Vorrei dedicare i miei ricordi della OOCup 2011 a due personaggi di contorno della multi-days slovena: le due “sciure” che hanno gestito le iscrizioni sul posto alle categorie Open.
Antefatto. Una OOCup sui terreni impossibili di Mala Lazna (Slovenia) è sempre nei miei piani estivi, ma è pur sempre vero che tra il dire ed il fare c’è di mezzo “e il”. Il mio personale “e il” erano gli impegni di lavoro uniti ad alcune assenze non preventivate; il fatto di essere appena tornato dall’Austria mi aveva un po’ inibito le idee per una nuova immediata ripartenza... poi un invito personale mi ha fatto propendere per una presenza ridotta: dalla seconda alla quinta tappa, con iscrizioni giorno per giorno nelle varie categorie Open che, alla OOCup, risultavano abbinate alla M35 (Open1), alla W35 (Open 2) e alla W16 (Open 3).
La GOK-convocazione last minute veniva raccolta da Bibi (già in ferie), e dopo un viaggio allucinante venerdì sera fino a Gorizia eravamo pronti ad affrontare la tenzone da “esterni”, da Open, senza patemi di classifica e nessuna ambizione (quando mai?) se non quella di fare ogni giorno il percorso che più ci interessava, tenendo d’occhio sia il tempo di gara che quello atmosferico, in grado di rendere i terribili percorsi sloveni (ho già usato la parola “terribile”) ancora più impegnativi.
Il mio primo giorno, dunque, corrisponde alla seconda tappa. Mi presento fiero del fatto mio alla tenda delle iscrizioni sotto un cielo che non promette nulla e con un venticello “boreale” che fa pensare ad un ottobre avanzato anziché al 23 luglio... La persona in coda davanti a me perde un sacco di tempo chiedendo di poter fare la M21Elite e mal-disponendo quindi la “sciura” che fa quello che può ed anche di più per accontentare lo sciagurato. Poi arrivo io, dico che vorrei iscrivermi sul posto e chiedo due cartine Open1. La “sciura” si assicura che io sappia quello che sto facendo: il suo inglese è ottimo e mi chiede se conosco il tipo di terreni, le pendenze, eccetera. La nuova tattica “DiPace che va ad affrontare Jorgen Martensson” prevede che a quel punto io tiri fuori la mia si-card personalizzata... e con quella rabbonisco la sciura che prende nota del nome mio e di Bibi sul percorso Open1. Lascio una mezz’ora di vantaggio a Bibi, e poi mi presento in partenza nella faggeta slovena: qui c’è “sciura2”, simpaticissima e bardatissima in giacca a vento, che mi accoglie con un largo sorriso, prende nota del fatto che “sciura1” non mi ha dato alcun pettorale, del fatto che dall’arrivo non le hanno ancora aggiornato la griglia degli iscritti sul posto e prende infine nota del nome e cognome. Mi chiede la categoria e quando rispondo “Open1” si assicura che io sappia il fatto mio e a cosa vado incontro. Al mio “Tutto ok!” mi fa timbrare la stazione di partenza e con uno squillante “Good luck!” mi affida al bosco.
Il bosco di Mala Lazna... è il bosco di Mala Lazna! La cartina è abbastanza terrificante ma molto precisa, le rocce e roccette sono in numero infinito, le depressioni sono in numero infinito-fratto-due ed il percorso labirintico è più simile ad una middle che ad una long. La concentrazione è quella che è (in fondo sto facendo una Open...) e quindi dalla 3 vado alla 6, senza perdere molto perchè è quasi in mezzo, e dalla 4 vado verso la 7 perdendo un paio di minuti e forse di più. Dopo l’eterna tratta 10-11, fatta aggirando il montarozzo, succede una cosa buffa mentre navigo in bussola verso la 12: sento improvvisamente nel bosco risuonare il mio nome “Galletti!”. Mi giro e vedo Bibi. Mi sta seguendo da qualche minuto ma non mi ha visto punzonare la 11... si è accorta che la mia navigazione non seguiva più il percorso verso la 11 ma adesso ha bisogno di sapere dove si trova per andare a trovare il punto. Penso di essere nell’unico posto dove non so esattamente dove sono ma solo verso dove sto andando, quindi decido di metter via la cartina e di tornare indietro per rifare la 11 e concludere con lei la gara facendole un po’ da “shadow”. Mentre torno sui miei passi sento un’altra voce “Galletti!”... solo che Bibi è alla mia destra! Vengo sfiorato per un istante dal fatto che sono in preda al delirio, quando davanti a me appare provvidentemente Bea Arn sul sentiero... era stata lei a chiamarmi! Dopo una gara così, riesco infine a stornarmi di brutto una caviglia... sotto la doccia!!!
