Stegal67 Blog

Wednesday, September 25, 2024

La storia è Celeste

Che posso dire sui Campionati Italiani a Lunga Distanza e a Staffetta appena disputati? Come atleta, avevo provato a fare leva sul mio orgoglio, ne avevo pure scritto qui perché sapevo che sarebbe stata una gara molto dura, sapevo che molto probabilmente sarebbe stata oltre le mie possibilità, ma non è servito a nulla. Respinto con perdite, con il morale sotto i tacchi, con una acquisita consapevolezza che forse sono troppo vecchio.

(foto by Fabiano Bettega)

Salito venerdì al Passo San Pellegrino (quota 1900) dalla bassezza (non solo morale) della città, salito alla partenza oltre quota 2200, l'altitudine mi ha colpito duramente. L'aria rarefatta sotto un cielo colore celeste come poche volte l'ho visto si è dimostrata un bene-rifugio più prezioso dell'oro, ma a tratti assente. La sassaia strategicamente posizionata appena oltre il dosso è stato uno shock: primo punto "roccia"? Really??? Il terreno tra le rocce, e poi sotto le rocce, fatto di mugo, mirtillo, tanti mughi, rododendro, ginepro, ho già detto troppi mughi? si è rivelato per me lentissimo e faticosissimo. Stavolta per trovare i punti ho dovuto basarmi sull'erba pestata: se arrivo dove penso che potrebbe essere il punto, e trovo l'erba pestata dai posatori che sono andati a mettere la fettuccia (mangiata via dalla nevicata del sabato precedente), allora mi do un "ok" e riparto per il punto successivo. Ma il percorso predisposto da Emiliano Corona (sempre grazie Emiliano per quello che dai all'orienteering e per il tuo approccio sempre positivo!) è stato troppo duro per me.

Quando sono arrivato al philoop, ad un mal di testa da spaccarmi in due si è unito il mal di denti, dovuto alla tensione che aveva preso tutto il corpo per cercare di stare in piedi. Ho impiegato la bellezza di 45 minuti per venire a capo del philoop e, con l'approssimarsi delle tenebre, ho deciso di mollare. Persino scendere alla strada e percorrerla fino al passo è diventato difficile. Mi sono dato il ritmo con "Zombie" dei Cranberries, ma all'ingresso allo chalet Isabella ero diventato uno zombie io stesso, facendo preoccupare tutti coloro che erano lì a gustarsi il pomeriggio.

Sabato, giorno della staffetta, la situazione mi è sembrata migliore. Ma solo fino ad un certo punto. Con l'arena di gara per buona parte a vista della postazione speaker, con la prova audio che ha dimostrato che concorrenti mi avrebbero sentito a grande distanza (ma sarebbero stato in grado di staccare la concentrazione dalla mappa per capire le mie parole? E a quale prezzo?), ho affrontato il percorso predisposto da Aaron Gaio con una certa supponenza... poteva andarmi peggio rispetto al giorno prima?

"Ecco... no... ma quasi": questo ho pensato quando, ad ovest del laghetto che avevo appena aggirato, sono precipitato improvvisamente in una buca fino alle ascelle. E l'ho ripensato quando ho incrociato Walter "Stegal! Non si sta in piedi per un caxxo qui!" Bettega. E poi ancora quando ho incrociato Damiano "Non si sta in piedi qui!!!" Bettega. E tutte le volte (soprattutto nella tratta 10-11-12) che sono finito per terra anche io. Ma Aaron è troppo una brava persona, e se per caso vi siete divertit* ascoltando domenica la cronaca di ciò che stava succedendo nel bosco durante la staffetta Elite, lo dovete principalmente ad Aaron che ha fatto da co-speaker seguendo passo passo le tracce GPS che andavano da tutte le parti (tutte tranne quelle di Mattia Debertolis... sono solo io a pensare che sarebbe stata una bella sfida con Riccardo Scalet?).

Ma la storia è celeste. Anzi. La storia è Celeste. Ci sono poche cose che agitano e commuovono lo speaker. Tra queste, da sabato pomeriggio, ci sarà la storia di una ragazza di 16 anni che è già passata attraverso troppi infortuni, che è partita in testa all'ultima frazione della staffetta Elite femminile perché c'era un buco da chiudere, e che ha fatto una gara per me eccezionale. Sono passati 18 anni e qualche giorno da quando in occasione del Campionato Italiano disputato a Jenesien (speaker Giuliano Rampado) scrissi "Il margine di vantaggio dell’US Primiero vale il podio, ma nessuno adesso vorrebbe essere nei panni di Marina Simion in terza frazione a difendere qualche decina di secondi di vantaggio su due mastini come Laura Scaravonati e Heike Torggler; nessuno... tranne forse Marina stessa". Ci ho ripensato sabato: forse nessuno avrebbe voluto essere nei panni di Celeste, tranne Celeste stessa. Nemmeno nei sogni delle sue compagne di squadra, Celeste avrebbe potuto resistere alla caccia di Anna Pradel, sempre fortissima sui terreni dei passi dolomitici, ma che Celeste potesse arrivare al traguardo in seconda posizione... ecco, se ci sono motivi per i quali mi piace fare lo speaker, la gara di Celeste Pretto è uno di quelli.

