Stegal67 Blog

Friday, February 26, 2016

Di notte e poi di dì


Regola aurea numero 1 del blogger: ci sono cose che non bisognerebbe mai scrivere sul proprio blog. Mai. Anche se ci credi, anche se ci tieni, anche se ti sembra la cosa più giusta e più bella da scrivere. Mai farlo! Ad esempio… MAI scrivere “ho vinto la tal gara con un vantaggio di 5 minuti sul secondo… però no, non ditemi troppe volte che sono figo, che sono il migliore e che Robert Downey Jr. sembra la mia controfigura brutta”. Altro esempio… MAI scrivere “ho tracciato un percorso fantastico che se ci fosse stato Sgiorsgiù avrebbe apprezzato anche lui… pur essendosi perso!”. Non lo scrivo mai, e mica perché io non sia più bello di Robert Downey Jr. e più tecnico di Sgiorsgiù: solo che non si fa.

Solo che ogni tanto ci casco! E, sempre ad esempio, quest’anno avevo scritto che nel mese di gennaio mi ero allenato come poche volte prima di allora, che avevo perso di netto una decina di chili e che per questo motivo mi sento più in forma e più tonico. Non avrei dovuto farlo! Chi ha letto, deve aver pensato che tra le righe io stavo dicendo “quest’anno non ce ne è più per nessuno! Adesso vengo lì e vi faccio il c…o!”. Ma non era questo che volevo dire. Solo che le mie parole sul blog non devono essere venute fuori tanto bene, e infatti me ne sono accorto subito.

Che “subito” vuol dire “prima ancora del primo clear&check della stagione. Mancavano ancora 5 minuti alla partenza della notturna al Lago Nord, ed un tale mi si è avvicinato in compagnia di un paio di tizi che non ho identificato perché era già buio pesto anche ben al di qua della siepe (in memoriam di Harper Lee, una delle più grandi scrittrici di sempre, forse la più grande). La frase che è seguita sarebbe piaciuta ad Harper Lee, ma anche a Groucho Marx: “Beh..? Non gli fate i complimenti per tutti i chili che ha perso e per quanto è allenato??? E pensare che se non lo avesse scritto sul blog, a vederlo non mi sarei nemmeno accorto che si è messo in forma!

SBADABEM! Come buttare alle ortiche tutta la fatica di questi mesi… Del mio interlocutore dirò solo che risponde all’appellativo di “Mr. President”, che ha vinto oro argento e bronzo in staffetta M35 negli ultimi tre anni, e che è il terrore degli addetti stampa che non ricordano mai se c’è o meno la “i” nel suo cognome! Fatti questi convenevoli, la gara in notturna al Lago Nord è iniziata in un clima di grande elettricità, tensione e concentrazione come nemmeno Schwarzenegger quando va a dare l’assalto da solo all’isola dei cattivi. Concentratissimi a tal punto che ad un certo momento, prima del lancio degli MA, si è sentito qualcuno dire “Se a voialtri non dispiace, saremmo quasi pronti per dare il Via! E accendete quelle luci…! Almeno per la Vostra sicurezza!!!” perché eravamo in generale tutti quanto talmente scaxxati che la metà di noi manco avevano acceso ancora la luce frontale. E pensare che qualcuno è riuscito nell’impresa di non riuscire ad accenderla nemmeno dopo (ma non sono stato io).


La mia gara è stata senza infamia e senza lode, ma almeno sono arrivato al traguardo sano e salvo nonostante la mia luce frontale facesse competizione a malapena con la proverbiale candela sul piattino. Nonostante tutti i miei supposti allenamenti, mi sono trovato subito in coda al gruppo e solo per caso mi sono accorto che già alla seconda lanterna ero impegnato nel “phi-loop” e quindi che dovevo guardare bene dove dovevo andare. Mi sono impigliato in qualunque ramo vagante si frapponeva tra me e la lanterna successiva, ed è stato con una certa sorpresa che dopo il passaggio sopra la tangenziale mi sono accorto di essere superato di gran carriera da qualche ritardatario che evidentemente si era perso sulla sequenza del phi-loop.


Al cambio carta, mi sono trovato da solo nelle tenebre ma con una scelta (penso) azzeccata, cioè passando tra i due laghetti, ho recuperato terreno almeno sul gruppetto dei penultimi in modo da avere compagnia nel fare le lanterne posizionate sul pendio. Scelta azzeccata… in modo del tutto casuale! Infatti il ponte sul lago con le successive scalette non l’ho neppure visto!!! Sono poi rimasto di nuovo da solo nel trasferimento verso l’ultimo loop, dove ho mancato clamorosamente l’attacco alla 23 il che mi ha costretto a vagare per un minuto abbondante, senza riferimenti e con la pila frontale al lumicino, nei prati vicino agli oggetti particolari. Chiudo la gara in circa 43 minuti abbondanti, ma sono contento perché sono rimasto appena al di sotto del doppio del tempo di super-Tobia. Il che, pensando alle condizioni nelle quali ho chiuso la stagione agonistica scorsa, è roba da quasi miracolo.

