Highlands Open 2010 – 1st part
Comincio a mettere sul mio diario il racconto delle prime tre gare: sudate, sofferte, patite, combattute, datemi un altro sinonimo che sono rimasto a secco...!
JTT a Serrada di Folgaria, come ideale prologo degli Highlands Open. Poi prima tappa middle (o midlong) degli HOP al Laghetto Spillek di Roana, e per il momento si chiude con la seconda tappa long degli HOP nel bel bosco di Cesuna.
Ritornare a Serrada di Folgaria per l’ottava edizione del JTT è stato come ritornare, a poche settimane di distanza, sul luogo di uno dei confronti più duri e più epici degli ultimi tempi: la terza edizione della O-Marathon degli Altipiani. Non saprei bene come definirli, qui mi mancano davvero le parole, ma gli sguardi di tutti coloro che erano presenti sotto il sole al campo sportivo di Serrada appartenevano a due schieramenti ben diversi: gli occhi di “quelli che l’avevano fatta”, e che sapevano benissimo cosa avevano passato per due, tre, quattro o cinque ore sui boschi dell’Altopiano. E gli occhi di “quelli che non l’avevano fatta”, meno attenti ai dettagli del tipo “qui c’era lo striscione d’arrivo, lì mi sono lasciato cadere”, meno orgogliosi forse, meno partecipi di una avventura che tale rimarrà nei cuori di chi era al via quel giorno a Passo Coe.
E’ stata una bella edizione del JTT. Mi è piaciuto il tracciato di Carlo Cristellon. In M35 al via ci sono io, un ceco che sono andato a cercare su Google e che viaggiava per il mondo con Jorgen Martensson, e sette tizi che sono stati tutti quanti almeno una volta sul podio di un campionato italiano (tutti tranne uno, forse, ma il 12 settembre si colma anche quel vuoto...). Inutile dire che punto all’ultimo posto: faccio la gara solo con me stesso e contro me stesso, e quindi posso prendermela abbastanza comoda sulla ripida costa iniziale (4 punti) che mi porta al bel boschetto dettagliatissimo già attraversato nella O-Marathon. Il buon cuore di Carlo fa sì che solo un punto sia gettato nel mezzo dell’inferno verde di muretti sul quale ho così patito qualche settimana or sono, ed è una gioia scoprire che il cervello reagisce ai passaggi tra le rocce a metà gara dove per l’appunto ero già passato durante il mio mezzo calvario di metà giugno.
Primo passaggio dall’arrivo e loop finale sulla montagnozza di fronte, un bosco molto “bianco” sul quale leggere esclusivamente le curve di livello: vado un po’ in crisi dopo aver scollinato un bel mucchio delle suddette curve e mi ritrovo fermo a cercare di scoprire dove sono; a breve distanza da me anche Andrea “The Cip” e Lorenzo “Fritz” sembrano abbastanza perplessi, mentre due curve più sotto quel pazzo di Michele Ausermuller (uno che se solo avesse voluto sarebbe diventato uno dei più forti orientisti italiani di sempre) batte palmo a palmo le curve di livello incurante del dislivello, come da sempre gli ho visto fare ogni volta che lo incrocio in gara. Alla fine un piccolo consulto ed ognuno va per la sua direzione, che vuol dire per me fare un passo in più verso l’arrivo dove arrivo... buon ultimo? Non esattamente, ma in queste gare le PM non contano come “scalpi” quindi... si, sono arrivato ultimo. E con ciò? Mi sono divertito!
***
Trasferimento ad Asiago e lunedì mattina siamo pronti per la prima tappa al Laghetto Spillek; una carta che mi piace molto nonostante i puristi dell’Er-Team la definiscano talvolta in termini un po’ diversi.
