Stegal67 Blog

Monday, October 15, 2018

Tutti i miei orrori a Moncalvo


Questo pezzo, che in un impeto compulsivo esce a soli tre giorni dal precedente dedicato alle mie recenti gare Middle, avrebbe dovuto intitolarsi “Tutti gli orrori del Mon…calvo”: un simpatico (???) calembour che, tuttavia, avrebbe potuto dare l’impressione di una critica verso la gara di Moncalvo. Si sa che ultimamente la maggior parte delle persone legge solo i titoli dei giornali, e che i titoli vengono fatti per lo più da titolisti sottopagati, o da strapagati specialisti nel creare la frase acchiappa-click che però talvolta non si avvicina nemmeno al contenuto dell’articolo. Quindi, per evitare di dare adito a qualsiasi congettura, dico subito che il titolo fa riferimento esclusivamente alla mia gara disputata ieri a Moncalvo (Asti) ed ai miei errori, anzi alle mie due tappe bi-sprint ed agli orrori che vi ho disseminato.

Cominciamo però dalla tabella riepilogativa:
PESO
DIMINUITO MA NON ABBASTANZA
STATO DI ALLENAMENTO
HO CORSO PER NON PERDERE IL TRAM
SALUTE
ANSIA
RUOLO
CONCORRENTE IMPIEGATO PANZOTTELLO
CATEGORIA
PERCORSO NERO
STATO D’ANIMA PRE GARA
PERPLESSO
SONO PASSATO
PER MATTO
IL TEMPO
PIU’ BELLO DI COSI’
LA GARA MI HA REGALATO
LIVIDI IN POSTI IMPENSABILI
I FAN SONO RIMASTI
SPAVENTATI
Innanzitutto va detto che la gara era una prima assoluta: carta realizzata e raccomandata da Remo Madella, organizzazione by OriNichelino che insieme all’OriCuneo sta rinfrescando a prezzo di tanti sforzi le presenze piemontesi alle gare di orienteering. Un impegno che, quindi, cerchiamo di ripagare andando a gareggiare in questa gara di 1° livello con i percorsi suddivisi per colori, da bianco a nero, per livello di difficoltà e lunghezza. Al ritrovo, avendo poco sopra menzionato l'azione di "refresh" dei quadri orientistici locali, devo ammettere che anche lo “speaker del popolo” si arrende all’evidenza: riconosco infatti Miniotti, lì ci sono Luigino e Carla, vedo laggiù Faetanini e Carbone, vicino a me ha parcheggiato il prof. Zamperin, là c'è un altro gruppetto di storici orientisti torinesi, ma il 90% delle presenze (costituite, cosa ancora più interessante, per lo più da tanti giovani!) mi è del tutto sconosciuta. Sembra quasi di andare a correre all’estero, eppure ho fatto solo 90 minuti di macchina e sono nella regione vicina… Sulla piazza principale di Moncalvo convergono quindi gli orientisti, i viandanti interessati alla Fiera del tartufo, una decina di appassionati in auto d’epoca che “sgaseranno” spesso e volentieri nei pressi della partenza e dell’arrivo. A proposito: parecchie di quei modelli di auto esposti in piazza me li ricordo da quando ero bambino… vuol dire che anche io ormai sono d’epoca?!?!?!?!? (/mode “tristezza inside” on).
(foto by Dario Bertolini)
 E via che si parte per la prima tappa: mi aspetto pendenze importanti in salita ed in discesa ma sono accompagnato dal ricordo della mia bella sprint a Martina Franca e sono fiducioso. Il primo punto, in effetti, è ancora nella piazza Carlo Alberto dove è sita la partenza, ma poi ci si butta subito per le stradine del paese in discesa. Purtroppo ho un primo calo di concentrazione per andare alla 4 (un errore da autentico principiante): confondo infatti il cerchietto del punto 4 con il 14, perdo subito un minuto buono e con esso tutta la mia fiducia in me stesso, mentre vedo sfrecciarmi accanto il primo dei ragazzini in tuta OriCuneo in gara sul mio stesso percorso.

