Calendario dell'Avvento - giorno 18 - Coppa Italia long - Dossena
La gara più lunga dell’anno, dopo la notte più corta dell’anno. Dossena dopo Serina. E’ la notte più corta dell’anno perché sabato sera si fa tardi parlando di… di orienteering ovviamente! Ed è la più corta dell’anno perché da qualche ora, e poi per tutta la notte ininterrottamente, piovono e pioveranno messaggi ed inoltri di messaggi sulla mia performance di Serina, quella secondaria al mio piazzamento in gara, quella che mi ha consegnato ai posteri (o a Paperissima, lo scopriremo solo vivendo).
Nella cuccetta dove dormo fa un freddo cane, così decido di andare a dormire già vestito per la gara, già con la termica (pulita!) sopra e sotto, per risparmiare ogni secondo utile all’alba, visto che la sveglia suonerà alle 5.20.5.20 suona la sveglia. 5.25 salto nelle scarpe. 5.30 sono
fuori dalla struttura, andando a tentoni al buio fino a ritrovare la porta di
uscita per non svegliare gli altri. Se ho dimenticato qualcosa, dovrò
telefonare a qualcuno per rientrare… Per fortuna la struttura dove dormiamo con altri ragazzi
dell’organizzazione è a 200 metri dal triangolo di partenza. Parto “solo con un
cane” alle 5.35, perché sono accompagnato da un botolo ringhioso che mira ai
miei polpacci e difende l’area privata in zona partenza.
Alle 5.50 circa, giusto per segnalare a tutti che non sono
scomparso nella cuccia, mando nell’etere la seguente foto che mi ritrae in
compagnia della prima mantellina
Il piano di tutta la prima parte di gara prevede di andare su e giù per i pratoni, usando i sentieri per tagliare l’unica fetta significativa di bosco. Ogni tanto mi fermo a rifiatare per un selfie, perché per la prima volta nel 2021 sento l’altitudine ed i polmoni vanno in fiamme.
Arrivato alla 8, devo capire come fare per arrivare alla zona della faggeta. Mi piacerebbe percorrere i sentierini che, più o meno stando in costa, aggirano il terribile vallone che separa in due la carta, ma mi accorgo presto che così facendo mi troverei ad attaccare la 9 da qualche decina di curve di livello sotto il punto. E quindi vado di “giro del fullo” sulla strada carrabile fino a prendere il sentierino che sta solo 8 curve di livello sotto il punto. Che non devo sbagliare, visto che lo attacco dalle rocce attaccate al sentiero, è una carbonaia ed il ho il potere di Grayskull sulle carbonaie.
Ovviamente, lo manco. Arrivo al sentiero più in alto. Torno giù e lo manco di nuovo. Quando torno su per la seconda volta, penso che sto facendo le stesse decinaia di curve di livello come se avessi deciso di percorrere il giro corto del vallone… per fortuna questa volta trovo la lanterna.
Il giro nella faggeta è ovviamente la parte più bella della
gara, ed è un privilegio riservato ai pochi che affrontano o percorsi a lunga
gittata. Mentre sto andando alla 10 accade un fatto decisamente inusuale. Non
sono ancora le 8 del mattino e nella faggeta, su sentiero più in alto, si
aggira un signore. Come due viandanti, ci salutiamo: “Piacere, Stefano”
“Piacere, Mauro”, e lui mi chiede che cosa sto facendo. Io gli dico che da lì
passerà una gara di orienteering, e lui mi dice che quella è la zona della sua
classica passeggiata domenicale: di solito lascia la macchina a… (un posto
sulla carrabile di cui sopra), prende i sentieri alti che passano sopra lo
strapiombo ed arriva fino al punto panoramico, sta lì qualche minuto e torna
indietro.
“Posso vedere la tua mappa? Bella. Questi sono i punti da
dove devi passare? Posso provarci io?”. E fu così che, nella faggeta di
Dossena, Stegal trova persino il viandante che si offre di dargli una mano. Lui
usa la mappa e comincia a scendere, io mi guardo attorno perché non vorrei
finire chissà dove, ma più o meno alla 12 ci arriviamo. “Bel passatempo, bravo.
Avete trovato un bel posto per il vostro giro”. Giro, il mio, che continua
nella bella faggeta, mentre lo vedo riguadagnare quota verso il punto più alto
del bosco, ma ritroverò Mauro proprio dove aveva lasciato l’auto, qualche
minuto dopo aver raggiunto la 18.
19-20-21 sono lanterne di pura fatica e dolore. Sono in giro
da tanto di quel tempo che potrebbe persino essere cambiata la stagione. La 21
sembra fatta apposta (è fatta apposta?) per poter inserire la tratta “coast to
coast” attraverso la mappa. Dopo essere tornato faticosamente sulla strada
carrabile (i piedi ormai urlano), cerco di trovare un ristoro nel cascinale tra
la 3 e la 8, ma alla mia richiesta se posso abbeverarmi alla canna dell’acqua
il tizio che sta lì mi risponde di andare più avanti “dove c’è una cisterna”.
Diciamo che in una scala da zero a buon samaritano siamo a livello Hannibal
Lecter.
Ripasso sopra alla 4, ora baciata dal sole caldo del primo
maggio…
e vedo che poco più avanti c’è Paolo Mario Grassi, il quale finge di controllare i punti ma, più probabilmente, era stato mandato in avanscoperta per scoprire dove si fosse perso lo speaker… E fu strada e fu lunga e fu salita. Nuovo passaggio alla 22 sul punto panoramico…
… e poi è ora di scendere a valle, finalmente verso il traguardo. Peccato che solo i primi 50 metri di discesa siano in un bel bosco pulito. Arrivo al traguardo in 3 ore e 41 minuti, praticamente una O-Marathon, scoprendo con un certo raccapriccio che:
1. 1. Lucia
e Marco mi hanno procurato una sedia gestatoria tutta per me, evidenziando il
fatto che dopo la caduta di Serina non ci si poteva permettere di rompere
internet un’altra volta con una performance delle mie
2. Tutti quanti gli Elite, andranno come treni scendendo tutti sotto le tre ore.
Dossena. Un’altra gara long distance in Elite messa in saccoccia, ma fino a quando potrà succedere?
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