Stegal67 Blog

Monday, June 18, 2007

Con il JTT di Passo Vezzena si chiude un poker di fine settimane di gara che mi hanno visto transitare continuamente in terra trentina e dare il mio contributo all’economia (almeno quella dei caselli autostradali).
Saltato per motivi “ovvi” qualunque racconto su Bedolpian, chi c’era sa cosa ho combinato e chi non c’era si sarà fatto raccontare le mie “prodezze” (leggibili comunque anche sul blog di Rusky), passo direttamente al JTT, gara che rimane impressa nella mia mente per due motivi fondamentali: il maltempo che ne ha accompagnato le prime edizioni ... memorabile quella di Passo Coe con pioggia e grandine ed un freddo da far paura, con gli orientisti e le mucche rintanati nei radi boschetti ... ed una famosa lanterna (numero 9?) made in Andrea Rinaldi che ancora oggi la maggior parte degli orientisti si chiede dove fosse posata. Se il 2007 non ci da nessun problema dal punto di vista del tempo, è vero però che il numero più gettonato nel dopo gara di Passo Vezzena è un certo “cinquantanove” (che non è nemmeno la soluzione del problema della vasca!).

Arriviamo al ritrovo senza, purtroppo, avere alcuna indicazione preventiva sulle lunghezze delle gare. Sarà una long, una middle? Tracciatore Marco Bezzi... uhmmm.... ricordo una volta ad Ossana un suo percorso... tempo di leggere il comunicato gara: M35: quasi 11 kmsf! Mamma mia. Percorso identico alle WA, mentre MB e W35 si sfidano su un bel 5,4+270. Alla partenza, dopo aver rassicurato alcuni tra i presenti che non ripeterò l’esperienza di Bedolpian (mi sento meglio, non al 100% ma decisamente meglio), decido che farò una gara tranquilla per evitare di restare a secco di energie: prevedo uno sforzo di almeno 1h50m, 2h. Parto tranquillo ed il primo shock è il primo punto: sta praticamente alle mie spalle rispetto alla direzione della svedese: se la direzione di marcia è stazione sud ==>> stazione nord, la lanterna sta praticamente in direzione Vicolo Corto (eh già! quando in gara voglio capire bene le direzioni, visualizzo il tabellone del Monopoli!!!); mi permetto una rara critica segnalando che forse un’altra lanterna nel giallo, ad un angolo di 90° rispetto alla direzione di partenza, avrebbe evitato certi rapidi dietrofront; io alla svedese mi ci sono anche avvicinato ma ad una decina di metri di distanza ho già cambiato direzione.
Primo punto tranquillo tutto nel giallo, a trovare confidenza con il fondo del terreno nell’erba alta delle malghe. Al secondo punto mi trovo in una zona molto umida a sudare decisamente troppo: per evitare problemi rallento ulteriormente e cerco di essere preciso per trovare una radura nascosta nel verdino (infatti sarò preciso). Il terzo punto si trova ad almeno 1,2 km dal punto precedente: mi muovo con calma perchè so che la gara è lunga ma, a metà strada, vengo sfilato a sinistra da Andrea Cipriani che si allontana rapidamente all'orizzonte. Che diamine! Se non ricordo male è partito 12 minuti dopo di me... vabbé che sto andando piano, ma così è troppo (Andrea stava decisamente andando fortissimo, e vincerà la gara meritatamente confermando di essere uno dei due\tre H35 più forti d'Italia). Decido allora di aumentare un po’ l’andatura pur senza rischiare un fuori giri: la 3 tranquilla dove me la aspetto, poi una lunga canaletta mi porta proprio sulla 4, poi in discesa su 5 e 6 senza problemi.
Affronto la 7 (la famosa cinquantanove) dopo un lungo sentiero: entro in costa e mi porto nella zona verde del bosco; al centro di un verde 2 dovrei trovare un piccolo masso. Mi avvicino tenendo d‘occhio altri riferimenti fino a circa 50 metri dal punto quando vedo del movimento davanti a me: sono Andrea (Segatta, partito 6 minuti prima di me, al quale avevo preannunciato l’aggancio in gara) e Andrea (Cipriani!). Non ci posso credere. Li raggiungo e intanto sento altre voci dal macchione e qualcuno che dice “...intanto è arrivato anche il Galletti...”. Insomma c’è lì mezzo popolo che cerca la lanterna; io finisco nel punto che mi ero prefissato, trovo un sasso con attorno le orme di tanti orientisti che devono proprio averci fatto il giro attorno: del prisma arancione nessuna traccia.
Mi pare di sentire qualcuno che dice: “il punto doveva essere qui, non c’è. Io me ne vado” e un gruppetto abbandona la ricerca. Poiché non sono così confidente, giro per un paio di minuti in zona e poi mi alzo per attaccare il punto da un angolo di recinto posto in alto: scendo a bussola ma torno dritto al sasso malefico, però mi accorgo di aver fatto una piccola deviazione per evitare una zona rognosa nella quale non potevo passare ... mi sposto di una ventina di metri per “correzione” e finisco su un altro sasso identico, con la lanterna! La direzione rispetto al punto precedente è in costa, quindi penso che chi si è allontanato avrà finito per cadere proprio sul punto esatto in uscita dal punto “supposto giusto” (sarà così, credo, proprio per il vincitore). Qualcuno parlerà alla fine di punto bingo, per me è solo un punto più difficile degli altri.