Le tratte 5-6 e 6-7 sono un po’ il leitmotiv della mia intera giornata a Moncalvo: faccio una strada per andare al punto, e poi ritorno sui miei passi per andare a quello successivo. Fino alla 9 riesco a restare a tiro delle giovani tute dell’OriCuneo, ma l’elastico si allunga nelle tratte 10-11-12. Il passaggio nell’area grezza verso la 12 mi costa il primo ruzzolone di giornata ed i conseguenti lividi… Dalla 12 alla 13 ci sono due scelte: riguadagnare curve di livello in salita verso est o fare il giro attorno al recinto non attraversabile verso sud. Io mi invento la terza: tagliare attraverso il verde “a vegetazione bassa” per guadagnare qualche metro: purtroppo nessuno mi ha ancora insegnato il trucco per galleggiare sui rovi! Il mio tentativo si risolve in una perdita di tempo (per attraversare quel centimetro di verde impiego una eternità), di energie (spese per scavalcare alcuni rami di rovo spessi un pollice) e di pelle, lasciata appesa ai suddetti rovi. L’ultimo orrore di tappa alla 14: se all'andata avevo confuso il numero 4 con il 14, andando al punto sbagliato, al ritorno riesco a confondere il 14 con il 4…

 
Passa un’ora e mezza tra la prima e la seconda partenza. Quando riprendo il via cerco di essere concentrato, incisivo, e mi riprometto di andare a recuperare qualche posizione nella classifica fatta a somma dei tempi, cercando di tenere dietro il più possibile il ragazzino dell’OriCuneo che parte sempre dietro di me! Faccio un po’ di fatica ad identificare in mappa il punto 1, che sta “dietro” al cerchietto del punto 11 (ma questa possibilità era ben spiegata nel comunicato gara), ma finché si tratta di andare in discesa tutto va bene. Alla 2 non vedo ancora nessuno dietro di me, il ragazzino è ancora lontano, ma per andare alla 3 succede una di quelle cose che riescono a mandarmi totalmente in bambola…
[NdA: nella prossima parte del pezzo descriverò una situazione che si è verificata ieri: non lo faccio per dare una connotazione specifica sulla gara di Moncalvo (se volete un commento finale sulla gara, vi rimando direttamente all’ultima frase che ho scritto in questo pezzo), ma per illustrare una situazione generica che purtroppo capita ogni tanto agli orientisti nelle gare in centro storico: mi piacerebbe sapere come le gestite voi...] All’ingresso dell’area grezza poso ad ovest del punto 2, che vorrei attraversare per “salire di un livello”, trovo due persone che mi apostrofano pesantemente al grido di “dove credi di andare? Questa è un’area privata!” “Qui ci abito io e tu non ci puoi passare!” fino al classico refrain “adesso chiamo i carabinieri!” (nella mia testa risuona da sempre il celeberrimo “Mì mòlo i caniiiii!!!!!” sentito a Roncegno – Valsugana). Messo di fronte a queste situazioni, che purtroppo mi sono capitate più volte in tutti questi anni, considero sempre i seguenti fattori:
  • Quel che dicono i due tizi (anche se un po’ di garbo non avrebbe guastato, comunque…) potrebbe avere senso: è vero che siamo nel paese del “e qui comando io \ e questa è casa mia \ ogni dì voglio sapere \ chi viene e chi va”, ma è anche vero che potrebbero esserci dei lavori in corso, dei pericoli, dei bambini, cani liberi, qualunque cosa... potrebbe essere passato prima di me un concorrente che ha effettivamente creato un disturbo, i proprietari potrebbero essere ritenuti responsabili di qualunque cosa succeda in un loro terreno privata (ogni riferimento ai Campionati Italiani sprint a Lavarone di qualche anno fa è puramente voluto);
  • Io non sto gareggiando per un titolo italiano, o per qualcosa di irrinunciabile: sono sempre in gara per gli ultimi posti e questa è una gara promozionale, quindi posso decidere di ingoiare il mio malumore ed evitare (a me e a chiunque altro) di passare un guaio;
  • Se anche io decidessi di fregarmene e passare attraverso quell'area, dietro di me arriveranno altri concorrenti tra cui ragazzini e ragazzine. Che ne so io di quello che potrebbe succedere a quelli dietro?
  • Immagino che l’OriNichelino a Moncalvo vorrà tornarci, prima o poi: se questi tizi del terreno vanno dal sindaco a lamentarsi, questo potrebbe rimanere l’unico feedback (o quello più vivido) che arriva all’amministrazione comunale… poi col cavolo che danno ancora il permesso di correre a Moncalvo!
Mi posso trovare parzialmente d’accordo con chi gareggiava a Moncalvo (o altrove) per la vittoria e, dopo la gara, mi ha dato sull'accaduto un parere del tipo “se mi dovessi fermare a dare retta a tutti gli abitanti del posto…”. Resto molto più perplesso di fronte a chi, sempre a Moncalvo, ha avuto un approccio del tipo “se la carta mi dice che posso passare, io passo perché ha ragione la carta! E’ la carta che conta!”: credo che questo assunto possa cozzare contro qualche codicillo della legge… ma poca roba eh?
 


