Stegal67 Blog

Thursday, October 22, 2009

Scrivevo nel lontano 22 ottobre 2006
http://stegal67.blogspot.com/2006_10_01_archive.html

Domenica bestiale.
Nella mia carriera di orientista di cose un po’ pazze ne ho fatte (compreso il fatto di essere un orientista...). In passato ho provato più volte a partecipare a due gare nella stessa giornata (...), ho fatto il terzo frazionista H35 ai Campionati Italiani e poi sono stato ingaggiato per una gara del criterium CSI a Villazzano sulla strada per tornare a casa. (...) ho convinto gli amici a fare un trittico “Bedolpian + Anterivo + Molten” tra sabato pomeriggio e domenica mattina.

Oggi, però, ho battuto il mio record, ed è tutto da vedere se è un primato solo mio oppure se è un primato di società, regionale, italiano, una vaccata...Ho partecipato infatti a due gare che si sono disputate nello stesso momento in due nazioni diverse.“

E raccontavo di come, con la complicità degli organizzatori, ero riuscito a prendere parte alle 9.30 alla gara di Monte San Giorgio (Svizzera) e alle 11.30 alla gara di Lipomo (Italia)

Cari amici vicini e lontani, avete la possibilità di bissare!

Domenica 25 ottobre a Bosco Solivo (Novara), per l’organizzazione della mia società ASD Unione Lombarda Milano, gara di Trofeo Lombardia e Trofeo Interregionale Nord-Ovest.

Domenica 25 ottobre a Menaggio (Como), per l’organizzazione Asco Lugano, gara di Trofeo Miglior Orientista Ticinese.

Certo che... noi milanesi per trovare una carta siamo dovuti andare appena al di là del confine con il Piemonte. E i ticinesi sono venuti appena al di qua del confine di Brogeda, nella stessa data, in Lombardia (e, per quel che ricordo, credo che siano stati i rossocrociati a spostarsi al 25 ottobre per una gara altrimenti posizionata in altra data).

Il che mi fa venire in mente un altro post:
http://stegal67.blogspot.com/2009_01_01_archive.html
nel quale scrivevo (inizio anno)
“Ciò che mi ha deluso, in questo 2009, è che vedo un sacco di sovrapposizioni tra due realtà che dovrebbero cercare in qualche modo di comunicare meglio o di darsi un aiuto reciproco: parlo della Lombardia e del Canton Ticino.”

Ma in fondo non c’è molto da dire, no? Alla fine domenica c'è una gara per tutti i gusti, quella lombarda appena di là del Ticino (inteso come fiume) e quella del Ticino (inteso come cantone) appena al di qua del confine nazionale.
Io, lavoro permettendo, sarò ad aspettare all’arrivo i 170 concorrenti della gara piemontese.

Però mi dispiace davvero il fatto di non poter far festa a Bosco Solivo con un bel numero di amici ticinesi, che credo sarebbero senz’altro arrivati in parecchie decine a fare la nostra gara; e mi dispiace allo stesso modo di non poter gioire a Menaggio in compagnia di almeno un centinaio di altri orientisti italiani che come me sarebbero andati sulle sponde del lago a rimpolpare i 250 ticinesi al via.

Chissà, spero che l’anno prossimo, o in un’altra vita orientistica, qualche santo provvederà a fare in modo che le forze in campo si concentrino e non si disperdano in modo così vistoso e (forse) un po' triste. Vista così, oggi, mi sembra una occasione davvero sprecata.

Wednesday, October 21, 2009

Con la gara del Parco Lambro di domenica scorsa si è chiusa praticamente la mia stagione orientistica. Il freddo che avanza, la stanchezza, il lavoro che mi sta piegando (siamo sempre ben oltre le 15 ore di media giornaliera week-end compresi)... tutti fattori che non mi invogliano molto ad immergermi nei boschi alle luci dell’alba.
Sintomatico però il fatto che l’anno di grazia 2009 si chiuda con una gara di trail-O, ovvero “come non pensavo di finire l’anno sportivo”.

