Stegal67 Blog

Saturday, December 11, 2021

Calendario dell'Avvento - giorno 11 - Velo d'Astico - Coppa Italia middle

Questa volta invece l’ardore ce lo metto davvero (cfr. la puntata ambientata a Lipomo). Ancora una volta sembra passato un secolo dalla gara di Velo d’Astico, seconda tappa della seconda due giorni nazionale 2021 organizzata nel vicentino. Dopo il sabato a Schio è prevista la prima gara nazionale in bosco su un terreno impegnativo che qualche anno fa mi aveva respinto in malo modo. Il tempo è piovoso, il bosco con tutti i suoi dettagli minaccia di essere oltremodo infido. Io sarò in giro da solo all’alba, sotto la pioggia, e me la dovrò cavare a solo; così, nonostante io possa contare sul calore degli amici vicentini che mi sostengono e sul sostegno di Michela Ronda impegnata in un ruolo di organizzativo in zona partenza, mi avvio sul percorso con un fardello di dubbi.

Sarà una delle mie migliori gare del 2021.

Tuttavia la partenza non è delle migliori: parto verso sud-est, e commetto subito un grosso errore facendomi ingolosire dal terreno in lieve pendenza, non riuscendo a mantenere la curva di livello e ritrovandomi, dopo nemmeno 400 metri dalla partenza, quasi 60 metri di dislivello SOTTO al punto! Credo che le parolacce che ho detto mentre risalivo penosamente il vallone si siano sentite fino al paese. Arrivato al primo punto decido di prendere fiato e di rimettermi un po’ insieme (anche perché sono praticamente già in riserva). La vocina del cervello mi dice che se io prestassi anche un po’ di attenzione alla carta, le cose non potrebbero che migliorare. Tutto bene quindi alla 2, ma alla 3 arrivo nell’avvallamento a nord del cerchietto.

Da quel momento succede qualcosa che fa switchare il mio orienteering, oppure dalla 4 in poi, qualcuno mi ha sostituito il gel con una abbondante dose di valium. Non ho più un cattivo pensiero, una indecisione, una perplessità. Riesco a vedere distintamente i dettagli in carta, e li seguo tutti finché non sono convinto che vedrò la lanterna dritto davanti a me e grande come un covone di fieno (in questo vengo aiutato dal fatto che decido di non mollare i sentieri per alcun motivo, anche a costo di fare dei giri un po’ pusillanimi, vedi ad esempio la tratta 6-7 dove avrei potuto tranquillamente tenermi sulla destra del punto e mirare al muretto di sassi).

Una volta che arrivo a risolvere l’enigma del punto 8, in una zona con sassi e semiaperti che avevo deciso essere l’ultimo punto veramente difficile della gara (e ce ne sono davanti ancora 18!), le lanterne tornano ad essere enormi ed illuminate. Come la 9, trovata in piena fase di supponenza orientistica, la 11 che mi convinco che vedrò appena il sentiero gira a destra (e la vedo!), la 12 (sentiero-muretto-punto!) o la 13 (dritto verso nord dal grosso bivio… punto!).

Faccio la tratta 15-16 andando giù sul deretano come uno slittinista, e mi faccio pure beccare da qualcuno dell’organizzazione che sta tornando dalla partenza e mi urla “Ecco come fai ad andare così veloce!” (io???). Per il resto della gara mi affido ai sentieri che mi portano sempre in zona punto, e quando dalla 23 esco verso sinistra trovando la statua della Madonnina al centro dello stagno, mi dico che la gara è praticamente finita e lassù qualcuno mi ama.

Una bella gara, desiderata e combattuta dall’inizio alla fine, che secondo me sarebbe tanto piaciuta a parecchi master di seconda fascia che per una volta avrebbero potuto lasciare la metà bassa della classifica di una categoria “per età” per cimentarsi sul percorso Elite.

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