La quarta tappa dell’Oringen è sempre la quarta tappa dell’Oringen!
Fin dalla prima edizione (a memoria del GOK, almeno) questa tappa ha avuto vari nomi: tappa-bingo è stato il più usato ed è quello con il quale ancora definiamo questo passaggio fondamentale tra le prime 3 tappe dell’Oringen e l’ultima nella quale conosceremo finalmente i volti dei nostri avversari di fondo classifica.
Nella nostra prima edizione, la tappa-bingo fu Torslanda. Il mio 99esimo posto finale rimane ancora una delle 3 gare più belle che ho fatto in vita mia, con il primo punto trovato in mezzo ai miei piedi in una spaccatura tra le rocce mentre con lo sguardo seguivo l’arrivo di Davide che era partito 20 minuti prima di me.
Nella seconda edizione, la tappa-bingo si rivelò essere quella più favorevole agli italiani perchè comparvero i primi rilievi nei dintorni di Mjolby, che con l’equidistanza a 2,5 resero quella carta una specie di rilievo alpino sul quale gli svedesi persero più terreno di quel che non si dovrebbe fare.
Oggi la quarta tappa aveva una questione fondamentale da risolvere, anzi due. La prima: il mio minuto di partenza alle ore 13.22, sette minuti prima della chiusura delle partenze. Il che voleva dire che nel giro di uno o al massimo due punti sarei rimasto l’ultimo nel bosco Oringhiano... La seconda: da 20 ore piove che Dio la manda! Talvolta una pioggerellina fine, talvolta più robusta... alle 13.20 esatte quella pioggia è diventata un diluvio incessante, una doccia totale globale da far pensare che in qualche palude avrei trovato Noé intento a far salire gli animali sull’arca! A proposito di paludi: la tappa-bingo si presenta completamente piatta o quasi, tutte paludi con una equidistanza ridotta a 2,5 metri per far risaltare i pochi cocuzzoletti scampati alla furia delle acque!
Come cavarsela? Diciamo che questa mattina non ne avevo molto bene una idea. Ho cominciato ad avere i miei timori e le mie paure. La più forte di queste era il timore di rimanere da solo nel bosco dell’Oringen e di arrivare al traguardo a sbaraccamento quasi avvenuto, magari con le spedizioni degli organizzatori già partite alla ricerca mia e dei miei compagni di squadra (che sarebbero stati abbastanza introvabili visto che il diluvio costringeva la maggior parte delle persone a stare rintanate in auto o nelle tende...).
Alla fine, preso dal panico, ho preso il blackberry e ho scritto una e-mail ad una amica orientista... il testo dell’e-mail dice: “Viene sempre un momento all’Oringen nel quale uno si chiede Perchè?. Quel momento è ora. Piove da far schifo, tira vento, la carta è tremenda e sono il terzultimo a partire tra più di un’ora. Ed è già quasi buio.”
Speravo che aver scritto queste cose a Lidia servisse ad esorcizzare un po’ le me paure.
Ed è esattamente quello che è successo!!! Ci ho messo ancora un po’, aiutato anche da Marco che partiva 20 minuti prima di me e che ha messo insieme una bellissima gara (136esimo, ma il mio 99esimo di Torslanda resta inattaccato finora...). Sono partito e mi sono diretto al primo punto... ho fatto tutto per benino in mezzo alle paludi, ho trovato un punto di attacco, ho cominciato a contare i passi con la tecnica che mi ha spiegato Roland Pin... e sono arrivato dritto sul punto quando il conto era arrivato ai fatidici 100 metri! Finalmente un primo punto decente.
Per il secondo punto ho cominciato a danzare (come una grassa libellula) sotto la linea elettrica. Ho incrociato Attilio che partiva 1 ora prima di me e che aveva scelto quell’incrocio nella lunghissima tratta 9-10, e sono arrivato al secondo punto Poi altre paludi grandi come laghi ed il terzo punto. Una botta di fortuna al quarto punto... esco dalle paludi un po’ troppo sicuro di me e mi sposto troppo a sinistra; decido di portarmi su un cocuzzolo per stabilire la mia posizione e... quarto punto: era proprio quel cocuzzolo! Quinto punto, poi la prima tirata lunga al sesto punto.
All’ottavo, un altro piccolo colpo di fortuna: mi si avvicina un torello con la tuta Hakaspojkarna e mi chiede se so dove siamo. Io sto un po’ navigando a vista... e gli indico un punto sulla mappa con una collinetta nel giallo ed un cocuzzolo a fianco. Lui ci pensa e mi dice: “No, siamo su quest’altra (a 50 metri n.d.r.)... una collina con DUE cocuzzoli”. Mi giro di 90° e li vedo chiaramente, potenza anche dell’esperienza fatta sulla carta del trail-O. Il primo pensiero è di dirgli: “Ma se sai dove siamo perchè lo chiedi a me?”. E lui risponde: “... mmmhhh... non siamo messi così male... not too bad!”.
Il ritorno dopo la ottava lanterna è semplicemente un avvicinarsi al traguardo in un bosco meraviglioso ed ancora piatto. Resta anche il tempo per concedersi una volata verso il traguardo: affrontiamo l’ultima discesa in tre, un Frolunda in testa, poi una altro Hakaspojkarna ed io. Il Frolunda cede subito, ma l’altro tizio continua a rispondere ai miei scatti (saranno 3 solo sul rettilineo finale) e mantiene mezzo metro di vantaggio. A 30 metri dal finish decido che mi va bene anche l’infarto, mi va bene anche la Signora con la Falce ma devo passare! E passo io proprio a 10 metri dal traguardo...
Domani ultima tappa. Marco parte 5 minuti avanti ed Attilio 1 minuto dietro. Ho chiesto ad Attilio se la facevamo insieme... ma penso che invece ci daremo battaglia! Come è giusto e bello che sia.