Stegal67 Blog

Tuesday, January 25, 2011

E pensare che questa volta mi ero convinto anche io ad adottare uno di quei costumi italici che tanto vanno di moda tra gli inviati televisivi, magari in qualche località esotica o alle Olimpiadi, o tra i nostri politici: approfittare dell’ennesima tornata in trasferta di lavoro per “spassarmela” allegramente e ben accompagnato; dove quell’”allegramente” tra virgolette non è un doppio senso ma è da intendere in senso unico (e talvolta vietato).

In fondo sono in trasferta, sono fuori per lavoro... un po’ di sollazzo in compagnia non può che giovare all’umore ed alle performance (lavorative)! Questo ho pensato quando mi sono rivolto per la mia allegra serata ad una notissima e decantata agenzia del settore, tanto nota che evito persino di farne il nome, che mi proponeva nel pacchetto-trasferta la possibilità di disporre di autista, autovettura a disposizione, compagnia disponibile e ridanciana, probabile alcool a fiumi e via discorrendo.

Affronto dunque la trasferta e giungo a destinazione, accompagnato colà dalle Ferrovie dello Stato. L’umore è in fremente attesa delle ore successive; scendo dal treno e cerco di scorgere il tizio in smoking ed occhiali scuri (e auricolare all’orecchio e rigonfiamento sotto l’ascella) che sicuramente mi aspetta, ma resto un po’ perplesso quando vengo avvicinato da uno strano personaggio, indiscutibilmente latore della famosa agenzia: un tipo evidentemente losco, un po’ avanti con gli anni (sicuramente OLTRE i 35 anni) e dalla parlata strana nella quale ripete con continuità una parola dall’oscuro significato: “Pedro”.

Vabbé, visto che le stazioni in genere non sono benissimo frequentate, meglio un personaggio in grado di incutere timore che un damerino che se la fa sotto al primo accenno di pericolo... Mentre continuo a sentire questa parola “Pedro”, forse una parola d’ordine o un codice di accesso alle segrete stanze?, arriviamo al parcheggio. Laddove non scorgo alcuna limousine! Solo una macchina che... ecco... diciamo che mi ricorda con un momento di commozione la mia vecchia Tipo 1400 color mai-lavata-in-15-anni. Ottima scelta quell’auto, penso: meglio non dare nell’occhio quando si è in procinto di fare qualcosa di non proprio pulito...

Ed è così che, “Pedro” di qua e “Pedro” di là, l’auto prende la strada per la periferia fino a giungere ad un parcheggio dove stazionano altri tipi dall’aria sinistra. Altri clienti dell’agenzia o una scorta d’onore? Direi la prima ipotesi... anche perchè alcuni di quei tipo hanno un’aria VERAMENTE sinistra. Uomini duri, non di primo pelo, con alle spalle tante battaglie. Almeno da quel che raccontano... quell’uno che rientra in azione quella sera stessa dopo un anno in infermeria, quell’altro che ha appena partecipato ad un paio di azioni violente e che quindi non è troppo in forma, quell’altro ancora con il ginocchio malmesso in un recente (chissà?) scontro a fuoco... non è un plotone di mutilati di tutte le guerre (cit.) ma un autentico gruppo di Expendables che mi avrebbero guidato nel mio peregrinare serale. Scorgo anche una gentile donzella nel gruppo, ma subito al primo saluto noto una dotazione di artigli che CatWoman le fa un baffo... e preferisco rimanere a distanza.

Ma ecco che le auto partono. E si infilano sempre di più nell’oscurità della notte. Alla luce dei fari colgo solo un attimo un cartello “Beric...” ma non capisco se è il “Tavoliere Berico”, la “Piana Berica” o i “Piattoni Berici”. E’ solo quando la strada prende una pendenza del 24% circa che capisco che forse ho giocato troppo col fuoco e adesso rischio di scottarmi. E le auto si fermano, le luci si spengono. Calano delle tenebre come nemmeno al cinema quando il film tarda a cominciare... capisco che qualcosa sta per succedere perchè improvvisamente il resto del gruppo comincia a spogliarsi! E quindi sono sicuramente arrivato nel posto giusto: inizia la fiesta!!!... ma poi realizzo che il gruppo si sta anche rivestendo con un abbigliamento che... ecco... se non hai addosso meno di 5 colori dell’arcobaleno non sei degno di essere preso in considerazione.

