Valmalenco, ricordi e incidenti vari
La Valmalenco. E Caspoggio. E la Valtellina per continuità geografica e necessità di percorrenza stradale. Quanti ricordi. Quante emozioni, Quante botte. Quante monetine in campo. Le fughe negli spogliatoi. I Carabinieri che venivano a tirarci fuori e ci scortavano in stazione per prendere l’ultimo treno per Milano. Aaaaahhh… gli anni ’80 della Milano da bere. Quanto ricordi.
La mia banda, che non suonava il rock ma le suonava spesso e
volentieri in giro per i campi da basket della penisola, si segnava con il
pennarello la data delle trasferte in Valtellina ed in Valmalenco. Non finiva
mai come doveva finire. Talvolta non finiva affatto. Le partite erano sempre
tiratissime, contro squadre fatte da ragazzi fisicatissimi e orgogliosi e che
si sarebbero tagliati una falange per battere i cittadini milanesi.
Tirano 198…1. Finale di partita punto a punto decisa da una invenzione
di Francesco P. sul suono della sirena (io ero in panchina per falli). Segue
lancio di monetine dagli spalti, fuga nello spogliatoio, panchine usate per
blindare la porta degli stessi, Carabinieri e fuga nella notte sotto scorta.
Chiesa in Valmalenco 198…3. Sono in campo più che altro per
fare numero. La partita non finisce, causa invasione di campo dei tifosi locali
con la loro squadra irrimediabilmente sotto a due minuti dalla fine. Una invasione
più per fare festa e piantarla lì che per altro. Ma altra fuga.
Caspoggio 198…4. Qui finiamo in cronaca (quasi) nera. Dominazione
della squadra locale nel primo tempo. Nel secondo tempo non so cosa mi prende e impazzisco:
segno 17 punti in 12 minuti, di cui due con una specie di reverse layup (visto
fare da Dr J.) che ancora oggi mi chiedo come sia entrato a canestro, in difesa non facciamo passare niente, giochiamo come dei folli
e andiamo sopra di 10 a cinque minuti dalla fine. Lancio di monetine verso la
panchina, una centra un mio compagno di squadra. Mentre dalla nostra panchina
parte un contro-lancio di monetine verso gli spalti, noi che siamo in campo
identifichiamo il gruppo dei tifosi responsabili, saltiamo la balaustra e ci arrampichiamo
sui gradoni. Contatto. Collisione. Rissa gigante non sedata nemmeno da arbitri
e accompagnatori che si conclude solo quando dobbiamo battere in ritirata per
manifesta inferiorità numerica. Spogliatoi chiusi da dentro. Partita sospesa.
Intervento della forza pubblica. Arriva persino il cronista locale. Rientro a
Milano nella notte ed epico shampoo da parte dei nostri dirigenti al primo
allenamento. Poi arriva Dan Peterson a chiudere la questione a modo suo.
Ah! La Valtellina e la Valmalenco. Quanti ricordi. Il che
spiega perché, approcciandomi alle autorità locali durante le premiazioni dei
Campionati Italiani Sprint e Sprint Relay 2024, ho sempre chiesto l’anno di
nascita di sindaci ed assessori. Sia mai che scoppia una di quelle carrambate…!
In questo 2024 orientistico che si va a concludere non ho
fatto mancare la mia presenza ma, a 40 anni di distanza, il mio ardore e le mie
energie sono decisamente diverse ed al lumicino dopo una ennesima stagione di
gare e commenti vissuta intensamente.
Premessa doverosa: due giorni di case bellissime, di percorsi
intrigantissimi, di labirinti dentro e fuori vicoletti portici angoli mai
banali, un diluvio di gradini e scalette e anfratti e la sensazione continua di
aver mancato la svolta giusta e che mi stavo infilando nel tinello di qualche
pacifico abitante del luogo.
Lanzada prima parte l’ho vissuta così, con una carta la cui sovrastampa era a tratti evanescente (vedi alla voce punto 3 e punto 9) e con una “piega” bastardissima che ha reso invisibile capire se c’era un ingresso da nord al punto 12 (doppia piega!) e se il cancello a nord della 14 avrebbe dovuto essere aperto o chiuso. Seconda parte di gara a “tirare le ultime” e fare i conti con quello che in alcune categorie è stato il punto cruciale e decisivo del percorso, ovvero la 100! Capitemi: Maurizio Todeschini si fa un mazzo così per rilevare la carta di gara e mettere giù un percorso bellissimo e selettivo e da non lasciare per un solo microsecondo la concentrazione, e poi va a finire che parecchie persone si giocano la gara alla 100!
Nella fredda (4 gradi) domenica del mattino della Sprint Relay, Caspoggio non si piega all’influenza che mi sta lentamente aggrovigliando. Non rinuncio a fare il giro pre-speaker, ma è un giro poco velleitario e quasi turistico. Lo faccio perché voglio provare ancora una volta la sensazione di perdermi nei vicoletti, perché voglio vedere come riesco a venire a capo del punto 1 affrontato da ovest ad est lungo tutto quello zig zag di svolte e perché l’ultima curva che da nord porta al punto 9 col cavolo che è così larga! Basta una taglia in più dei pantaloni o una quinta di reggiseno per incastrarsi nella curva e voglio vedere poi quelli che sono già arrivati al punto come fanno a risalire verso la 10.