Stegal67 Blog

Wednesday, March 28, 2018

L’ingresso è gratuito…



… è per uscire che bisogna pagare. Parole e musica degli “L(P)”, gruppo musicale che si fregia della presenza di Lorenzo Pinna alla chitarra e, a partire da domenica scorsa al Montello, della “quote” di inizio delle premiazioni ogni qualvolta si tratterà di andare a combattere gareggiare in un terreno adatto a “Rambo in the Jungle”.

L’ingresso nell’annata sportiva 2018 è stato caratterizzato da una carenza di allenamenti quasi totale (colpa mia che trascorro troppo tempo in ufficio) + motivazione abbastanza assente (colpa mia che consumo tutte le mie energie nervose al lavoro) + peso forma fuori scala (colpa mia che arrivo a casa e non ho più voglia\tempo\forza di mangiare qualcosa che non sia precotto). Non sono nemmeno riuscito a mantenere la promessa di scrivere con cadenza periodica sul blog, di conseguenza adesso i miei tre due lettori si devono beccare il resoconto minuto per minuto dei primi tre week-end di gare, tutti in una volta: Cantù + Monza + gare nazionali al Montello.

Terrorizzati per la lunghezza di questo blog? Dispiace. A me, dopo aver affrontato le lanterne 10-11-12 della gara di Coppa Italia, non fa più paura nulla. Ci vuole altro per spaventare quelli come me che hanno infilato bussola, bricchetto, mani e braccia nel tritacarne e ne sono usciti intatti!


(… insomma… più o meno intatto)

La prima uscita a Cantù, per l’inizio delle gare lombarde, è avvenuta sotto un diluvio che lévati. Da far passare la voglia a tutti, tranne a coloro che erano in piena astinenza da lanterne. Sono salito a Cantù fiducioso e speranzoso in una bella gara, che mi potesse riconciliare con le sprint made by Oricomo: è risaputo che l’anno scorso, in occasione della bi-sprint disputata proprio a Como, ero andato a casa un po’ con le pive nel sacco a causa di un tracciato non del tutto corrispondente alle mie aspettative; di questa gara non avevo parlato sul blog dell’anno scorso, infatti, ma il titolo era già pronto: “Seconda strada a destra” a rappresentare le scarse, se non nulle, difficoltà del percorso 2017 che aveva davvero poco appeal per essere una gara sprint in città.

Arrivato a Cantù sotto la pioggia diventata man mano sempre più copiosa, ho raccattato al ritrovo la descrizione punti del mio Percorso Nero ed ho avuto il primo shock: solo 12 punti di controllo. Ancora? Va bene che è una gara sprint, ma ormai 12 punti di controllo sono davvero pochini per un percorso Elite… infatti c’erano categorie con meno di 10 punti, e la categoria dei bambini forse 6 o 7, quando ormai è chiaro che i bambini più piccoli vengono anche solo per il divertimento di punzonare le lanterne, ce ne fosse una ogni 10 metri. Presagi foschi mi portano quindi ad affrontare il freddo e la pioggia fino alla partenza, dove scopro che partirò allo stesso minuto di una Giovane Promessa dell’orienteering lombardo (da qui in avanti la chiamerò G.P.) che sta crescendo proprio nella mia piccola ma onesta società.

Nonostante le infauste premesse, la gara si dimostrerà comunque attraente, con un risultato finale di prestigio ottenuto grazie ad una scelta particolarmente efficace. Una scelta di percorso? No. La scelta di imbustare nella apposita cartellina trasparente la “carta antispappolo” consegnata in partenza. Accade infatti che due minuti prima di me parte Stefano De Favari il quale, con la di gara carta umida, le mani umide e la cartelletta di plastica umida impiega un minuto e mezzo per infilare la mappa dentro la protezione plastificata. Mentre assisto al piccolo dramma di Stefano, due cancelli di partenza dietro a lui si svolge il seguente teatrino dell'assurdo.