Vengo a mia volta addobbato, come se fossi un albero di Natale, da una imbragatura pesante che culmina con una roba in testa che emette luce. Quindi ho capito di essere proprio un albero di Natale, diciamo dimensione baobab... ma nessuno si muove ancora. La stasi, che rappresenta pur sempre il mio stato di massima resa atletica, viene rotta dall’Agente Tonf che con un grido belluino (o era un rutto tonante) si getta a capofitto nel bosco imboccando un sentiero nascosto persino alla gente del posto... tocca correre! Anche perchè quel battaglione di reduci è ancora in grado di muoversi ad una velocità insostenibile per l’adiposo “albero di Natale” che sta in coda al gruppo.

Ed è qui che emerge l’animo da buoni samaritani dei componenti di questa strana agenzia, che con una scusa o con un’altra (quello che si ferma tre volte a fare pipì, quello che gli si slaccia la stringa ogni 200 metri, quello che perde la strada, quelli che si fermano a guardare il panorama... che non c’è niente da guardare!) riescono a farsi superare dall’albero di Natale in modo da non perderlo d’occhio. Nel buio pesto riesco a scorgere solo gli sbuffi del mio fiato ed una vaga nebbiolina che mi avvolge, d’altronde ci saranno 2 gradi ed il 90% di umidità, quindi posso solo percepire il pantano sotto i piedi ed il contatto con qualche rovo che per sua o mia sfortuna ha messo il naso fuori dal muro di vegetazione che circonda il sentiero.

Ed è salita ed è discesa (poca) e poi altra salita e poi salitissima e poi ulteriore ascesa al Golgota... ed è lì che l’albero di Natale si spegne per sopraggiunta combustione della batteria (che pare non essere stata mai ricaricata dall’ultima Langa Natta alla Tiomila...). Il gruppo mi deve a questo punto fare da scorta almeno per evitare di riportare a valle un cadavere frantumatosi nel burrone! Dopo un tempo immemore e parsomi eterno, il gruppo si separa: l’Agente Tonf, tale “Dario il bardo” e CatWoman affrontano il “giro lungo” mentre l’inviato dell’Agenzia, il sottoscritto, un certo Cosmo, un tale “Leprotto”... e poi ci dovrebbe esserci anche “Pedro” visto che tutti ne parlano!... affidano il rientro alla base al “giro corto”. Giro corto che parte in picchiata verso valle, una picchiata nel buio della follia (l’albero di Natale è spentissimo) che sembra interrompersi solo quando vedo distintamente le luci dell’autostrada che si avvicinano... oppure quando il losco individuo (sempre lui) urla “Cosmo! Ca$$o! Ma sei sicuro che non siamo scesi troppo???”.

Cosmo si ferma, fa notare con calma serafica le sue certezze “Boh! Al limite ci faremo 250 metri di dislivello in risalita...” e poi finalmente trova il sentierino di ritorno, un sentierino ben visibile tanto che inizia con 20 metri di autentico verde 3! Ed è ancora salita e salita e salita... parrebbe che questi “Beric...” aspirerebbero ad essere omologati come vetta più alta della penisola, ma solo un complotto di regime ne impedisce la misurazione effettiva. Ma siamo alfine sulla via del ritorno, ritorno che si completa in bellezza con una toma clamorosa su un lastrone di ghiaccio da parte dell’ex albero di Natale... ma per fortuna l’adipe fà da airbag naturale e la competizione tra me ed il terreno si conclude con un pareggio ad epidermide inviolata.

