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Friday, March 28, 2025

Marziani in Basilicata: un racconto di orienteering

"Sono arrivati! Siamo stati invasi da esseri di dimensioni inimmaginabili, venuti da un altro mondo, eppure… erano come noi! Più veloci, più precisi, più agili. Ma chi sono questi strani esseri?" – Orson Welles, La guerra dei mondi (1938)

La ventesima edizione del Mediterranean Open Championship 2025 in Basilicata è stata un’epopea, un incontro ravvicinato del terzo tipo, un invasion movie dove i protagonisti erano gli atleti venuti da 23 nazioni e io… beh, io ero il terrestre che cercava di non cadere in battaglia. Se proprio non ho potuto lottare con loro sullo stesso piano tecnico e della velocità (no, intendiamoci: nella patinoire di Matera, io 59’27” e il doppio reigning world champion Riccardo Rancan 20 minuti e rotti…), ho almeno cercato di tenere salda la barra del microfono, catalizzando su di me attenzioni e sguardi perplessi e di compatimento. Ma loro erano davvero marziani, noi, chiamiamoci pure "terrestri", eravamo quelli che cercavano di sbarazzarsi della polvere lunare e tornare a casa con un sorriso sornione, nonostante il nostro minor livello di competenza. Eppure, la Basilicata, con le sue terre selvagge e inospitali, non era il posto giusto per fare i timidi. Qui, tra i sassi di Matera, le valli di Montalbano e le colline di Pisticci, la sfida era all'ordine del giorno.

Ma lasciatemi raccontare.

Pisticci: Quando la Bussola Ti Dice "Mi Arrendo, finiamola qui ed amici come prima!"

La prima tappa è una sorta di "come ci siamo arrivati fin qui?" Perché, lo voglio mettere bene in chiarobene in chiaro, l’orienteering a Pisticci sembrava la preparazione a un conflitto atomico, ma con una bussola e una mappa. Pisticci, per i non lucani, è un paesino che sembra direttamente uscito dal set di un film western, ma con la polvere che, per qualche motivo, non sembra mai finire. Qui, gli atleti marziani sono sembrati adattarsi alla perfezione al terreno accidentato, mentre io ho cominciato fin da subito a sentire il peso della terra sotto i piedi, come se stessi cercando di camminare sulle sabbie mobili invece che sugli interminabili gradini accidentati e mai regolari del terreno di gara

Nel cuore del tracciato, diciamo dal primo fino al tredicesimo punto di controllo, una sequenza di salite e discese che nascondono trappole in ogni angolo. Il caldo, e parlo del primo caldo del 2025, che entra nelle ossa come il fuoco di una fiamma invisibile, non ha dato tregua. Loro, i "marziani" che sfrecciano a velocità assurda, io sempre inesorabilmente fuori rotta. La bussola? Non una guida, ma un oggetto misterioso che sembrava indicarmi le stelle quando in realtà avevo bisogno di un punto di riferimento più semplice.

“Dove siamo?”, mi chiedevo mentre sbirciavo intorno, convinto di essere arrivato alla fine di una tratta senza accorgermi che ero solo a metà e che ancora qualche angolo mi separava dalla lanterna! Ma alla fine, nonostante le difficoltà, una piccola vittoria terrestre l'ho avuta: sono riuscito ad arrivare al traguardo prima che la banda desse ufficialmente inizio al Mediterranean Open Championship 2025! Non con il miglior tempo, ma con il coraggio di chi sa che, alla fine, l'importante è partecipare. Non importa se cadi, è la forza di rialzarsi che conta, come direbbe Rocky Balboa (o era Thierry Gueorgiou dopo la middle del mondiale in Scozia?)