Alla fine di tutto, comunque, cerco di spiegare la situazione (invano), di rabbonire i due tizi (invano) e proseguo verso nord-ovest un po’ sballato e un po’ deconcentrato. Per “salire di livello” fino al punto 3 utilizzo ancora una volta l’area dove era il punto 12 della prima manche (ma evitando di ripassare tra i rovi!). Poi, una volta arrivato al punto 4, il resto della manche vola via con delle tratte davvero interessanti sotto le mura e la torre panoramica, e con i continui passaggi nella zona della chiesa, fino al traguardo.

(foto by Dario Bertolini)
A conclusione di questo racconto, non mi resta che identificare il nome del ragazzino che mi ha sverniciato nella prima manche, e che non ho neppure visto durante la seconda perché, piuttosto che affrontare i due locali arrabbiati, ha girato i tacchi ed è risalito alla 3 ripassando dal punto 1: si tratta di Edoardo Pellegrino Tecco (Oricuneo); nella classifica finale è arrivato terzo con un secondo ed un terzo posto parziale. Gli voglio dire solo una cosa: hai un gran talento, ragazzo mio, e dalle quattro chiacchiere fatte dopo la gara mi sono accorto che sei anche estremamente educato, sei spigliato e sei un ottimo sportivo. Quindi non posso che augurarti ogni bene per il futuro della tua carriera sportiva, a te così come che agli ragazzi e ragazze educati, spigliati e sportivi che ho incontrato a Moncalvo: il futuro dell’orienteering piemontese è cominciato da qui, ed io l’ho visto succedere con i miei occhi. Non potevo chiedere di meglio.


Saturday, October 13, 2018

Dalla terra al cielo, passando per Civertaghe


Il lasso di tempo tra i Campionati Italiani individuali in Puglia e quelle a staffetta sprint di Mezzano si era prospettato privo di appuntamenti nel bosco. Guardando il calendario, non avevo visto nulla di così eclatante da farmi rinunciare alla monotona routine del fine settimana senza gare, con spesa + visita alla mamma + passaggio dal centro commerciale + sbadigli post-prandiali: sarebbe stata una lunga serie di ponti grigi tra le due settimane lavorative, con il classico rimpianto del lunedì mattina di non aver approfittato abbastanza della pausa del week-end per ripulire un po' la testa dalle tossine.

La telefonata che mi fa preparare lo zaino per andare ad una gara che non avevo messo in calendario giunge all'improvviso: "Perché non vieni a Sighignola?". Già. Perché? Nello specifico, Sighignola significa Campionato lombardo a media distanza, in quella zona della alta Val d'Intelvi che non ho mai amato molto sia per la distanza da casa (*) sia per le pendenze stratosferiche di cui sono ricche le carte della zona. Per motivi di concomitanza con un'altra manifestazione sportiva, la gara si svolge di domenica pomeriggio, il che mi evita una levataccia che non ho proprio voglia di fare; inoltre, disponendo ancora del bollino autostradale svizzero acquistato per i Campionati Europei in Ticino, ho l'opportunità di salire in quota partendo dal Lago di Lugano lungo la ripidissima e strettissima Val Mara, evitando di ingorgarmi lungo la statale del Lago di Como con tutti gli altri milanesi imbruttiti in gita domenicale. Così sabato mattina recupero al volo una iscrizione in straritardo (grazie Beppe ed Alessio!), pagando la relativa sovratassa, e mi presento a Sighignola.