Qualche problema anche sulla 8 (un’altra radura raggiunta dopo aver attraversato una zona di vegetazione che secondo me non c’entra niente con quella disegnata in mappa) e si va verso la seconda parte di gara. Ci sono 4 punti “middle style” poi due lunghi trasferimenti ed un turbinio finale di punti “sprint style”. Il secondo punto del primo di questi grappoli, il decimo della sequenza, è per me il vero punto bingo della gara: trovo il 9 senza problemi e per il 10 penso di avere davanti un avvallamento, una ampia zona bianca e piatta e una collinetta sullo sfondo con il punto; aggiro l’avvallamento, risalgo la curva e dove mi aspetto il bosco piatto... una zona con un sacco di movimenti del terreno, un paio di tracce di sentiero... ma dove sono capitato? Cerco di capire la mia direzione di uscita dal punto e perdo un paio di minuti (almeno) in una tratta da 200 metri. Faccio veramente fatica a capire quale è stato il mio errore perchè non riesco a scorgere attorno a me nessuna traccia di quel bel bosco bianco e piatto che mi aspetto, finché alla fine più che caso che per altro identifico la collinetta e finisco sul punto. Ancora un po’ sbalestrato, finisco il grappolo e mi indirizzo sui due trasferimenti dove per fortuna si entra in un bosco bello pulito senza il delirio di cortecce rami e tronchi tagliati a terra (ma ci saranno un sacco di ortiche) e cerco di fare bene il tourbillon finale di punti nelle buche, avvantaggiato dalla presenza di Christine Kirchlechner che mi tira fuori dal bosco fino all’arrivo senza nemmeno accorgersi della mia presenza.

Al termine scoprirò alcune cose:
1) Andrea Segatta nella seconda parte di gara mi ha recuperato i 6 minuti precedendomi in classifica di 49 secondi: bravo per non aver mollato.
2) Rusky mi precede in classifica in 52 secondi: bravo anche a lui, gli avevo predetto una sconfitta ma è stato ancora una volta più bravo di me.

ma soprattutto

3) solo al ritrovo, confrontandomi con altri atleti (nello specifico Helene Pircher e una master del Primiero), mi accorgo che la zona piatta e bianca di bosco vicino alla 10 era stata ricavata tagliando via di netto una fetta di carta, intendo tutti i particolari, le curve di livello, ecc. (in effetti ai bordi di questa piccola area le curve di livello si interrompono bruscamente) per posizionare un perentorio ed enorme “1400” in colore marrone che stava ad indicare la quota. Peccato che il tratto color magenta passava proprio in mezzo, nella zona adatta per attaccare il punto. E questo è l’unico appunto che mi sento di muovere ai ragazzi del Comitato Trentino per il loro 5° JTT. Aspettando la 6° edizione.

Monday, June 04, 2007

Purtroppo, a fine giornata, è arrivata la notizia del decesso dell’amico Michele Galbusera. Lo conoscevo dal 1990. Una persona dedita allo sport e che tanto ha fatto non solo per gli orientisti. Se non fosse per questo potrei veramente dire che è stato un fine settimana veramente bello, gagliardo, un fine settimana che ho concluso sfinito ma (come ha detto Ivana Zotta) con il rammarico che sia già finito. Un fine settimana di belle emozioni, con la “due giorni della Valsugana” ed i boschi e le malghe di Barricata, un luogo perfetto per fare orienteering, dove torniamo a distanza di due anni dai campionati italiani che videro il podio della nostra staffetta femminile D35. Una 2 giorni che potrei sintetizzare con il titolo “è mancata una lira per fare il milione”, ma non voglio nemmeno per un minuto pensare che si sia trattato di un fine settimana di occasione perdute, anzi... è andato molto meglio di quanto mi potessi immaginare e devo stare attento a non cullarmi troppo sui risultati personali.

