Dal 10° al 6° posto:
Ex-aequo al 10°: la Coppa Italia ad Oltrebrenta e la gara di Piz Sorega in Alta Badia. Ricordo la prima gara con emozione perchè ha rappresentato il mio ritorno in Coppa Italia in M35, su un terreno non facile sia per la lettura che per il solo e semplice rimanere in piedi... Dovrei ricordarla anche per le furibonde polemiche del dopo gara e per alcuni commenti sul mio blog fatti da chi, evidentemente, non sa leggere alcuni racconti personali per quello che sono: personali, appunto.
La gara di Piz Sorega a quota 2000 metri è stata più semplice, tecnicamente, ma parecchio più faticosa ed il terreno di gara è una balconata sulla conca di Corvara che sembra di correre all'interno dell'ottava meraviglia del mondo. E poi una segnalazione per il nome del meraviglioso speaker di quella due giorni: Diego Clara, simpaticissimo, competente oltre ogni dire, abilissimo nella cronaca e nel raccontare le cose giuste al momento giusto e con il passo giusto; io lo segnalerei fin d'ora per un certo evento del 2014, se solo avessi voce in capitolo (e non ce l'ho!).
9° posto: Platak (Croazia). Qui siamo all'esatto opposto di Piz Sorega. Una atmosfera lugubre, un freddo ed un tempo da tregenda, una carta che sembra disegnata da un cartografo ubriaco alle prime armi con le curve di livello (e un po' tutto quanto il resto) messo lì alla rinfusa. Ma una gara long che stavo aspettando da un anno di correre per la Lombardia e che solo 12 ore prima mi era sembrata impossibile a causa di un terribile collasso che mi ha colto lungo la strada per Basovizza. Una gara di cui non devo ricordare il risultato (forse per nessuna delle gare citate), ma solo la testardaggine e soprattutto la follia che mi hanno mandato in partenza nonostante la pressione fosse sotto i limiti di guardia e gli occhi vedessero ben poco di quel che mi stava attorno.
8° posto: Canos da Meca (Andalusia). Cambia ancora una volta l'ordine dei fattori: siamo in Spagna, ad inizio stagione, ed in partenza ci vado accompagnato dagli amici dell'Er-Team che danno una mano all'organizzazione di questo WRE. Gara solitaria da speaker, con alcuni passaggi in un bosco piatto e morbido con la sabbia che affiora dalle radici dei pini marittimi. Le tratte a due terzi di gara di pura violenta fisica per raggiungere il ristoro e poi le ultime lanterne sulla enorme collina sabbiosa sopra Canos da Meca e la discesa pazza a vita persa sulla sabbia che non cambierei con nessuna corsa su nessun ottovolante di nessun luna-park del pianeta. E l'arrivo in piscina, dove i nordici vedono arrivare lo speaker stravolto alle 9.30 del mattino e già di domandano come venga organizzato l'orienteering alle latitudini mediterranee...
7° posto: seconda tappa long della 3 giorni di Alsazia (Francia). Il percorso anti-Stegal per eccellenza: gara long-hissima con poc-hissime lanterne e tan-tissime curve di livello. Ma la Francia mi offre sempre qualche buon motivo per ricordare una trasferta: una sprint in un posto assurdo come l'Ecomuseo d'Alsazia, un paio di staffette mondiali da delirio... o una long in M40 nelle posizioni di bassa classifica ma con un finale palpitante e semi-rissa ridicola con una ragazza della D20…
6° posto: Campionati Italiani Long Distance di Bellamonte. Ancora una volta una gara in solitaria, con partenza a quota 2000 in pieno Parco del Paneveggio. Quasi due ore di gara con la sola compagnia dei corvi che volteggiano sopra di me alla lanterna 4, del maledetto fiume che mi tocca guadare non so quante volte e della funivia che passa sopra la mia testa accompagnando gli amici in partenza, mentre io sono impegnato nelle ultime tratte con le energie oltre la soglia di allarme rosso. Quasi due ore di totale beatitudine in un parco meraviglioso: potrei benissimo averlo visitato durante una escursione, passando negli stessi luoghi (insomma...), ma farlo con una cartina da orienteering in mano e con il percorso di Fabio Dalla Riva da sconfiggere... vale il prezzo del viaggio!
Ai piedi del podio:
5° posto: EinsatzKommando Kobra ai suoi ordini signore!!! Wiener Neustadt, gara middle della 6 giorni di Austria. Spettacolo puro. Un terreno mai visto, e chissà se mai più lo rivedrò. Un caldo asfissiante, una middle da tirare come se fosse una sprint in una delle ambientazioni più pazzesche della mia vita orientistica. Il panico pre-gara, osservando tutto attorno a me il terreno piatto sul quale ogni errore si paga carissimo. La tensione palpabile e di cui chiedersi l'origine... forse per una gara che si preannuncia essere troppo facile? Certo, come no... facile! Bastava provarci, essere lì e vedere quanto era facile trovare la buca giusta, il pertugio giusto, l'entrata giusta nei bunker, il vallone giusto nella pista da motocross. Un posto unico, incredibile per correre una gara di orienteering: il capogara che si chiede se gli 800 partenti apprezzeranno la scelta di una gara così singolare, e gli 800 partenti che... beh! Posso parlare solo per me: EinsatzKommando Kobra ai suoi ordini Signore!!!
