Stegal67 Blog

Tuesday, May 28, 2019

Sempre acqua sopra la testa



Qualche anno fa il bardo Dario Stefani coniò una frase che mi fa sorridere ancora adesso: “Fino al clear&check è andato tutto bene...”. Sabato scorso sono riuscito a fare di meglio: non mi è andato bene nemmeno il clear&check. L’occasione di fare meglio (o peggio, a seconda dei punti di vista...) del Bardo mi è capitata alla Bi-Sprint di Vedano al Lambro, in una giornata nella quale il cielo ha scaricato ancora una volta sulla testa degli orientisti secchiate di acqua a volontà.

La gara prevedeva due distinte manches con partenza mass start (ho già detto che odio le mass start?), la prima con sviluppo nel parco di Monza in prossimità dell’ingresso di Vedano dell’autodromo, la seconda nelle vie del paese (poco “storico”) di Vedano. L’afa dei pomeriggi di gara a Vedano è ormai un classico, ma le previsioni meteo garantivano l’apertura delle cascate del Niagara più o meno attorno alle 16, proprio in corrispondenza del via alla seconda manche.

Recentemente mi è capitato di fare spesso due gare nel giro di due giorni, e mi sono accorto che se faccio ogni sorta di nefandezza orientistica nella prima gara, la seconda invece mi riesce benissimo. Recentemente, ad esempio, mi è successo di commettere ogni sorta di oscenità a Pennabilli e di essere molto in palla il giorno successivo agli italiani middle a Carpegna. Ancora più recentemente, ho terminato la gara middle distance nel sabato dell’Altopiano della Vigolana mettendoci oltre 100 minuti (in Elite, ma sono sempre più di 100 minuti…) e poi, nonostante il diluvio, ho corso proprio bene il giorno dopo (in M40, sulla stessa carta e con tre punti del percorso identici a quelli del giorno prima, ma mi sono sentito davvero bene).

Se tanto mi da tanto, dopo tutto quello che ho combinato a Vedano, il giorno dopo avrei potuto vincere il Campionato del Mondo…

Alla partenza sono schierato in prima fila con il fior fiore dell’orientamento Elite lombardo. Alla mia sinistra Davide Garufi, alla mia destra Cesare Mattiroli. Davanti a me, a soli 4 o 5 metri di distanza, un albero a largo fusto che sembra messo lì apposta a prendere le mie misure. Arriva l’uomo clear&check, e la mia sicard non da segni di vita. Passano 10… 15 secondi e ancora nulla. Intanto attorno a me ci sono tutti quanti gli altri che devono eseguire l’operazione di reset del chip, e che cominciano a pensare “questo ha la sicard veloce tanto quanto lui!”. Mi arrendo all’evidenza e torno di corsa al ritrovo a farmi dare una nuova sicard. Arrivo alla partenza già abbastanza trafelato, quando mancano ormai pochi secondi al via, e mi rimetto in corrispondenza della mia cartina tra Garufi e Mattiroli: meno 10 secondi… 5 secondi… 3, 2, 1, via! Prendo la carta e mi muovo in avanti, concentrato come sempre per eseguire l’operazione che mi riesce più difficile: trovare il triangolo di partenza…

… L’ALBERO!!!!!!!

Va bene. La partenza non è andata per il verso migliore. Mi tocca rincorrere il gruppone che si avvia verso il primo punto. Da qui vado al secondo punto, il centro della “farfalla”, e poi al terzo punto ovvero il primo della serie di "ali di farfalla"

(qualcuno nota qualcosa di strano?)

Quando arrivo al punto successivo (dopo il 3 che cosa viene?), colgo con la coda dell’occhio un mio avversario che, dal punto precedente (sempre lui, sempre il 3), ha fatto una scelta di direzione diversa. Io arrivo al punto, controllo la mappa… punto 10!!! Ma come?!?!?!? Manco a Vedano al Lambro riesco a tenere la direzione per più di 50 metri?. Proseguo verso il cerchietto che indica il punto 4, dove “l’avversario” visto precedentemente ha già punzonato, punzono a mia volta e mi accingerei persino a tornare verso il centro della farfalla… se non fosse che la linea rossa che disegna l’ala mi spinge invece a proseguire verso sud-ovest al di là della strada. Arrivo al punto successivo, controllo la mappa e… punto 9!!! Ma che cavolo sto combinando?!?!?

