Mitica Val dei Mocheni, non sei più tu!
(con quiz annesso...)
Questa volta la Val dei Mocheni non mi ha battuto! Sono passati tanti anni dalla scoppola rimediata in Coppa Italia a Sant’Orsola, che mi lasciò sotto pelle una avversione totale per questi terreni... una batosta terrificante come nemmeno uno 0-6 0-6 in finale al Roland Garros (il gioco a premi non è: a quale finale mi sto riferendo? Perchè Grilli risponderà senza nemmeno consultare Google...).
Eppure, nonostante gli anni passati, l’idea che il Campionato Italiano a Lunga Distanza e Staffetta 2010 si disputava in Val dei Mocheni aveva lasciato nel mio spirito di orientista un sentimento di disagio, una diffusa sensazione di “andiamo a prenderci un’altra legnata..”; in dipendentemente dal risultato, sia chiaro. Mica sarei andato in valle per vincere! Ma partire già con la sensazione di sconfitto, di probabile ritirato a priori, di peregrinazione nel bosco senza una idea in testa... ecco: queste erano le sensazioni che mi hanno accompagnato verso i Prati Imperiali.
Diciamolo subito. Sono salito in Valle per fare due gare? E due sono state le cose che nel fine settimana sono andate completamente storte: il viaggio di andata (leggasi: uscita da Milano) ed il viaggio di ritorno (leggasi: rientro a Milano). Per il resto... una pacchia, una PASSEGGIATA! Ossignùr... non proprio una passeggiata di salute. Sarebbe bastato sentirmi alle ore 8.24 del mattino di sabato, mio orario di partenza della gara long H40: una sequenza di parolacce, un fiume di rassegnazione. Lezione numero 1: il comunicato me lo devo leggere anche per quanto riguarda la mia categoria, non solo per verificare che la D35 si corre 1:10.000 e non 1:15.000.
Infatti ecco Stegal che alle 8.24 raggiunge la cartina, prende il via, guarda la carta praticamente marrone per le curve di livello made in Val dei Mocheni, controlla la scala (... e tira giù i santi dal 1° gennaio al 30 giugno). A questo punto Stegal capisce che erroneamente ha preso la H35... che stupidello, isnt’t it?, controlla la categoria, legge H40 (e anche H18, ma chissene) e tira giù anche l’altra metà dei santi.
Rapida occhiata al percorso e la vocina del cervello dice “ok, PM! Non ce la farò mai a completare tutta ‘sta cosa in meno di due ore”. Anche perchè Stegal parte pensando chissaperchè che la gara sia una roba tipo 5,5 km + 170 e si trova un 7,0 km + 280 o giù di lì...
Intanto prendo la strada della prima lanterna, in mezzo ad una piantagione di erica inespugnabile che mi fa pensare a Dallaschyle o Plodda, in Scozia, e prima ancora che arrivi alla prima lanterna son già volato per terra tre volte. Il secondo punto prevede l’ascesa al Golgota: ah cari Renzo e Enrico quanto vi ho pensato... su per la linea di massimissima pendenza in mezzo ad un grezzo sporco, ma se il tracciatore vuole la lanterna è ad un bivio di sentieri... ehmmm... bivio di tracce... ehmmm, diciamo che l’ho vista e basta. Per il terzo punto seguo il sentiero e sbuco in uno spazio aperto, una lanterna 20 metri alla mia sinistra sotto un albero meraviglioso; la descrizione punto dice “collina” ed io, pensando di essere corto, proseguo. Ma la costa gira subito ad est ed il mio istinto (o la vocina del cervello) mi dice che sarebbe meglio controllare quella lanterna che sembra solo un “albero isolato”: codice 40. E’ il mio punto. 60 secondi persi.
Bene. Sarà questo l’unico, l’UNICO errore della mia gara. 23 punti. Un errore. Da 60 secondi. Al terzo punto in una lanterna facilissima.
E’ vero, camminerò per tutte le tratte in salita e scenderò lentamente (il tendine di Achille continua a rognare) su tutte quelle in discesa. Ma per l prima volta quest’anno la lanterna non sarà MAI alla mia destra o alla mia sinistra. Sarà davanti ai miei piedi, sarà esattamente al di là di quella specie di piccolo movimento del terreno che me la toglie dalla visuale. Ed io saprò SEMPRE cosa fare e saprò SEMPRE che sono ancora corto di 20 metri e che appena al di là di quel piccolo poggio ci sarà una canaletta, un sasso, una buca, un avvallamento con la mia lanterna.