(*): lo so. E' una mia tara mentale, una delle tante. Sono disposto a fare centinaia di chilometri per fare una gara, con ore di autostrade e statali, ma quando la gara è "regionale" mi aspetto sempre di poterla trovare ad un massimo di poche decine di minuti di auto da casa. Ripeto: è solo un mio problema mentale. Questo inciso serve solo per rispondere a chi mi ha già accusato più volte di rinunciare talvolta alle gare regionali (soprattutto quando si disputano in Piemonte (**) o in Liguria o sull'Appennino piacentino), quando poi sono il primo ad andare a gareggiare in Trentino...

(**) Non è del tutto vero… aspettare per vedere!

La condizione fisico-mentale alla partenza di Sighignola è riassunta nella nuova tabella di facile consultazione qui allegata:

PESO
DIMINUITO MA NON ABBASTANZA
STATO DI ALLENAMENTO
HO CORSO PER NON PERDERE IL TRAM
SALUTE
STANCHEZZA
 
ANSIA
RUOLO
CONCORRENTE IMPIEGATO PANZOTTELLO
CATEGORIA
M45
STATO D’ANIMA PRE GARA
MA DAI PROVIAMO E VEDIAMO COME VA
SONO PASSATO
DA TUTTE LE LANTERNE
 
DALL’AMBULANZA

Dal punto di vista meteorologico la giornata è molto bella: nonostante l'altitudine e l'autunno appena iniziato si può correre in maglietta. L'iscrizione tardiva mi posiziona in fondo alla griglia di partenza, dietro di me partono solo le ultime ragazze della categoria under-18, e quando prendo il via capisco subito che la gara sarà soprattutto una questione di come andrà la sfida tra me e le curve di livello tipiche delle carte di stampo ticinese (anche se in questo specifico caso siamo ancora un paio di chilometri entro i confini nazionali); la cattiva notizia la conosco già: di solito in questo genere di sfide sono le curve di livello ad uscire nettamente vincitrici

L'inizio non è difficile. La carta ci viene data nel tratto di sentiero a sud dell'area privata color verde oliva, ma mi accorgo subito che la risposta del fisico è un po' balbettante: il triangolo rosso di partenza sembra non arrivare mai, così come il tornante del sentierone (che ora non si vede più in carta) dal quale entro nel bosco. Dopo essere venuto a capo senza problemi delle prime due lanterne, a coefficiente di difficoltà basso, affronto senza una idea chiara la terza lanterna e finisco sulla carbonaia più a sud, proprio di fianco al numero "3": qui c'è una lanterna di un altro percorso, ma anche un paio di concorrenti che purtroppo hanno avuto in sorte una carta con la categoria sbagliata e che stanno cercando di raccapezzarsi. Mi raccapezzo anche io, che la carta ce l'ho giusta, e dopo aver finalmente trovato il mio terzo punto mi accingo ad affrontare la serie di lanterne "andata e ritorno”.

Tra la 3 e la 4 c'è una orribile zona piena di alberi abbattuti, che supero a prezzo di notevole perdita di tempo e fatica (ma accetto tutto, pur di non fare dislivello!). Il punto 4 sta 60 metri più in basso rispetto al 3, il punto 5 ancora più in basso. Mi capita di incrociare i miei passi con quelli di concorrenti di altre categorie che stanno ritornando indietro e, dai loro volti, capisco che anche le mie lanterne di ritorno "a risalire" saranno decisamente faticose. Anche perché il terreno è morbido e in molti tratti, seppur cercando di correre in costa, devo tenere il peso a monte, mettere i piedi un po’ di traverso e fare forza sulle gambe come se stessi correndo in una perpetua salita, onde evitare di franare ulteriormente verso valle.

