Stegal67 Blog

Saturday, February 25, 2012

UNA LANTERNA MI SALVERA' ?

Negli ultimissimi tempi molte cose sono arrivate a rendere meno fluido il rapporto speciale che ho intrattenuto per lunghissimo tempo con l'orienteering. Cose molto personale che si riflettono nella serenità con la quale occorre pianificare per tempo certi appuntamenti, nella predisposizione a guardare a medio o lungo termine quando gli amici cominciano a raccontare "cosa facciamo quest'estate?" alludendo alle multi-days estive che dal 1997 mi vedono presente.

Nulla di trascendentale, nulla di drammatico, nulla di definitivo, nulla di perpetuo. Ma l'inquietudine crescente, quella si. Quella pressione interna che ti fa sentire sulla corda, che ti fa balenare nella testa l'idea che i giorni non passano solo come intervallo di tempo tra una gara e l'altra ma come puntate di una soap-opera che può prevedere in qualunque momento uno spin-off che ti porta a vivere una avventura diversa con obiettivi diversi da quelli con i quali pensavi di trascorrere un altro anno; anche se, per ogni spin-off ben fatto, c'è sempre un personaggio come Alan Shore che è in grado di dettare il bello ed il cattivo tempo sia nella serie televisiva dove è nato sia in quella ("Boston Legal") dove si è trovato "spin-offato". Sarà così anche per me?

La fotografia che cerco di avere davanti agli occhi è quella di una lanterna che compare, sulla cima di una collina, magari controsole: una lanterna, se l'hai cercata da solo, offrendo il tuo corpo e la tua testa alla fatica, rappresenta pur sempre qualcosa che ha a che fare con obiettivi. La vita, come una bella tratta orientistica, ci sposta ogni giorno dal punto A al punto B e molto spesso sono le nostre decisioni personali, le nostre predisposizioni, le nostre tranquillità e certezze contrapposte alle nostre ansie, a progettare la strada per andare da A a B.

Quante volte accade che la mappa sia stata rilevata anni prima, e che nel frattempo sul nostro percorso si frapponga un imprevisto "verde 3"? Quante volte il nostro piano si rivela fallace perchè quando andiamo a gettare lo sguardo in una buca o raggiungiamo la cima della collina non troviamo la lanterna cercate? Dove abbiamo sbagliato? Il risultato della nostra ricerca non poteva che essere lì... nel posto in cui siamo arrivati! Perchè non c'è? Dove abbiamo sbagliato? O, peggio (ma non è capitato a tutti di pensarlo?) CHI ha sbagliato? A posare, a cartografare, a segnare il punto in un posto dubbio... come se gli errori dipendessero sempre e comunque dall'imperizia altrui e non da noi stessi.

E' in quel momento che non bisogna perdersi d'animo, rileggere la strada percorsa, fare la pace con se stessi mentre magari intorno infuria la battaglia e riflettere sui prossimi passi. Un po' quello che sto facendo io in queste settimane... Sono certo che i giorni riservino ad ognuno momenti di scoramento e momenti di gioia, che ci siano situazioni nelle quali "giriamo la cartina dall'altra parte" e prendiamo in tutta coscienza direzioni opposte a quelle che sembrerebbero perfettamente logiche.

Ad ognuno di noi è capitato di trovarsi nei passi nel povero master francese che, ai mondiali WMOC, era finito a quasi 3 km dal punto, dalla parte opposta della carta, e non avevo saputo che dirgli "désolé"... ho ancora in mente la sua andatura perplessa, mentre si allontanava da me lungo un sentiero sabbioso della foresta di Marinha Grande. Forse anche lui si sarà sentito perso e incapace di trovare la strada giusta, ma passo dopo passo avrà ripercorso il suo piano di gara ed i suoi errori, ed avrà avuto la forza di riportarsi sulla via giusta.

Il Signore mi scampi sempre dal conoscere l'orienteering così bene da rendermi monotono o semplicemente ovvio il gesto di trovare una bella lanterna in un bel bosco. Perchè ho avuto la fortuna di cimentarmi in un sport nel quale ci sono poche cose più belle che vedere comparire una lanterna controsole, in cima ad una collinetta, dopo aver messo testa e corpo al servizio di un obiettivo: perchè quella lanterna, trovata con fatica, sudore e preoccupazione, rappresenta assai più che un nuovo tempo intermedio registrato sulla sicard. Rappresenta la risposta ad una domanda molto semplice che ci poniamo ogni volta che andiamo dal punto A al punto B: ce la farò?