Trail-O. Una delle novità più forti di questa stagione. Una disciplina che quest’anno è diventata sempre più interessante ed anche sempre più razionale... nel senso (come dice il maestro Rusky) che anche le classifiche cominciano ad avere una loro connotazione quasi stabile, e per migliorare le posizioni in classifica bisogna veramente applicarsi, concentrarsi, impegnarsi: non è più il momento dei “parvenu” che arrivano e sbancano, magari con un po’ di fortuna o di incoscenza, il lotto dei concorrenti.

“Parvenu” però è l’immagine della mia stagione trail-orientistica nella quale, ripensandoci, avrei voluto partecipare solo a qualche gara “easy” nel senso di facilmente raggiungibile, se possibile con qualche corsa di contorno (o viceversa, corsa con trail-O di contorno)... La stagione è girata sui cardini quel sabato mattina che la GOK-machine prese la strada dell’outlet di Serravalle e poi proseguì fino a Loco di Rovegno. Lì ho capito che il trail-O stava diventando una bella passionaccia da “orienteering da fermo” che era o da “chess-orienteering” come un po’ l’avevo considerata a torto.

Difendere la vittoria dell’Unione Lombarda nella Coppa Italia a squadre 2008, migliorare la mia tecnica e la mia concentrazione nel trail-O, adattarmi quanto più possibile ai cambi di scenario, ai tracciati, a comprendere il regolamento è stato un tutt’uno.
Quel tutt’uno che mi ha portato a scorgere, da una decina di metri di distanza, che quel Diploma per il sesto posto nella classifica finale di Coppa Italia che Giuliano Michelotti stava maneggiando... con tutte quelle lettere un po’ panciute nel cognome... forse era proprio il mio diploma!

E si. Il settimo posto finale nella prova del Parco Lambro mi ha aiutato a conquistare quel premio per il quale devo (io, ma anche il quinto ed il quarto) ringraziare il coach Roberta Falda che sta cercando di creare un gruppo unito e soprattutto solido impegnandosi all’interno delle gare non solo per la propria gloria e posizione personale ma anche per aiutare l’approccio alla gara stessa degli altri concorrenti.

Ne so ben qualcosa io! Potevo forse esimermi dall’arrivare al Parco Lambro in giacca e cravatta direttamente dal lavoro (dove stavo dalle 5 del mattino)? Dire che sono giunto al ritrovo un po’ sbalestrato è dire poco... per (mia) fortuna Piero mi ha subito scaraventato verso la lanterna di prova, giusto per ritrovare un po’ di confidenza coi punti cardinali. Bibi mi ha letto il comunicato gara, visto che i miei occhi guardavano quel foglio bianco come se fosse scritto in antico klingoniano. Roberta mi ha accompagnato alla partenza cercando di farmi rifiatare, avendomi visto in iperventilazione da stress da ufficio.

Lo dico perchè così, quando guardate certe classifiche del trail-O, se vi accorgete che Stegal è arrivato davanti dovete pensare che al mio risultato hanno contributo anche loro!!! (che probabilmente potrebbero dedicare alla loro gara ed al loro divertimento le energie che spendono per tenere calmo “il matto”... che poi va a finire che ad Helsinki ci va lui).

La cronaca della gara... quella l’ho cestinata domenica sera visto che non serviva più. La cronaca migliore che ho letto è quella di Marco G. sul suo blog (un altro che è arrivato dal lavoro sabato mattina). Ho avuto un po’ di panico sui punti a tempo, ma solo ed esclusivamente perchè sapevo che avrei trovato degli amici e non volevo fare la figura del deficiente... capitemi: faccio i primi tre punti a tempo con Davide e Paola, e metti che non ci capisco niente e dico “A, B, C” e magari li sbaglio tutti e tre! Che figura ci faccio con loro che magari un po’ facevano anche il tifo per me?

Per fortuna il primo punto è andato via abbastanza liscio (il mio tempo è paragonabile a quello necessario per leggere questo pezzo...). Idem il secondo ed il terzo, sempre con tempi da era geologica! 14 su 16 poi nei punti sul tracciato, e mi sta bene così: un errore di disattenzione all’inizio (lanterna indicata giusta ma punzonata non dal punto di osservazione corretto) ed un errore a metà gara sul punto 10, dopo aver forse individuato la trappola n. 1 (punto collocato al di là di un sentiero che non si vedeva dal punto di osservazione) ed essere caduto nella trappola n. 2 (collocazione del punto rispetto al limite di vegetazione).

