Calendario dell'Avvento - giorno 12 - Milano nei Parchi
Questa puntata me la gioco in casa. Milano nei Parchi. La
creatura nata dal nulla e che tra poco sarà abbastanza grande per guidare
l’auto da sola e votare alle elezioni (visto che il volantino recita che siamo
alla sedicesima edizione). Ho visto in differita lo streaming della riunione
del Comitato Regionale Lombardo tenutasi qualche sera fa, e devo ammettere che
provo una certa emozione ed un po’ di orgoglio nel sentire che ormai
l’accezione “Milano nei parchi” fa parte del lessico degli orientisti.
Milano nei Parchi 2021\2022 nasce il pomeriggio della gara di
Cernusco sul Naviglio, quando Dario ed io (e poi Lucia) ci troviamo al Parco
Lambro per una manifestazione multisport nella quale è stato inserito anche
l’orienteering. Il lockdown ha sicuramente cambiato molte delle nostre
ambizioni ed abitudini, ma è proprio lì in mezzo a famiglie che vogliono capire
qualcosa di più di quello strano gioco, ragazzini che coinvolgono i genitori,
genitori che portano i bambini, abituali frequentatori del parco che non hanno
mai avuto una mappa così dettagliata del loro abituale percorso di passeggio,
che ci viene l’idea di ripartire.
E ripartire subito, finché siamo “caldi” e ancora emozionati
per il successo della manifestazione. Ri-nasce così dalle ceneri Milano nei parchi,
con una organizzazione ormai collaudata ma se possibile ridotta ancora di più
all’osso. La ricetta è sempre quella:
·
l’offerta
è sempre quella di 4 percorsi di orienteering di varie difficoltà e lunghezze
·
il
tracciatore (che non ha titoli per tracciare nemmeno una riga sulla parete
della cucina) si impegna a mettere nel percorso qualche ingrediente che possa
sembrare appena un po’ sfidante, che possa apparire challenging ma non troppo a
chi in fondo è poso più che esordiente, e che possa far dire agli agonisti che
un paio di ore del loro tempo non sono state spese del tutto invano anche se in
fondi si tratta di un parco cittadino (al Monte Stella potrei anche disegnare
un percorso che fa fare 10 volte su e giù dalla cima, ma sarei io il primo a
non divertirmi)
·
la
carta di gara ve la fate andare bene stampata sul classico A4 della
fotocopiatrice a colori: non abbiamo la possibilità di usare pretex o altri
supporti tecnologici. Se il percorso è risultato troppo corto, rimettetevi in
fila e provatene un altro (il grande Luca Faini ha fatto due percorsi al
Forlanini, vincendo probabilmente entrambe le classifiche, ma il record è di
una ragazza russa che alcuni anni fa al Parco delle Cave ha vinto Medio e Lungo
e alla fine ha provato anche il percorso Agonisti)
·
i
percorsi utilizzano ancora il vecchio cartellino, perché l’ultima cosa che
vorrei è coinvolgere altri organizzatori a preparare le stazioni: agli
esordienti va bene e ai bambini piace punzonare la lanterna. Se qualcuno vuole
allenarsi in modalità sprint, senza perdere tempo a punzonare, può farlo:
prende il proprio tempo, consegna il cartellino ed in classifica uscirà come
PM, tanto non si vince e non si perde niente (in futuro vorrei lanciare la
classifica “mi fido di voi”: non punzonate niente, prendete il vostro tempo, e
alla fine vediamo la classifica)
·
il
costo è puramente simbolico, quasi commisurato al materiale che mettiamo a
disposizione. Chiaramente non al costo umano, perché nell’orienteering, e
questo vale per tutte le gare di orienteering, il costo umano non verrebbe
coperto nemmeno da un ulteriore aumento delle tariffe imposto dalla Fiso. Anzi,
già che ci siamo annuncio che sarà molto attento nel vedere quanto l’aumento
delle tariffe di iscrizione andrà ad incidere su “una
maggior qualità in tutte le manifestazioni in calendario FISO, anche
rispetto ad una migliore presentazione dell’evento (ad esempio durante le
premiazioni) nonché immagine della Federazione e delle sue Società”
I risultati, valutati sono in termini di numero di
partecipanti, sono sempre lusinghieri. Credo che questo sia legato anche al
fatto che dopo il lockdown e la pandemia le persone hanno voglia di cercare
attività che si svolgono all’aria aperta, nuove e stimolanti (e noi sappiamo
quanto possa essere stimolante l’orienteering) e ad un prezzo contenuto
Dopodiché c’è sempre qualcuno che vorrebbe che i quasi 200
partecipanti al Parco Lambro o gli oltre 400 del Parco Forlanini diventassero
tesserati Fiso. Perché la Fiso ha bisogno di numeri numeri numeri se vogliamo
scalare nella graduatoria dell’apprezzamento al Coni, perché abbiamo bisogno di
rinfoltire le fila delle categorie giovanili per non rimanere uno sport per i
soli master, perché se la partecipazione non si incastra in una attività
federale “allora è come se non ci fosse”, come mi è stato detto in qualche
occasione.
Frase che fa rima con un’altra obiezione fatta a Milano nei Parchi:
il fatto che presentiamo una versione del nostro sport che non è in sintonia
con la modalità con la quale si svolgono di solito le gare: i nostri eventi
sono praticabili in economia, quasi a chilometro zero per tanti milanesi,
artigianali con i nostri cartellini ed i nostri percorsi abbordabili per tutti…
però poi quando le persone provano a fare il grande passo con le gare ufficiali
si scontrano con prezzi meno abbordabili, terreni di gara a distanza
impegnativa da casa, costi più alti se vuole partecipare tutta la famiglia.
Tutte obiezioni corrette, ma io non ho la ricetta o la
bacchetta magica. Qualche agonista, magari già master, che da Milano nei Parchi
rimane attaccato agli archivi Fiso lo troviamo sempre, e chissà… forse avrà
voglia di portare un giorno un figlio o una figlia alle gare. Ed in ogni caso
ogni anno ci sono parecchie decine di persone in più che sanno che cosa è
l’orienteering, come dimostrano tre nuovi colleghi recentemente assunti dove
lavoro, che una decina di anni fa da studenti delle superiori hanno provato a
fare orienteering.
·
“Ah
si? E dove se posso saperlo?” chiedo io
·
“Nel
tal parco… ci ha portato la scuola” è la loro risposta
·
“E
tu sai chi si ha portato la tua scuola?” è la mia chiosa
Trattasi di Milano nei Parchi: un ciclo generazionale si è già chiuso.
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