Primo atto:
Stegal: “Posso avere la cartelletta per proteggere la mappa?
Addetto alla partenza, paziente: “Certo… eccola…”
G.P. chiede anche lei la cartelletta

Secondo atto:
Stegal: “Ma la carta è antispappolo vero?”
Addetto alla partenza, meno paziente: “Certo… era scritto sul comunicato…”
Stegal rimette la cartelletta al suo posto.
Anche G.P. rimette la cartelletta al suo posto
Terzo e ultimo atto:
Stegal pensa: “Oddio! Non è che magari la carta non è proprio antispappolo e G.P. rischia di perdere la gara perché fa quello che faccio io?
Stegal: “Però… ripensandoci… non è che posso avere la cartelletta lo stesso?
Addetto alla partenza, disappointed: “…”
G.P. ri-chiede anche lei la cartelletta.
Risultato finale: tutti coloro che partono senza cartelletta arriveranno al traguardo con in mano una sorta di “bolo” fradicio, facendo a memoria gli ultimi punti o accodandosi a qualche concorrente partito dopo. Tra “PM” e ritirati per scioglimento del papiro, alla fine mi ritrovo nono in classifica persino molto vicino a concorrenti assai più forti di me.

(la carta di Cantù: un autentico francobollo, ma il percorso è stato davvero carino)

Una settimana più tardi è il momento di andare a gareggiare a Monza, per una seconda gara sprint su un terreno arci-noto. Gli organizzatori della Polisportiva Punto Nord hanno però ampliato la carta alla zona “Monza sobborghi”: un po’, immagino, con l’idea di variare il percorso rispetto agli anni passati e, magari, un po’ anche per evitare gli slalom alla Alberto Tomba degli orientisti tra i monzesi paludati a festa e dediti al rito del cappuccino e brioche in centro della domenica mattina. Questo va un po’ a discapito delle difficoltà orientistiche trovate in gara che, soprattutto nel finale quando si tratta di ritornare in zona ritrovo, non possono che essere limitatissime visto che sostanzialmente si tratta di correrecorrerecorrere (specialità che non mi vede tra i suoi principali protagonisti)

(il memorabile post di Edoardo Tona…)

La mia gara parte già con il botto… il regolamento della gara non prevede una partenza con la griglia prefissata: ci si mette in coda nel corridoio di partenza corrispondente al proprio percorso, in fondo al quale si trova la propria carta di gara nella unica cassetta ivi predisposta. Il distacco in minuti dal concorrente precedente sostanzialmente ce lo decidiamo da soli (può essere un minuto, due minuti,... enne minuti se nessuno si presenta nel corridoio di partenza…). Io vedo partire davanti a me Matteo Molteni (vincitore a Cantù) poi Francesco Radice e dietro di me si prepara Federico Navarra. Francesco mi ha battuto di pochi secondi a Cantù (ma non so ancora che è stato uno dei concorrenti penalizzati dallo spappolo della carta) e mi piacerebbe provare a raggiungerlo, mentre Federico mi prenderà di sicuro ma vorrei provare a rendergli la vita dura. Di conseguenza esco dal cancelletto di partenza come un assatanato, prendo la carta dall’unica cassetta davanti a me che recita “Percorso Nero” e mi butto all’inseguimento di Francesco. Piego la carta, piego leggermente a destra, sento il mio emisfero destro che dice al sinistro “ma guarda che pochi punti che ci sono in questa parte di mappa!” e l’emisfero sinistro che risponde “saranno tutti nella parte di mappa che hai appena piegato!”.