***

La foto è stata presa al Parco Lambro, in occasione della seconda tappa di Milano nei Parchi.
Come è andata a finire quest'ennesima organizzazione? Spero che tutto sia andato (abbastanza) bene. Da quel che ho potuto vedere, zoppicando qua e là per il parco, gli agonisti hanno avuto una occasione per provare le gambe in vista delle prime gare di Trofeo Lombardia, mentre gli esordienti hanno trovato la possibilità di cimentarsi in uno sport nuovo, con una organizzazione tutto sommato veloce (poche attese ai cancelli di partenza, pochissime formalità burocratiche da rispettare). Alcuni hanno fatto più giri su più percorsi, come abbiamo sempre previsto. Non ho idea di quanti nomi compaiono nelle classifiche: alcuni pacchi di cartellini li hanno presi i prof delle scuole, ma se c'erano 320 cartine stampate e alla fine ne sono avanzate solo una trentina, i calcoli sono presto fatti.

Peccato, ma sicuramente gli impegni istituzionali sono prevalenti, che non si sia potuto avere il Presidente Grifoni al Parco Lambro. Avrebbe potuto vedere con i suoi occhi, o persino provare, una promozionale cittadina in quel di Milano con qualche centinaio di iscritti... e la consulta delle società lombarde era solo ad un paio di km di distanza nel pomeriggio.

Il percorso che, con ampio anticipo, avevo preparato per gli agonisti era una specie di
"concept race"; questo è accaduto forse per la prima volta, sicuramente grazie agli scambi di mail con Andrea Gianotti che cercava di contagiarmi con il virus del tracciatore (difficile... perchè non sono tracciatore!). Ho voluto fare una gara di distanza X (non me ne frega nulla di quanto viene lunga, tanto sicuramente in un parco e senza le sicard non arrivo a 5 km!) con una prima scelta già in partenza, tratte luuuuunghe e monooooootone per cominciare, poi l'accorciamento progressivo delle tratte e poi un finale stile "giro dele Fiandre": sono andato a cercare tutte le possibili collinette del Parco Lambro, con lanterne a distanza magari di 40 metri con un su e giù di 10 metri da fare. Infine "lo Stelvio" del Parco Lambro (atteso dagli aficionados, d'altra parte mi conoscete... cosa volevate venire a fare al Parco Lambro se non il su e giù dal collinone?) a ricordare la mia terza gara da orientista, corsa proprio al Parco Lambro, l'unica volta in 18 anni che mia mamma è venuta a vedermi in una gara di orienteering.

So di essere stato maledetto da Julia S., e sicuramente anche da qualcun altro. Ho visto i sorrisi di Andrea, Julien e tanti altri che si sono divertiti, e questo mi basta. Ho visto i ragazzi della Besanese fare scelte diverse sul primo punto, e ne sono ancora più contento. Spero di aver offerto a tutti coloro che sono venuti al Parco una esperienza sufficiente a ripagarli per il tempo che mi hanno dedicato.

Siamo sempre più a corto di tutto, di tempo e di soldi... Milano nei Parchi ha ancora il pregio di poter essere gratuita grazie ad uno sponsor che non vuole essere nominato, ma comunque ci sono sempre da considerare i soldi che le persone spendono per prendere una auto e pagare un casello autostradale, il tempo che rubano alla famiglia, agli affetti, alla spesa settimanale che poi ti fa andare nell'ora di punta nel momento di maggior caos, alle pulizie di casa che poi diventa "vituperata" come la mia povera casetta.

Nonostante i tempi duri che stiamo passando, è ancora un sintomo di grande umanità il fatto che ci siano gruppi di persone in grado di fidarsi gli uni delle altre fino a mettere il proprio bene più prezioso, il tempo, a disposizione di qualcuno che a sua volta rubando tempo qua e là cerca di preparare un appunmanento nel migliore dei modi, affinché esso sia non solo buono per un "value for money" ma anche "value for time". E' difficile, talvolta è frustrante e vorresti piantarla lì e smettere di lottare e rendere tutto più facile; ma riuscirci vuol dire che in fondo, anche questa volta, siamo arrivati a scorgere "la lanterna in cima alla collinetta".

