Calendario dell'Avvento - giorno 22 - Campionato italiano Long Elite - Collepietra Steinegg
Ad inizio 2021 ho guardato il calendario delle gare regionali e nazionali, ed ho provato un moto di invidia per quegli orientisti che hanno iniziato a gareggiare nello sport con cartina e bussola dopo la pandemia. Maggio 2021: Archeton, poi Folgaria, poi Bellamonte, poi Collepietra-Steinegg. Spero che i miei due lettori ammetteranno che c’è di peggio. A mio modesto, modestissimo, inutile e dannoso parere, sono 4 località dove l’orienteering è sublimato in tutta la sua bellezza. Tutte in un anno. Anzi, che dico: tutte in un solo mese. Un mese che per me risulterà anche straordinariamente impegnativo dal momento che sarà speaker in tutte le gare. Però avviso fin d’ora i neofiti dell’orienteering post-pandemia: non abituatevi così bene, un mese così capita ogni 20 anni.
Oggi per il blog è il momento di Collepietra-Steinegg. Del
sabato di Collepietra-Steinegg, per essere precisi. Il che vuol dire Campionato
Italiano a lunga distanza. Categoria Elite, l’unica, inimitabile e forse troppo
lunga per me.
Giusto per dare una idea della mia esperienza con la mappa di
Steinegg: ci ho corso la mia prima gara Elite della mia vita. Forse era il 199…
1999? Comunque era un Campionato Regionale dell’Alto Adige-Südtirol.
In un campionato regionale non c’è la categoria Elite, ma quel giorno tutti gli
iscritti erano degli Elite veri e propri: gli ultimi due in griglia di partenza
erano gli unici due NON Elite (quindi non in possesso dei famosi 60 punti in
lista base per raggiungere i quali sono state qua e là compiute varie
nefandezze… ma lasciamo stare che sono episodi sui quali non è ancora calata la
prescrizione per legge): uno era Francesco Lari, del Cus Bologna, peraltro a
quella data Campione Italiano a staffetta H35 con Murgia e Dissette. L’altro,
ultimo a partire a tre minuti da Lari, ed ultimo di tutta quanta la griglia di
gara, è il sottoscritto. Alla mia prima gara di quel livello fisico e tecnico.
Non poteva andare
benissimo. Racconto solo due episodi di quella gara: a metà circa sono passato
dal ristorante a Gschnegg dove si stava svolgendo un pranzo di matrimonio, e ho
chiesto se potevano elargirmi un po’ d’acqua e un pezzo di pane. Arrivato al
traguardo, il T.O.L. stava già terminando di sbaraccare tutto quanto, lasciando
solo i paletti della 100 e del finish da punzonare. Una gara tramutatasi in uno
shock ed una faticaccia incommensurabili. Ricordo che Ivana Zotta mi ha
incrociato lungo la strada tra l’arrivo ed il ritrovo, lei già con in mano il
premio per la vittoria della categoria perché le premiazioni erano già finite,
e non riusciva a capacitarsi come io fossi arrivato solo in quel momento:
eravamo ormai più vicini alle 15 che alle 14.
Non ho più corso a Steinegg dopo quel giorno. Sentivo che il Campionato Italiano Long 2021 avrebbe potuto essere l’occasione per rimettermi alla prova.
Chiaramente parto
all’alba. E’ vero che alla gara vera sarà dato il via solo nel primo
pomeriggio, ma il percorso è lunghissimo e vorrei avere il tempo di riprendermi
un po’ prima di ricominciare come speaker. Parcheggio l’auto in un punto che,
spero, non disturberà troppo i concorrenti e l’organizzazione (e dove la mia
auto non verrà fatta brillare dalla polizia locale). In un ultimo barlume di
intelligenza lascio sotto il cofano, tra il cruscotto ed il motore, un paio di
carbogel che non si sa mai.
Il mio piano consiste
nell’appoggiarmi a qualunque sentiero della mappa di gara per i trasferimenti,
anche a costo di fare le ultime decine di metri prima del punto sulla linea di
massima pendenza. Dopo una lanterna 1 che mi consente di prendere confidenza
con il bellissimo bosco di Steinegg, alla 2 non devo fare altro che evitare di
perdere troppa quota: devo però fare una fatica immonda in finale di tratta, perché
il punto è posizionato sulla parte alta della roccia e non alla base, che è la
direzione da dove arrivo io.
Prima traversata del bosco per andare alla 3, facendo tutta la forestale, e poi torno sui miei passi per la 4 (per fortuna quel sasso spicca in mezzo al “quasi nulla”) e poi per la 5. I punti 6 e la 7 sono il mio pane in una pineta bellissima, ma la 8 mi fa lo stesso effetto di un piatto di pesce (equivalente della kryptonite per SuperMan): trovo niente al primo attacco (diretto sotto la linea), trovo nulla al secondo attacco (dalle rocce a sud, perdo la direzione giusta nel verdino), la trovo al terzo attacco e sono già un po’ in riserva con tutta la gara ancora davanti a me.