Sto per arrivare al punto 1, che non è nulla di difficile, e mi vedo correre incontro Matteo: avrà sbagliato scelta… eh si ‘sti ragazzi corrono come lepri ma tecnicamente non sono in grado di tenere il passo di un esperto come me… ehi! Anche Francesco mi sta correndo incontro!!!Stefano! Controlla la mappa perché il percorso è sbagliato!”. Frenata da 5 a zero in un nano secondo (nell'ultimo posto du dopolavori.blogspot.com, Dario Pedrotti frena da 100 a zero: di conseguenza io freno da 5 a zero). Controllo la descrizione punti stampata nell'angolo della mappa: percorso Azzurro. Ma porc...! Dietro front, mi butto all’inseguimento di Matteo e di Francesco. Nel frattempo incrocio Federico, partito dopo di me: “Federico! Controlla la mappa perché il percorso è sbagliato!”. Ritorniamo tutti quanti in gruppetto alla partenza, dove Luigi Fantin e Irene Tomiello cominciano a gestire la situazione con calma e tranquillità davvero encomiabile (o qualcuno aveva messo loro una abbondante dose di Prozac nel cappuccino). Matteo riparte, poco dietro parte Francesco. Poi lascio andare avanti Federico (che si butta a sinistra e qualche secondo dopo ripassa a tutta velocità andando verso destra, in piena trance agonistica) e infine parto anche io.  
(la mappa… quella giusta)

Ecco. Diciamo che dopo questa partenza con il botto, il mio animus pugnandi è andato un po’ a donne di facili costumi. Non che avessi velleità di vittoria... ma così mi sono ritrovato già un po' smonato. Mi limito quindi a caracollare stancamente lungo il percorso, cercando di mimetizzarmi con i dintorni durante i passaggi nel centro di Monza per evitare di farmi vedere da qualche collega di lavoro che sicuramente era in giro per il rito mattutino del bar pre-pranzo. Il mio tempo finale mi posiziona abbondantemente, meritatamente e coerentemente a fondo classifica, perché quella è la mia posizione, anche se poi viene “limato” per un tempo pari al “tempo che più o meno ha perso Navarra per l'inconveniente in partenza, però tu sei un po’ più lento di Navarra… diciamo che ti togliamo quattro minuti”. Oh! Io mi ero divertito lo stesso! (secondo me una soluzione era quella di togliere a tutti il tempo impiegato per arrivare alla prima lanterna, e far “partire la gara” dalla 1… ma va benissimo così).

Dopo la gara di Monza si comincia a preparare il trolley verde, quello avuto in regalo con i punti dei Ringo Boys, per andare alla prima trasferta nazionale in provincia di Treviso. Il weekend prevede la sprint a Susegana e la middle sulla collina del Montello: per questa seconda gara i bene informati dicono “presenza di ampia sentieristica, ma una vegetazione da entrarci con il machete e l’armatura”. Vedremo…

La gara di Susegana si sviluppa per la prima parte in mezzo ai vigneti: diciamo che praticamente è come correre in mezzo alle case (che non sono attraversabili, così come non lo sono a norma di regolamento i filari di viti), solo che ci puoi vedere attraverso. Di conseguenza l’intera zona di gara appare tappezzata di lanterne ovunque, sembra lo scenario di una gara di Trail-O tracciata da un matto che oltre alle consuete piazzole Alpha-Bravo-Charlie… ha messo anche ...Whiskey-XRay-Yankee


Memorabile la salita dalla 3 alla 5 dove bisogna usare la piccozza sulle zolle di terreno del vigneto. Dopo la tirata dritta che dalla chiesa (punto 10) porta verso il piccolo nucleo di case attorno all’ansa del fiume, d’altra parte non c’erano altre scelte possibili, passo al punto spettacolo confidando nel fatto che tutti gli atleti siano rimasti al ritrovo, che dista dall’arrivo qualche centinaio di metri. Invece tutti gli atleti sono in zona arrivo e mi vedono passare bolso come un ronzino sfiatato. Anche nell’ultima parte di gara ci sono lanterne posizionate molto vicino l’una all’altra, e da speaker penso che questo potrebbe creare una ulteriore difficoltà per gli atleti che si giocano la gara sul filo dei secondi: infatti gli under 20 saranno falcidiati uno dopo l’altro, cosa che contribuirà molto al brio dato al commento in diretta (l’altra cosa che contribuisce al commento in diretta è la gara pazzesca – no shit! – di Mattia Ferrari in Elite… nono classificato alla sua quarta gara di orienteering). Finisco la gara con un tempo davvero rivedibile, e poi mi dedico alla consueta pantomima di chiedere ai favoriti di non "doppiarmi" impiegando anche un solo secondo in meno della metà del mio tempo: precauzione che reputo inutile, tanto sono reduce da Monza dove alla fine in classifica ho un tempo di gara che è solo il 60% in più di quello di Tenani… ma la previsione è davvero incauta: il vincitore (lui, sempre lui, Riccardo Scalet) impiegherà DUE secondi meno della metà del mio tempo. Sgrunt!