Rotondella: Tra La "Luce" e la Nebbia

Rotondella, la seconda tappa, è dove ho davvero capito che tra me ed i marziani c’è un universo di orienteering che, alla mia veneranda età, non potrò più colmare. Percorso diviso in due parti: fino alla delayed start, tutto ok. Da lì in poi, il delirio più totale! Ogni tanto dietro ad un angolo compare Jorgen Martensson che mi guarda e scuote la testa, solo che lui ha tutto ben chiaro in mente mentre io prendo il suo scuotimento di testa come un “ma a questo… ma chi glielo fa fare???”. E poi le nebbie improvvise: sono qui, sono là, sono su, sono giù… giro a destra piego a sinistra… il MURO!!!! Ogni passo in bilico tra la certezza e l'incertezza, tra l'avere una visione chiara del percorso e la sensazione di camminare nel buio con le fette di salame sugli occhi. Gli atleti, i veri marziani, sembrano avere il dono di mangiare il salame e non avere effetti negativi nemmeno sulla linea degli addominali, lasciandomi solo con la mia bussola, che ad un certo momento ha cominciato a vivere di vita propria: “lasciami qui, per favore!”. A un certo punto, mentre l'unico suono che sentivo era il battito del mio cuore, ho avuto una visione: i marziani erano lì, davanti a me, in fondo al rettilineo e mi stavano guardando! Gli unici 50 metri che ho fatto di corsa, ugualmente col fiatone! Il bello bellissimo eccezionale della gara di Rotondella è stata l’incertezza: non sapevo mai con esattezza se quello che stava facendo mi stava avvicinando o allontanando dal traguardo. A Rotondella, ho avuto la conferma ancora una volta che l’orienteering è davvero l’unico sport dove non è detto che ogni passo ti avvicini al traguardo (auto-cit.).

Matera: Pioggia, Vento e il Calcio Saponato

E poi arriva la terza e ultima tappa. Matera, il cuore pulsante della Basilicata, con la sua bellezza mozzafiato e un vento da regata che al mattino turbinava tra i vicoli ed i portici solo per prendermi in giro e mettere ancora più in evidenza la mia insipienza atletica. Tutto avrebbe dovuto giocarsi in quest’ultima tappa: te li vedi Rancan e Michiels sfidarsi all’ultimo passo di danza sui gradini e tra i sassi, mentre magari quel guascone di Isac Von Krusenstjerna li sta superando con una scelta di percorso contro-contro-contro intuitiva in teoria ma vincente in pratica? (quando dico “guascone” intendo che è proprio uno a cui affiderei la parte del protagonista in “Una notte da leoni”. Percorso da film di Sergio Leone. Io, come un attore un po’ troppo corpulento per il ruolo, mi ritrovo a lottare contro il vento e le difficoltà del percorso mentre attorno a me i posatori hanno pure loro le belle difficoltà.

Se a Pisticci il terreno era polveroso e arido, e a Rotondella c'era la nebbia, a Matera il terreno era un vero e proprio campo di battaglia. La pioggia, come una pioggia di Mad Max, rendeva il tracciato scivoloso come una partita di calcio saponato. Ogni passo una scommessa. Scarpe che sembrano non fare mai presa sui gradini, vento che mi butta la mappa in faccia e sembra volermela strappare dalle mani. Mi sono dovuto “gasare” da solo per arrivare al traguardo: i marziani hanno la perfezione? Io avrei avuto il cuore. Ogni roccia, ogni curva, ogni lanterna è diventata, una piccola avventura: di qua no, di là no, da questa parte no… possibile che devo arrivare fino a lì per…? Si, da lì posso passare!!!! Ma forse ci sarà una scelta migliore? Chissene! Io devo andare! A Matera, quando raggiungi il traguardo, sotto la pioggia e il vento, sai di aver lottato su un terreno che non avrà mai un vincitore universale. Solo uno scontro tra chi si adatta meglio, chi resiste di più.

E così, arriviamo al gran finale. I marziani, quei fenomenali atleti che avevano solcato le colline lucane come fossero atterrati su Marte, alla fine se ne sono andati. Non ci sono stati fuochi d'artificio, non c’è stato il trionfo finale. La loro perfezione è innegabile, persino nelle pettinature che fanno tanto Jonas Leandersson prima maniera; e poi qualcuno è davvero in grado di distinguere da lontano Alva o Emma Sonesson e distinguerle da una Alma Bjork o da una Wilma Von Krusenstjerna? (Isac no, Isac lo riconosci… vedi arrivare il suo sorriso che porta sempre una parte all'altra del viso prima ancora che i piedi abbiamo messo piede sulla run-in). Hanno una forza sconosciuta e una capacità di far sembrare normali cose che per me sembrano impossibili.

Ma mentre guardavo il cielo sopra Matera, con il vento che finalmente si placava, ho pensato: Forse gli invasori non vinceranno sempre. Forse, alla fine, la forza di volontà farà la differenza. E magari, un giorno, proprio quando penseranno di aver vinto, un terrestri sarà pronto a svelare che la vera vittoria è quella che non si vede, quella che non si misura con il tempo, ma con il cuore. E magari con un cappellino girato dalla parte giusta della testa

Rimane un problema: torneranno. Lo ha detto Wilma in intervista “ho vinto nel 2023 e ho rivinto nel 2025… scrivi pure anche 2026!”. Io devo fare in modo di farmi trovare pronto!