Calendario dell'Avvento - giorno 21 - MOO
Orientisti. Popolo di artisti, poeti e ribelli, allineati o ostili alle regole del buon senso, anarchici individualisti o animali sociali da branco, pensatori e navigatori e al tempo stesso smarriti e inebetiti. Un agglomerato umano i cui singoli elementi, pur di avere ragione e detenere un primato, pur di essere primi in qualcosa, restringono l’insieme dei contendenti dalla nazione alla regione, dalla regione alla categoria, dalla categoria al pianerottolo del condominio. Ma da qualche anno c’è un solo evento che ci unisce tutti. Si chiama MOO. Quest’anno declinato anche in modalità TOO (bellissimo, mi dicono!) e GOO (ri-bellissimo, mi ri-dicono). Ma il MOO is the only and original one.
Chi ha vinto, chi è arrivato secondo, forse persino chi è
arrivato terzo… beh! Costoro sanno benissimo la classifica finale. Gli altri,
posso parlare solo per me ma direi anche per parecchi altri concorrenti “Classifica?
Quale classifica?”. Il MOO è oltre il concetto stesso di classifica (sento già
quello che pensano “dice così perché tanto non lo vincerà mai!”). E’ una esperienza
storiografica, psicologica, sociale, microsportiva e larger than life che una
volta all’anno mi fa vivere per 5 ore una Milano diversa da quella di cui
calpesto i marciapiedi e le strade ogni giorno. Dopo tanti anni, il MOO
mantiene intatta la sua freschezza: sempre nuova, mai uguale a quella dell’anno
prima, rende possibile l’attraversamento di nuovi quartieri ancora privi di qualunque
parvenza di servizio o vecchi anfratti dove i requisiti di abitabilità sono
scaduti ai tempi dei Lanzichenecchi, angoli della città dove ci si può
orientare usando una mappa che ha solo i numeri civici e boschi (dimenticati da
Dio ma non dall’essere umano) nei quali artisti sconosciuti espongono opere che
non verranno mai osservate dai frequentatori dei salotti mainstream.
(se Remo fosse un genio del marketing, il MOO sarebbe in cima
agli eventi sociali della città… ma, ripensandoci: forse Remo E’ un genio del
marketing e distilla gocce di MOO con parsimonia per non inflazionare il
prodotto?)
Il MOO 2021, organizzato ancora in piena situazione di
pandemia, ci ha portato nel futuro vicino del nuovo quartiere di Merezzate
(località di cui fino alla mattina del MOO ignoravo l’esistenza) e nel passato
lontano del centro città sulla mappa Teresiana. Ha mischiato palazzoni un po’
da socialismo reale e boschi alla periferia della città, linee ferroviarie e
metropolitane che cominciano a far sembrare Milano una piccola Londra.
Al vertice dell’organizzazione della “MOO SpA”, nel ruolo di
CEO tuttofare, Remo ha dominato ancora una volta la scena, facendo nascere il
sospetto che dietro alle speculazioni edilizie o alle mancate bonifiche di aree
depresse o alle evoluzioni abitative più pittoresche ci sia lui, sempre lui,
nient’altro che lui. Me lo immagino all’ultimo piano di un grattacielo dello
skyline con vetrate a 360 gradi, o in una bettola scalcagnata e fumosa dove
suona una band punk rock metal alternative con cantante irlandese e batterista
uzbeko, ma in entrambi i casi me lo vedo con i piedi sul tavolo ad imporre le
sue direttive alla commissione edilizia ed al sindaco: “In quel quadrante lì…
buttare già tutto e costruire sette grattacieli di forma diversa con
collegamenti multilivello e giardini botanici ad unire il tutto. In quell’altra
zona… avanti la casbah mediorientale con effluvi di spezie e bancarelle in
mezzo alla strada!”.
Sto divagando.
Marco ed io abbiamo fatto squadra anche questa volta. O, meglio,
lui ha fatto squadra ed io ho fatto zavorra. Ci siamo insultati, complimentati,
incitati, arrabbiati e commossi a punti e mappe alterne. Ed ogni volta “ah… ma
il prossimo anno…!”
Aspetto solo una cosa: la data del prossimo MOO.
Grazie come sempre Remo, non volevo metterti pressione per il
2022
E grazie anche a te Marco, ma anche tu non mettermi pressione
che l’anno prossimo è un anno in più
1 Comments:
Fantastico, grazie!
E il 21 è proprio il mio numero :-)
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