Avventure in Portogallo
Pensando alle avventure dei ragazzi e delle ragazze della nazionale in Portogallo (foto visibili sui siti di Alessio Tenani e di Emiliano Corona, ma aspetto di vedere le mappe.. almeno quella di Tocha!), mi è venuta in mente questa storiella di quattro anno e mezzo fa. L'avventura della tigna, di Tocha, dei cani sulla spiaggia, della partenza della quinta tappa... un po' di invidia per gli amici in Portogallo e un po' di sguardo al calendario in attesa della mia prossima avventura.
Correva l'anno 2003
La miglior pubblicità alle gare è sempre il racconto di qualche orientista che è già stato sul luogo e ha toccato con mano le cartine, l’organizzazione, la logistica. Era da qualche anno, quindi, che insieme ad alcuni amici abbracciavamo l’idea di tornare in Aquitania per una 5 giorni all’insegna di sole, sabbia e oceano. E nel luglio 2003 ci siamo divertiti così tanto sulle spiagge francesi da voler riprovare l’esperienza ad un solo mese di distanza dalla multi-days bordolese, però in Portogallo, in una 5 giorni talmente simile da essere praticamente gemellata a quella francese.
Attilio, Daniele, Piero, Roberta ed io siamo capitati in Portogallo in un periodo decisamente sfortunato: la piaga degli incendi ha letteralmente martoriato buona parte del territorio, e c’erano anche preoccupazioni per la disputa delle gare. Ci rasserenava il fatto che ci saremmo goduti altri giorni di oceano, che avremmo girato in lungo e in largo per il paese, e che le gare sarebbero state abbastanza facili, con poco dislivello e soprattutto relativamente corte (almeno così diceva il sito web): da 4 fino ad un massimo di 6,5 kmsf per una HB di livello tecnico “medio”. Così anche Roberta si è iscritta in HB, per non dover fare da sola la D35, che era descritta come più lunga e più difficile.
La prima sorpresa al centro gara: poco più di 300 iscritti! Gli incendi (abbiamo pensato), la lontananza dalle altre nazioni europee, il periodo a cavallo di ferragosto… però ci aspettavamo un pienone di spagnoli (ispanici, non Davide del Tumiza), ma non che i secondi per presenze dopo i locali fossero proprio gli italiani (IFK Bombarda su tutti). Seconda sorpresa: per far partire i 3 atleti (si, 3, perché Attilio e Daniele infortunatisi in Francia hanno fatto da dirigenti al seguito) nella stessa parte di griglia, gli organizzatori ci hanno piazzato in fondo all’HB, con Roberta sempre per ultima ad inaugurare una serie di partenze in ultima posizione che è durata per tutto settembre ed ottobre e si è interrotta solo a Barni! E poiché l’HB era la categoria a maggior partecipazione, eravamo sempre in coda ai 300 iscritti.
Prima tappa: Torrao do Lameiro. Partenza a 50 metri dal ritrovo, un percorso vario e abbastanza piatto che non concede spazio a rimonte dopo un errore. Il terreno non è poi così sabbioso come si temeva, e anche le distanze sono quelle previste. Bisogna solo stare attenti a non basarsi sulle curve di livello perché sono veramente quasi inesistenti. C’è il tempo per andare in spiaggia a rilassarsi dopo una corsetta di un’ora più o meno. I primi 4 della classifica HB mostrano subito di NON ESSERE dei veri HB, infliggendo distacchi assurdi al resto del mondo.
Seconda tappa: Furadouro. Arriviamo al centro gare per ultimi e già ci accorgiamo che l’atmosfera sta cambiando. L’arrivo è nel centro sportivo di un campeggio, a ridosso della spiaggia, la partenza è lì vicino, ma le facce di quelli che hanno già corso sono stravolte dalla fatica. Si smoccola praticamente in tutte le lingue del sud-Europa. Andiamo in partenza; parte Piero e sparisce dietro la prima collinetta. Poi parto io, prendo la descrizione punti… è lunghissima! Guardo le distanze: sono quasi 12 chilometri sforzo! Mi giro a vedere Roberta e sono tentato di avvisarla… ma perché guastarle gli ultimi secondi di riposo? Il primo chilometro è una campestre bordo campeggio per entrare nel bosco, poi (lo ammetto) ci sono una decina di lanterne che, fosse stato solo per quelle, sarebbe stata la più bella gara dell’anno: bosco bianco, senza ostacoli, senza sabbia, tanti dettagli e tutti i trucchi dell’orientista da sciorinare. Peccato che dal bosco bisogna anche uscire: ed ecco allora un sentiero (fettucciato!!!) di oltre 2 chilometri tra due muri di verde 3 che porta proprio verso la spiaggia. E la prima lanterna sulla spiaggia è in cima ad una duna a strapiombo alta almeno 15 metri! Avete presente il film “La collina del disonore”? Peggio! Tre passi avanti e due indietro! Mi veniva da piangere perché, proprio, i miei 90 chili non riuscivo a portarli su… Poi ancora sabbia, sabbia alta, a bordo spiaggia, e chi ha allungato (raddoppiandone la lunghezza) quel pezzo di percorso per correre sulle passerelle messe lì ad uso dei turisti ha guadagnato un paio di minuti su tutti gli altri… Piero conclude la gara molto bene, poco dietro di me, mentre Roberta incappa in una brutta avventura: viene assalita da due cani proprio nel pezzo dopo la duna, e deve tornare indietro e fare un lungo giro per evitarli.
