Arenzano, Genova Voltri e la voce che gracchia
Sabato 29 marzo e domenica 30 marzo sono stati due giorni di pura adrenalina e orientamento tra i vicoli ed i caruggi di Arenzano e Genova Voltri. Urban orienteering doveva essere, ed urban orienteering è stato. Solo che altrove, leggi: altre nazioni nelle quali le case e le vie le hanno ritate su con la squadra ed il goniometro, le gare sprint diventano talvolta una sfida a chi va più veloce nello scegliere tra “la prima a destra e poi la prima a sinistra” o la alternativa “la prima a sinistra e poi la prima a destra”. In Italia, magari mica sempre, ma sempre più spesso, i terreni di gara di una sprint sono catalogabili sotto la voce “Labirinti di Minosse”. Credo che tra le citazioni più riuscite del fine settimana, la più memorabile sia stata quella che ha paragonato il terreno di gara alle vecchie mappe di Dungeon and Dragons (cerco trappole, tesori, passaggi segreti e lancio di dado da 20…) o a quei giochini della Settimana Enigmistica nei quali il topino dele trovare il formaggio evitando le trappole. Io, nel mio caracollare stanco per vicoli e caruggi, non ho trovato tesori, sono spesso caduto nelle trappole e quanto a passaggi segreti… devono averli tenuti tutti per gli Elite e le Elite del gruppo rosso!
Ma siòre e siòri non sono mica qui a raccontare le mie
performances orientistiche, bensì a parlare della vera autentica inconfondibile
e speriamo unica protagonista della due giorni! Il vero show non è stato
l’orienteering, ma la mia inconfondibile, incomparabile e... piuttosto
malridotta voce da Arena Speaker.
Ora, prima che iniziate a fare congetture su cosa
voglia dire esattamente essere un "arena speaker", lasciate che vi
rassicuri: il compito di un arena speaker non è solo quello di urlare
nei microfoni come un invasato (nonostante io faccia praticamente solo questo
da 20 anni). Oh no, il mio lavoro è ben più nobile. Sono l'artefice
dell'atmosfera, l’incantatore di folle, colui che incalza con parole cariche di
energia e emozione (anche se quest'ultima, purtroppo, è un po' mancata per
colpa di una voce che sembrava più adatta a risuonare nei corridoi di una
vecchia scuola di medicina che in un’arena sportiva).
La verità è che, appena rientrato da Matera (chi ha
seguito la puntata precedente già sa che anche quella era già una gara di
resistenza vocale), la mia voce si presentava con il carattere di un sottile
filo di seta pronto a spezzarsi al primo vento. E infatti, il sabato mattina,
fin dai primi arrivi delle categorie giovanili e master, è stato subito chiaro
che la mia condizione non prometteva nulla di buono: chiunque si trovasse a
passare sotto la mia “tenda vocale” sentiva un suono che, a metà strada tra un
gorgoglio di rana e il ruggito di un leone alle prese con un raffreddore,
avrebbe sicuramente suscitato reazioni tra l’esilarante e il comico.
Immaginate il panorama: gli atleti si concentrano,
faticano, arrivano al traguardo trafelati e quando si aspettano magari una
carica di entusiasmo e incoraggiamento, si sentono rispondere con un
"Benvenut—gracch,—benvenuto a... arrivo, sì… ARRIVO!" – Il
pubblico inizia a guardarsi intorno, come se stesse cercando di capire se
quello sia un messaggio segreto, un nuovo linguaggio sviluppato in mezzo ai
boschi. E non è finita qui. Già alla seconda annunciazione, quando il mio
“Benvenuti alla Coppa Italia!” ha preso la forma di un sussurro che avrebbe
potuto far addormentare anche un drago in trance, la gente ha cominciato a fare
commenti.
Top Four dei commenti, senza citazione del o della
persona (ma me la pagheranno, oh se me la pagheranno!!!):
1. "Pensavo che fosse un nuovo
trend: parlare in questo modo ti rende più... misterioso!"
2. "Prova a dirlo con l’accento
veneto, magari ti aiuta a trovare un po' di forza!" (????????? ancora devo
capire il significato della frase, se qualcuno può spiegarmi)
3. C'è stato persino qualcuno che mi ha
chiesto se fosse il mio primo giorno da speaker, dicendo che non avrei potuto
scegliere una carriera migliore per allenare il polmone (sì, l’ironia degli
orientisti è sempre al top, specie quando si tratta di sensibilizzare sulla
mia... fragile condizione vocale).
4. Non poteva mancare anche
l’osservazione di una concorrente: “Hai mai pensato a fare il doppiatore di un
fumetto horror? La tua voce sarebbe perfetta per un personaggio zombie!”
Gli stranieri… no, loro non hanno commentato. Ma devono
aver pensato. Rita Maramarosi, ad esempio, sta pensando di non venire proprio
ai JWOC, al solo pensiero di doversi sorbire uella voce per 5 giorni di gare. Altre,
che mi hanno ascoltato per la prima volta, mi guardavano con quel giusto misto
di disgusto pena e raccapriccio come a dire “ma non c’era nulla di meglio in
tutta Italia?”. Yannick Michiels? Beh… lui è un signore: sa che io sono la sua
maledizione ed è rassicurato dal fatto che gli organizzatori degli Europei
Urban che disputerà in casa a fine agosto mi hanno dichiarato “persona non
grafita”. Di Hubmann non si sa nulla… ma lui a Genova non c’era, impegnato
nelle lezioni quotidiane di turco.
Alla fine, però, devo ammettere che la mia voce
gracchiante ha avuto il suo lato positivo. L'effetto nostalgia era assicurato!
I più giovani si sono sorpresi di scoprire che le vecchie radio AM non sono poi
così lontane nel tempo. E il pubblico più “veterano” si è divertito a ricordare
i bei tempi in cui si ascoltava la radio a onde corte, sperando di captare
qualche messaggio segreto proveniente dalle terre lontane.
Domenica a Genova Voltri, lo scenario non è cambiato.
Anzi, il terreno di gara, già scelto per la World Cup del 2024, ha visto la mia
voce “scomparire” pian piano tra gli ultimi arrivi, come un eco che va
spegnendosi tra i vicoli, facendo però sì che ogni annuncio diventasse una
sorta di sfida epica: "Riuscirò a completare la frase senza sparire nel
nulla?" La risposta era sempre la stessa: “No, non ce la faccio!”