Il GOK, sottogruppo quasi anarchico facente parte dell’Unione Lombarda, è schierato agli HOP senza nemmeno un convocato come ben si confà a noi che appaiamo quasi invisibili sulle classifiche finali agli occhi dei selezionatori: la punta è Rusky in M40 (uno che ormai intrattiene rapporti epistolari con Thierry Gueorgiou), poi Bibi in W35, Adele in W40, PLab e Atty in MAK; “il Bellini” è anche lui in M40, scendendo così di un paio di categorie almeno rispetto al suo anno di nascita. Il selezionatore-GOK, il “tatticone” che ha conquistato un titolo a staffetta M35 a Passo Rdici coi suoi maghetti, il Russell Coutts della nave, l’ammiraglio Nelson di Trafalgar, il generale Rommel di El Alamein... insomma quel cialtrone di Stegal è piazzato anche lui in M40.
Il colpo da maestro è stato l’acquisizione per il solo Trofeo delle Regioni di Marco Colombo per una staffetta mista Rusky-Dove (il secondo va letto in inglese) che potrebbe fare sfracelli: i due infatti sono una specie di Tom e Jerry della categoria master, amici e avversari da sempre, ed il tatticone sa che nessuno dei due vorrà fare con l’altro la figura dello scarso... potrebbero anche vincere! E Stegal ha comprato apposta la bandiera da far sventolare sul podio!
***
La prima tappa allo Spillek va via abbastanza liscia. Fa caldo, io parto attorno alle 13; armato di borraccia, non ho altre ambizioni se non quella di fare una gara tranquilla: la classifica è per gli altri. Parto 4 minuti dietro al Bellini e al primo punto siamo insieme; nel frattempo mi ha preso Michele Candotti che parte due minuti dietro a me, ma dopo la 2 lo vedo che ritorna indietro di gran carriera ed alla 10 saremo ancora insieme a cercare un avvallamento. Dove siano Michele e Bellini tra questi pochi momenti catturati durante la gara non è dato sapere... senz’altro non sono coinvolti nei numerosi forum di discussione multilingua che si sviluppano tra le roccette della carta, protagonisti tanti orientisti forse poco avvezzi ad una carta così dettagliata.
Finita la prima costa, “traversone” del paese sotto la caldazza micidiale per andare ad affrontare “la Norvegia dell’Altopiano”, un tratto di carta impestatissimo sul quale è praticamente impossibile non lasciarci le penne... 5 punti ho in quella zona di carta: preciso sui primi 3, da “rutto libero” sugli ultimi due nei quali perdo minuti a valanga. Sul rettilineo finale ho dietro “il Bellini” che ha messo insieme un “traversone” da urlo ed applausi ed una sequenze di lanterne norvegesi molto precise. Le buone notizie arrivano dalle classifiche: Bibi terza in W35, Adele terza in W40 e prima delle italiane, Rusky quarto in M40 nella gara vinta da Lorenzo Frizzera; qui si consuma purtroppo il piccolo dramma dell’amico Oscar, convocato per il CRL in M45 (convocazione meritata perchè l’impegno costante ed anche la vittoria in Coppa Italia a Sassofortino sono lì a dimostrare che Oscar è assai meno invisibile di tanti altri) che sta correndo in condizioni fisiche veramente difficili e che arriva dietro a me e Bellini, ma la classifica in questo caso nulla conta. Applausi per Oscar.
***
Per la seconda tappa a Cesuna si aspetta un cambiamento di tempo: minaccia temporale e comunque un calo delle temperature. Maledetto Bernacca! Mai una volta che ci azzeccasse... la giornata si rivela calda oltre misura e soprattutto umida oltre il sopportabile (da me). Intanto si comincia anche a consumare il balletto delle staffette che ho iscritto agli HOP: c’è chi (non facente parte del GOK) viene segnalato come “convocato dell’ultimo secondo” o come rimpiazzo per una assenza in extremis; i componenti delle staffette cominciano a muoversi da una all’altra per cercare di quadrare il cerchio tenendo presente che lo speaker potrebbe anche correre da solo per farsi unicamente una sgambata nel bosco... In ogni caso la gestione del casus-belli-staffetta non è stata proprio limpidissima, ma non ho voglia di cominciare qui ed ora a contestare criteri di selezione o gestione del gruppo.