Il sabato sera che precede il cambio da ora solare a ora legale è sempre quello nel quale si vive il patema di animo “lo smartphone aggiornerà l’orario da solo o la mia sveglia suonerà con un’ora di ritardo?”. Situazione vieppiù complicata dal fatto che dormiamo in pieno Montello, dove non è che Tim e Vodafone abbiano piazzato ripetitori su ogni albero, e quindi la rete internet è ridotta ad una bava sottile che si capta qua e là. L’”operazione sveglia” viene comunque assolta secondo i piani predisposti da Gabriele Bettega: è pur vero he ho dormito un’ora in meno, ma questo non influirà sulle mie prestazioni atletiche (nel senso che “peggio di così…”). Quando alle ore 7.45 circa prendo il via della prima gara di Coppa Italia Elite 2018, ho letteralmente tutta la collina del Montello a mia disposizione.



Ampia sentieristica. Almeno su questo i bene informati erano nel giusto. Praticamente la mia tattica è sentiero... sentiero... sentiero... “zona di bosco aperto dove le tracce un po’ si mescolano tra loro”... sentiero... punto di controllo subito a destra! Poi sentiero... sentiero... sentiero... e al bivio mi butto a destra con il punto che è subito sotto. Rapido taglio nel bosco... sentiero e poi alla curva mi butto di sotto in un’altra canaletta. Sentiero sentiero sentiero… faccio un po’ il giro del fullo ma l’ultimo sentiero mi porta praticamente a 20 metri dalla lanterna 4 che è subito sotto. In pratica è un po’ una HB dei vecchi tempi.

Per la 5 sentiero carrabile e poi sentierino, e dalla curva di quest'ultimo si vedono benissimo le due collinette in mezzo alle quali si trova la lanterna, anche se tra il sentiero e la lanterna comincia a stendersi un sipario di vegetazione rognosa senza soluzione di continuità. Sono intanto a 25 minuti di gara e comincio a sperare che in fondo potrei finire il tutto attorno ai 60 minuti (si, certo, e Scalet negli stessi 25 minuti sarà al traguardo… mi dice l’omino nel cervello!). Così per andare alla 6 prendo il sentiero che porta alla 7 per utilizzare il prato come punto di attacco, improvvisamente vengo assalito da un intenso profumo di wurstel che arrostiscono sulla brace: prima ancora di pensare che sto diventando matto, scopro di essere finito in mezzo alle tende degli scout! Ma quale cavolo di scout mangia wurstel alle 8 del mattino???

Dalla griglia dei wurstel Dalla 7, scendendo nel prato e poi risalendo i vari avvallamenti in mezzo ad una insalata di rovi, arrivo alla 6. Poi torno alla 7, prima lanterna in 25 anni di orienteering che posso trovare a olfatto! Per arrivare alla 8 non devo fare altro che lottare con un altro po’ di vegetazione, arrivare alla strada forestale, poi al prato: c’è una specie di basso cunicolo tra i rovi in fondo al quale si vede benissimo la lanterna numero 8. E’ chiaro che tra rovi, wurstel, tende degli scout e ulteriore comprensibile casino, la mia velocità ha avuto un crollo paragonabile solo a quello delle azioni Facebook dopo lo scandalo Cambridge Analytica. Ma penso ancora che potrei finire la gara in meno di 1 ora e 10 minuti… tanto la 9 non è lontana, alla 10 ci potrei arrivare facendo la circonvallazione di tutti i sentieri, la 11 è vicino ad un disbosco e la 12 è la lanterna prima dell’arrivo e di solito si trova, no?

