Con la gara del Parco Lambro di domenica scorsa si è chiusa praticamente la mia stagione orientistica. Il freddo che avanza, la stanchezza, il lavoro che mi sta piegando (siamo sempre ben oltre le 15 ore di media giornaliera week-end compresi)... tutti fattori che non mi invogliano molto ad immergermi nei boschi alle luci dell’alba.
Sintomatico però il fatto che l’anno di grazia 2009 si chiuda con una gara di trail-O, ovvero “come non pensavo di finire l’anno sportivo”.
Trail-O. Una delle novità più forti di questa stagione. Una disciplina che quest’anno è diventata sempre più interessante ed anche sempre più razionale... nel senso (come dice il maestro Rusky) che anche le classifiche cominciano ad avere una loro connotazione quasi stabile, e per migliorare le posizioni in classifica bisogna veramente applicarsi, concentrarsi, impegnarsi: non è più il momento dei “parvenu” che arrivano e sbancano, magari con un po’ di fortuna o di incoscenza, il lotto dei concorrenti.
“Parvenu” però è l’immagine della mia stagione trail-orientistica nella quale, ripensandoci, avrei voluto partecipare solo a qualche gara “easy” nel senso di facilmente raggiungibile, se possibile con qualche corsa di contorno (o viceversa, corsa con trail-O di contorno)... La stagione è girata sui cardini quel sabato mattina che la GOK-machine prese la strada dell’outlet di Serravalle e poi proseguì fino a Loco di Rovegno. Lì ho capito che il trail-O stava diventando una bella passionaccia da “orienteering da fermo” che era o da “chess-orienteering” come un po’ l’avevo considerata a torto.
Difendere la vittoria dell’Unione Lombarda nella Coppa Italia a squadre 2008, migliorare la mia tecnica e la mia concentrazione nel trail-O, adattarmi quanto più possibile ai cambi di scenario, ai tracciati, a comprendere il regolamento è stato un tutt’uno.
Quel tutt’uno che mi ha portato a scorgere, da una decina di metri di distanza, che quel Diploma per il sesto posto nella classifica finale di Coppa Italia che Giuliano Michelotti stava maneggiando... con tutte quelle lettere un po’ panciute nel cognome... forse era proprio il mio diploma!
E si. Il settimo posto finale nella prova del Parco Lambro mi ha aiutato a conquistare quel premio per il quale devo (io, ma anche il quinto ed il quarto) ringraziare il coach Roberta Falda che sta cercando di creare un gruppo unito e soprattutto solido impegnandosi all’interno delle gare non solo per la propria gloria e posizione personale ma anche per aiutare l’approccio alla gara stessa degli altri concorrenti.
Ne so ben qualcosa io! Potevo forse esimermi dall’arrivare al Parco Lambro in giacca e cravatta direttamente dal lavoro (dove stavo dalle 5 del mattino)? Dire che sono giunto al ritrovo un po’ sbalestrato è dire poco... per (mia) fortuna Piero mi ha subito scaraventato verso la lanterna di prova, giusto per ritrovare un po’ di confidenza coi punti cardinali. Bibi mi ha letto il comunicato gara, visto che i miei occhi guardavano quel foglio bianco come se fosse scritto in antico klingoniano. Roberta mi ha accompagnato alla partenza cercando di farmi rifiatare, avendomi visto in iperventilazione da stress da ufficio.
Lo dico perchè così, quando guardate certe classifiche del trail-O, se vi accorgete che Stegal è arrivato davanti dovete pensare che al mio risultato hanno contributo anche loro!!! (che probabilmente potrebbero dedicare alla loro gara ed al loro divertimento le energie che spendono per tenere calmo “il matto”... che poi va a finire che ad Helsinki ci va lui).
La cronaca della gara... quella l’ho cestinata domenica sera visto che non serviva più. La cronaca migliore che ho letto è quella di Marco G. sul suo blog (un altro che è arrivato dal lavoro sabato mattina). Ho avuto un po’ di panico sui punti a tempo, ma solo ed esclusivamente perchè sapevo che avrei trovato degli amici e non volevo fare la figura del deficiente... capitemi: faccio i primi tre punti a tempo con Davide e Paola, e metti che non ci capisco niente e dico “A, B, C” e magari li sbaglio tutti e tre! Che figura ci faccio con loro che magari un po’ facevano anche il tifo per me?
Per fortuna il primo punto è andato via abbastanza liscio (il mio tempo è paragonabile a quello necessario per leggere questo pezzo...). Idem il secondo ed il terzo, sempre con tempi da era geologica! 14 su 16 poi nei punti sul tracciato, e mi sta bene così: un errore di disattenzione all’inizio (lanterna indicata giusta ma punzonata non dal punto di osservazione corretto) ed un errore a metà gara sul punto 10, dopo aver forse individuato la trappola n. 1 (punto collocato al di là di un sentiero che non si vedeva dal punto di osservazione) ed essere caduto nella trappola n. 2 (collocazione del punto rispetto al limite di vegetazione).
Due errori che potevo evitare (ma sono quasi tutti così, col senno di poi, gli errori che si fanno nel trail-O), ma che potevano benissimo essere quattro se non avessi individuato un po’ per i capelli o con un po’ di follia la ratio che Remo Madella aveva utilizzato per posare il punto 8 e per il punto 16. A proposito di quest’ultimo punto, devo dire che mi è proprio piaciuto: 3 punti molto vicini tra loro dalla stessa piazzola di osservazione, con i primi due a fare da “invito” o da “effetto condizionante” per una magnifica e sbagliata risposta al terzo punto (solo chi era lì può capirmi).
Nelle considerazioni post-gara, mi inchino ancora una volta davanti al talento ed alla bravura dei più bravi: Guido Michelotti che è sicuramente in grado di diventare (se non lo è già) un pezzo da 90 nel trail-O, Renato Bettin, Daniele Danieli ed il mio compagni di squadra Marco. Ma se devo dire grazie al trail-O per qualcosa, ebbene è per il fatto che ho avuto modo in questa stagione di conoscere degli orientisti prima d’ora assolutamente sconosciuti (giusto dei nomi in una classifica) che si sono rivelati delle persone veramente squisite: è stato un piacere condividere con alcuni di loro anche la trasferta di Helsinki, nella quale tutti si sono comportati come una vera squadra per gestire e per mettere un freno alle bizze di colui che risponde alle mentite spoglie di Stegal, il trail-o-ista, giunto in questo momento alla 16° ora di lavoro in questa giornata che si va a chiudere solo dal punto di vista del quadrante dell’orologio.