Solo per la cronaca, dopo comincerà il racconto della mia seconda tappa, Bibi continua a macinare terzi posti in W35 ed Adele altrettanti terzi posti in W40.
In ogni caso, dopo aver dissipato la maggior parte delle mie energie mentali già nel pre-gara, mi reco parecchio immusonito ed ingrugnato alla partenza. Cedo a Rusky, che parte una dozzina di minuti prima di me, la mia borraccia perchè io già non sono certo di riuscire a finire la gara, e senz’altro potrà dare più aiuto a lui che non a me.
I primi metri dopo il via, infatti, mi vedono incedere in salita come se l’umidità circostante fosse una specie di melassa vischiosa che mi toglie tutte le energie. Trovo il primo punto guidato solo dai colpi di tosse di Oscar (partito 2 minuti prima di me) che continua a gareggiare in condizioni nelle quali altri starebbero a riposo, Oscar che farà un gran garone anche oggi e che si merita la prima razione di applausi di tappa (altri seguiranno a breve).
Sul secondo punto trovo un gran numero di concorrenti di varie categorie che stanno cercando un punto veramente infrattato tra le rocce. Sono sorpreso di vedere anche Rusky, sul quale l’umidità del bosco sta facendo un effetto peggiore che a me e che probabilmente è quasi sulla via del ritiro. E’ lui ad indicarmi il punto, e da lì decidiamo di proseguire la gara in parallelo; il mio ritmo non è tale da mandarlo “fuori soglia”, anzi sono io che devo rallentare ulteriormente il passo almeno fino alla sesta lanterna perchè non riesco quasi a respirare da tanto che sto soffrendo le condizioni climatiche.
Dal settimo punto rientro più o meno in bolla, anche perchè sono finite le zone di salita sui pratoni ed il tracciato si sviluppa perlopiù nel bosco, un bosco più aperto e più fresco di quello lasciato alle spalle. Rusky ed io cominciamo a dividerci sempre più spesso nelle scelte per andare al punto ma bene o male proseguiamo in parallelo, anche perchè lui non deve forzare ed io sento qualche energia in più nelle gambe, ma soprattutto perchè il ritorno verso l’arrivo passa da una serie di zone di bosco nel quale mi sono già cimentato altre volte in passato, conoscendone quindi le difficoltà (lanterna 14, non scendere troppo!) ed i modi per affrontare i punti. Concludo qualche secondo sotto i 90 minuti, ma il mio tempo reale avrebbe potuto essere tranquillamente sopra le due ore... In realtà vedo che tutti quanti hanno fatto una bella gara a cominciare da Fritz, da Candotti, da Andrea Segatta e dallo stesso Oscar. La mia posizione in classifica non è dissimile da quella della prima tappa.
Ma gli applausi personali vanno a due concorrenti della M40 che voglio qui citare. Il primo è Stefano Bellini, mio compagno di stanza qui ad Asiago, che fa la gara veramente da solo (mi incrocia mentre ansimo tra la 2 e la 3 ma piuttosto che chiedermi dove sta la 2 preferirà cercarla per oltre 25 minuti) e conclude senza mai sentirsi veramente preoccupato in qualche secondo meno delle 3 ore.
Il secondo è Enrico Cignini, del Cai XXX Ottobre, un ragazzo veramente a modo che ho già visto alla 6 giorni del Tirolo. Anche lui, ancora alle prime esperienze orientistiche ma senza problemi e tutto da solo, concluderà la sua M40 pochi minuti sopra le 3 ore.
Oggi ho visto tanti orientisti in gara, e molti di loro storceranno il naso davanti a tempi simili. Ma nel bosco oggi sono andati anche gli “sportivi”: la mia palma di sportivi della seconda tappa degli HOP va a Stefano Bellini ed Enrico Cignini, augurando loro di battermi presto a partire già dall’indomani a Campomulo.