(dedicato con un abbraccio a Tommy Civera che era al Parco Lambro sabato mattina. Ti vogliamo bene, ragazzo!)



Friday, February 17, 2012

LA VERA STORIA DI QUESTA STORIA

E accadde allora che nella seconda decade il Signore si accorse che i segni del cielo erano premonitori di grandi sventure per il Suo Popolo. E gli armenti smettevano di produrre, e le nuvole seguitavano ad accumularsi, ed il sole non splendeva più alto nel cielo ed il canto degli uccelli si era tacitato.

E il Signore comprese che la Sua Onnipotenza non sarebbe bastata a salvare il Popolo Suo e gli animali che pascolavano la terra ed i pesci che abitavano nell’acque profonde. Ed allora Egli convocò a Se gli eroi cui avrebbe affidato i destini delle future stirpi, coloro i quali soli potevano ergersi contro le sciagure e le sventure che si stavano profilando.

Ed Egli si compiacque vedendo arrivare nella piana di Pad-an i due eroi tra i quali avrebbe scelto colui che avrebbe condotto la stirpe degli uomini al di là degli opprimenti destini, due eroi luccicanti di gloria e di agòne, di tensione e di forza. Si accorse appena, gli occhi ebbri di gratitudine per il loro coraggio della lacera e misera figura che vicino a loro si era accoccolata sotto un palmizio.

E il Signore si rivolse al primo eroe: “Tu, dimmi il tuo nome! Mostrami le tue virtù e le tue poderose capacità, e se Io ti sceglierò sappi che sarai innalzato al di sopra di ogni altro umano prima e dopo di te”.

E l’eroe rispose con voce tonante: “Io sono An-ni-bàll-Smitt, capo della tribù degli Ei-Tìm. Io per anni sono stato cacciato dai malvagi, imprigionato con la mia tribù in luoghi deserti ed angusti. Grazie alla mia purezza d’animo sono stato capace ogni volta di ricavare carri armati da trebbiatrici in disuso, lanciafiamme e fiamme ossidriche da accendini esausti, armi mortali da reti di materasso, bombe lacrimogene dalle lacrime delle vergini del mio popolo. Mai ci fu una volta in cui venimmo cacciati in una stanza vuota, completamente vuota!, e sempre fui in grado di guidare il mio popolo oltre i nemici e la sconfitta, verso la gloria!”

E grande fu la gioia del Signore nell’ascoltare le parole gonfie di orgoglio e di sapienza di An-ni-bàll-Smitt, capo della tribù degli Ei-Tìm; forse costui avrebbe potuto prendersi sulle vigorose spalle il futuro del Popolo Suo ed assicurare un futuro alle genti.

Ma adesso il Signore voleva ascoltare il secondo eroe, ed ancora Egli non dedicò più di uno sguardo al miserando figuro che, sotto il palmizio, sembrava intento solo a togliersi la terra da sotto le unghie…

E il Signore si rivolse al secondo eroe: “Tu, dimmi il tuo nome! Mostrami le tue virtù e le tue poderose capacità, e se Io ti sceglierò, sappi che sarai innalzato al di sopra di ogni altro umano prima e dopo di te”.

E l’eroe rispose con voce tonante: “Io sono Mècc-Gàiver, solitario errabondo di una tribù che vive al di là delle grandi acque. Io per anni sono stato cacciato dai malvagi, imprigionato da solo in luoghi deserti ed angusti. Ma mai sono stato perquisito! E grazie alla mia purezza d’animo, alla mia chioma fluente ed alla mia laurea in fisica ma soprattutto ad un attrezzo inventato dalla tribù degli oltre-Brogeda, sono stato capace ogni volta di ricavare mitra e proiettili da scatolette di tonno al naturale, bombe protoniche dalla carta igienica usata, trappole micidiali da copertine di fumetti manga giapponesi, oltre naturalmente alle bombe lacrimogene dalle lacrime delle vergini del mio popolo. Mai ci fu una volta in cui fui rinchiuso in una stanza vuota, completamente vuota!, e perquisito per bene. Sempre fui in grado di guidare il mio mezzo di trasporto ricavato dall’intelaiatura di una poltrona Frau oltre i nemici e la sconfitta, verso la gloria!”