Dopo sole 15 ore era prevista la gara long distance di Calò, che sarebbe sempre uno dei paesini che si affacciano sulla carta delle Valli Pegorino e Cantalupo… stavolta però la carta era quella dei “boschi di Calò”. Il fatto di correre una gara sprint\middle la sera e di ripetermi il giorno dopo in MA su una distanza lunga non sarebbe stato proprio nelle mie corde (e nelle mie gambe) solo qualche mese fa; tuttavia qualche allenamento deve essere servito a darmi una carica sufficiente per almeno due uscite consecutive, e quindi è stato con una certa punta di fiducia che al mattino di domenica mi sono alzato per recarmi al Palazzetto di Besana Brianza per la seconda gara del weekend… dove sono stato il primo in assoluto ad arrivare, accolto alle 8.40 dal “ma sei già qui?” di Elena Poli. E’ ovvio che il concetto di “primo” me lo posso giocare quando si tratta di qualunque cosa che non sia la gara in se stessa!

Indossate le ventose che mi tengono ben adéso all’ultima posizione degli MA, ho affrontato la gara più con la curiosità di quello che vuole vedere “se ce la può ancora fare a finire in un tempo decente” che con le velleità di guadagnarmi lo scalpo di qualche giovincello appena approdato nella categoria assoluta (sono tornati tutti a casa con i loro capelli…). Sotto un cielo bigio e umido, la gara è cominciata con il primo problema di giornata, che è sempre indovinare dove hanno cacciato il triangolo di partenza! Infatti la mia partenza è stata così: prendo la carta, cerco un cerchietto con un numero progressivo che non abbia due cifre, identifico il punto 6 in alto a destra e mi metto a cercare il cerchietto lì intorno… arrivo alla 5 e cerco di seguire la linea fino al punto precedente, ma poi mi convinco che sto cercando a vuoto. Anche perché la tratta per un po’ si segue, ma poi il “4” è confuso in un guazzabuglio di verdi privati, linee ferroviarie, simboli di cimitero ed edifici. Dopo un po’ becco la “3”, risalgo per cercare la “2” che spicca in una delle rare aree di bosco, incrocio gli occhi fino ad arrivare alla “1”… e da lì? E da lì?? E da lì boh!!!



Più per fortuna che per anima, alla fine identifico un barlume di triangolo rosso di partenza e decido che il punto 1 è di una banalità sconcertante: scendo lungo il sentiero, quando si divide proseguo diritto come se niente fosse, mi butto sul nasone verso il bivio dei ruscelli e la prima cosa che vedo è la fettuccia bianca che identifica il punto, che pende per un buon 30 centimetri dal ramo di un albero. Ecco: avevo la curiosità di vedere, una volta pubblicati gli split times, di quanto io fossi già rimasto indietro rispetto a tutti gli altri dopo quel popò di ricerca sulla mappa e per arrivare al punto 1 che tutto sommato è proprio banale. Quando ho letto gli split sono caduto dalla sedia: tredicesimo tempo! In pratica, il mio punto migliore di tutta la gara!!! Mi resterebbe la curiosità, se qualcuno volesse essere così gentile da spiegarmi, di capire dove cavolo sono andati tutti quelli che hanno preso 1, 2, 3 e anche più minuti dal sottoscritto su quella tratta…

Il resto della gara non è complicato. Per lo più si tratta di spostarsi lungo strada\sentiero fino al punto più comodo per arrivare al punto, senza stare a farsi troppi problemi mentali per via del fatto che si sta per il 90% del tempo su sentiero. Qualche difficoltà solo in uscita dalla 9, ma perché il sentiero è ingombro di alberi caduti, e alla 14 dove non riesco subito ad identificare una buca ben più camuffata di quel che può sembrare in mappa. Arrivo al traguardo in 103 minuti circa, ben al di sotto del tempo massimo di gara di 120 minuti che, solo a leggere il comunicato gara e la distanza e ripensando alle mie ultime uscite del 2015, mi sembrava persino irraggiungibile.

E sono persino stato baciato dal bosco, come si evince chiaramente dalla foto scattata al traguardo!


Tutto sommato un weekend che non mi aspettavo e che non mi ha lasciato particolari straschichi… si, ok, ho già perso 4 unghie dei piedi (per gli amanti dell’orrido: secondo e quarto dito del piede sinistro, secondo e terzo dito del piede destro) ma rispetto a certi inizi di stagione degli ultimi tempi, posso baciarmi i gomiti e guardare con una certa fiducia ai prossimi appuntamenti!

