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Friday, December 17, 2021

Calendario dell'Avvento - giorno 17 - Coppa Italia middle - Gravina Fantiano

Visto che ho parlato di “pozione magica di Archeton”, introduco rapidamente la gara middle di Grottaglie perché credo di avervi consumato lì le ultime gocce. Finale della Coppa Italia in ambientazione boschiva (? o “forest” ? o “bosco” ? “Urban va bene, ma lo speaker sulla definizione esatta della Coppa Italia si è trovato un po’ in difficoltà, almeno nella formulazione di una frase immediatamente comprensibile dal viandante occasionale che passa di lì per caso).

“Boschiva” è un po’ una parola forte, trattandosi di macchia mediterranea attorno alla Gravina Fantiano, quella parte di pineta sopravvissuta ad un incendio probabilmente doloso dell’ultima estate, andato a distruggere un polmone verde vicino a Taranto ed a cancellare tra le altre cose il lavoro già impostato dagli organizzatori: avevo visto alcuni francobolli della carta di gara originale, con la collocazione di alcune lanterne, ed avevo sorriso pensando alla bella gara tecnica che poteva venirne fuori.

Ciò che rimane dopo l’incendio è una area che ci fa percorrere un primo breve loop in una zona di bosco quasi piatta e con tanti dettagli. Dopo il trasferimento e l’attraversamento della strada, un terreno con dislivello non accentuato, il passaggio da quella che ribattezzerò “necropoli di Gravina” (loop 10-13). Ci si avvicina al traguardo con un altro loop 16-22 e infine si precipita al traguardo nell’arena naturale della cava di Gravina Fantiano.

Descritta la gara, qualche parola sulla mia performance. Apparentemente mi sento bene, tranquillizzato come sempre da coach Bellotto prima della partenza. Nel primo loop, che farà alcuni danni pazzeschi in classifica (soprattutto per la lanterna svedese, alla quale si arriva da una direzione strana e dalla quale si tende a ripartire in direzione errata), i dettagli che vedo in mappa sono esattamente quelli che io, se fossi stato il cartografo, avrei evidenziato. Le lanterne mi vengono incontro ed esco dal loop con 4 lanterne fatte in 5 minuti e 35 secondi. Il paletto della 5 è visibile dal palo della luce a nord-est e la 6… beh! Basta solo non dimenticarla (un saluto e un arrivederci a presto a Giacomo “Jack” Nisi).

Dopo aver attraversato la strada, occorre solo tenere la direzione giusta e la testa alta. Quest’ultima cosa è in realtà la più difficile, perché purtroppo il terreno è disseminato di cocci di vetro e resti di lavori edili, qualche pietra “naturale” ed altre cose che hanno trovato collocazione abusiva in quella piana. Di conseguenza è tutto un tenere d’occhio il terreno per evitare di incocciare qualche ostacolo indesiderato e guizzare con lo sguardo lontano per un solo istante a vedere l’oggetto o la lanterna. Cosa che mi riesce benissimo fino alla 9.

Alla 10 ci si arriva guardando le linee elettriche (anche se ho il sospetto che ce ne fosse una in più sul terreno), la 11 è oltremodo pittoresca in piena zona “necropoli”, la 12 la semplifico buttandomi fuori verso sud e poi aguzzando lo sguardo a nord, e la 13… questa la sbaglio ma sono di una ventina di secondi, andando ad un altro punto che aveva catturato i miei occhi.

Arrivo alla 14 mentre dall’altra parte corre Bellotto in persona in fase di controllo punti, e alla 15 capisco che bisogna tenere d’occhio dove compaiono i due alberelli isolati per infilarmi sulla discesa nel punto giusto. Giro in senso orario per andare alla 16, evitando l’attraversamento di una zona dichiarata come vietata per l’oggettiva pericolosità del terreno, e riesco persino a recuperare una lanterna (la mantellina) persa da un posatore, che porterò con me fino al traguardo.

Per andare alla 21 riesco anche a sorridere: dalla balconata della 20, guardando al di là dell’avvallamento, si vedono almeno tre lanterne “una delle tre sarà pure la mia! Sia mai che, una volta che vedo tre lanterne, ne hanno posata una quarta ed è la mia!”. Il giochino riesce facile perché battezzo quella giusta.

Finisco la gara in meno di un’ora, quando sarà successo l’ultima volta? Eoni fa, penso. Con un po’ più di cattiveria agonistica, i 55 minuti erano tranquillamente alla portata e chissà… magari anche i 53.

Ma va bene, va bene, va molto bene così

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