E’ una sensazione strana. Qualcuno che indossa la tuta del Trent-O mi parlerà di gara facile. Ma per me non c’è niente di facile. C’è il fatto che il punto 4 è effettivamente, concordo, tra due sentieri paralleli; che distano 50\70 metri l’uno dall’altro... ma in mezzo c’è un “frattale” che solitamente mi vedrebbe gironzolare attorno al punto per parecchi minuti. Stavolta è diverso, stavolta dalla 40 sbuco sulla 41, poi sulla 42... ma il pensiero che stile Fantozzi troverò 43 e 44 e poi mancherò la 45 (il mio punto) mi sfiora e mi abbandona. La 45 infatti arriva davanti alle mie ultime Falcon proprio mentre penso che dovrei essere a qualche metro dal punto esatto.
Per il quinto punto, scollino al gran premio della montagna a quota 1950 e scendo lungo un naso. Arrivo nell’avvallamento ed il punto non c’è... mi guardo attorno, mi sposto ma capisco che devo tornare lì; le lanterne sono state posate, sono sicuro di essere nel punto esatto... poi un rumore dal fondo della discesa... un passaggio veloce: Enrico Casagrande. “Enricoooo... ma il punto 46 lo hai posato?”. Enrico si volta e mi squadra... “Nooooo, lo sto cercandoooo...”. Ecco, vieni su che il punto è qua!!!
Lanterna 6, poi 7 ed 8, con una piattaforma a fare da attacco al punto in perfetto stile O-Ringen. Poi la 9, la 10. Cominciano le tratte in costa ed alla 11 sono sopra al parcheggio ma non me ne accorgo. Trovo come un laser la 12 e soffro un po’, solo fisicamente, la 13. E mi scopro a pensare che sono stato bravo, che forse potrei farcela, ma che mancano ancora dieci lanterne ed in vaccatone deve arrivare, DEVE arrivare. Ancora una lanterna, la 14, in un boschetto fantastico, poi la 15... comincio a tornare verso l’arrivo, mancano due grappoli di punti: se trovo la 17, poi le altre mi verranno addosso come tante perle di una collana! Decido di affrontare con calma la lunga salita alla 17: sono le 9.56 e ho ancora 34 minuti prima dell’ora zero. Pochi per 7 punti? Attacco la 17 in discesa, non sono stanco (ho camminato tutta la strada in salita), leggo il movimento del terreno, leggo la buca a sinistra del punto e vado dritto verso la lanterna: bingo!
Alla 18, in una pietraia, scorgo il punto 20 metri sulla sinistra... e penso pure di aver sbagliato! Venti metri... un epsilon di errore ma oggi è sufficiente per farmi dire che è un errore. L?ultima soddisfazione alla lanterna 20, dopo un’altra tratta lunga: scollino un naso e mi dico che la lanterna, la canaletta, il termine canaletta deve essere proprio davanti a me; quando il prisma bianco e arancio compare davanti ai miei occhi caccio un urlo! Sono nel bosco da solo da quasi due ore ma questa volta sono soddisfatto di me stesso; sarò ultimo? Poco importa. Mi importa essermi divertito, mi importa essere stato un orientista, mi importa aver sfatato a tanti anni di distanza la mia idiosincrasia per la Valle dei Mocheni. Mi importa essere arrivato al traguardo in meno di 2 ore: 1 ora 54 minuti e 25 secondi per l’esattezza. Mi importa aver trovato un feeling con la carta che anche adesso, in treno mentre torno in hotel, mi fa sorridere compiaciuto dei miei sforzi di impiegato-panzottello. Ho fatto del mio meglio e... si, devo dire che la mia ombra stavolta è rimasta indietro, sopra le due ore.
Sono soddisfazioni!
Un ringraziamento a tutti coloro che mi hanno dato una mano in questa due giorni di Campionati Italiani: tutto l’Orienteering Pergine in primis, e poi Matteo, Enrico, Rusky e Mary, Bibi, Atty e PLab, Christine, l’Orienteering Mezzocorona, Sebastiano, Andrea e gli zii di Andrea... e chi ha sopportato i miei sproloqui e chi ha gradito e si è fatto vivo dopo le gare e in mail. E grazie ad Alberto Grilli, che a pochi secondi dalla partenza della sua frazione di staffetta mi ha gratificato con un gesto cortese che non a tutti sarebbe venuto in mente di fare.
Il gioco a premi, adesso: a quale evento sportivo fa il verso il titolo del post? Questa NON è facile, per niente...