Si comincia il sabato con una bella middle da correre in temperatura fredda ed umida, col rischio che il cielo tiri giù un nuovo acquazzone simile a quello di 6 giorni prima a Santa Colomba. L’organizzazione del Panda accoglie la nostra richiesta di partenza tardi (arriviamo da Milano, forse siamo i più lontani in compagnia dei ragazzi dell’Interflumina), quindi siamo schierati a fondo griglia Attilio, io e Rusky a 4 minuti di distanza l’uno dall’altro, con in mezzo a noi Giuliani (a due minuti da me) ed un altro concorrente. Un ultimo in bocca al lupo alla partenza da parte di Roberto Trentin e sono nel bel bosco di Barricata. La prima lanterna mi porta subito nel giallo delle malghe, oltre un filo spinato; con poche idee ma con fiducia, non so quanto sia abile a riconoscere le curve di livello o sia fortunato a finire proprio sopra al punto. Bene, sono in carta! Per il secondo punto si torna nel bosco, imbocco una traccia e punto alle curve di livello di una netta collina a mezzaluna; quando entro nella depressione che contiene il punto vedo Attilio in uscita: è al suo rientro alle gare dopo tanto tempo e ha preferito adottare una partenza tranquilla. La tratta 2-3 è bella lunga, io accelero nel bosco e vado via in bussola contando i sentieri e lasciando perdere riferimenti di vegetazione e movimenti del terreno. Quando il contatore di sentieri ha raggiunto il totale previsto rallento e cerco di orientarmi più finemente, convinto di essere in zona punto... non trovo nulla anche se penso di non essere lontano dalla lanterna, avanzo di qualche metro e ... trovo un altro sentiero! Ho sbagliato a contare? Faccio un rapido controllo sulla cartina e quel sentiero in più non mi torna proprio. A meno di non aver contato un sentiero in più prima... allora allungo e trovo in effetti una traccia bella evidente che per me rappresentava la linea di “stop: lungo!”. Giro i tacchi e mi convinco di dover cercare il punto tra i due sentieri: ma non mi torna la vegetazione e ravàno invàno senza risultato. Finché non arriva anche Attilio: i due le cose sono più facili e insieme arriviamo al punto, che non mi sembra né in una depressione né al termine dell’evidente sentiero che vi ci conduce (alla fine anche Baccega ammetterà che lì c’è qualcosa di nuovo). Valuto in 3 almeno i minuti persi, ma allungo di nuovo verso la 5; qui supero una concorrente che, all’arrivo, ci apostroferà (a me e ad Attilio): in pratica ci ha chiesto lumi sulla sua lanterna mentre noi cercavamo la 4 (ci ha chiesto un’altra lanterna, ed ho risposto che non cercavamo quella). Quando mi sono diretto alla 5 al primo colpo, lei mi ha visto punzonare e ha pensato, in virtù della risposta precedente, che quella non fosse sua (ed invece era così): mi sono dovuto giustificare perchè in effetti stavo cercando una lanterna diversa!
6, 7 e 8 in sicurezza aspettandomi di vedere arrivare Rusky di gran carriera e invece quello che vedo passare alla mia destra è Maurizio Giuliani, che non mi vede; io d’altronde non voglio né posso stargli dietro di corsa e quindi mi limito a fami portare fuori dal punto fino a prendere una buona velocità di crociera, e poi lo guardo allontanarsi in una zona di bosco più fitto. Vado via ancora bene sulla 10, 11 e 12 ma sulla 13 in risalita le mie gambe perdono qualche colpo; quando scollino per attaccare il punto che è sulla mia sinistra vedo passare a tutta birra Rusky, che si porta qualche metro davanti a me per la 14. Come prima, lascio che Rusky mi tiri a velocità di crociera, tanto ho già deciso che una volta arrivati al sentiero che sta a circa 150 metri dal punto farò la mia scelta: radice, muretto e cocuzzolo col punto. Quando Rusky rallenta per studiare la situazione io lo sfilo a destra andando a caccia dei miei riferimenti: trovo la radice, il muretto e punto al cocuzzolo... ci giro intorno: niente lanterna, il punto non c’è e non capisco nemmeno dove e come posso aver sbagliato. Resto lì qualche secondo (una ventina credo), finchè sul pendio di terra si affaccia anche Rusky che avevo staccato, lui mi vede e parte verso sinistra (la mia destra, perchè ci stiamo letteralmente guardando negli occhi): la lanterna è due curve più in alto, in una zona non molto chiara (a mio modestissimo parere). Da lì è una corsa a chiudere in 45’02. Davanti a me in classifica Antonio Loss, 40 secondi avanti (ecco la famosa lira che manca per fare il milione). Le donne Elite, che hanno lo stesso percorso, vedono chiudere davanti Scalet, Bertoldi e Kirchlechner, ma almeno posso fare un po’ il gradasso con la mia cara amica Nausica Paris che termina in 45 alto... Dopo una discesa vero l’hotel allucinante per deviazioni varie, tra rally delle auto storiche (che le possino acciaccare...) e lavori in corso ad Asiago: abbiamo impiegato almeno 80 minuti per arrivare a casa. Poi birretta sull’isola pedonale di Asiago a parlare di tutto un po’ (orienteering e ancora orienteering) con Rusky, Mary e Roberta.
A cena, prime discussioni sulle staffette: l’H35 non vede al via delle staffette super, ma andando a spulciare l’elenco dei partenti ho visto almeno 4 squadre più forti: le due del Trent-O, la Forestale e l’Erebus, e poi il Montello e i friulani. Più forti sulla carta, ma non così PIU’ forti, mi dice Rusky...