Due errori che potevo evitare (ma sono quasi tutti così, col senno di poi, gli errori che si fanno nel trail-O), ma che potevano benissimo essere quattro se non avessi individuato un po’ per i capelli o con un po’ di follia la ratio che Remo Madella aveva utilizzato per posare il punto 8 e per il punto 16. A proposito di quest’ultimo punto, devo dire che mi è proprio piaciuto: 3 punti molto vicini tra loro dalla stessa piazzola di osservazione, con i primi due a fare da “invito” o da “effetto condizionante” per una magnifica e sbagliata risposta al terzo punto (solo chi era lì può capirmi).

Nelle considerazioni post-gara, mi inchino ancora una volta davanti al talento ed alla bravura dei più bravi: Guido Michelotti che è sicuramente in grado di diventare (se non lo è già) un pezzo da 90 nel trail-O, Renato Bettin, Daniele Danieli ed il mio compagni di squadra Marco. Ma se devo dire grazie al trail-O per qualcosa, ebbene è per il fatto che ho avuto modo in questa stagione di conoscere degli orientisti prima d’ora assolutamente sconosciuti (giusto dei nomi in una classifica) che si sono rivelati delle persone veramente squisite: è stato un piacere condividere con alcuni di loro anche la trasferta di Helsinki, nella quale tutti si sono comportati come una vera squadra per gestire e per mettere un freno alle bizze di colui che risponde alle mentite spoglie di Stegal, il trail-o-ista, giunto in questo momento alla 16° ora di lavoro in questa giornata che si va a chiudere solo dal punto di vista del quadrante dell’orologio.

Tuesday, October 13, 2009

Estrazioni del lotto svizzero a numeri

...
Venerdì 9 : 07 45 22 15
Sabato 10 : 03 20 23 20
Domenica 11 : 06 20 19 30
Lunedì 12 : 07 05 21 40
Martedì 13 : 01 15 ...
(to be continued)

Forse sabato mi addormenterò sulla sedia dei punti a tempo, se riuscirò ad arrivare alla gara...

E non chiedetemi perchè il pezzo di presentazione della finale di Coppa Italia di trail-O non riporta il mio nome tra coloro che possono ancora vincere...

Thursday, October 08, 2009

Avevo in mente una serie di incipit diversi per la finale di Coppa Italia di Vallombrosa: “Chissà se un giorno qualcuno mi troverà stecchito nel bosco” oppure “Stanco! Troppo stanco per fare la differenza!”. Alla fine ho deciso per qualcosa di più ottimista...

“Le virtù taumaturgiche del primo punto di Vallombrosa”

Antefatto. Nella settimana precedente la finale toscana, ho fatto più chilometri di un camionista turco sulla linea Perpignan-Smirne, ho fatto più ore di lavoro di un pakistano a Londra, ho avuto addosso più pressione di una pallina colpita da Federer. Il colpo di grazia è arrivato dalla strada (diciamo non proprio una freeway) che mi ha portato a Villa Pitiana.
Una notte non proprio tranquilla, con annesso svenimento quasi-multiplo, ed un risveglio traumatico all’alba con stomaco chiuso + impossibilità di nutrirmi a sufficienza sono stati il preludio ad una mattinata nella quale mi aspettava il percorso M40 di Adriano Bettega (su 1:15.000!) e la gestione dello speakeraggio.

Avendo la possibilità di parlare con il medico di gara, che era sull’auto con me lungo il tortuoso tragitto verso l’abbazia di Vallombrosa, ho cercato di capire se (per caso) non avesse una pillolina miracolosa che mi consentisse di essere in forma per la gara e per il post-gara, e magari che mi facesse anche correre veloce come Rigoni! (il doping... quando ci vuole ci vuole!!!) Non volevo ripetere l’esperienza di Bedolpian 2008, gara di cui ancora non ho ricordi di sorta nonostante ancora a Vallombrosa qualcuno mi dicesse “ci siamo incrociati”...