Povero illuso che sono!

Intanto dovrei trovare la 9: è la classica lanterna che mi fa mandare una preghiera al Geometra dell’Universo (che però quando ha creato il Montello doveva essere parecchio nervoso…) e dire “aiutami a trovare questa che le altre poi le trovo da me”. Purtroppo manca la rete, e la connessione con il Geometra dell’Universo non è possibile: il risultato è che passo parecchi minuti a combattere nella giungla più nera cercando un avvallamento che corre da sud a nord, e trovando solo valloni che non ne vogliono sapere di orientarsi nella direzione che dico io (ed ogni vallone mi costa un combattimento corpo a corpo con la vegetazione). La velocità scende tanto quanto le percentuali del PD alle ultime elezioni, e quando finalmente trovo il punto più per culo che per anima, penso che anche un tempo di 1 ora e 20 minuti mi potrebbe andare bene, o no?

No.

Intanto bisogna scendere sul sentiero e fare la tangenziale fino quasi a tornare al punto 2. Poi scendere lungo la strada forestale verso sud fino al punto dove sta la croce. Da lì il piano originale mi vedrebbe scendere lungo un qualunque avvallamento fino in fondo al vallone dove passa il sentiero, e poi percorrere il citato sentiero fino all’avvallamentone grosso dove sta la 10. Tutto giusto?

Tutto sbagliato. Il primo problema è rappresentato dalla discesa dalla croce verso il fondo del vallone, che è allucinante: sento la mancanza di una armatura o di un machete, ma anche il tenente colonnello Bill Kilgore (Robert Duvall) e la sua Cavalcata delle Valchirie potrebbero aiutarmi mandando giù dal cielo una massiccia dose di napalm… Quando infine ho fatto surf percorso il sentiero e arriv ai piedi del vallone, mi scappa da ridere: per la risalita alla lanterna 10 mi servirebbe la piccozza (ma l’ho lasciata nel vigneto di Susegana), i ramponi e i guanti da saldatore per potersi almeno aggrappare ai rovi (alcuni dei quali grossi come un alluce del mio piede). La discesa dalla 10 verso il fondo del vallone la faccio sul mio nobile posteriore… che è anche un modo per rimanere quanto più possibile vicino al terreno ed evitare i rovi. Mi dico che almeno adesso è finita, e che in fondo va quasi bene lo stesso terminare la gara in 1 ora e 30 minuti. Prendo il sentiero verso sud est e poi verso sud fino alla strada. Dalla strada parte un bel prato, che mi lascia su un sentiero, che mi conduce ad un disbosco, e nell’angolo di quest'ultimo dovrei trovare la lanterna. Sarà l’idea giusta almeno questa volta?

Nemmeno per sogno. La lanterna 11 in effetti sta nell’angolo del disbosco, ma uno o due piani sotto al livello del disbosco. E non c’è ascensore, ma solo una specie di inferno di di rovi e sterpaglie. Mi affaccio dal bordo e guardo giù, dove so che c'è la lanterna (invece no, e troverò solo la fettuccia): un solo pensiero “Il primo che decide di passare da qui è un eroe”. Ma io di fare l’eroe non ne ho proprio voglia: le chiazze rosse sui pantaloni e l’appiccicaticcio che mi cola sulla faccia sono più che sufficienti per oggi, e quindi opto per fare il giro sul sentiero ed entrare nel canalone dalla porta di servizio a nord. Anche il mio primo tentativo per arrivare alla 12 verrà completamente respinto dalla vegetazione, cosicché alla fine mi riduco a scendere lungo la strada asfaltata (incurante del fatto che da quella strada stanno arrivando le macchine che conducono gli orientisti al ritrovo… figura di m…!) e a risalire lungo il sentiero per affrontare l’ultima insalata di rovi e vegetazione impossibile lungo la linea più breve.

