Con il JTT di Passo Vezzena si chiude un poker di fine settimane di gara che mi hanno visto transitare continuamente in terra trentina e dare il mio contributo all’economia (almeno quella dei caselli autostradali).
Saltato per motivi “ovvi” qualunque racconto su Bedolpian, chi c’era sa cosa ho combinato e chi non c’era si sarà fatto raccontare le mie “prodezze” (leggibili comunque anche sul blog di Rusky), passo direttamente al JTT, gara che rimane impressa nella mia mente per due motivi fondamentali: il maltempo che ne ha accompagnato le prime edizioni ... memorabile quella di Passo Coe con pioggia e grandine ed un freddo da far paura, con gli orientisti e le mucche rintanati nei radi boschetti ... ed una famosa lanterna (numero 9?) made in Andrea Rinaldi che ancora oggi la maggior parte degli orientisti si chiede dove fosse posata. Se il 2007 non ci da nessun problema dal punto di vista del tempo, è vero però che il numero più gettonato nel dopo gara di Passo Vezzena è un certo “cinquantanove” (che non è nemmeno la soluzione del problema della vasca!).
Arriviamo al ritrovo senza, purtroppo, avere alcuna indicazione preventiva sulle lunghezze delle gare. Sarà una long, una middle? Tracciatore Marco Bezzi... uhmmm.... ricordo una volta ad Ossana un suo percorso... tempo di leggere il comunicato gara: M35: quasi 11 kmsf! Mamma mia. Percorso identico alle WA, mentre MB e W35 si sfidano su un bel 5,4+270. Alla partenza, dopo aver rassicurato alcuni tra i presenti che non ripeterò l’esperienza di Bedolpian (mi sento meglio, non al 100% ma decisamente meglio), decido che farò una gara tranquilla per evitare di restare a secco di energie: prevedo uno sforzo di almeno 1h50m, 2h. Parto tranquillo ed il primo shock è il primo punto: sta praticamente alle mie spalle rispetto alla direzione della svedese: se la direzione di marcia è stazione sud ==>> stazione nord, la lanterna sta praticamente in direzione Vicolo Corto (eh già! quando in gara voglio capire bene le direzioni, visualizzo il tabellone del Monopoli!!!); mi permetto una rara critica segnalando che forse un’altra lanterna nel giallo, ad un angolo di 90° rispetto alla direzione di partenza, avrebbe evitato certi rapidi dietrofront; io alla svedese mi ci sono anche avvicinato ma ad una decina di metri di distanza ho già cambiato direzione.
Primo punto tranquillo tutto nel giallo, a trovare confidenza con il fondo del terreno nell’erba alta delle malghe. Al secondo punto mi trovo in una zona molto umida a sudare decisamente troppo: per evitare problemi rallento ulteriormente e cerco di essere preciso per trovare una radura nascosta nel verdino (infatti sarò preciso). Il terzo punto si trova ad almeno 1,2 km dal punto precedente: mi muovo con calma perchè so che la gara è lunga ma, a metà strada, vengo sfilato a sinistra da Andrea Cipriani che si allontana rapidamente all'orizzonte. Che diamine! Se non ricordo male è partito 12 minuti dopo di me... vabbé che sto andando piano, ma così è troppo (Andrea stava decisamente andando fortissimo, e vincerà la gara meritatamente confermando di essere uno dei due\tre H35 più forti d'Italia). Decido allora di aumentare un po’ l’andatura pur senza rischiare un fuori giri: la 3 tranquilla dove me la aspetto, poi una lunga canaletta mi porta proprio sulla 4, poi in discesa su 5 e 6 senza problemi.
Affronto la 7 (la famosa cinquantanove) dopo un lungo sentiero: entro in costa e mi porto nella zona verde del bosco; al centro di un verde 2 dovrei trovare un piccolo masso. Mi avvicino tenendo d‘occhio altri riferimenti fino a circa 50 metri dal punto quando vedo del movimento davanti a me: sono Andrea (Segatta, partito 6 minuti prima di me, al quale avevo preannunciato l’aggancio in gara) e Andrea (Cipriani!). Non ci posso credere. Li raggiungo e intanto sento altre voci dal macchione e qualcuno che dice “...intanto è arrivato anche il Galletti...”. Insomma c’è lì mezzo popolo che cerca la lanterna; io finisco nel punto che mi ero prefissato, trovo un sasso con attorno le orme di tanti orientisti che devono proprio averci fatto il giro attorno: del prisma arancione nessuna traccia.
