Marziani in Basilicata: un racconto di orienteering
"Sono arrivati! Siamo stati invasi da esseri di dimensioni inimmaginabili, venuti da un altro mondo, eppure… erano come noi! Più veloci, più precisi, più agili. Ma chi sono questi strani esseri?" – Orson Welles, La guerra dei mondi (1938)
La ventesima edizione del Mediterranean Open
Championship 2025 in Basilicata è stata un’epopea, un incontro ravvicinato del
terzo tipo, un invasion movie dove i protagonisti erano gli atleti venuti da 23
nazioni e io… beh, io ero il terrestre che cercava di non cadere in battaglia. Se
proprio non ho potuto lottare con loro sullo stesso piano tecnico e della
velocità (no, intendiamoci: nella patinoire di Matera, io 59’27” e il doppio reigning
world champion Riccardo Rancan 20 minuti e rotti…), ho almeno cercato di tenere
salda la barra del microfono, catalizzando su di me attenzioni e sguardi
perplessi e di compatimento. Ma loro erano davvero marziani, noi, chiamiamoci
pure "terrestri", eravamo quelli che cercavano di sbarazzarsi della
polvere lunare e tornare a casa con un sorriso sornione, nonostante il nostro minor
livello di competenza. Eppure, la Basilicata, con le sue terre selvagge e
inospitali, non era il posto giusto per fare i timidi. Qui, tra i sassi di
Matera, le valli di Montalbano e le colline di Pisticci, la sfida era
all'ordine del giorno.
Ma lasciatemi raccontare.
Pisticci: Quando la Bussola Ti Dice
"Mi Arrendo, finiamola qui ed amici come prima!"
La prima tappa è una sorta di "come ci siamo
arrivati fin qui?" Perché, lo voglio mettere bene in chiarobene in chiaro,
l’orienteering a Pisticci sembrava la preparazione a un conflitto atomico, ma
con una bussola e una mappa. Pisticci, per i non lucani, è un paesino che
sembra direttamente uscito dal set di un film western, ma con la polvere che,
per qualche motivo, non sembra mai finire. Qui, gli atleti marziani sono
sembrati adattarsi alla perfezione al terreno accidentato, mentre io ho
cominciato fin da subito a sentire il peso della terra sotto i piedi, come se
stessi cercando di camminare sulle sabbie mobili invece che sugli interminabili
gradini accidentati e mai regolari del terreno di gara
Nel cuore del tracciato, diciamo dal primo fino al
tredicesimo punto di controllo, una sequenza di salite e discese che nascondono
trappole in ogni angolo. Il caldo, e parlo del primo caldo del 2025, che entra
nelle ossa come il fuoco di una fiamma invisibile, non ha dato tregua. Loro, i
"marziani" che sfrecciano a velocità assurda, io sempre inesorabilmente
fuori rotta. La bussola? Non una guida, ma un oggetto misterioso che sembrava
indicarmi le stelle quando in realtà avevo bisogno di un punto di riferimento
più semplice.
“Dove siamo?”, mi chiedevo mentre sbirciavo intorno,
convinto di essere arrivato alla fine di una tratta senza accorgermi che ero
solo a metà e che ancora qualche angolo mi separava dalla lanterna! Ma alla
fine, nonostante le difficoltà, una piccola vittoria terrestre l'ho avuta: sono
riuscito ad arrivare al traguardo prima che la banda desse ufficialmente inizio
al Mediterranean Open Championship 2025! Non con il miglior tempo, ma con il
coraggio di chi sa che, alla fine, l'importante è partecipare. Non importa se
cadi, è la forza di rialzarsi che conta, come direbbe Rocky Balboa (o
era Thierry Gueorgiou dopo la middle del mondiale in Scozia?)
Rotondella: Tra La "Luce"
e la Nebbia
Matera: Pioggia, Vento e il Calcio
Saponato
Se a Pisticci il terreno era polveroso e arido, e a
Rotondella c'era la nebbia, a Matera il terreno era un vero e proprio campo di
battaglia. La pioggia, come una pioggia di Mad Max, rendeva il tracciato
scivoloso come una partita di calcio saponato. Ogni passo una scommessa. Scarpe
che sembrano non fare mai presa sui gradini, vento che mi butta la mappa in
faccia e sembra volermela strappare dalle mani. Mi sono dovuto “gasare” da solo
per arrivare al traguardo: i marziani hanno la perfezione? Io avrei avuto il
cuore. Ogni roccia, ogni curva, ogni lanterna è diventata, una piccola
avventura: di qua no, di là no, da questa parte no… possibile che devo arrivare
fino a lì per…? Si, da lì posso passare!!!! Ma forse ci sarà una scelta migliore?
Chissene! Io devo andare! A Matera, quando raggiungi il traguardo, sotto la
pioggia e il vento, sai di aver lottato su un terreno che non avrà mai un vincitore
universale. Solo uno scontro tra chi si adatta meglio, chi resiste di più.
E così, arriviamo al gran finale. I marziani, quei fenomenali atleti che avevano solcato le colline lucane come fossero atterrati su Marte, alla fine se ne sono andati. Non ci sono stati fuochi d'artificio, non c’è stato il trionfo finale. La loro perfezione è innegabile, persino nelle pettinature che fanno tanto Jonas Leandersson prima maniera; e poi qualcuno è davvero in grado di distinguere da lontano Alva o Emma Sonesson e distinguerle da una Alma Bjork o da una Wilma Von Krusenstjerna? (Isac no, Isac lo riconosci… vedi arrivare il suo sorriso che porta sempre una parte all'altra del viso prima ancora che i piedi abbiamo messo piede sulla run-in). Hanno una forza sconosciuta e una capacità di far sembrare normali cose che per me sembrano impossibili.
Ma mentre guardavo il cielo sopra Matera, con il vento
che finalmente si placava, ho pensato: Forse gli invasori non vinceranno
sempre. Forse, alla fine, la forza di volontà farà la differenza. E magari, un
giorno, proprio quando penseranno di aver vinto, un terrestri sarà pronto a
svelare che la vera vittoria è quella che non si vede, quella che non si misura
con il tempo, ma con il cuore. E magari con un cappellino girato dalla parte
giusta della testa
Rimane un problema: torneranno. Lo ha detto Wilma in intervista “ho vinto nel 2023 e ho rivinto nel 2025… scrivi pure anche 2026!”. Io devo fare in modo di farmi trovare pronto!