1 ora, 38 minuti, 59 secondi e spiccioli per una media distanza di Coppa Italia. Walter Peraro è solito dire “abbiamo affrontato il bosco e abbiamo vinto”, ma non sono sicuro di poter dire la stessa cosa questa volta. Più probabile che il verdetto sia una specie di “no contest”. Per i soli finali: “La FISO era rappresentata dal Presidente FISO, Tiziano Zanetello che ha premiato i concorrenti ed ha insignito Stefano Galletti di un riconoscimento ufficiale in quanto speaker federale di riferimento”. Sono stato tentato di pensare che Per Forsberg non sarebbe mai andato nel bosco a farsi spatassare la faccia e le gambe dai rovi, ma poi mi sono detto:

Per Forsberg sarà mai stato nella sua vita “speaker federale di riferimento”?
Probabilmente no. Quindi stavolta vinco io

Sunday, March 04, 2018

Tutti i colori del MOO


Lo dico subito, a scanso di equivoci. Sono innamorato del MOO. Lo trovo affascinante. Una iniziativa meravigliosa partorita dalla mente di un genio.Lo penso al punto che, ogni volta che vengo interpellato da questo o quello per tirare fuori una idea nuova per fare orienteering "... dai! Sei nel giro da 25 anni, possibile che proprio tu non sei in grado di partorire una idea nuova per attirare le masse a fare orienteering???", la mia risposta è sempre la stessa: l'idea nuova c'è già. Si chiama MOO. Ed è una idea definitiva.
A parte che queste domande mi fanno sembrare una specie di "grande vecchio" dell'orienteering italiano (sono vecchio, ma non così tanto, e sono grande, ma mai come tanti altri). A parte che, se davvero io avessi una idea buona pronta in saccoccia, la vengo a dire a voi? L'ultima idea buona che ho avuto è stata la Milano nei Parchi, e correva ancora l'anno 2005 e c'era il Governo Berlusconi III: il fatto che stiamo già lavorando al calendario Milano nei Parchi 2019 mi dimostra ogni volta di più che l'idea era buona davvero! Poi sulla questione del prossimo governo ci ragioniamo domani mattina 5 marzo...
Ma perché sono così innamorato del MOO? Perché è una gara? No, la classifica in quanto tale è l'ultima cosa che mi interessa. Perché si corre a Milano? Ma io non vedo l'ora che Remo trasformi tutto questo in un format nazionale: un ROO (Roma), un TOO (Torino o Trieste o Trento), un *OO dove "*" significa "la qualunque". Arrivo addirittura a pensare che se un'arma "Fine di mondo" dovesse far scomparire tutte le carte da orienteering sulla faccia della terra lasciando solo quelle del MOO, io penserei: "ok, posso sopravvivere a questo!". Perché le lanterne del percorso sono spesso degli enigmi da risolvere con il cervello bene attaccato? Mmmmmhhhh... qui già ci avviciniamo molto agli argomenti che da sempre toccano il mio interesse e stimolano la mia curiosità. Perché traccia Remo? Beh... io con Remo, il deus ex machina del MOO, mi sono trovato a discutere spesso: talvolta dalla stessa parte della barricata, altre volte su posizioni decisamente contrapposte.
Ma io voglio dare a Cesare quello che è di Cesare, ovvero a Remo quello che è di Remo: il MOO mi piace perché non si limita alle mappe, alla gara, alla corsa da un posto all'altro, ai quesiti. Il MOO secondo me è una storia che Remo ci racconta ogni anno, una narrazione che si dipana attraverso le mappe e che costa al suo autore una fatica che non è in alcun modo commisurabile alle 5 ore di durata della gara in se stessa. Per dirla tutta: vogliamo parlare della mappa della Stazione Centrale realizzata con i soli camminamenti dedicati ai non vedenti? Oppure alla mappa della zona di Piazzale XXIV Maggio che urla una denuncia per il modo in cui certi arredi urbani deturpano una piazza altrimenti meravigliosa? O la mappa "a livelli" del City Life (dove non ero mai stato prima del MOO) oppure quella del Parco Trotter (idem). Qualcuno era a conoscenza della nuova toponomastica dei quartieri attorno a Piazzale Loreto, che nella mente di Remo sono diventati "NOLO" e "SUCA"?
Credo di poter dire che in questi ultimi 3 anni ho scoperto più cose su Milano attraverso il MOO di quante ne ho scoperte vivendo la città negli altri 364 giorni. Il tutto, mi ripeto, attraverso un racconto che Remo ci sciorina negli ultimi minuti prima della partenza, emozionato come un artista che sta per svelare la sua opera al pubblico, avvincente al punto da farci pendere incantati dalle sue labbra e farci dimenticare che, come ogni anno, mentre Remo parla e ci ipnotizza come il pifferaio di Hamelin (siamo tutti novelli bambini e le mappe ci attirano come la musica del pifferaio) alle nostre spalle succede SEMPRE un preparativo della prima fase del MOO.
Finché Remo con uno schiocco di dita ci libera dall'ipnosi con il consueto "la prima mappa è alle vostre spalle". E' il primo atto del MOO, comincia lo sballo (e soprattutto, per il prossimo anno ricordarsi di questa cosa: occhio a quello che succede alle nostre spalle mentre Remo da le ultime istruzioni! Si Remo, lo so che questo ti costringerà a trovare un altro trucco... ma confido che ce la farai a distrarci ancora una volta).
 