Comincio a mettere sul mio diario il racconto delle prime tre gare: sudate, sofferte, patite, combattute, datemi un altro sinonimo che sono rimasto a secco...!
JTT a Serrada di Folgaria, come ideale prologo degli Highlands Open. Poi prima tappa middle (o midlong) degli HOP al Laghetto Spillek di Roana, e per il momento si chiude con la seconda tappa long degli HOP nel bel bosco di Cesuna.
Ritornare a Serrada di Folgaria per l’ottava edizione del JTT è stato come ritornare, a poche settimane di distanza, sul luogo di uno dei confronti più duri e più epici degli ultimi tempi: la terza edizione della O-Marathon degli Altipiani. Non saprei bene come definirli, qui mi mancano davvero le parole, ma gli sguardi di tutti coloro che erano presenti sotto il sole al campo sportivo di Serrada appartenevano a due schieramenti ben diversi: gli occhi di “quelli che l’avevano fatta”, e che sapevano benissimo cosa avevano passato per due, tre, quattro o cinque ore sui boschi dell’Altopiano. E gli occhi di “quelli che non l’avevano fatta”, meno attenti ai dettagli del tipo “qui c’era lo striscione d’arrivo, lì mi sono lasciato cadere”, meno orgogliosi forse, meno partecipi di una avventura che tale rimarrà nei cuori di chi era al via quel giorno a Passo Coe.
E’ stata una bella edizione del JTT. Mi è piaciuto il tracciato di Carlo Cristellon. In M35 al via ci sono io, un ceco che sono andato a cercare su Google e che viaggiava per il mondo con Jorgen Martensson, e sette tizi che sono stati tutti quanti almeno una volta sul podio di un campionato italiano (tutti tranne uno, forse, ma il 12 settembre si colma anche quel vuoto...). Inutile dire che punto all’ultimo posto: faccio la gara solo con me stesso e contro me stesso, e quindi posso prendermela abbastanza comoda sulla ripida costa iniziale (4 punti) che mi porta al bel boschetto dettagliatissimo già attraversato nella O-Marathon. Il buon cuore di Carlo fa sì che solo un punto sia gettato nel mezzo dell’inferno verde di muretti sul quale ho così patito qualche settimana or sono, ed è una gioia scoprire che il cervello reagisce ai passaggi tra le rocce a metà gara dove per l’appunto ero già passato durante il mio mezzo calvario di metà giugno.
Primo passaggio dall’arrivo e loop finale sulla montagnozza di fronte, un bosco molto “bianco” sul quale leggere esclusivamente le curve di livello: vado un po’ in crisi dopo aver scollinato un bel mucchio delle suddette curve e mi ritrovo fermo a cercare di scoprire dove sono; a breve distanza da me anche Andrea “The Cip” e Lorenzo “Fritz” sembrano abbastanza perplessi, mentre due curve più sotto quel pazzo di Michele Ausermuller (uno che se solo avesse voluto sarebbe diventato uno dei più forti orientisti italiani di sempre) batte palmo a palmo le curve di livello incurante del dislivello, come da sempre gli ho visto fare ogni volta che lo incrocio in gara. Alla fine un piccolo consulto ed ognuno va per la sua direzione, che vuol dire per me fare un passo in più verso l’arrivo dove arrivo... buon ultimo? Non esattamente, ma in queste gare le PM non contano come “scalpi” quindi... si, sono arrivato ultimo. E con ciò? Mi sono divertito!
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Trasferimento ad Asiago e lunedì mattina siamo pronti per la prima tappa al Laghetto Spillek; una carta che mi piace molto nonostante i puristi dell’Er-Team la definiscano talvolta in termini un po’ diversi.