Una pagina della storia, adesso, è Celeste. E non per via del colore della mia felpa

Thursday, September 19, 2024

Passo San Pellegrino - una specie di haiku

(...)

"Quelli come me si va finché ce n'è

Ma è come non venisse mai il momento

Con quei progetti lì e quei difetti lì

Che ci fanno stare più contenti

Avrai ragione te a fare come fai

A startene da furbo nel mondo dei più furbi

Sta a vedere che sappiamo già com'è

Non ci teniamo a togliere il disturbo"

(...)

Ligabue - Tutti vogliono viaggiare in prima

 

***

 

Finché ce n'è.

Cosa spinge a fare tutta questa fatica?

Prendere ferie, macinare chilometri, spendere soldi

E poi consumare energie, salire in partenza alle ore più assurde

Percorrere da solo il bosco,

alla ricerca di una fettuccia o di un paletto piccolino.

Cosa succede se non trovo il punto? Niente.

Oppure è proprio quello il momento in cui può succedere tutto?

Forse nel momento in cui mi accontenterò,

forse nel momento in cui guarderò il pendio

e sceglierò di restare in basso per risparmiare energie,

tanto non sono in classifica,

tanto non devo vincere il salame o la bottiglia di vino.

Oppure nel momento in cui, dopo aver girato in tondo per 20 minuti,

deciderò di mollare e passare al punto successivo.

E' in quel momento che io sarò il giudice di me stesso.

(anche il ragazzo con la maglia numero 91 diceva che,

quando ti sembra figo aver fatto una partita da 13 rimbalzi,

sei sulla buona strada per farti andare bene quelle da 9 o 10 rimbalzi

e a quel punto diventi proprio uguale a tutti quanti gli altri).

Spero che in quel momento il giudice batterà il martelletto

e parlandomi nel profondo della mente mi dirà

che il motivo che mi spinge e che muove i miei passi

è che voglio consumare energie, che voglio sentirmi stanco,

che è bello salire in partenza alle ore più assurde,

che è fighissimo percorrere da solo il silenzio del bosco,

che ci sono poche cose così entusiasmanti

come il trovare quella fettuccia o quel paletto.

E godere da solo del risultato delle mie fatiche

Fare tutto ciò non mi darà alcun diritto

di considerarmi migliore di chiunque altro sulla faccia della terra

ma sicuramente renderà me migliore di quello che ero il giorno prima.

Finché ce n'è.


Tuesday, September 03, 2024

My memories of... Trofeo delle Regioni 2024

Mister Nessuno è tornato sui terreni di gara del Trofeo delle Regioni. No, non come convocato, perché da qualche anno il Trofeo è dedicato alle categorie giovanili, e poi chi mi avrebbe mai convocato???... bensì come speaker. E per me è la prima volta al Trofeo disputato in questo formato. E’ stato un lungo fine settimana fatto di momenti gioiosi, di sorrisi e di impressioni che mi piacerebbe poter imbottigliare da qualche parte per stappare “una di quella buona” durante l’inverno. 

Ci sono molti modi diversi per passare i 5 minuti che ho trascorso chiuso nell’ascensore del palazzo dove lavoro, tra il secondo ed il terzo piano, in attesa che qualcuno azionasse la discesa al piano. Il mio “modo diverso” è stato pensare alle 10 bottiglie che avrei voluto raccogliere, e quindi ecco in un ordine più o meno sparso le mie sensazioni indimenticabili.

10. Tutti. Tutti i volti che ho visto al Trofeo delle Regioni. Volti sorridenti, volti preoccupati, volti tesi, volti affaticati, volti concentrati. Tutti. E’ una gara. C’è una classifica. C’è chi vince e chi non vince, come sempre. Ma se volete passare tre giorni a godervi una gara nella atmosfera più gioiosa possibile, più amichevole, più cordiale, più simpatica e meno stressante, allora il Trofeo delle Regioni è quello che fa per voi. O che farebbe per voi, se voi non foste spesso così litigios*, attaccabrighe e puntiglios* al limite del “puntacaxxismo”: se lo siete, avete molte altre gare alle quali partecipare ma il Trofeo delle Regioni non fa per voi, lasciatelo a chi a 20 anni o meno perché sapranno trarne gioia e giovamento.



9. Gronlait. Ho la felpa del Gronlait (anzi LE felpe del Gronlait), la fascia per il sudore del Gronlait, i calzini del Gronlait, la maglietta da riposo del Gronlait. Ho guidato il furgoncino del Gronlait, quello col motore pompatissimo e la serigrafia più fighissima che ci sia. Chi fa parte del Gronlait sa che puntualmente dovrà pagare una tassa, fatta da una posa punti, un tracciato, un passaggio in cucina, una segreteria gara, un allestimento di premiazioni, un trasporto indumenti… Dopo l’ennesima gara nazionale che è venuta dopo una O-Marathon che seguiva una Coppa del Mondo che era stata preceduta da un’altra gara nazionale eccetera eccetera le ragazze ed i ragazzi del Gronlait si aspettassero un minimo di riposo. Invece pare che Fabrizio Boneccher stia pensando di rilanciare! Lunga vita al Gronlait!