Per fortuna mi rimetto in
carreggiata alla 9 ed alla 10, il che mi consente (camminando in salita) di
affrontare il loop 12-15 con fiducia, anche se il “bosco dei boschi” che mi
aspettavo è appena un po’ più sporchetto di quanto immaginavo. Giunto alla 15 sarebbe
il momento di fare “la scelta” per la mega traversata fino alla 16. Ma io già
mi sono impostato mentalmente alla sofferenza: non avevo forse lasciato i
carbogel alla macchina? Scendo sulla strada, arrivo alla macchina, prendo i
carbogel e li trangugio di un fiato. Il sapore è abbastanza fetente e mi cade
l’occhio sulla data di scadenza: sono scaduti da almeno 1 anno e mezzo, ma
chissenefrega.
Poiché ora sono sulla
strada, si va di strada! Passo sotto la zona di arrivo e incrocio Gertrud
Unterhofer ed Elizabeth Gruber che mi chiedono come sta andando il giro, e
fanno quattro occhi grandi come piattini del caffè quando dico loro che non
sono ancora a metà del giro Elite. Strada fino a passare sotto al ritrovo del
centro sportivo, dove incrocio Misha Mamleev con il furgoncino e cerco
(inutilmente) di strappargli un passaggio. Al bivio, strada provinciale verso
sud: e poi è strada, strada, strada, strada… come un autentico naufrago in
mezzo ai pullman della SAT, alle macchine, ai trattori. Se non fosse che la
giornata è soleggiata e molto bella, i prati brillano, le macchie di pini ed
abeti attorno mi sono famigliari. E ad un certo punto, come di consueto, arriva
la telefonata: questa volta è di Kristian. Lui si trova non so dove, io mi
trovo a non so più quale altezza del mio pellegrinaggio, ma dalle parole di
entrambi capiamo che siamo proprio dove vorremmo essere.
Il risultato è che dal
momento in cui lascio la strada e prendo il sentierino che mi porta verso la 16
non ho più un solo cattivo pensiero per la testa. Sto facendo esattamente
quello che voglio fare, sono precisamente nel posto dove vorrei essere. I piedi
urlano un po’, la fatica si fa sentire, ma per una volta sono i punti di
controllo a venirmi incontro. Sfido chiunque abbia fatto un po’ di trail-O a
dirmi che non si è accorto che le lanterne dalla 24 alla 27 sarebbero state
perfette! (alla 25, quel punto tra i due cocuzzoli, vorrei sdraiarmi per terra
e stare lì per un po’ a godermi il silenzio ed il profumo di resina).
Dalla 27 alla 28 soffro.
Soffro per portarmi sul sentiero che costeggia l’area inaccessibile, ma è una
fatica “pulita”, quasi liberatoria e purificatrice (lo dico adesso, ma forse
non è ciò che stavo pensando mentre scalavo il sentiero e le ultime due curve
per arrivare alla 28 e soffro). Anche le curve di livello per arrivare al
pianoro dove c’è la 29 mi sembrano ora ingentilite dal tempo trascorso, ma in
diretta devo aver speso qualche brutta parola.
La 30 mi diranno che
forse non è nel posto giusto, forse è un avvallamento più avanti o una curva più
in alto, ma ci entro di traverso dal sentiero pieno di fango e devo solo andre
avanti finché non ci sbatto contro.
Arrivo al traguardo e non
c’è praticamente nessuno. Non so nemmeno fin dove devo correre o che linea devo
fare nel prato per raggiungere l’immaginaria linea del finish. Quello che so è
che, a distanza di oltre 20 anni, la carta di Steinegg non mi fa più paura. Non
oso nemmeno dire che mi è stata servita fredda la vendetta sulla mia prima gara
in Elite, perché si è trattato solo di rinnovare una vecchia amicizia. Ci ho
messo 3 ore e 34 minuti per arrivare a quell’amicizia, e sarò anche messo fuori
tempo massimo in classifica. Sono quasi sicuro che nel 1999 ci ho messo un
tempo assai simile. Sono state comunque 3 ore e 34 minuti tra le meglio spese
di tutto l’anno.
Così, la sera degli
Italiani long, io e la carta di Steinegg ci lasciamo in letizia. Avrò bisogno
di tutto l’aiuto che posso ricevere dalla carta, perché l’indomani mi aspetta
la quinta frazione della Relay of the Dolomites da correre in solitaria. Dove
ci sarà spazio per una nuova telefonata… solo che questa volta sarò io a
chiamare, ed il destinatario sarà una persona insospettabile.
1 Comments:
Menomale che ho dei giorni di ferie da fare entro il 31
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