Il GOK, sottogruppo quasi anarchico facente parte dell’Unione Lombarda, è schierato agli HOP senza nemmeno un convocato come ben si confà a noi che appaiamo quasi invisibili sulle classifiche finali agli occhi dei selezionatori: la punta è Rusky in M40 (uno che ormai intrattiene rapporti epistolari con Thierry Gueorgiou), poi Bibi in W35, Adele in W40, PLab e Atty in MAK; “il Bellini” è anche lui in M40, scendendo così di un paio di categorie almeno rispetto al suo anno di nascita. Il selezionatore-GOK, il “tatticone” che ha conquistato un titolo a staffetta M35 a Passo Rdici coi suoi maghetti, il Russell Coutts della nave, l’ammiraglio Nelson di Trafalgar, il generale Rommel di El Alamein... insomma quel cialtrone di Stegal è piazzato anche lui in M40.
Il colpo da maestro è stato l’acquisizione per il solo Trofeo delle Regioni di Marco Colombo per una staffetta mista Rusky-Dove (il secondo va letto in inglese) che potrebbe fare sfracelli: i due infatti sono una specie di Tom e Jerry della categoria master, amici e avversari da sempre, ed il tatticone sa che nessuno dei due vorrà fare con l’altro la figura dello scarso... potrebbero anche vincere! E Stegal ha comprato apposta la bandiera da far sventolare sul podio!
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La prima tappa allo Spillek va via abbastanza liscia. Fa caldo, io parto attorno alle 13; armato di borraccia, non ho altre ambizioni se non quella di fare una gara tranquilla: la classifica è per gli altri. Parto 4 minuti dietro al Bellini e al primo punto siamo insieme; nel frattempo mi ha preso Michele Candotti che parte due minuti dietro a me, ma dopo la 2 lo vedo che ritorna indietro di gran carriera ed alla 10 saremo ancora insieme a cercare un avvallamento. Dove siano Michele e Bellini tra questi pochi momenti catturati durante la gara non è dato sapere... senz’altro non sono coinvolti nei numerosi forum di discussione multilingua che si sviluppano tra le roccette della carta, protagonisti tanti orientisti forse poco avvezzi ad una carta così dettagliata.
Finita la prima costa, “traversone” del paese sotto la caldazza micidiale per andare ad affrontare “la Norvegia dell’Altopiano”, un tratto di carta impestatissimo sul quale è praticamente impossibile non lasciarci le penne... 5 punti ho in quella zona di carta: preciso sui primi 3, da “rutto libero” sugli ultimi due nei quali perdo minuti a valanga. Sul rettilineo finale ho dietro “il Bellini” che ha messo insieme un “traversone” da urlo ed applausi ed una sequenze di lanterne norvegesi molto precise. Le buone notizie arrivano dalle classifiche: Bibi terza in W35, Adele terza in W40 e prima delle italiane, Rusky quarto in M40 nella gara vinta da Lorenzo Frizzera; qui si consuma purtroppo il piccolo dramma dell’amico Oscar, convocato per il CRL in M45 (convocazione meritata perchè l’impegno costante ed anche la vittoria in Coppa Italia a Sassofortino sono lì a dimostrare che Oscar è assai meno invisibile di tanti altri) che sta correndo in condizioni fisiche veramente difficili e che arriva dietro a me e Bellini, ma la classifica in questo caso nulla conta. Applausi per Oscar.
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Per la seconda tappa a Cesuna si aspetta un cambiamento di tempo: minaccia temporale e comunque un calo delle temperature. Maledetto Bernacca! Mai una volta che ci azzeccasse... la giornata si rivela calda oltre misura e soprattutto umida oltre il sopportabile (da me). Intanto si comincia anche a consumare il balletto delle staffette che ho iscritto agli HOP: c’è chi (non facente parte del GOK) viene segnalato come “convocato dell’ultimo secondo” o come rimpiazzo per una assenza in extremis; i componenti delle staffette cominciano a muoversi da una all’altra per cercare di quadrare il cerchio tenendo presente che lo speaker potrebbe anche correre da solo per farsi unicamente una sgambata nel bosco... In ogni caso la gestione del casus-belli-staffetta non è stata proprio limpidissima, ma non ho voglia di cominciare qui ed ora a contestare criteri di selezione o gestione del gruppo.