Friday, February 12, 2016

Il buio oltre la Peltz

Buio come quello che nasconde le sorprese che mi riserverà questo 2016 che sta per cominciare (orientisticamente parlando). Da concorrente, non sono mai stato un grande estimatore delle gare mass start, e non ho mai amato granché le gare in notturna. “Mass start” significa, al mio livello, rimanere subito staccato dal resto del gruppo e fare una gara solitaria con il distacco che si dilata ad ogni lanterna ed ogni centinaio di metri. “Notturna” significa privilegiare un aspetto tecnologico dell’attrezzatura del concorrente che, in assenza di un calendario specifico e di qualche convocazione per la Langa Natta della Tiomila, non giustifica la spesa per un armamentario in grado di illuminare a giorno un ettaro di bosco…

Eppure da qualche tempo la mia piccola Peltz campeggia in casa e la fa da padrona. Ho comperato le pile nuove, quelle della marca importante!... mica quelle della cineseria all’angolo; ho fatto le prove con bandana \ senza bandana \ con fascia di pile per verificare che rimanesse in ognicaso ben adésa al capoccione in qualunque condizione atmosferica. Ho verificato la tenuta con e senza gli occhiali. Ho persino preso parte al bellissimo allenamento organizzato dalla coppia TodePoz al Parco della Vernavola di Pavia! E qui ho potuto toccare con mano che, luminarie o non luminarie, gente come Luigi Giuliani mi darebbe un giro di distacco, anche su una distanza di 400 metri anche se dovesse correre con la palla di ferro ad entrambi i piedi.
Però proprio alla Vernavola ho riscoperto la gioia di divertirmi come non succedeva da parecchio tempo. E non è mica per via della Peltz; quella illuminava il giusto, e se non fosse stato per la luce di Alberto Grilli forse sarei rimasto ancora lì a cercare le lanterne! Sarà che sono passati poco più di tre mesi dal 7 novembre 2015, che ho sentito come un grande punto di svolta nella mia vita (anche se io quel giorno non ho fatto praticamente niente). Sarà per via del fatto che da quel giorno non ho più bevuto un solo caffè, ho smesso di mangiare porcherie, ho cominciato ad allenarmi un pochettino , poi un po’ di più, poi un po’ di più ancora. Ho perso 10 chili… (ma, per la gioia dei miei fan sparsi per il mondo, continuo a rimanere impiegato panzottello) e infine ho cominciato ad imbottigliare tutta quella voglia di avere ancora tanto orienteering davanti a me. Magari persino nello spazio buio o poco illuminato dalla mia piccola Peltz, ma chi se ne importa?

In questi giorni sono andato a fare i sopralluoghi per la MiPa: mi sono fissato di disegnare una Long al Parco Lambro (la lunghezza in linea d’aria del percorso Agonisti è di 6,3 km…) e di fare una uscita di almeno 15 chilometri ogni 3 giorni, al ritmo della musica del mio Ipod. Ho persino comperato la corda per saltare, per fare esercizi: mi è sempre piaciuto saltare la corda, come Stallone in Rocky o come i ragazzi del team Canada nell’esercizio di Double Dutch che li ha laureati campioni del mondo. E infine, quando ho guardato il calendario delle gare in Lombardia, mi sono iscritto serenamente alla categoria MA della notturna al Parco Lago Nord (che tanto vincerà Tobia Pezzati… ma quanto sei cresciuto Tobia!) e della diurna di Calò del giorno dopo. Senza pretese di finire né l’una né l’altra, ma questa volta veramente solo per vedere l’effetto che fa. 

Quest’anno, ad ogni gara, andrò avanti fino al punto in cui le mie gambe mi diranno che c’è divertimento; magari si convinceranno anche loro che, con un po’ più di tonicità e con 10 chili in meno da portare ad ogni passo, si può arrivare più lontano o, almeno come è successo alla Vernavola, si può rimanere per 24 lanterne a contatto con un amico che, di solito, non riuscivo nemmeno più a scorgere già all’altezza della delayed start. Forse il buio del Parco Lago Nord mi aiuterà a non guardare troppo lontano e farmi spaventare dalla lunghezza che ancora mi separa dalla linea del traguardo, dalla prossima montagna da scalare per raggiungere una lanterna che difficilmente si farà trovare, dai compagni di avventura che mi sfilano accanto chiedendosi chi ancora me lo faccia fare…


Stavolta il buio mi viene in soccorso. Dai che domani si comincia! In bocca al lupo a tutti i compagni di avventura!