***
L'opera quest'anno ha avuto un prologo. Bellissimo ed entusiasmante come le musiche di Andrew Lloyd Webber nel Jesus Christ Superstar prima che la voce di Carl Anderson attacchi l'immortale "Heaven on their minds". Il prologo è cominciato mentre ero in trasferta di lavoro. Mercoledì, con il MOO ancora abbastanza lontano. Improvvisamente lo smartphone si anima, i commenti si susseguono, i messaggi si affastellano l'uno sull'altro: pare che Remo abbia pubblicato su facebook una foto nella quale compaiono alcuni angoli delle mappe che saranno usate
Io non so se Mr. Whattsapp abbia registrato un picco di messaggi tra mercoledì sera e venerdì. Quello che so è che da mercoledì sera le migliori menti del pianeta (... più o meno...) hanno lasciato lì gli studi sul Teorema di Riemann, sulla biologia molecolare, su come compilare quella cacchio di scheda elettorale senza incorrere nell'annullamento della stessa, e si sono buttate full time anima e corpo nel tentativo di scoprire indizi da questa foto. Così ho scoperto persino che la mia squadra (il "Crypto Team"... ci arrivo tra poco) era diventata praticamente una succursale dei RIS di Parma. Prima Marco riesce, dall'angolo "Corpi Santi" della mappa numero 6, ad identificare l'intera mappa storica di Milano, che io provvederò a corredare con una mappa google dello stesso formato per riuscire a leggere le due mappe sull'altra. Poi, unendo la "TR" del nome della mappa numero 5 e l'indizio del "Portello" sulla mappa generale sono io a scoprire che una delle mappe di gara sarà quella delle Tre Torri del City Life. Infine dalla "C" sulla mappa numero 2 ed il simbolo delle lunghe scale mobili che corrono in direzione est-ovest capiamo che un'altra delle mappe di gara sarà quella della Stazione Centrale.
Ovviamente tutto questo non ci serve praticamente a nulla perché poi i quesiti proposti da Remo sono impossibili da identificare a priori e bisogna davvero andare al centro del cerchietto e trovare la vetrina, l'oggetto, la targhetta giusta. A dire proprio tutto il vero, c'è una cosa che riusciamo ad identificare, e cioè che alla zona delle Tre Torri potremo arrivare servendoci della metropolitana Lilla ma che potremmo uscirne andando a prendere la linea Rossa alla fermata di Amendola (il che sembra una banalità ma, quando sei in giro da 4 ore ed il cervello tende ad andare in pappa, è una intuizione alla Ellery Queen che consente di salvare energie e tempo...).
Ma io so che mentre il 90% delle squadre si scervella su questi indizi, ecco una rara foto di Remo che se la ghigna allegramente... perché so benissimo che la pubblicazione di quella foto era volutamente tesa a scatenare l'inferno già da mercoledì sera:
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Il Crypto Team.
(Piedone e i Piedoni)
Dopo quanto scritto sopra, appare evidente che mi ero segnato da tempo sul calendario a caratteri cubitali la data del MOO 2018: evitate cresime, comunioni, eventi lavorativi, pranzi con i parenti, convocazioni con la nazionale di orienteering... Giusto, no? Invece sbagliato. Io quest'anno al MOO non avrei dovuto esserci. Con mio ENORME rammarico. Quando ho scoperto che un altro appuntamento, per il quale mi ero già dato disponibile, coincideva con la data del MOO mi sono detto "Ma noooooooooo!!!". Delusione. Così ho dato buca al mio compagno di avventure al MOO, Marco "Rusky", che necessariamente si è dovuto cercare una squadra alternativa dato che al MOO non si può correre da soli. Poi succede che "l'altro appuntamento" non si concretizza: la data del MOO torna ad essere libera ed io mi inserisco di nuovo in squadra con Marco, con il terrore che lui nel frattempo abbia costruito attorno a se un team di corridori ultrastrong da meno di 4 minuti al chilometro, e di ritrovarmi come nel 2017 a fare la zavorra. La storia del MOO dimostrerà poi alcune cose:
1) che nonostante gli allenamenti stiano a zero, il MOO ha la capacità di farmi muovere le gambe più velocemente di quanto io non faccia in gara di solito
2) che Marco non ha nulla da imparare da nessuno dal punto di vista della lettura di una carta orientistica;
3) che Marco ha sempre uno stile tutto suo per motivare i compagni di squadra durante la battaglia
(... questo stile... e garantisco che a Marco il sergente Hartman fa solo una grossa pippa)
D'altra parte è chiaro che un team Rusky-Stegal vedrà sempre Rusky nella parte del Wolfgang Hoppe ed il sottoscritto come Dietmar Schauerhammer (nel senso che lo freno). Il nostro risultato finale in classifica avrebbe potuto essere migliore, ma anche peggiore. Il divertimento-metro invece è sempre stato fuori scala dall'inizio alla fine. 
***
E il MOO? E le carte? Eccole:
l'inizio nella zona dei murales per arrivare al Parco Trotter
la mappa del Parco Trotter fotografata sul cellulare, necessaria per arrivare al punto di consegna delle carte