Secondo giorno e terza tappa. Su Mala Lazna piove sotto forma di acquazzoni, ma soprattutto il vento si è rinforzato e la temperatura è di 7 gradi (a mezzogiorno del 24 luglio!). L’idea è quella di correre in Open2, e Bibi in Open3; devo cambiare idea quando scopro che ho dimenticato le scarpe da corsa e mi ricordo che, a causa della pioggia, non sto calzando le scarpe da tennis ma le scarpe che avevo in ufficio... poco male: mi iscrivo anche io in Open3! (le immagini del sottoscritto in tuta da orienteering e scarpe da passeggio in giro per Mala Lazna semplicemente NON ESISTONO!!!). La sciura della tenda iscrizioni mi vede arrivare per la seconda volta:
Sciura: “Sei tornato, allora... Open1?”
Stegal: “Certo che sono tornato... però Open3”
Sciura: “Era difficile ieri, vero?” (come dire “ti avevo avvisato”)
Stegal: “Fattibile, ma oggi ho dimenticato le scarpe...”
A quel punto la faccia della sciura diventa di vetro... ha già capito che sta parlando con un tipo poco raccomandabile.
Accompagnato verso la partenza dagli incitamenti di Roland Vogl che ha visto le mie scarpe, rassicuro anche Sciura2 in merito al fatto che posso fare la gara W16 anche con quelle ed affronto il mio percorso W16 “à la papà Grassi”.
Breve inciso: tutti gli orientisti lombardi che sono passati dalla categoria HC hanno una leggenda da raccontare su papà Grassi. La mia risale a metà anni ’90 in zona Sesto Calende: io, giovane ed inesperto, a correre a destra e a manca senza testa; papà Grassi a camminare da un punto all’altro sullo stesso percorso, arrivando sui punti ogni volta prima di me, o insieme a me, mai dopo. Questa leggenda l’ho sentita raccontare anche da PLab, da Alessio Imberti, da altri. Bene: la mia W16 è stata una gara “à la papà Grassi”, con le ragazzine scandinave che correvano attorno a me ed il sottoscritto, sulle rocce di Mala Lazna con le scarpe da passeggio, a fare spesso da punto di riferimento: per la lanterna 99, dove faccio il miglior tempo di categoria (!), una ragazzetta mi urla il numero in tutte le lingue conosciute finché persino le sue compagne di treno le intimano di moderare i toni (o, almeno, io l’ho capita così).
Lascio perdere il caos che creiamo alla tena dello scarico si-card, dove i nomi miei e di Bibi compaiono già una volta sotto la voce Open1 e adesso li devono aggiungere alla voce Open3... ad un certo momento il (competentissimo e gentile) addetto comincia a cancellare dati e mi pare che così facendo faccia sparire in un colpo solo anche Giacomo Barbone...
Intanto la caviglia sembra aver tratto giovamento dal trattamento robusto inflitto dalle rocce di Mala Lazna.
Terzo giorno e quarta tappa. La pioggia sembra cessata anche se fa ancora molto freddo. Mi assicuro di avere con me le scarpe giuste e per la terza volta mi presento alla tenda iscrizioni.
Sciura: “Ma sei ancora qui?”
Stegal: “Certo... faccio le iscrizioni giorno per giorno (come previsto dal volantino n.d.r.)”
Sciura: “Open1 o Open3?”
Stegal: “Oggi Open2... grazie”.
Lascio la solita mezz’ora di vantaggio a Bibi e mi presento in partenza. Qui c’è Sciura2 che mi chiede sorridente “Oggi Open1 o Open3?” “Open2, grazie”. Ormai Sciura2 conosce i nomi miei e di Bibi a memoria, solo che per qualche motivo ci chiama “Borroni Stefano” e “Galletti Roberta”...
