La prima parola che mi è venuta in mente è stata “Pazzo!”. ... forse no. >Forse la parola è stata “Razzo!. ... Neppure ... “Mazzo!” ??? Qualcosa del genere, non ricordo bene.
Quel che ricordo è stato il momento in cui ho aperto la mia casella di posta ed ho trovato una e-mail dalla Segreteria Fiso. Oggetto: “Convocazioni”. E dapprima ho pensato: “Mi avranno mandato qualche elenco di iscritti alla World Cup\raduno\puntinipuntini per scriverci qualcosa per il sito Fiso”.
Poi ho aperto l’allegato. Ho capito che si trattava del Nordic Match di Trail-O ad Helsinki, ed ho trovato il mio nome. E ho pensato: “Lazzo!”. O qualcosa del genere, non ricordo ancora bene.
Sono passati circa 20 giorni da allora. Quello che ricordo bene è la prima notte post-mail. Un incubo dietro l’altro. Ogni sogno aveva le sue lanterne da trovare nei modi più assurdi... in una scena addirittura cercavo di calcolare la tangente dell’angolo x di visuale (mi sono svegliato meravigliandomi del fatto che ancora ricordo le regole di seni e coseni).
E’ stata sicuramente una bella sorpresa, niente affatto preventivata ad inizio stagione. Dopo la prima notte la tensione ha cominciato a prendere il sopravvento ma, per fortuna almeno questa volta, due settimane di lavoro ai limiti del sopportabile hanno fatto si che le giornate scorressero via con poche deviazioni verso l’orienteering, ed il week-end del Nordic Match finlandese si è fatto vivo all’alba di venerdì 25 settembre che ancora stavo dando le ultime botte alle mie pesanti giornate lavorative.
Non starò a fare un resoconto completo, lanterna dopo lanterna, della mia esperienza finnica. Anche per scrivere queste poche righe, ho mandato a cuccia Sharon e sono ben presente sulla tastiera. Ovviamente devo ringraziare gli amici che da casa hanno fatto il tifo per me (per noi) ed i 9 che in Finlandia hanno sopportato le mie arie da cane bastonato (dopo la prima tappa)... soprattutto Rusky che è stato il mio compagno di cameretta nel bungalow di Rastbolle, ma anche Roberta “the coach”, Guido che ha messo insieme due tappe veramente imponenti dal punto di vista del risultato e comunque tutti quanti: Renato P. e Renato B., Marina, Alberto, Roberto e Giuliano.
Come esperienza, è stata unica ed irripetibile. Le gare, nonostante alcune divergenze di opinioni, hanno rappresentato per me il “tetto” rispetto a tutte quelle fatte finora. E su quel tetto ci ho ben sbattuto violentemente le corna già all’inizio della prima tappa, dopo due lanterne a tempo giuste (che mi hanno messo tranquillo) ed un primo punto abbastanza normale: i 12 minuti persi al secondo punto (sbagliato) hanno sbalestrato tutta la tattica di gara che da quel momento in poi si è giocata sul fattore tempo. Un fattore che nelle gare in Italia non avevo mai subito, e che invece in Finlandia mi ha sconfitto nella prima tappa: non c’era, infatti, presenza alcuna di quelle lanterne abbastanza facili, o almeno comprensibili con poche verifiche, che talvolta accompagnano le nostre gare. E’ stato impossibile per me recuperare il tempo perduto dopo che anche la 3 (giusta, ma poi annullata), la 4 (sbagliata), la 5 (giusta, ma poi annullata) e la 6 (giusta... e basta, per fortuna) si erano mangiate una gran fetta del tempo (95 minuti) e mi restavano solo 35 minuti per gli ultimi 11 punti, poi 9 per gli ultimi 5 ed infine 2 per gli ultimi 3... letteralmente “battezzati” come “B, B e ancora B”. Infatti erano rispettivamente “A”, “C” e “Z” :-( per una prima tappa veramente deficitaria.
Come ho fatto a partire tranquillo per la seconda tappa, con una simile premessa? Non lo so, o forse lo so eccome. Sarà stata la riunione tecnica guidata da Roberta che si è protratta fino alle 00.30 del mattino (con sveglia alle 6.00), sarà stato il lavaggio del cervello di Rusky... sta di fatto che domenica mattina sono partito ancora abbastanza tranquillo: due su tre nei punti a tempo, ma soprattutto la sensazione che il bosco mi stesse parlando una lingua diversa rispetto al giorno precedente. 4 lanterne giuste in fila, in mezzo alle rocce, poi un paio di errori ma... almeno rispetto al sabato avevo in entrambi i casi una risposta duplice (anche se poi sbagliata) e non la nebbia totale in testa. Ancora un paio di lantene ok, un paio di errori (gli ultimi) e poi un filotto di lanterne finali tutte esatte, a gestire al meglio l’orologio: 20 minuti per le ultime 5, poi 11 per le ultime 3, poi 3 minuti per l’ultima lanterna che era una “Z” palese ma che sono riuscito a controllare per 3 volte. E quando l’orologio ha segnato 119 minuti e 45 secondi sono partito per la discesa verso il traguardo, ho punzonato al volo la mia ultima “Z” e ho chiuso con 5 secondi di anticipo sul tempo limite.
16 risposte esatte su 21. Forse, per lo scenario inusuale nel quale ho gareggiato che mi ha ricordato in molto passaggi la carta di Torslanda... ovvero il 99° posto all’Oringen 2003... ovvero la mia più bella ori-gara di sempre, forse anche questa va segnata come la mia miglior gara di sempre nel trail-O. Soprattutto, sono arrivato alla fine tranquillo, stanco morto ma tranquillo. E più di ogni altra cosa ancora so che quel tetto si è alzato almeno di un palmo...
Non ero un campione sabato mattina, non ero un imbecille totale sabato sera. Ero solo e sempre io. E domenica ho spinto il mio limite tecnico un filino più in su. Cosa che voglio continuare a fare, passo dopo passo.