E enorme fu la letizia del Signore nell’ascoltare le parole gonfie di sapienza e di orgoglio di Mècc-Gàiver; anche costui avrebbe potuto prendersi sulle vigorose spalle il futuro del Popolo Suo ed assicurare un futuro alle genti disperate in preda alla paura causato dall’approssimarsi dei terrificanti eventi.

Ma prima di scegliere il nome del Suo eroe, il Signore voleva dare una solenne lezione all’errabondo personaggio che, sotto il palmizio, stava togliendo strisce di tela adesiva fangosa dai suoi lerci piedi …

“TU! Tu come ti permetti di presentarti costì, al cospetto Mio e di questi eroi che ho convocato per salvare il genere umano e anche la tua miserrima progenie! TU! Reca subito alla mia attenzione il tuo nome e le tue capacità, affinché il Popolo Mio possa esecrare nei secoli dei secoli la tua incapacità e la tua nequizia!”

Ed il vagabondo si levò a fatica in piedi e con voce stanca osò rispondere: “… ho appena organizzato una gara di orienteering…”.

Ed immediatamente il Signore levò la Sua mano al di sopra di lui, ed ENORME fu la contentezza del Signore nell’accorgersi che quel povero tapino era in realtà il Solo ed Unico Eroe in grado di risollevare gli esiti del destino avverso e di guidare tutto il Suo Popolo verso un futuro prospero. Solo quell’eroe sarebbe stato in grado di affrontare tutti gli eventi nefasti, le disgrazie impreviste ed improvvise, gli amari scherzi del destino. Egli solo, senza nemmeno il conforto di un Project Manager di Accenture o di un foglio excel, avrebbe potuto organizzare tutto il Popolo Suo, e gli animali ed i pesci e le piante senza dimenticare indietro neppure i due leocorni.

Mentre la mano del Signore provvedeva a ridurre in polvere An-ni-bàll-Smitt e Mècc-Gàiver, la cui superbia aveva osato alimentare in loro una speranza di essere superiori in pianificazione e gestione degli imprevisti al Vero Eroe, la Sua voce dolce e stentorea chiese:

“Dimmi, Mio Eroe, qual è il tuo nome; affinché nei secoli dei secoli le genti lo possano celebrare ed innalzare allo zenit del rispetto, affinché ti possa essere dedicata una disciplina “Gestione dell’imprevisto e dell’inaspettato” all’università Luiss, affinché generazioni e generazioni di consulenti ti eleggano a loro modello, o Tu che con la tua esperienza sei riuscito a gestire una gara di orienteering, l’Evento più caotico, casinista, imprevedibile e incerto che l’Onnipotenza del Signore abbia mai creato. Pronuncia il tuo nome! E’ forse esso Stìv-Giobs? O Bìl-Gheiz? O forse Leonardo?”

“No, è…”

“Noè… perfetto! Semplice e conciso. Nelle firme sui documenti in calce va sempre bene, e poi gli scultori non perderanno molto tempo nell’incidere il nome sul basamento delle statue. Ora, Noè, ascoltami. Una firmetta qui e puoi andare… In fondo è una cosetta da niente: un’arca, qualche persona (ricordati le fanciulle), tutte le coppie di animali che puoi trovare, i pesci anche se ti fanno schifo, le piante, gli uccelli, pure le zanzare… hai appena finito di gestire una gara di orienteering, che sarà mai questo compito? Una Passeggiata di Salute!!! Tranquillo Noè, ricorda: save the cheerleader, save the world!”

E Noè chiese: “Cosa vogliono dire queste tue oscure parole, o Signore?”

“Niente Noè, lascia perdere, ne riparliamo tra qualche anno. Ma mi raccomando: quando devi scegliere chi salvare, pensa prima alla cheerleader! Capisc’ ammé…”.

(... continua ...)