La Open2 sarebbe la W35, ed in effetti sulle prime 6 lanterne che faccio lentamente ma benino mi trovo talvolta circondato da ragazze delle categorie master. Alla 6, una roccia in mezzo a mille rocce in trenino con Tim Tett (campione mondiale master 2010 e finalista alla ko-sprint di Asiago), sento una voce alle mie spalle “Adesso voglio proprio vedere dove sta quella lanterna!”: è Bibi che, piuttosto affranta, sta affrontando il punto per la N-esima volta.
Piuttosto che vederla ritirata, affrontiamo le restanti 12 lanterne insieme; il percorso è effettivamente abbastanza duro, ma a me la carta di gara piace molto e ci sono sempre buche e depressioni evidenti alle quali appoggiarsi per trovare conforto sulla propria posizione. Forse il mio ritmo controllato (per me) tira un po’ troppo il collo a Bibi che minaccia di mollare alla 16, ma alla fine con un po’ di incitamenti (e di insulti) arriviamo insieme al traguardo.
Quarto giorno e quinta tappa e bisogna pensare anche al viaggio di ritorno. Bibi propende per la Open3 ed io scelgo la Open2, dove sfiderò Anka Kuzmin e Clizia Zambiasi. E come al solito mi reco alla tenda delle iscrizioni ad affrontare la sciura...
Sciura: “Ma sei qui anche oggi?”
Stegal: “Certo... vorrei acquistare una Open2 ed una Open3”
Sciura: “Fammi capire: tu sei venuto qui tutti i giorni, e tutti i giorni al mattino hai scelto che categoria fare in base alla lunghezza, al dislivello, alla difficoltà...”
Stegal: “... alle scarpe...”
A quel punto la sciura si fa una gran risata e tutto finisce in gloria con il consueto “Buon divertimento!”.
Anche se i percorsi sono diversi, lascio la solita mezz’ora di vantaggio a Bibi e poi vado alla mia partenza... dove ovviamente mi aspetta sorridente Sciura2 (che, avendo visto passare Bibi, aveva già capito l’antifona...).
Sciura2: “Open1, 2 o 3?” (sembra Mike Bongiorno con le buste, isn’t it?)
Stegal: “Open 2, grazie”
Sciura2: “E ti chiami Galetti Stefano, giusto?”
Stegal: “Si, giusto!” (no, è appena appena sbagliato, ma figuriamoci se mi metto ad eccepire... io, e chiunque altro, saremmo stati in grado di memorizzare al volo un nome sloveno?)
Ancora una volta sento risuonare in italiano uno squillante “Buona fortuna!” e prendo il via. La carta è in scala 1:10.000, ed ho qualche minima difficoltà perchè ormai è tutto il mese di luglio che corro sulla 1:7.500. Sento la competizione perchè quando ho qualche difficoltà, soprattutto fisica, mi sembra di vedere Clizia o Anka che mi sfilano sulla destra correndo più di me, quindi cerco di mantenere alta la concentrazione per vedere se almeno me la potrei cavare a livello “W35”...
Purtroppo in uscita dalla 8 il bosco sloveno reclama il suo tributo: metto un piede su un albero a terra che è bagnato fradicio, istantaneamente pattino come sul ghiaccio ed il mio fianco sinistro finisce per frantumarsi contro una roccetta affiorante... domani avrò il fianco sinistro viola e di tutti gli altri colori. Controllo di non essermi rotto nulla, e seppur con forti dolori riprendo la strada per la 9. Solo che, ovviamente, vado più lento e quindi anziché arrivare al punto di attacco della 9 resto corto in incrocio di sentieri identico; qui la concentrazione torna a salire: piuttosto che fare una mega-cappella, decido di spostarmi all’esterno verso una zona sicura. Se ero sul punto d’attacco giusto, torno indietro; se stavo facendo un errore di parallelo, ho modo di rimediare. Giusta la seconda! Dopo la tratta lunga per la 9, le ultime 6 lanterne sono quasi “middle” sempre tra le rocce e le depressioni. Il fianco mi fa male ma non così tanto e posso concludere anche la mia quarta giornata alla OOCup... adesso resta solo un ultimo compito: scovare gli split times e vedere cosa hanno combinato Anka e Clizia!!! Sia mai che scopro di essere una donna W35 competitiva :-)