La prima scalata al punto 6 va via abbastanza in scioltezza, ma dopo il tuffo verso la 7 occorre affrontare i primi 70 metri di risalita, al termine dei quali comincio ad avere le allucinazioni come Fantozzi in cima alla salitella di Viale De Amicis (cit.). Rimpiango di non aver portato almeno un carbogel, perché a causa dell'orario "primo pomeriggio" della gara non sono riuscito a mettere insieme un pranzo, e la colazione estremamente risicata del mattino è diventato un lontano ricordo perduto nelle nebbie della digestione già avvenuta.

Dalla 9 alla 10 comincia il mio piccolo calvario: affrontati lungo la linea di massima pendenza sotto la linea magenta, gli ultimi metri di salita sono penosi, e la lanterna che si vede da lontano al termine del fossato sembra rimanere eternamente alla stessa irraggiungibile distanza. Poi è un continuo salire: fino al sentiero, usato per circumnavigare il vallone, e dalla pista di sci in lenta risalita arrivo al punto 11 (almeno sono preciso ed arrivo dritto alla lanterna). Da lì ci sarebbero altri 35\40 metri di risalita verso il punto 12, ma quando arrivo nelle vicinanze della carbonaia, semplicemente non ne ho più: non si tratta di uno di quei momenti nei quali mi posso limitare a camminare per riprendere fiato, o fermarmi del tutto per recuperare energie. Io mi sento proprio svenire! In un ultimo attimo di lucidità, mi viene in mente in fatto che potrei essere l'ultimo nel bosco e che quindi sarebbe meglio crollare una volta raggiunto il punto: da lì passerà di sicuro qualcuno a ritirare le lanterne!

Trovo la carbonaia più per culo che per anima e, prima ancora di aver punzonato, mi accascio sul terreno e resto lì un paio di minuti. In effetti qualcuno passa, ma è un cercatore di funghi (che si spaventa pure!). Di affrontare la strada per la linea di massima pendenza 12-15 (con conseguente ritiro) non se ne parla nemmeno; l'unica soluzione quindi è raggiungere il punto 13 stando in costa, poi la 14 cercando di fare il minimo dislivello possibile ed infine, arrivato sul rettilineo di arrivo in totale pendenza, camminare rantolando fino alla linea del traguardo e tornare ad accasciarmi per un paio di minuti sotto gli occhi esterrefatti di tutti quanti gli altri, che hanno finito la gara senza eccessivi problemi. Credo che sia stata una delle pochissime gare al termine delle quali mi sono avventato immediatamente sul ristoro e sul cibo, nel tentativo di recuperare un po' di energia. Comunque quello disegnato da Erika Ceresa è stato un campionato regionale middle davvero durissimo: Sbrambi, che una medaglia d'oro individuale quest'anno se la è messa al collo, termina in 50 minuti ed io, nonostante nefandezze tecniche, crolli atletici e svenimento ci metto poco meno di un'ora e mezzo...

***

Ce ne sarebbe abbastanza per prendersi effettivamente qualche fine settimana di riposo e rimettere in sesto testa e fisico, ma il dovere torna a chiamare la settimana successiva: era da qualche anno che non andavo più a gareggiare alla Due giorni del Primiero e, nonostante la concomitanza con la gara regionale al quartiere "Barona" di Milano (500 metri in linea d'aria da casa mia), non posso rinunciare all'invito a presentarmi al via laddove ancora si celebrano le mie gesta in qualità di speaker dei JWOC 2009 (la mia foto mentre impedisco che il tendone speaker voli via nella tempesta di Passo Rolle è ancora celebre in Norvegia…)
(… e qui siamo proprio sul prato del Lago Welsperg!)
… il giorno in cui abbiamo imparato a conoscere una certa ragazza svedese con il cognome lungo lungo, chiedendoci "ma diventerà davvero forte o sarà solo un fuoco di paglia?"...
… e infine apprezzando i gesti atletici e la leggiadria del campione del mondo Gustav Bergman!