8. Dopo una estate passata a guardare meme su Yusuf Dikec, il tiratore turco delle Olimpiadi, adesso ho trovato il mio personale “tiratore toscano”: venerdì pomeriggio, punto a tempo della gara a staffetta di Trail-O di Cappelle. Entra in scena Marco Nocentini. Non porta con sé nemmeno la bussola, ha la faccia di uno che preferirebbe mille volte di più andare a correre verso le lanterne e non capisce perché loro stanno là mentre lui deve fermarsi qui. Si siede con la stessa voglia che ho io di mettermi a guardare in televisione il Grande Fratello VIP… e in 20 secondi spara uno strike 5-su-5 da paura! Avesse tenuto la mano in tasca, sarebbe stato davvero Yusuf Dikec. Non mi credete? Abbiamo il filmato!

7. Le bandiere. Per chi non se ne fosse ancora accorto, a me piacciono le premiazioni con le bandiere. E anche quelle con i peluche. Se poi ci sono le bandiere E i peluche, mi piacciono ancora di più. Durante le premiazioni di domenica, le ragazze ed i ragazzi si sono passati di mano le bandiere con una classe ed un meccanismo ad orologeria che le Farfalle Olimpiche lévati. Se qualcuno mi dice ancora che le bandiere “fanno campanilismo”, risponderò ancora una volta che non ha capito niente.

6. Sicilia. Bisogna fare tanta strada per arrivare dalla Sicilia (ma anche dalla Puglia) a Folgaria per gareggiare nel Trofeo delle Regioni. Bisogna avere anche tanto coraggio, perché l’esperienza sul campo gara non è la stessa di quella delle altre squadre. Ma il coraggio non è mancato alle ragazze ed ai ragazzi siciliani: è stato sufficiente vedere la partenza della staffetta Young con Renata Amarù in prima frazione, scattata al via in salita come il tappo di una bottiglia di spumante. Arrivederci alla prossima occasione!

5. Venti anni. Alcune ragazze ed alcuni ragazzi hanno completato domenica a Folgaria il loro percorso nel Trofeo delle Regioni. Sono diventat* grandi e dall’anno prossimo se vorranno partecipare di nuovo al Trofeo dovranno farlo da accompagnatori, allenatrici, semplici concorrenti. Sono convinto che lo faranno con un pizzico di rimpianto e forse con qualche lacrima, perché in fondo vorremmo sempre restare come Peter Pan. Auguri a loro che approderanno, spero, nelle categorie Elite.

4. Troppo giovani. La ruota gira, e per qualcun* che esce dal Trofeo delle Regioni c’è chi gareggia pensando che l’anno prossimo toccherà a lui o a lei. E’ vero che abbiamo gareggiato in Trentino, e quindi viene facile pensare ai nomi di Ettore, di Kilian, di Kathrin e di Elisabeth (ed il coach Aaron Gaio non può che sorridere pensando ai nomi di chi entrerà in squadra l’anno prossimo) ma a me viene in mente soprattutto il nome di Agata Bonato. Papà Luca dovrà rassegnarsi: i piatti dovrà continuare a lavarli lui!

3. Iris Pecorari è patrimonio nazionale. Questa atleta è la più forte del mondo nel suo sport e nella sua categoria: il che vuol dire che lei sta in cima e tutte quante le altre atlete la guardano dal basso verso l’alto.  Questo vuol dire portare sulle spalle un bersaglio: se vinci “eh ma sei la più forte”, se non vinci “eh però oggi avresti dovuto vincere”. Essere campionesse, o campioni, vuol dire portare sulle spalle tutto il peso di quel bersaglio, quello che ogni altra persona inserita nella griglia di partenza vorrebbe colpire almeno una volta nella vita. E’ un bersaglio che pesa, si chiama fardello. Per questo dovremmo essere ancora più contenti nel sapere che Iris difende i colori della nazionale italiana. Iris è patrimonio nazionale. Per conoscere il nome del prossimo atleta che porterà il fardello del bersaglio sulle spalle, aprite il libro alla voce “Rado Kalc”.

2. Il tifo. Nella curva di Piazza Marconi a Folgaria mancavano soltanto i fumogeni e i pyros. Il resto c’era tutto, perché è stato un tifo trasversale e globale. Non capita tutti i giorni di sentire un tifo così forte, ma al Trofeo delle Regioni è stato una componente fondamentale dell’atmosfera vissuta in arena gara. Sono contento che la mia postazione speaker fosse proprio in mezzo al pubblico.

1.


Il Trofeo poteva finire solo così. Ed è stato un finale bellissimo. Per fortuna ho capito in tempo quello che stava succedendo, e sono riuscito a mettere in salvo il cellulare e l’attrezzatura!


(foto by Debora Dalfollo su https://photos.app.goo.gl/g3Sau78GWRkykBe86 )