la carta della zona Garibaldi, o "Gariboldi" (I can't stop laughing) dove purtroppo abbiamo perso la metropolitana per un soffio e siamo stati fermi 8 minuti in banchina, e poi ancora abbiamo mancato di un altro soffio il treno "passante" per scoprire che i due treni successivi erano stati cancellati...

la carta della Stazione Centrale realizzata con i soli sentieri dedicati ai non vedenti... una cosa che l'assessorato alle Politiche Sociali dovrebbe dare un premio a Remo per il solo fatto di averci pensato
la carta "storica" di cui abbiamo visitato solo i tre punti nella zona ovest
foto di Marco sotto la neve davanti alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
 

la carta NOLO-SUCA con i bellissimi enigmi attorno a Piazza Caiazzo

la carta del City Life, dove Marco ha tirato come un pazzo e si è orientato come nemmeno Gueorgiou
la mappa generale del MOO 2018
Si, ok, ma il racconto punto per punto, metro per metro, quesito per quesito? Quello non c'è. Sarebbe troppo lungo da scrivere e soprattutto non aggiungerebbe nulla alle emozioni provate durante le 4 ore e 50 minuti passate in gara. Mi viene solo da dire: provate anche voi! Così conoscerete tutti i segreti del MOO. Io in queste tre edizioni credo di averne scoperto il "fil rouge", che parte dalla testa di Remo e si espande fino a coprire le sensazioni proposte da una intera area metropolitana. Venite a provare anche voi nel 2019. Non ve ne pentirete, parola mia!