Carate Brianza. Tra il nuovo (oggi) e l'antico (1993)
Il titolo è un bieco gioco di parole con quello della bellissima tapasciata “Carate tra il verde e l’antico” alla quale ho partecipato in un paio di occasioni (una volta anche sul percorso della maratona). E’ la penultima prova del Lombardia Sprint Tour in due manches e si va a Carate Brianza a correre sotto l'acqua. Non avendo ambizioni di classifica, ed essendo la gara sprint, mi posso permettere di iscrivermi in Elite. Che poi, a ben vedere, il percorso Nero accomuna Elite, over 35 e over 45, quindi avrei potuto iscrivermi anche in M45, ma preferisco azzerare fin da subitissimo qualunque tipo di ambizione di vedere il mio nome lontano, fosse anche solo uno step, dall'ultima posizione.
Piove dall'inizio alla fine, e per questo motivo scelgo di
correre senza occhiali (che si sarebbero appannati subito), in considerazione
del fatto che la mia età avanzata ed un po' di presbiopia mi agevolano nel
vedere i dettagli della mappa meglio di quanto potrei fare con gli occhiali.
Per le lanterne da vedere in lontananza, ci penseremo quando sarà il momento.
Nella prima manche la mia prestazione atletica è quantomeno rivedibile. Non commetto grossi errori, fatto salvo per andare dalla 4 alla 5 quando per un paio di secondi mi invento che potrei passare in mezzo alle case perché non vedo subito la siepe non attraversabile che si frappone tra me ed il quinto punto. Un paio di secondi di indecisione, poi mi ravvedo. Dal sesto punto di controllo in poi c'è praticamente solo da correre (peraltro è una sprint in una cittadina moderna, quindi è normale): sicuramente in ogni tratta c'è la scelta più corta di 5-10-15 metri da vedere, ma di solito cerco di prendere la prima che vedo sfruttando, se posso, la modalità di punzonatura Air (che ad un certo punto maledico perché mi toglie quel paio di secondi di sosta e di riposo ad ogni tratta). Finale con loop nella zona del centro commerciale, e punto 16 affrontato in stile "patinoire" perché con la pioggia ed il passaggio delle persone il finto marmo del sottopasso era diventato slippery come poche altre superfici sulla faccia della terra.
Nella seconda manche parto poco concentrato e mi incasino subito con la lanterna svedese. Ero convinto di averne vista una alla fine del corridoio (memorizzo: ecco la "svedese") e quando pochi metri dopo passo di fronte alla lanterna all'angolo della casa (la "vera" svedese) vado in palla più totale. Il risultato è che, pur infilandomi correttamente tra le due case, vado lungo sulla 1 arrivando di fatto fino alla strada. Cerco di riprendermi nelle tratte successive, evitando di annoiarmi a morte nella tratta 5-6, perché poi mi aspetta il parchetto con i suoi passaggi nascosti tra le siepi e gli alberi. Tutto procede abbastanza bene fino alla 21: pattino come Brian Boitano sull'erba bagnata quel tanto che basta per stare in piedi andando verso la 18 e poi sulla 18-19, ma poi stacco il cervello alla 22: mi convinco di non aver punzonato la 21, torno alla 21, mi accorgo di averla già fatta, e a questo punto anziché andare dritto alla 23 ed al traguardo... torno alla 22! Magari senza errore avrei risparmiato una posizione.Due considerazioni personali a latere:
1. gara sprint leggermente più lunga del previsto anche per i
vincitori (mi pare sempre attorno ai 16 minuti) ma personalmente chissenefrega
dei tempi se riesco ad avere un percorso con qualche cambio di direzione in
più.
2. rivaluterei il discorso dell'attesa di 90 minuti tra una
manche e l'altra: anche quelli lenti come me (che hanno quindi una pausa inferiore
tra la fine di una manche e l'inizio del'altra) prendono freddo e induriscono i
muscoli ad aspettare l'orario della seconda manche. Tornare ai 60 minuti?
Chiaro che è uno sbattimento per l'organizzazione: l'arrivo era minimale e va
bene così, mentre per la partenza la Besanese ha messo giù un bel gazebo con le
varie corsie per protocollo anti-Covid. Con 40 minuti di partenze in prima
manche, rimane di fatto pochissimo tempo per spostare partenza, baracca e
burattini in un altro posto, ma valuterei i benefici di tornare ai 60 minuti di
attesa.
Per finire una chicca (solo per me): la mappa di Carate
Brianza della celeberrima notturna "vinta" da un giovanissimo Simone
Grassi nel 1993 e poi annullata perché di 20 lanterne, 5 vennero date alle
fiamme da un gruppetto di teppistelli del luogo. La propongo insieme alla carta
unita di ieri che ho trovato su Facebook a cura di Mariano Maistrello, per far
vedere quanti passi da gigante ha fatto l'orienteering anche (soprattutto?)
nella cartografia.