(… d'altra parte è iniziata da qui la sua fuga per la vittoria…)

Il menu prevede un arrivo a Transacqua nel primo pomeriggio di venerdì, dopo il classico passaggio dalla piazza centrale di San Pietro in Gu che, come sempre, è inondata di sole sotto un cielo blu che più blu non si può

Giunti a destinazione, si va subito a testare le gambe in un allenamento atletico che mi porta da Rifugio Caltena lungo i sentieri forestali fino al Lago di Val Noana, con dislivello a profusione. Sabato mattina, mettiamo insieme un ulteriore "richiamo atletico": si lascia la macchina poco sopra Siror per raggiungere lungo strade forestali e sentieri dapprima Malga Civertaghe (che sta diventando un gioiellino di ospitalità, provare per credere!), poi Malga Col, Malga Fontanelle e infine San Martino di Castrozza lungo un sentiero che prevede anche tratti di dislivello "da sbucciarsi il naso" (contro la pendenza). Da San Martino, si scende a riprendere l'auto lungo il sentiero che passa dall'Ecotermica,  sul cui piazzale durante la 5 giorni di contorno ai JWOC avevo messo insieme una delle migliori prestazioni da speaker della mia carriera, in una giornata nella quale avevo dapprima gareggiato in solitaria sotto la neve, poi avevo visto un sole caldo da invogliare a mettersi il costume (Helena Jansson lo ha fatto), e che si era conclusa in serata in preoccupata attesa di Attilio, il quale aveva affrontato la stessa gara a fondo griglia quando il cielo era tornato a farsi nero e le nubi avevano ricominciato a buttare giù grandine a profusione.

Venerdì sera passo dalla sede dell'US Primiero a vedere se c'è qualcuno... mi presento all'improvviso in casa altrui senza nemmeno aver avvisato prima. Nella ampia sala che ha fatto da segreteria per tante manifestazioni internazionali, e che ormai ho imparato a conoscere anche io, trovo un numero spropositato di campioni\campionesse ed ex campioni\campionesse italiani che, in una atmosfera serena e tranquilla, stanno finendo i preparativi per il giorno dopo: qualcuno controlla le cartine, qualcuno parla già delle prossime gare, altri guardano i mondiali di pallavolo sul laptop. Il tutto è gestito con competenza e parole appena sussurrate: quando vado a dormire, mi sfiora il pensiero di essere stato in visita in uno dei luoghi davvero sacri dell'orienteering italiano.

I chilometri messi assieme in poche ore sono davvero tanti e fanno temere per la tenuta delle gambe durante la gara promozionale del sabato, prima tappa della due giorni del Primiero, tracciata da Erik Nicolao e che promette di avere uno sviluppo ancora più lungo del campionato regionale middle del giorno successivo. Ma per qualche motivo mi sento assai fiducioso: se lunghezza e dislivello sono comunque inferiori a quelli di Sighignola, la carta del Lago Welsperg mi consentirà di sciorinare tutta la mia abilità tecnica (...) ed il cielo che fa da cornice alle Pale di San Martino ed alle Dolomiti tutte attorno a noi non è blu cobalto come il giorno prima, ma è sempre meraviglioso.
La condizione con la quale affronto il percorso è questa:

PESO
DIMINUITO MA NON ABBASTANZA
STATO DI ALLENAMENTO
MENO PEGGIO DEL PREVISTO
SALUTE
A POSTO
RUOLO
CONCORRENTE IMPIEGATO PANZOTTELLO
CATEGORIA
Percorso NERO
STATO D’ANIMA PRE GARA
MA DAI PROVIAMO E VEDIAMO COME VA
SONO PASSATO
DA TUTTE LE LANTERNE

Alla partenza mi suggerisco da solo di andare cauto, perché comunque si tratta di una carta nella quale posso fare grossi errori ad ogni punto. Tuttavia accade al triangolo di partenza mi trovo faccia a faccia con Roberto Pradel che mi sta riprendendo, il che mi induce a buttarmi fin da subito nel fitto del bosco (con una azione, per una volta, decisamente irruente) al solo scopo di sparire subito dalla sua visuale ed evitare quegli imbarazzanti momenti durante i quali mi fermo ad esaminare tutta la cartina in cerca del primo punto, indeciso sul da farsi come un M12 di città che è stato strappato dalla playstation per essere catapultato in un bosco sconosciuto.