(con quiz annesso...)
Questa volta la Val dei Mocheni non mi ha battuto! Sono passati tanti anni dalla scoppola rimediata in Coppa Italia a Sant’Orsola, che mi lasciò sotto pelle una avversione totale per questi terreni... una batosta terrificante come nemmeno uno 0-6 0-6 in finale al Roland Garros (il gioco a premi non è: a quale finale mi sto riferendo? Perchè Grilli risponderà senza nemmeno consultare Google...).
Eppure, nonostante gli anni passati, l’idea che il Campionato Italiano a Lunga Distanza e Staffetta 2010 si disputava in Val dei Mocheni aveva lasciato nel mio spirito di orientista un sentimento di disagio, una diffusa sensazione di “andiamo a prenderci un’altra legnata..”; in dipendentemente dal risultato, sia chiaro. Mica sarei andato in valle per vincere! Ma partire già con la sensazione di sconfitto, di probabile ritirato a priori, di peregrinazione nel bosco senza una idea in testa... ecco: queste erano le sensazioni che mi hanno accompagnato verso i Prati Imperiali.
Diciamolo subito. Sono salito in Valle per fare due gare? E due sono state le cose che nel fine settimana sono andate completamente storte: il viaggio di andata (leggasi: uscita da Milano) ed il viaggio di ritorno (leggasi: rientro a Milano). Per il resto... una pacchia, una PASSEGGIATA! Ossignùr... non proprio una passeggiata di salute. Sarebbe bastato sentirmi alle ore 8.24 del mattino di sabato, mio orario di partenza della gara long H40: una sequenza di parolacce, un fiume di rassegnazione. Lezione numero 1: il comunicato me lo devo leggere anche per quanto riguarda la mia categoria, non solo per verificare che la D35 si corre 1:10.000 e non 1:15.000.
Infatti ecco Stegal che alle 8.24 raggiunge la cartina, prende il via, guarda la carta praticamente marrone per le curve di livello made in Val dei Mocheni, controlla la scala (... e tira giù i santi dal 1° gennaio al 30 giugno). A questo punto Stegal capisce che erroneamente ha preso la H35... che stupidello, isnt’t it?, controlla la categoria, legge H40 (e anche H18, ma chissene) e tira giù anche l’altra metà dei santi.
Rapida occhiata al percorso e la vocina del cervello dice “ok, PM! Non ce la farò mai a completare tutta ‘sta cosa in meno di due ore”. Anche perchè Stegal parte pensando chissaperchè che la gara sia una roba tipo 5,5 km + 170 e si trova un 7,0 km + 280 o giù di lì...
Intanto prendo la strada della prima lanterna, in mezzo ad una piantagione di erica inespugnabile che mi fa pensare a Dallaschyle o Plodda, in Scozia, e prima ancora che arrivi alla prima lanterna son già volato per terra tre volte. Il secondo punto prevede l’ascesa al Golgota: ah cari Renzo e Enrico quanto vi ho pensato... su per la linea di massimissima pendenza in mezzo ad un grezzo sporco, ma se il tracciatore vuole la lanterna è ad un bivio di sentieri... ehmmm... bivio di tracce... ehmmm, diciamo che l’ho vista e basta. Per il terzo punto seguo il sentiero e sbuco in uno spazio aperto, una lanterna 20 metri alla mia sinistra sotto un albero meraviglioso; la descrizione punto dice “collina” ed io, pensando di essere corto, proseguo. Ma la costa gira subito ad est ed il mio istinto (o la vocina del cervello) mi dice che sarebbe meglio controllare quella lanterna che sembra solo un “albero isolato”: codice 40. E’ il mio punto. 60 secondi persi.
Bene. Sarà questo l’unico, l’UNICO errore della mia gara. 23 punti. Un errore. Da 60 secondi. Al terzo punto in una lanterna facilissima.
E’ vero, camminerò per tutte le tratte in salita e scenderò lentamente (il tendine di Achille continua a rognare) su tutte quelle in discesa. Ma per l prima volta quest’anno la lanterna non sarà MAI alla mia destra o alla mia sinistra. Sarà davanti ai miei piedi, sarà esattamente al di là di quella specie di piccolo movimento del terreno che me la toglie dalla visuale. Ed io saprò SEMPRE cosa fare e saprò SEMPRE che sono ancora corto di 20 metri e che appena al di là di quel piccolo poggio ci sarà una canaletta, un sasso, una buca, un avvallamento con la mia lanterna.