Certo, la squadra UL può contare su un “già campione italiano a staffetta 2003 a Passo Coe “ :-) e sull’impiegato panzottello – mina vagante - che potrebbe combinare di tutto e di più. Domenica il tempo volge decisamente al bello, una giornata fresca e non opprimente. La partenza è prevista sulle malghe e si parla apertamente di punti difficili nel giallo a scremare il gruppone fin dall’inizio.
Alla partenza, Rusky è come sempre l’ultimo a chinarsi verso la cartina (gli altri sono già in posizione di partenza al meno 10) e non mi preoccupo di vederlo partire piano mentre Trent-O 1 e 2 e forse i friulani scollinano per primi sparendo alla nostra vista: so che Marco è l’atleta più forte del mazzo e non è suo costume partire forte “alla rampazzo”! L’attenzione si porta al punto spettacolo. Il primo ad Arrivare è Martin Thomaseth che nelle buche davanti al punto fa un numero da circo saltando dentro e fuori dalle buche... che se l’avessi fatto io mi avrebbero raccolto gli stinchi in qualche anfratto, poi Rigoni , gli elite, le elite, i giovani, qualche supermaster. Dei master M35 nessuna traccia, tanto che qualcuno azzarda che si siano fermati a bersi una birretta nel bosco... un po’ di terrorismo psicologico da parte di qualcuno che vede tute del Trent-O ovunque (nello specifico Segatta sembra comparire all’orizzonte almeno 5 volte) e poi sono io che vedo un puntino variopinto comparire a sinistra, molto a sinistra. Riconosco Rusky in testa (d’altronde... so’ spiker!) e dietro a lui nessuno. Il tempo di sentirmi “responsabilizzato” non solo dalla mia vocina interiore ma anche da Michele Candotti, e vado verso la partenza per espletare le ultime cose (allacciarsi bene le scarpe, fissare chip e bussola...); mi giro per veder passare Marco ma vedo anche Gambini e Frizzera: il vantaggio di Marco è attorno al minuto, e dietro avrò in caccia Maurizio Giuliani e Mirko Dal Bello, due atleti che ho tenuto più o meno a bada nella middle del sabato ma che oggettivamente mi possono dare qualche minuto di distacco anche se faccio una ottima gara. E’ a quel punto che penso alla tattica da mettere in pista: dato che mi prenderanno, voglio che questo succeda mentre “vado” ad un punto o mentre “sono” su un punto, ma non mentre “ravano” per cercare un punto (magari vedendoli passare che hanno già punzonato mentre io sono lì a cercare).