Terza tappa: World Ranking Event a Tocha. Ora, dire Tocha in Portogallo è come dire Cesenatico in Italia. Avete presente le dimensioni? Peccato che si sapesse solo che il ritrovo era a Tocha! Aggiungiamo il fatto che l’organizzazione non ha messo sulle “statali” neanche un cartello direzionale (c’erano solo per quelli che arrivavano in autostrada da Porto), anzi uno c’era ma era sbagliato e si erano dimenticati di toglierlo. Aggiungiamo il fatto che per arrivare alla spiaggia abbiamo dovuto fare almeno 10 chilometri di stradine sterrate che poi sono diventate mulattiere etrusche, finché anche gli etruschi e i muli si sono rifiutati di andare avanti. Eppure eravamo lì, insieme ad altri a cercare ‘sto ritrovo, avanti e indietro per la mulattiera mentre il tempo passava e quell’uomo gridava… gridava… “Ehi! Lì c’è uno che corre!”. Uno? Due! Tre! Una decina, con carta e bussola. Sguardo d’intesa col driver Piero, balzo giù dal furgone e punto dritto verso un ciccione (il predatore della foresta attacca sempre il bisonte più lento!): “Scusa, dov’è il centro gare?”. Mai fatta una figura così! Comunque siamo arrivati al centro gare, dove alcuni elite stavano letteralmente assalendo i pochi organizzatori per farsi cambiare il tempo di partenza; peccato che gli organizzatori si erano dileguati lasciando lì una ragazzina a beccarsi gli insulti. Ci siamo cambiati, anche Piero che era stravolto per il rally appena affrontato, e abbiamo percorso i 2,5 chilometri di SEMIAPERTO GREZZO che ci separavano dalla partenza (anche questo fatto era sconosciuto a tutti, si sapeva solo la distanza, non il tempo stimato per percorrerla). Io sono partito lanciato perché il mio minuto era già stato chiamato: o mi perdo o li spacco tutti! Era giusta la seconda, perché alla settima lanterna ho superato Tonio Cancelli che mi partiva 10 minuti avanti. Al termine sono stato quarto, unico in 5 giorni ad infilarsi tra i soliti quattro “non HB”. Piero e Roberta hanno fatto la gara insieme, infestati da Joao Rodrigues detto “la tigna” che non faceva che disturbare e chiedere indicazioni a tutti salvo dileguarsi quando la lanterna la trovava per primo lui.
Quarta tappa: Mira. Che gli organizzatori si siano accorti della topica è palese: cartelli indicatori sparsi per tutto il Portogallo ad ogni incrocio, ritrovo al centro di un villaggio vacanze molto accogliente, partenza prevista a 2 chilometri che sono diventati improvvisamente meno di 200 metri. Certo, ci sono i soliti 10 kmsf da fare, ma ormai ci siamo abituati. Ed il bosco è ancora una volta molto bello, tanto che Roberta (come nella prima tappa) fa un garone e arriva davanti a tanti maschietti (soprattutto a Joao Rodrigues). Siamo così contenti che stiamo in spiaggia tutto il pomeriggio a goderci la giornata di sole.
Quinta tappa: si torna a Torrao do Lameiro. Partenza a caccia, ma in tutte le categorie salvo l’Elite ci sono distacchi pazzeschi tra il primo e gli altri, cosicché il 90% parte dopo la fine dei 30 minuti canonici. E qui si scatena la follia! Griglie? What’s griglie? DUE LANCI DI MASSA! A cento e più partenti alla volta, in un corridoio largo 5 metri. E le cartine? Sullo stenditoio? What’s stenditoio? Tutte NELLA STESSA CASSETTINA, posta a terra al termine del corridoio, con 4 o 5 categorie nella stessa cassettina! La tensione alla partenza è simile a quella dei gran premi: allo sparo mi lancio come Villeneuve a bordo box e arrivo per primo sulle cassette… giusto in tempo per essere sparato avanti di qualche metro dall’arrivo del gruppo compatto. E’ Tonio Cancelli a passarmi la cartina (era riuscito ad afferrarne due) e insieme ci lanciamo nel bosco davanti a tutti (perché TUTTI abbiamo lo stesso primo punto!). Chi ha letto il pezzo su Fisolombardia è al corrente della storia: siamo stati davanti correndo a meno di 5 minuti al chilometro sforzo, finché ai piedi della penultima salita ho intravisto la Nera Signora con la Falce che mi aspettava in cima, e ho dovuto rallentare. Ho lasciato a Tonio 1 minuto in quella tappa, ma nonostante lui mi abbia preceduto in 3 tappe su 5 la classifica finale dice che io sono arrivato quinto (dietro alla banda dei quattro) e lui sesto.
Giudizio finale.
Sul Portogallo: l’Algarve è in genere molto sopravvalutato, ma alcuni angolini di natura selvaggia (Sagres su tutti) sono fantastici. Lisbona mi è parsa anch’essa molto sopravvalutata e caotica, invece la zona attorno è ricca di posti carini (Obidos, Mafra, Queluz, Sintra). Man mano che si sale verso il nord le cose migliorano anche a livello di immagine che i locali tendono a dare di sé; Tomar è in assoluto uno dei posti più belli che io abbia mai visto, e Batalha e Alcobaca valgono il viaggio.
Sull’orienteering: il posto è davvero lontano, ma io ci tornerei (non subito, ma ci tornerei). Penso che gli organizzatori non possano che aver imparato da alcuni errori, ed in fondo hanno dimostrato di saper fare anche dei bei percorsi. Peccato per le disavventure varie, alcune delle quali potevano proprio essere evitate; però devono imparare a non “barare” sulle distanze comunicate sul web: le distanze vere erano almeno il 50% in più di quel che era stato indicato!