Ci ho messo qualche manciata di secondi a capire che nella stampa della carta ci deve essere stata qualche inversione di punti. Nel frattempo attorno a me succede un po’ di tutto, con la gente che si chiede reciprocamente che cosa bisogna fare, tipo “ma tu che regola ti sei dato per farle nell'ordine giusto?”. Diciamo che nell’aria si diffonde anche un po’ di scaxxo generale. Io non capisco più quali lanterne ho fatto e quali no e in quale sequenza, di conseguenza decido diligentemente (o stupidamente) di tornare al centro della farfalla come se fosse di nuovo il mio punto, poi andare alla 3, poi andare al cerchietto contrassegnato con il 4… poi però torno a non capirci più niente di quello che sto facendo e completo le ali di farfalla ed i punti un po’ a casaccio!

Quando mi allontano dal punto 11, avrà punzonato già una ventina di lanterne. per trovare il punto 12 si tratta solo di entrare nel sentierino giusto per evitare di dover bucare un verde rognosetto. Percorro il sentiero, lascio alla mia sinistra un albero caduto al suolo con la sua bella enorme radice in bella mostra, vado a quella che considero la “vera” radice segnata in carta (che sta 10\15 metri più in là…) e non trovo nulla. Accipicchia! Controllo… nulla. Controllo per scrupolo anche la radice dell’albero caduto… nulla. Esco verso nord a rivedere a luce e mi dico che il sentiero che avevo imboccato era quello giusto. Torno dentro e sento la voce di un ragazzo che dice “corri corri che di orientàti ce n’erano ancora!”. Un ragazzino compare sullo sfondo con la lanterna in mano che viene buttata là dove mi aspettavo di trovarla la prima volta…

Andiamo benone!

Dopo questa cosa, il mio personale morale è parecchio sotto i tacchi, e decido quindi di completare il percorso come piccolo allenamento (tanto immagino – a ragione – che la manche sarà annullata). Nella zona della seconda farfalla c’è solo da prestare attenzione alle tracce di sentiero, senza preoccuparsi delle salite e delle discese di questa zona dove ogni tanto si allenano quelli che provano la mountain bike…

Attenz…!!! SBEMMMM!!!

Avevo detto mountain bike? Detto… fatto, anzi centrato! Un bel manubrio nel fianco! Il biker che mi ha centrato, poveretto, si fa qualche metro a pelle di leone sul terreno. Quello dietro tira una derapata da lasciare giù mezzo copertone, quello dietro ancora gli finisce sopra ed il quarto completa l’ammucchiata di corpi e mezzi meccanici! Resto per un po’ lì in zona, un po’ perché il fianco mi fa male, un po’ perché voglio essere sicuro che transiti anche il gruppone dei ritardatari, un po’ perché ormai non posso nemmeno più parlare di “morale sotto i tacchi” dato che il mio ha trivellato il terreno fino a scoprire un nuovo giacimento di petrolio.

Finisco la manche camminando, tenendomi il braccio come Beckenbauer.

E mancano pure pochi minuti alle ore 16 del lancio della seconda manche. Ci arrivo dopo essere già stato dato per ritirato, causa incidente con la bici che era stato segnalato all’arrivo. La seconda manche si svilupperebbe in modo più consono, se non fosse che alle 16.07 si scatena una bomba di acqua che trasforma Vedano in una piscina da pallanuoto. L’asfalto diventa scivoloso, diventa difficile persino leggere i codici sulla mappa e si punzona “sulla fiducia” perché la visibilità è quella che è. Sotto la bomba di acqua, diventa poco significativo “indovinare” che sotto al numero "6" si nasconde un passaggio per accedere al cortile (io me lo ricordavo dalla gara di due anni fa) o “interpretare” che, nella tratta 8-9 del primo pezzo della seconda manche, lo sghiribizzo rosso in mezzo alla strada rappresenta una scaletta a scendere nella zona dei garage e poi a risalire, scelta che consente di superare un cancello non attraversabile: la mia interpretazione, genio e\o sregolatezza a piacere del lettore, è che se c’è un segno nero di cancello non attraversabile ma ci hanno messo attorno un segno rosso come quello (indistinguibile da qualunque altra cosa, sotto il diluvio) allora vuol dire che forse si passa…

Infine perdo la volata per la penultima posizione, perché sotto la cascata di acqua torno al triangolo di partenza anziché andare al cerchietto del punto 9, e finisco la gara di nuovo come Beckenbauer, senza nemmeno la soddisfazione di sapere che a 4 anni di distanza dal 3-4 di Città del Messico potrò vincere io la coppa del Mondo di calcio.

