende solo un granello di sabbia delle cartine orientistiche sparse per il mondo e che quindi la valenza della mia classifica sarà sempre meno di zero.

Solo che la cosa non sta funzionando come pensavo. Nel senso che le “10 cartine” stanno diventando 20, 30, forse 50. E non perché io sono di bocca buona! E’ proprio che “10 cartine” a me stanno strette. Di conseguenza nei prossimi giorni proverò a cominciare a scrivere una “topqualcosa” (cercherò di limitarmi a 30 ma non garantisco) di cartine orientistiche, condendo il tutto con un breve racconto di cosa è successo lì.

E STAVOLTA C’E’ IL COUNTDOWN!!!

La cartina che propongo qui sotto finirà in qualche posizione del blog, ma quando mi è venuta in mano non ho potuto fare a meno di fare una enorme risata. Perché, nonostante Lome , si tratta probabilmente della gara più pazza che ho fatto in tutta la mia vita:


La carta è, ovviamente, quella di San Martino di Castrozza. E fin qui nulla da dire. Ci abbiamo corso varie volte. Il costone montagnoso a forma di V a nord del prato è quello che è stato massacrato dalla tempesta Vaia, dopo che vi era stata ambientata la tappa finale della prima edizione della “Dolomiti 3+2” del 2017. C’è la carta, con le zone di roccette a sud e a ovest, le malghe all’estremità ovest, le curve di livello della strada che porta al Passo Rolle… c’è persino la descrizione punti “Alpe Adria 11 settembre 1998”, e io correvo in M19-34! Quanto ero figo nel 1998, e correvo pure!

Manca una cosa però. Dov’è il percorso? Eccolo

Era un venerdì pomeriggio a San Martino di Castrozza, prima tappa middle dell’Alpe Adria. E nonostante non fosse ancora finita l’estate, veniva giù a secchiate. La carta era antispappolo ma il percorso, disegnato a mano, non era waterproof. Di conseguenza dopo pochi punti di controllo mi sono accorto che stava letteralmente svanendo sotto i miei occhi. Ma la cosa sorprendente è che la pioggia non stava lavando via il percorso dal foglio: questo stava letteralmente PASSANDO DALL’ALTRA PARTE DEL FOGLIO DI CARTA!

Il problema (come se ce ne fosse stato uno solo) è che la traccia magenta era nitidissima guardandola in controluce, ma in ogni caso la si sarebbe vista (e con essa la carta, ma ovviamente non tutti i dettagli) solo per l’appunto in controluce e sarebbe apparsa come riflessa in uno specchio! Se per andare, poniamo, dalla 10 alla 11 la direzione da prendere era chiaramente “est”, io avrei visto come riflessa nello specchio una tratta che andava da destra a sinistra, verso ovest!

E il tutto sotto il diluvio.

E in mezzo al rock paradise di San Martino di Castrozza

E con il buio che arriva

E con i punti da trovare sul percorso M19-34 (vedi che essere forte non è mica sempre un vantaggio…)

Per fortuna, arrivato in qualche modo alla 13 ed in procinto di chiedermi come avrei fatto a capire come venire a capo delle ultime 6 lanterne, è arrivato un altro atleta con una cartina di gara conciata nello stesso modo. Lui però con un problema in più: anziché aver trovato un compagno di avventura forte quanto lo era lui, aveva trovato me. Perché "lui" è Walter Seber, Fiamme Oro, più volte campione italiano e nazionale di Sci-orienteering, mentre io ero soltanto io.

Però c’ero soltanto io nei paraggi, e gli è toccato accontentarsi! Così, mentre intorno a noi pioveva a dirotto e si sentivano pure i tuoni, ci siamo mezzi uno di fronte all’altro a guardare in controluce (la poca che ormai c’era) la cartina dell’altro per venire a capo in qualche modo di quella prima tappa dell’Alpe Adria.

Che gara pazzesca. Adesso però mi rituffo nelle cartine. Devo mettere a posto tutto se voglio riconquistare il possesso della stanza. Che se poi ad ogni cartina mi fermo a rimembrare chi ero, cosa facevo, come ho corso ed altre amenità del genere, altro che la quarantena da coronavirus: avrò bisogno dell’ergastolo ai domiciliari per finire tutto!

Post scriptum: grazie di tutto anche a te Debbie!

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