Solo per la cronaca, dopo comincerà il racconto della mia seconda tappa, Bibi continua a macinare terzi posti in W35 ed Adele altrettanti terzi posti in W40.
In ogni caso, dopo aver dissipato la maggior parte delle mie energie mentali già nel pre-gara, mi reco parecchio immusonito ed ingrugnato alla partenza. Cedo a Rusky, che parte una dozzina di minuti prima di me, la mia borraccia perchè io già non sono certo di riuscire a finire la gara, e senz’altro potrà dare più aiuto a lui che non a me.
I primi metri dopo il via, infatti, mi vedono incedere in salita come se l’umidità circostante fosse una specie di melassa vischiosa che mi toglie tutte le energie. Trovo il primo punto guidato solo dai colpi di tosse di Oscar (partito 2 minuti prima di me) che continua a gareggiare in condizioni nelle quali altri starebbero a riposo, Oscar che farà un gran garone anche oggi e che si merita la prima razione di applausi di tappa (altri seguiranno a breve).
Sul secondo punto trovo un gran numero di concorrenti di varie categorie che stanno cercando un punto veramente infrattato tra le rocce. Sono sorpreso di vedere anche Rusky, sul quale l’umidità del bosco sta facendo un effetto peggiore che a me e che probabilmente è quasi sulla via del ritiro. E’ lui ad indicarmi il punto, e da lì decidiamo di proseguire la gara in parallelo; il mio ritmo non è tale da mandarlo “fuori soglia”, anzi sono io che devo rallentare ulteriormente il passo almeno fino alla sesta lanterna perchè non riesco quasi a respirare da tanto che sto soffrendo le condizioni climatiche.
Dal settimo punto rientro più o meno in bolla, anche perchè sono finite le zone di salita sui pratoni ed il tracciato si sviluppa perlopiù nel bosco, un bosco più aperto e più fresco di quello lasciato alle spalle. Rusky ed io cominciamo a dividerci sempre più spesso nelle scelte per andare al punto ma bene o male proseguiamo in parallelo, anche perchè lui non deve forzare ed io sento qualche energia in più nelle gambe, ma soprattutto perchè il ritorno verso l’arrivo passa da una serie di zone di bosco nel quale mi sono già cimentato altre volte in passato, conoscendone quindi le difficoltà (lanterna 14, non scendere troppo!) ed i modi per affrontare i punti. Concludo qualche secondo sotto i 90 minuti, ma il mio tempo reale avrebbe potuto essere tranquillamente sopra le due ore... In realtà vedo che tutti quanti hanno fatto una bella gara a cominciare da Fritz, da Candotti, da Andrea Segatta e dallo stesso Oscar. La mia posizione in classifica non è dissimile da quella della prima tappa.
Ma gli applausi personali vanno a due concorrenti della M40 che voglio qui citare. Il primo è Stefano Bellini, mio compagno di stanza qui ad Asiago, che fa la gara veramente da solo (mi incrocia mentre ansimo tra la 2 e la 3 ma piuttosto che chiedermi dove sta la 2 preferirà cercarla per oltre 25 minuti) e conclude senza mai sentirsi veramente preoccupato in qualche secondo meno delle 3 ore.
Il secondo è Enrico Cignini, del Cai XXX Ottobre, un ragazzo veramente a modo che ho già visto alla 6 giorni del Tirolo. Anche lui, ancora alle prime esperienze orientistiche ma senza problemi e tutto da solo, concluderà la sua M40 pochi minuti sopra le 3 ore.
Oggi ho visto tanti orientisti in gara, e molti di loro storceranno il naso davanti a tempi simili. Ma nel bosco oggi sono andati anche gli “sportivi”: la mia palma di sportivi della seconda tappa degli HOP va a Stefano Bellini ed Enrico Cignini, augurando loro di battermi presto a partire già dall’indomani a Campomulo.