Ah… ma se domenica avessi potuto gareggiare (anziché stare a letto a riprendermi dalle botte), sarei sicuramente diventato campione del mondo! Altro che Gardolo, caro Dopolavori…

Monday, May 13, 2019

Mobile-O: buona la prima!


Era da tanto tempo che volevo organizzare una cosa del genere, e finalmente anche il Mobile-O è andato in porto: la prima gara di questo tipo nella storia dell’Unione Lombarda Milano! Forse non è stato un successo organizzativo paragonabile ai numeri della Milano nei Parchi, ma i sorrisi dei partecipanti alla fine della gara testimoniano che l’esperienza è stata gradita, che tutti sono andati via contenti (anche per non aver preso sulla testa l’uragano che si sarebbe poi scatenato mentre chiudevo nel baule pali e teli) e che la cosa sarà da ripetere, magari come manifestazione di contorno ad una gara ufficiale. D’altra parte anche la MiPa, la Milano nei Parchi, era cominciata in una giornata assurda e con pochi fedelissimi inarrestabili partecipanti… e a 15 anni di distanza siamo ancora qui a rifarla!
(a perenne ricordo della primissima MiPa - Parco di Trenno - 3 dicembre 2005)


Intanto, per i meno attenti: cosa è il Mobile-O? E’ una competizione a coppie: i componenti della squadra gareggiano restando in contatto tra loro via telefono cellulare. A turno un componente della squadra, che dispone della mappa e che rimane fermo in una zona di partenza delimitata, “guida” l’altro componente del team (che può portare solo la bussola) alla ricerca dei punti di controllo, che sono da punzonare nel corretto ordine, come in una classica gara di orienteering. Al termine del primo giro, i ruoli di "guida" e "corridore" si alternano su percorsi leggermente diversi. La classifica viene stilata sulla base della somma dei tempi dei due giri.

(primo giro) 


Noi avevamo provato questa disciplina in Ungheria (e dove sennò?). Qui il Mobile-O è una specie di religione con sponsor mega-galattici, con gare da centinaia di iscritti che coinvolgono anche gente che si solito fa i mondiali di corsa d’orientamento. La prima volta in assoluto, in un Mobile-O “boschivo” al Thermenland Open, eravamo stati felici di aver trovato 1 (uno!) punto di controllo, perché in un bosco come si può trovare il punto senza mappa, appoggiandosi solo ai suggerimenti che arrivano via telefono da parte di chi non ha idea di dove mi trovo? Sembra facile, ma non lo è per niente! Va bene finché ci sono i sentieri da seguire, e non devono nemmeno essere troppi perché altrimenti si perde il contatto con la distanza percorsa e ad un certo momento non corrisponde più nulla… ma quando si tratta di entrare nel bosco per un paio di centinaia di metri per trovare un avvallamento… faccio già fatica a trovarlo potendo disporre io stesso della carta, grazie!

Le due volte successive, all’Hungaria Kupa (Paradfurdo e Miskolc), in ambiente parco cittadino, era stato tutto molto molto più divertente, appassionante, appagante e competitivo! Bisogna sfruttare una certa affinità nella comunicazione, bisogna che la guida sia in grado di dare fiducia al corridore, incitandolo nei momenti di difficoltà, bisogna superare i momenti nei quali “gira a sinistra…” “fatto!” “... entra nella piazzetta…” “fatto!” “... vai all’albero isolato e punzona…” NON C’E’ NESSUN ALBERO!!!” (scena autenticamente vissuta a Miskolc 2009) perché in quel momento ci si cava di impaccio solo se entrambi collaborano e non ci si insulta a vicenda. E quei momenti di totale perdita di rotta ARRIVANO SPESSO!



Sentito io con le mie orecchie commenti da parte delle guide del tipo "Vai dritto! Dritto ti ho detto!!! Ok perfetto, adesso fermati alla fine del sentiero... COME NON SEI SUL SENTIERO!?!?!... Dritto ti avevo detto! TORNA INDIETRO!..." e via discorrendo amabilmente.





Comunque non ci sono stati né divorzi né liti famigliari né rotture di amicizia su facebook...







E’ una modalità di gara molto divertente. Ovviamente, finché non ci prenderemo un po' la mano, i percorsi dovranno essere quasi sprint e comunque “tutelati” in un parco nel quale c’è la possibilità di rimettersi in sesto dopo una strambata, senza dover tornare alla partenza con le pive nel sacco, altrimenti non è più divertente.

 

E QUINDI NOI LO RIFAREMO ANCORA !