Siamo il primo gruppo al rientro, d’altronde era o non era il giro corto?, mentre il gruppo dei folli è regolato pochi minuti più tardi dall’Agente Tonf che piomba sul traguardo sputando un paio di polmoni ma precedendo di qualche metro il bardo e CatWoman. Il resto della mia folle serata non lo ricordo bene... il film arriva solo al momento in cui mi sono scolato il settimo bicchiere di birra... ricordo solo che prima di addormentarmi mi sono detto fermamente: “La prossima volta non affidarti ad una agenzia come questa... chiama il buon vecchio Lele Mora che sicuramente ti proporrà qualcosa meno creativo!”.

Un saluto al “vecchio” coach, a Cosmo, Leprotto, Dario, Tonf, CatWoman, Edo e la Furia Rossa. Rassicuro che nonostante la birra sono stato in grado di affrontare al mio meglio la giornata di oggi. Però, in caso di replica, le luci per l’albero di Natale le porterò io!!!

Monday, January 17, 2011

L’inverno 2010-2011 si caratterizza per una parola d’ordine molto speciale che non credo facesse parte del mio vocabolario fino all’anno scorso. La parola è molto semplice: PIGRIZIA!

Non sono mai stato un gran dormiglione, ma quest’anno mi sto facendo dei fine settimana di profonde ronfate come nemmeno le marmotte... Arrivo al venerdì sera con una certa qual convinzione che, insomma, prima o poi arriverà la primavera... prima o poi ricominceranno le gare... prima o poi bisognerà cercare di attaccare nuovamente la barriera degli X minuti al chilometro sforzo...

E invece niente. Risveglio tipico del sabato a mattinata ormai conclusa. Passaggio dalle parti del letto anche nel pomeriggio con rimessa in piedi a gran fatica. Serata noiosa a guardare l’orologio che si avvicina a grandi passi ad un orario che consente di tornare dalle parti di cuscino e coperte salvaguardando almeno la decenza del “Saturday evening”. Domenica... si replica grosso modo allo stesso andazzo.

E intanto tutti quanti si stanno allenando come BESTIE!

C’è quello che si toglie il gesso o il tutore e vince le campestri

C’è quell’altro che va a fare i lunghi ed i lunghissimi competitivi perchè vuole tornare a correre la maratona.

C’è quell’altro ancora che si sta allenando per battere Rigoni... (auguri!)

Ci sono quegli altri che vanno a fare l’Inverno Provinciale, i raduni, gli allenamenti collegiali...

Così, la domenica sera, nella mia testa scorre la solita litania... “Ecco, tu sei qui a poltrire! E gli altri vedrai che quest’anno ti lasciano ancora meno briciole degli anni scorsi! E vorresti ancora fare la M35... ahahahahahah! Forse se ti presenti in M35 i vari White (Massimo B.) e The Eye (Cristian B.) continueranno a correre in A e in Elite... Si! Per la vergogna di non doversi mescolare ad un tristanzuolo (leggasi impiegato panzottello) come te!!!” Ecc.ecc.ecc.

Allora ho deciso di darci un taglio. Netto. E quale taglio più netto ci può essere che presentarsi al via di una mezza maratona invernale con nelle gambe un bello ZERO alla quota chilometri percorsi nell’ultimo mese?

Bene. Fin qui la (a)normalità dell’impiegato panzottello. Ora il racconto potrebbe proseguire, e prosegue, con Stegal che si presenta al via nel nebbione, più coperto di uno gnu tibetano, in pratica sotto la coltre di vestiti sbuca solo quella protuberanza detta comunemente naso (segue rapida levata almeno dei guanti al km. 1 in quanto stavo andando praticamente arrosto...).