(… notare lo sguardo terrorizzato…)
Infatti finisco subito lungo, una cinquantina abbondante di metri più a sud, su un altro cocuzzolo con lanterna. Curiosamente, era il punto di Roberta, che invece dalla partenza finirà sul mio punto... "Se il buongiorno si vede dal mattino...", mi sfiora il pensiero che potrei completare il percorso al tramonto. Invece i punti 2 e 3 vengono via bene. Il 4 è facile, e la ritrovata serenità mi consente di esibirmi in un attraversamento della strada decisamente aggressivo sotto gli occhi dei controllori del traffico Alessio Tenani e Francesca Taufer (e forse Elisa Lucian? Ma ero troppo concentrato per accorgermene...). Le successive lanterne non sembrano poi così difficili, ma forse è solo il fatto che devo comunque procedere con una certa cautela per evitare strambate, ed anche per evitare che le risalite dalla 6 alla 7, e poi quella tostissima dalla 8 alla 9, consumino non solo le energie fisiche ma anche quelle mentali.
Una volta arrivati al gran premio della montagna del punto 9, affronto il tuffo verso un'altra zona tecnica che presenta il loop 13-17. Prima del quale mi esibisco io stesso in qualche tuffo sul terreno, perché la vegetazione a tratti mi avvolge le caviglie e finisco un paio di volte lungo e disteso: solo la mia prontezza di spirito in una occasione mi aiuta ad afferrare gli occhiali che stanno cadendo ancora più lontano di me (e chissà se li avrei mai ritrovati)!

Il loop 13-17 è ovviamente divertentissimo, ed è con una certa dose di rammarico che esco da quella zona, indenne e senza pagare troppo in termini di ICI (Incapacità Chiaramente Innata) ed IMU (Immobilismo Motorio Umiliante). Il traguardo giunge, per una volta, troppo presto!

Al mattino della domenica, mi accorgo che se mai ci sono state preoccupazioni per lo stato con il quale le mie gambe avrebbero affrontato la seconda tappa, queste devono essersi perse il giorno prima nella "Norvegia del Welsperg".

PESO
DIMINUITO MA NON ABBASTANZA
STATO DI ALLENAMENTO
MENO PEGGIO DEL PREVISTO
SALUTE
A POSTO
RUOLO
CONCORRENTE IMPIEGATO PANZOTTELLO
CATEGORIA
M45
STATO D’ANIMA PRE GARA
OGGI BATTO ANCHE MARCO
SONO PASSATO
DA TUTTE LE LANTERNE

In più, le previsioni del tempo che danno la possibilità di pioggia sono clamorosamente smentite da questa foto:

(… eppure Roberto Barbiero, il "Bernacca" del TG regionale del Trentino, ha studiato fisica con me!)

Chiaramente abbiamo compreso tutti che la distanza tra il ritrovo e la partenza ci butterà sul costone ripido ad est della carta, ma per qualche motivo oggi non mi fa paura nemmeno quello. Arrivo a dire che l'unico momento di difficoltà è poco dopo la partenza, quando occorre trovare il punto più agevole per salire la rampa che dal sentiero forestale porta nel bosco. La costa non sembra così terribile (eppure è più ripida di quella che ho affrontato a Sighignola) così come non lo è l'unica salita del percorso, dalla 1 alla 2: non riesco neanche a capire dove era il dislivello indicato per il mio tracciato, da tanto che era distribuito!
E' vero che alcune parti di bosco le ho affrontate il giorno prima, ma è anche vero che mi sento bene e che penso di poter affrontare a viso aperto tutte le insidie tecniche; qualche volta sbaglio, mai di più di qualche manciata di secondi, e ricordo distintamente il mio pensiero una volta raggiunto il punto 11: "Ma come? E' già il momento di andare verso il traguardo???". In effetti chiudo la mia fatica in poco meno di 50 minuti, ma che 50 minuti sono stati!





Dopo la gara, la voglia di non tornare mai più a casa è fortissima. Solo un pensiero mi è di conforto: tra tre settimane (ormai ne resta solo una, nel giorno in cui scrivo questo pezzo del blog) sarà il momento di tornare in questa zona per il campionato Sprint Relay e la Coppa Italia. Spero con tutto il mio cuore che saranno giornate come quelle trascorse al Welsperg: indimenticabili!