E’ una sensazione strana. Qualcuno che indossa la tuta del Trent-O mi parlerà di gara facile. Ma per me non c’è niente di facile. C’è il fatto che il punto 4 è effettivamente, concordo, tra due sentieri paralleli; che distano 50\70 metri l’uno dall’altro... ma in mezzo c’è un “frattale” che solitamente mi vedrebbe gironzolare attorno al punto per parecchi minuti. Stavolta è diverso, stavolta dalla 40 sbuco sulla 41, poi sulla 42... ma il pensiero che stile Fantozzi troverò 43 e 44 e poi mancherò la 45 (il mio punto) mi sfiora e mi abbandona. La 45 infatti arriva davanti alle mie ultime Falcon proprio mentre penso che dovrei essere a qualche metro dal punto esatto.
Per il quinto punto, scollino al gran premio della montagna a quota 1950 e scendo lungo un naso. Arrivo nell’avvallamento ed il punto non c’è... mi guardo attorno, mi sposto ma capisco che devo tornare lì; le lanterne sono state posate, sono sicuro di essere nel punto esatto... poi un rumore dal fondo della discesa... un passaggio veloce: Enrico Casagrande. “Enricoooo... ma il punto 46 lo hai posato?”. Enrico si volta e mi squadra... “Nooooo, lo sto cercandoooo...”. Ecco, vieni su che il punto è qua!!!
Lanterna 6, poi 7 ed 8, con una piattaforma a fare da attacco al punto in perfetto stile O-Ringen. Poi la 9, la 10. Cominciano le tratte in costa ed alla 11 sono sopra al parcheggio ma non me ne accorgo. Trovo come un laser la 12 e soffro un po’, solo fisicamente, la 13. E mi scopro a pensare che sono stato bravo, che forse potrei farcela, ma che mancano ancora dieci lanterne ed in vaccatone deve arrivare, DEVE arrivare. Ancora una lanterna, la 14, in un boschetto fantastico, poi la 15... comincio a tornare verso l’arrivo, mancano due grappoli di punti: se trovo la 17, poi le altre mi verranno addosso come tante perle di una collana! Decido di affrontare con calma la lunga salita alla 17: sono le 9.56 e ho ancora 34 minuti prima dell’ora zero. Pochi per 7 punti? Attacco la 17 in discesa, non sono stanco (ho camminato tutta la strada in salita), leggo il movimento del terreno, leggo la buca a sinistra del punto e vado dritto verso la lanterna: bingo!
Alla 18, in una pietraia, scorgo il punto 20 metri sulla sinistra... e penso pure di aver sbagliato! Venti metri... un epsilon di errore ma oggi è sufficiente per farmi dire che è un errore. L?ultima soddisfazione alla lanterna 20, dopo un’altra tratta lunga: scollino un naso e mi dico che la lanterna, la canaletta, il termine canaletta deve essere proprio davanti a me; quando il prisma bianco e arancio compare davanti ai miei occhi caccio un urlo! Sono nel bosco da solo da quasi due ore ma questa volta sono soddisfatto di me stesso; sarò ultimo? Poco importa. Mi importa essermi divertito, mi importa essere stato un orientista, mi importa aver sfatato a tanti anni di distanza la mia idiosincrasia per la Valle dei Mocheni. Mi importa essere arrivato al traguardo in meno di 2 ore: 1 ora 54 minuti e 25 secondi per l’esattezza. Mi importa aver trovato un feeling con la carta che anche adesso, in treno mentre torno in hotel, mi fa sorridere compiaciuto dei miei sforzi di impiegato-panzottello. Ho fatto del mio meglio e... si, devo dire che la mia ombra stavolta è rimasta indietro, sopra le due ore.
Sono soddisfazioni!
Un ringraziamento a tutti coloro che mi hanno dato una mano in questa due giorni di Campionati Italiani: tutto l’Orienteering Pergine in primis, e poi Matteo, Enrico, Rusky e Mary, Bibi, Atty e PLab, Christine, l’Orienteering Mezzocorona, Sebastiano, Andrea e gli zii di Andrea... e chi ha sopportato i miei sproloqui e chi ha gradito e si è fatto vivo dopo le gare e in mail. E grazie ad Alberto Grilli, che a pochi secondi dalla partenza della sua frazione di staffetta mi ha gratificato con un gesto cortese che non a tutti sarebbe venuto in mente di fare.
Il gioco a premi, adesso: a quale evento sportivo fa il verso il titolo del post? Questa NON è facile, per niente...