Il risultato è stato una permanenza per una decina di minuti nella tenda-infermeria a farmi provare pressione, battito cardiaco, riflessi... ed un sentito e ripetuto consiglio di rimanermene in tenda e lasciar perdere tutto quanto. Un attimo di distrazione del doctor... e voilà sono già sulla jeep della Forestale che mi porta in partenza! Un po’ sbalestrato (io, non la jeep...o forse anche la jeep) ed un po’ imballato (la jeep... e forse anche un po’ io). Continuo a ripetermi che non voglio ripetere l’esperienza di Bedolpian 2008, anche se non so bene se e quanto sarò in sentore nel momento in cui dovessi sentirmi ancora male.

Eccomi. Sono in partenza. Ester mi passa la cartina e mi da il via alle 8.42. Le orecchie rimbombano come se fossi in una camera d’aria, la visione è un po’ tubolare... Il compito è arduo: essere all’arrivo in un’ora e quindici minuti. Il primo punto non sembra difficile: scendo lentamente lungo le curve di livello per evitare ogni forma di risalita, e dopo 3 minuti attacco la zona punto. Vedo un grande avvallamento, quasi una specie di cava, e mi sembra di riconoscerlo come quello che sovrasta la roccia col punto. Che, puntualmente, è lì a 10 metri da me. Punzono.

E, improvvisamente, tutto torna tranquillo. Le orecchie non rimbombano più, la visione oculare diventa perfetta. Il bosco sembra bellissimo, le gambe hanno voglia di lasciarsi andare... ed il secondo punto non è così lontano. Attraverso una zona di verde 1 lungo una traccia che mi mantiene i cespugli ben distanti, e poco dopo sono al secondo punto.
Poi il terzo punto, tutto in discesa. Per il quarto opto per risalire di una curva e rimanere nella zona pianeggiante sopra gli avvallamenti. La consueta traccia nel verde mi consente di attaccare 5 e 6 stando in curva di livello. Per la 7 si scende ancora, così per la 8 che affronto “alla Batman”... e la lanterna mi corre incontro festosa e mi consente di lasciarmi andare in un altro “Si! Io sono Batman!” tanto non mi sente nessuno (i vantaggi di correre all’alba).

Insomma... il percorso M40 di un già-campione-italiano (Oscar) è qua
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfVGJmbgccw9fXDISQn6d5ahTIGQwlfbAkQfnhadZ9qaUNeK_E4DAyULgwmjWepqk47aCpDY06rEieJbwSUQYiHwnlXOIgOwtD17rxAb5GGMfvXDUx9u7iiwlNqMEyNxcrPBaMJA/s1600-h/Photo002+percorso.jpg
I primi metri in salita li farò in uscita dalla 10, ma solo per uscire dall’avvallamento e francamente fino alla 15 non troverò salita (a meno di non voler considerare come tale un paio di curve in 400 metri di strada...). Soprattutto, non avrò più un pensiero negativo sul mio stato di forma, non avrò più problemi. Troverò sulla mia strada dei caprioli e persino una famiglia di leprotti più perplessi che spaventati, ed avrò modo di dare a metà del mio cervello (l’emisfero delle fantasie) la soddisfazione di pensare “Si! Sembri proprio Rigoni!”... così l’altra metà del cervello (quella razionale) può rispondere “Hai una vaga idea di quanto veloce andrà Rigoni in questo bosco???”.

Poco importa. Riesco a venire a capo del finale in salita ed alle 9.56 sono al traguardo. Il risultato non è importante. Il fatto che ancora una volta il bosco mi abbia guarito dalle fatiche del lavoro... questo si che è importante! Le energie rimaste (poche) le dedicherò a cercare di tenere compagnia agli atleti prima e dopo la loro gara... con un ringraziamento speciale a Marino Cipriani che, bottiglietta di grappa alla mano, è venuto a soccorrermi nel momento in cui stavo cedendo per evidenti limiti fisici.

Ma era solo un esaurimento fisico, non mentale. La testa, quella me l’ha messa a posto il primo punto del bosco di Vallombrosa. “Rimedio Bettega”. Da brevettare.