4° posto: WRE di HInterbeck (Asiago), finale Elite del Campionato Middle. Sommare un posto meraviglioso, una cartina da sogno, un percorso perfetto, un tempo da lupi. Tutto questo è Hinterbeck, Val Giardini. Una località che non mi ha mai tradito una sola volta, un Altopiano che in ogni occasione si rinnova con qualcosa che non mi aspetto, e rilancia e va all-in con una gara incredibile dove passo dall'inferno al paradiso in meno di un'ora. Il giorno in cui, pur con la mia bassa velocità e pur con la mia scarsa perizia, anche io mi sono sentito Thierry Gueorgiou. Solo in una stagione con 83 uscite potevo trovare tre eventi da piazzare sul podio davanti ad Hinterbeck, anche se questa posizione in classifica un po' mi dispiace.
Il podio:
3° posto: Bad Fischau (Austria). Ancora una gara della 6 giorni di Austria. Ancora una volta la pioggia. Ancora una volta una gara middle ed ancora una volta un percorso incredibile, sul quale l'impiegato panzottello deve mettere in pratica il 110% di tutto quello che ha imparato in 18 anni di orienteering... e questo 110% è sufficiente per stare per qualche punto a contatto con il primo della classifica che su un percorso del genere non può nemmeno pensare di mettere il turbo e filare via a gran velocità. E un bosco impareggiabile, pura moquette: uno di quei posti nei quali vale il vecchio adagio "se dovessi perire durante la tenzone, seppellitemi pure qua". Mai avrei pensato di tornare al traguardo in pochi secondi più di un'ora esatta, come quel giorno a Bad Fischau, ma si sa che l'orientista panzottello è pure un po' sentimentale e si esalta nei boschi dove sbucano da ogni parte i cerbiatti ed i coniglietti col ciuffo bianco sulla coda!
2° posto: Croix de Nivolet (Francia). Se dovessi affidare 18 anni di orienteering ad una sola lanterna, forse sarebbe la tratta 10-11 di questa gara, vero Marco? Gara long della 6 giorni di Francia che ha accompagnato il Mondiale. Lo stesso terreno della gara long dei Mondiali. Un caldo asfissiante, un percorso allungato del 30% (era già long prima...) per farci arrivare sullo stesso traguardo dei vari Thierry, Pasi e Francois. Una salita inverosimile per arrivare in cima al monte, dove "non si può più salire perchè non c'è più niente da salire" (cit. questa la capisce solo Andrea Segatta). Gli ultimi metri prima della croce in mezzo a due ali di turisti che su una rampa da arrampicarsi con le mani ti danno la spinta e ti incitano a non fermarti; e se fino a metà salita ci arrivano le tue gambe, da lì al punto ti porta la gente. E poi un finale che sembra facile... ma dopo le due ore e passa di gara, quando stai solo cercando di sopravvivere dignitosamente, il passaggio attraverso La Feclaz sotto gli occhi e con gli incitamenti di tutti coloro che hanno già finito la gara ti danno ancora spinta per le ultimissime lanterne. Fino al ponticello, alla discesa sul traguardo e al crollo finale: "Sto bene... vai da quell'altro che sta peggio di me!" disse l'impiegato-panzottello al medico che stava un metro dopo il traguardo (quell'altro era uno spagnolo agonizzante...). Se non fosse per "quella maledetta passionaccia" (cit., e anche questa la capisce solo Andrea Segatta), questa sarebbe la gara numero 1 del 2011. Ma da qualche anno c'è sempre...
Numero 1: O-Marathon degli Altipiani.
Dubbio. Timore. La consapevolezza degli anni che passano, degli allenamenti che non passano, del peso che aumenta e delle energie che diminuiscono. Iscrizione ancora una volta in Elite, per spocchia, per vergogna, per sentirsi ancora una volta Peter Pan. Paura. Panico. Dubbi su dubbi e su dubbi. E la vergogna di aver tentato una cosa che non è più fattibile, non è più nelle tue corde; non ce la fai più, lo vuoi capire? Non arriverai alla fine, avrai sprecato tempo, energie, la pazienza dei tuoi amici, la preoccupazione nei loro occhi. La fatica che ti fa sbagliare anche le cose più elementari. La paura che ti impedisce di guardare l'orologio per capire quanto tempo è già trascorso. Poi la speranza che ti fa credere che qualche chilometro lo puoi ancora mettere alle tue spalle.
Poi i chilometri sulla carta tecnica, maledetta da molti e per una volta benedetta da te che scopri un passaggio dove non avresti neppure sognato di cercarlo. E le ultime salite, coi muscoli che mordono, con le gambe che vogliono solo fermarsi a chiedere un passaggio, solo la testa che vuole andare avanti nonostante il fisico. Fino all'ultima lanterna del finish. E chissenefrega se tutti mi hanno visto mentre baciavo quella maledetta lanterna, se tutti hanno pensato che sarebbe bastato iscriversi in MMaster... o stare a casa! Ecco dove avrei dovuto stare. Ma non quest'anno: il 2011 non è ancora l'anno nel quale (da sano) non riuscirò a finire una O-Marathon in Elite!