Qualche chilometro nella pancia del gruppone, a vedere qualche ritardatario che sorpassa a velocità e leggerezza tripla ma a sorpassare a mia volta qualche velocista dei primissimi metri che ha messo nel mirino forse ma forse i 12 km. I primi chilometri, come detto, vanno via abbastanza tranquilli... sarà la voglia di muovere i piedi che mi fa pensare che, insomma, anche se non ci si allena per niente la prestazione atletica può essere ugualmente soddisfacente!

Passaggio bene o male, più bene che male, al km. 8 in media rispettata, laddove quelli che si fermeranno al dodicesimo vanno via verso destra mentre il percorso lungo piega a sinistra lungo le rive del Brembo. Nel nebbione pesante del decimo chilometro, puntualmente, la “pancia” del gruppone è rimasta solo la mia che ballonzola da una parte all’altra e che pesa sui piedi; il messaggio che le due piote che in totale fanno un 99 di scarpe è molto semplice: “Ma povero scemo... (oppure brutto pirla!... non sentivo bene) non potevi anche tu andare per i 12 km visto che si tratta della prima volta che ti muovi da un mese a questa parte???”.

Ma la pancia spugnosa funge da filtro tra le suole ed il cervello, e così ecco che Stegal perde anche l’occasione per calmierare il suo personale Golgota al bivio del km. 14, dove i piedi peraltro continuano a ricordarsi del glorioso passato che fu – in un altro sport! – e quindi si muovono ancora ad una velocità che mi consentirebbe di non sfigurare, se non fosse per le mie carenze orientistiche, in H75.

L’ultima way exit, la estrema via di salvezza, al bivio che manda da una parte ai 17 km e dall’altra alla mezza maratona. E’ qui che si vede la differenza tra chi, con una andatura che ricorda gli ultimi metri di Dorando Petri, ha mantenuto quel briciolo di cervello e di amor proprio e di istinto di sopravvivenza... e chi invece è andato a massa e non sarà nemmeno più in grado di salvare la pelle e quel poco di dignità residua. Ed io, modestamente, sto tra questi ultimi.

O forse, ripensandoci, l’obnubilamento cerebrale era già arrivato da qualche centinaio di metri ed il cartello “km.17 – mezza maratona” non l’ho manco visto passare (come dice Castelli, non sono io che vado avanti ma gli organizzatori che mi spostano indietro i paracarri...).

Negli ultimi 4 chilometri devo scontare la pena per il panettone, il vitello tonnato, il cotechino, il cioccolato... per l’influenzetta che mi ha preso a cavallo di anno e che ancora non mi molla... Al km. 17 arrivano 500 metri di totale pantano, una palta sulla quale io ed un altro paio di disgraziati corricchiamo come Enrico Fabris quando si muove sul ghiaccio (non la velocità... lo stile! Praticamente “a papera zoppa” cercando di stare in piedi sul fondo liquamoso e saponato); quei 500 metri mandano a fondo scala non tanto le riserve di energie, che comunque segnano un rosso totale globale, ma la resistenza al dolore dei quadricipiti e dei polpacci che da quel punto in avanti diventano duri come tegole di ardesia e si rifiuteranno di proseguire ulteriormente se non per brevi periodi.

Arrivo ugualmente al termine del percorso ma, come dire, ... direi che per quest’anno la “prima” atletica si può chiudere tra i “boooooooo” dei loggionisti e di tutta quanta la platea scaligera. Rassicuro quindi tutti quelli che, tra i master, si stanno allenando come BESTIE: se lo state facendo perchè temete il sorpasso da parte del sottoscritto... ecco... mettetevi pure tranquilli e tirate i remi in barca! Il mio livello è tale che sono uno pericolo solo per il ristoro post-gara e per la cena conviviale tra la gara regionale del sabato e la nazionale della domenica.

Monday, January 03, 2011

FISO E NONAME, NASCE UNA NUOVA PARTNERSHIP

http://www.fiso.it/04_notizie/dettaglio.asp?id=4390

Adesso Minna ed io abbiamo qualcos'altro in comune... :-)

(foto by Teno)