Mi pare di sentire qualcuno che dice: “il punto doveva essere qui, non c’è. Io me ne vado” e un gruppetto abbandona la ricerca. Poiché non sono così confidente, giro per un paio di minuti in zona e poi mi alzo per attaccare il punto da un angolo di recinto posto in alto: scendo a bussola ma torno dritto al sasso malefico, però mi accorgo di aver fatto una piccola deviazione per evitare una zona rognosa nella quale non potevo passare ... mi sposto di una ventina di metri per “correzione” e finisco su un altro sasso identico, con la lanterna! La direzione rispetto al punto precedente è in costa, quindi penso che chi si è allontanato avrà finito per cadere proprio sul punto esatto in uscita dal punto “supposto giusto” (sarà così, credo, proprio per il vincitore). Qualcuno parlerà alla fine di punto bingo, per me è solo un punto più difficile degli altri.
Qualche problema anche sulla 8 (un’altra radura raggiunta dopo aver attraversato una zona di vegetazione che secondo me non c’entra niente con quella disegnata in mappa) e si va verso la seconda parte di gara. Ci sono 4 punti “middle style” poi due lunghi trasferimenti ed un turbinio finale di punti “sprint style”. Il secondo punto del primo di questi grappoli, il decimo della sequenza, è per me il vero punto bingo della gara: trovo il 9 senza problemi e per il 10 penso di avere davanti un avvallamento, una ampia zona bianca e piatta e una collinetta sullo sfondo con il punto; aggiro l’avvallamento, risalgo la curva e dove mi aspetto il bosco piatto... una zona con un sacco di movimenti del terreno, un paio di tracce di sentiero... ma dove sono capitato? Cerco di capire la mia direzione di uscita dal punto e perdo un paio di minuti (almeno) in una tratta da 200 metri. Faccio veramente fatica a capire quale è stato il mio errore perchè non riesco a scorgere attorno a me nessuna traccia di quel bel bosco bianco e piatto che mi aspetto, finché alla fine più che caso che per altro identifico la collinetta e finisco sul punto. Ancora un po’ sbalestrato, finisco il grappolo e mi indirizzo sui due trasferimenti dove per fortuna si entra in un bosco bello pulito senza il delirio di cortecce rami e tronchi tagliati a terra (ma ci saranno un sacco di ortiche) e cerco di fare bene il tourbillon finale di punti nelle buche, avvantaggiato dalla presenza di Christine Kirchlechner che mi tira fuori dal bosco fino all’arrivo senza nemmeno accorgersi della mia presenza.
Al termine scoprirò alcune cose:
1) Andrea Segatta nella seconda parte di gara mi ha recuperato i 6 minuti precedendomi in classifica di 49 secondi: bravo per non aver mollato.
2) Rusky mi precede in classifica in 52 secondi: bravo anche a lui, gli avevo predetto una sconfitta ma è stato ancora una volta più bravo di me.
ma soprattutto
3) solo al ritrovo, confrontandomi con altri atleti (nello specifico Helene Pircher e una master del Primiero), mi accorgo che la zona piatta e bianca di bosco vicino alla 10 era stata ricavata tagliando via di netto una fetta di carta, intendo tutti i particolari, le curve di livello, ecc. (in effetti ai bordi di questa piccola area le curve di livello si interrompono bruscamente) per posizionare un perentorio ed enorme “1400” in colore marrone che stava ad indicare la quota. Peccato che il tratto color magenta passava proprio in mezzo, nella zona adatta per attaccare il punto. E questo è l’unico appunto che mi sento di muovere ai ragazzi del Comitato Trentino per il loro 5° JTT. Aspettando la 6° edizione.