Marco affronta il rettilineo e mi da il cambio con un “ce la puoi fare!”. Vedremo, ma mi sembra troppo ottimistico. La prima lanterna è veramente nel giallone. Voglio entrare in carta e affronto la tratta con calma, riferimenti un boschetto sullo sfondo ed un albero isolato a sinistra. Quando la lanterna deve essere un paio di curve sotto ad una decina di metri... mi fermo a controllare: se ho fatto giusto la lanterna è lì, se ho sbagliato è inutile perdere quota; sporgo il collo oltre la discesa: la lanterna è lì. Sono in carta! Il secondo punto entra nel bosco, e lo affronto ancora con calma per capire anche i bianchi. Trovo il punto dove lo aspetto e penso che il terzo sia facile: errore! Arrivo in zona e trovo un popolo che ravana in giro e chiede (e mi chiede) dove sta la lanterna. E’ la stessa zona dove sbagliai ai campionati italiani ed in pratica ripeto lo stesso errore, perdendo un minutino scarso ma punzonando insieme a Maurizio e Mirko. Il vantaggio è sfumato e siamo insieme... per poco: Maurizio punta in basso, Mirko in alto. Io resto in mezzo, sulla costa, ed alla 4 arriviamo insieme da 3 posti diversi. Per la 5 Mirko attacca a sinistra, Maurizio alla mia destra, io... in mezzo! E alla 5 siamo ancora insieme, il che mi rincuora perchè riesco a fare la mia gara ed il ritmo è tale da impedire ulteriori rimonte. Affronto da solo la 6 perchè Maurizio e Mirko hanno una lanterna diversa, e sulla 7 arrivo sul punto insieme a Maurizio che è da solo. La 8 è una tratta lunga: Maurizio la affronta in costa, io preferisco risalire fino a passare tra i due recinti, poi guardo l’ago della bussola e dico “SUD!”. Non guardo niente, seguo l’ago, buco un verde1 e sbarco proprio sulla lanterna. Mi allontano verso destra e dopo una quindicina di secondi sbuca Maurizio a tutta velocità che attacca lo stesso punto: sono ancora in testa. Per la 9 mi meraviglio di vedere tutti i dettagli del bosco ma ormai sono ben lanciato; faccio un piccolo errore sulla 10 ma mi ricolloco subito, però nel frattempo Maurizio ha cambiato marcia e mi precede di 1 minuto circa. Sul pratone cerco di tirare, ma arrivo al punto spettacolo in apnea: Marco mi incita e mi invita a stare tranquillo, ma io sento che dietro ci sono Erebus e forse Forestale in rimonta. Potrei affrontare meglio il punto 11, ma preferisco togliermi subito dalla visuale di chi è dietro... e sbaglio: 1 minuto circa sulla 11 ma sufficiente a farmi riprendere da Mirko (che sbaglia pure lui finendo dove sono io, ma ovviamente si accorge subito che il punto non è lì). Ora siamo insieme sulla 11, ci dividiamo per la 12 8diversa) e ci riprendiamo sulla 13. Anzi qui lui è davanti 10 metri ma sembra puntare a sinistra, mentre io so che il punto è a destra, ma si ricolloca subitissimo. Insieme sulla 13, sulla 14, sulla 15 ma lui è davanti. L’indecisione finale è mia sulla 16: non voglio stare al traino e rallento appena un poco quando vedo una macchia verde tra me e il prato che, a cartina, non ci dovrebbe essere. Spero che possa essere un momento decisivo e invece il punto è proprio lì sopra: Mirko mi prende una quindicina di metri e non li molla più sul prato. E’ una volata lunghissima perchè i compagni di squadra di Mirko ed i miei ci vedono sbucare a distanza di pochi metri sul lungo rettilineo verso la 100. cerco di accelerare ma Mirko (che pure non mi vede) non molla nemmeno un metro; balza nella buca ed io lo seguo di poco, lui rimbalza fuori ed affronta i 200 metri finali, vincendo lo sprint con qualche secondo di vantaggio (e non certo i 15 che mi vedono distaccato all’arrivo, saranno stati 4 o 5 non di più!!!). Dopo il finish, mi lascio cadere lungo e disteso: sono sfinito per aver comunque dato tutto fino in fondo, anche se so che la mia prestazione non è stata impeccabile e ho mancato la vittoria e forse anche il podio. Arriva Friz a darmi una mano a rialzarmi, e poi Rusky. Vado sotto la tenda a scaricare il chip e Bepi Simoni mi dice “Eh! Hai perso qualche posizione...”. Qualche? Ma in quanti mi hanno passato? Il tempo di due parole di scuse a Rusky e lui risponde “Ma vai tranquillo! Siamo sul podio!” poi arrivano anche Dario Stefani e Simone Gambini a congratularsi. Loro sono campioni veneti, secondi, e noi siamo campioni lombardi (ah già, ma non valeva...), al terzo posto. Con la coda dell’occhio vedo arrivare Loss e poi Candotti. Arriva anche Maurizio e tra tutti commentiamo il fatto che è stata una gara bellissima con continui sorpassi e contro-sorpassi, con le 3 squadre che hanno fatto le loro scelte e (cosa che non dovrebbe sorprendere ma di fatto è sorprendente) nessuno di noi ha mosso un fiato per tutta la gara, nessuno di noi ha mosso un passo al puro traino senza stare incollato alla sua cartina ed alla sua scelta. Mi spiace solo che, essendo allo sprint in 3, il terzo posto l’ho agguantato io. Vorrà dire che cercherò di migliorare il mio approccio psicologico alla gara e... magari... mi allenerò negli sprint :-)