Stegal67 Blog

Thursday, April 03, 2025

Arenzano, Genova Voltri e la voce che gracchia

Sabato 29 marzo e domenica 30 marzo sono stati due giorni di pura adrenalina e orientamento tra i vicoli ed i caruggi di Arenzano e Genova Voltri. Urban orienteering doveva essere, ed urban orienteering è stato. Solo che altrove, leggi: altre nazioni nelle quali le case e le vie le hanno ritate su con la squadra ed il goniometro, le gare sprint diventano talvolta una sfida a chi va più veloce nello scegliere tra “la prima a destra e poi la prima a sinistra” o la alternativa “la prima a sinistra e poi la prima a destra”. In Italia, magari mica sempre, ma sempre più spesso, i terreni di gara di una sprint sono catalogabili sotto la voce “Labirinti di Minosse”. Credo che tra le citazioni più riuscite del fine settimana, la più memorabile sia stata quella che ha paragonato il terreno di gara alle vecchie mappe di Dungeon and Dragons (cerco trappole, tesori, passaggi segreti e lancio di dado da 20…) o a quei giochini della Settimana Enigmistica nei quali il topino dele trovare il formaggio evitando le trappole. Io, nel mio caracollare stanco per vicoli e caruggi, non ho trovato tesori, sono spesso caduto nelle trappole e quanto a passaggi segreti… devono averli tenuti tutti per gli Elite e le Elite del gruppo rosso!

Ma siòre e siòri non sono mica qui a raccontare le mie performances orientistiche, bensì a parlare della vera autentica inconfondibile e speriamo unica protagonista della due giorni! Il vero show non è stato l’orienteering, ma la mia inconfondibile, incomparabile e... piuttosto malridotta voce da Arena Speaker.

Ora, prima che iniziate a fare congetture su cosa voglia dire esattamente essere un "arena speaker", lasciate che vi rassicuri: il compito di un arena speaker non è solo quello di urlare nei microfoni come un invasato (nonostante io faccia praticamente solo questo da 20 anni). Oh no, il mio lavoro è ben più nobile. Sono l'artefice dell'atmosfera, l’incantatore di folle, colui che incalza con parole cariche di energia e emozione (anche se quest'ultima, purtroppo, è un po' mancata per colpa di una voce che sembrava più adatta a risuonare nei corridoi di una vecchia scuola di medicina che in un’arena sportiva).

La verità è che, appena rientrato da Matera (chi ha seguito la puntata precedente già sa che anche quella era già una gara di resistenza vocale), la mia voce si presentava con il carattere di un sottile filo di seta pronto a spezzarsi al primo vento. E infatti, il sabato mattina, fin dai primi arrivi delle categorie giovanili e master, è stato subito chiaro che la mia condizione non prometteva nulla di buono: chiunque si trovasse a passare sotto la mia “tenda vocale” sentiva un suono che, a metà strada tra un gorgoglio di rana e il ruggito di un leone alle prese con un raffreddore, avrebbe sicuramente suscitato reazioni tra l’esilarante e il comico.

Immaginate il panorama: gli atleti si concentrano, faticano, arrivano al traguardo trafelati e quando si aspettano magari una carica di entusiasmo e incoraggiamento, si sentono rispondere con un "Benvenut—gracch,—benvenuto a... arrivo, sì… ARRIVO!" – Il pubblico inizia a guardarsi intorno, come se stesse cercando di capire se quello sia un messaggio segreto, un nuovo linguaggio sviluppato in mezzo ai boschi. E non è finita qui. Già alla seconda annunciazione, quando il mio “Benvenuti alla Coppa Italia!” ha preso la forma di un sussurro che avrebbe potuto far addormentare anche un drago in trance, la gente ha cominciato a fare commenti.

Top Four dei commenti, senza citazione del o della persona (ma me la pagheranno, oh se me la pagheranno!!!):

1.     "Pensavo che fosse un nuovo trend: parlare in questo modo ti rende più... misterioso!"

2.     "Prova a dirlo con l’accento veneto, magari ti aiuta a trovare un po' di forza!" (????????? ancora devo capire il significato della frase, se qualcuno può spiegarmi)

3.     C'è stato persino qualcuno che mi ha chiesto se fosse il mio primo giorno da speaker, dicendo che non avrei potuto scegliere una carriera migliore per allenare il polmone (sì, l’ironia degli orientisti è sempre al top, specie quando si tratta di sensibilizzare sulla mia... fragile condizione vocale).

4.     Non poteva mancare anche l’osservazione di una concorrente: “Hai mai pensato a fare il doppiatore di un fumetto horror? La tua voce sarebbe perfetta per un personaggio zombie!”

Gli stranieri… no, loro non hanno commentato. Ma devono aver pensato. Rita Maramarosi, ad esempio, sta pensando di non venire proprio ai JWOC, al solo pensiero di doversi sorbire uella voce per 5 giorni di gare. Altre, che mi hanno ascoltato per la prima volta, mi guardavano con quel giusto misto di disgusto pena e raccapriccio come a dire “ma non c’era nulla di meglio in tutta Italia?”. Yannick Michiels? Beh… lui è un signore: sa che io sono la sua maledizione ed è rassicurato dal fatto che gli organizzatori degli Europei Urban che disputerà in casa a fine agosto mi hanno dichiarato “persona non grafita”. Di Hubmann non si sa nulla… ma lui a Genova non c’era, impegnato nelle lezioni quotidiane di turco.

Alla fine, però, devo ammettere che la mia voce gracchiante ha avuto il suo lato positivo. L'effetto nostalgia era assicurato! I più giovani si sono sorpresi di scoprire che le vecchie radio AM non sono poi così lontane nel tempo. E il pubblico più “veterano” si è divertito a ricordare i bei tempi in cui si ascoltava la radio a onde corte, sperando di captare qualche messaggio segreto proveniente dalle terre lontane.

Domenica a Genova Voltri, lo scenario non è cambiato. Anzi, il terreno di gara, già scelto per la World Cup del 2024, ha visto la mia voce “scomparire” pian piano tra gli ultimi arrivi, come un eco che va spegnendosi tra i vicoli, facendo però sì che ogni annuncio diventasse una sorta di sfida epica: "Riuscirò a completare la frase senza sparire nel nulla?" La risposta era sempre la stessa: “No, non ce la faccio!”



In sintesi, la Coppa Italia di Orienteering è stata una grande manifestazione di sport, ma l’effetto comico della mia voce gracchiante ha fatto sì che ogni partecipante si sentisse, per un momento, come parte di un esperimento sociologico: "Cosa accade se un speaker malato cerca di caricare gli atleti senza riuscire a produrre un suono comprensibile?". Concludo con un pensiero che mi ha accompagnato fino a casa: la cosa più importante che un arena speaker dovrebbe avere… è sicuramente la voce. E se questa non c'è, almeno ci si può consolare con il buon umore e con l’incoraggiamento del pubblico, che pur con un sorriso tra il compassionevole e il divertito, mi ha sempre regalato tanto calore che, seppur tremolante, spero di essere riuscito a trasmettere attraverso il microfono.